In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno
a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano
fatto e che avevano insegnato.
Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli,
in un luogo deserto, e riposatevi un po».
Era infatti molta la folla che andava e veniva e
non avevano più neanche il tempo di mangiare.
Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario,
in disparte.
Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero.
Sceso dalla barca, Egli vide molta folla si commosse
ed ebbe compassione per loro, perché erano come
pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro
molte cose.
Parola del Signore.
Siamo stanchi esteriormente ed anche interiormente,
un periodo nero in tutti i sensi;
il lavoro diminuisce sempre di più, le tasse e i beni di consumo aumentano a vista d’occhio,
la televisione ed i giornali ci sparano addosso in continuazione le più orrende notizie
e le più catastrofiche previsioni; ed il caldo non ci da tregua.
Poi problemi in famiglia, i soldi non bastano mai, i figli fanno a gara per metterci
in difficoltà, lo spred continua a salire, le borse sono in caduta libera.
Con questa insalatona, il nostro cervello va in tilt e rischiamo di scoppiare, perché?
Serve la vacanza di Dio!
Allora oggi parliamo proprio di questo bisogno, parliamo del fatto che se non
troviamo un senso alla nostra vita, se non arriviamo a capire la ragione per
cui siamo nati, allora—prima o poi—scoppiamo.
E scoppiamo scappando o tacendo o stordendoci o illudendoci che alla nostra felicità
manchi qualche decina di cavalli al motore della nostra auto o qualche ruga in meno.
E Gesù vede, se ne accorge, ne prova compassione e tenerezza.
La sua non è una tenerezza sdrucciolevole e finta.
Il suo è un accorgersi pieno di autentica compassione,
di condivisione adulta del sogno e del dolore degli uomini.
Gesù conosce il dolore perché è uomo fino in fondo,
perché ama davvero questo Dio timido e pieno di esperienza.
Gesù vede che i suoi stanno scoppiando,
come tanti di noi che non ce la fanno proprio più.
Gesù vede i suoi pieni delle preoccupazioni dei malati che chiedono una guarigione,
e penso a quelle famiglie stanche per i troppi problemi, o a quella mamma
disperata con la figlia ricoverata in ospedale che oggi ha chiesto tante preghiere.
Gesù sa che dentro abbiamo bisogno di pace, di luce, di vacanza.
Vacanza bella (magari un pellegrinaggio), non piena e stupida, non stordente e chiassosa.
Non vi è mai successo?
Avete preparato un viaggio con cura, lo avete atteso, avete comprato le cose per il viaggio,
un po’ eccitati e preoccupati, e poi vi siete trovati agli antipodi del mondo su una spiaggia
o nella città dei grattacieli con un senso di smarrimento nel cuore, perché voi siete sempre gli stessi, anche abbronzati sulla spiaggia e, se non trovate senso viaggiate senza mai arrivare.
Il Signore ci propone di passare le vacanze con Lui, nel silenzio, nel deserto, ci chiede di fidarci,
di guardarlo negli occhi, perché Lui è il pastore che si commuove della fatica delle pecore,
il pastore che non vuole a tutti i costi venderci qualcosa.
Gesù propone ai suoi di andare in disparte, con Lui, a riposare un po’.
La vacanza è il momento in cui andare in disparte e riposarsi un po’ con il Signore Gesù.
C’è il rischio di vedere la vacanza come un momento di euforia, di eccesso, di esteriorità
Le vacanze, specie quelle che permettono viaggi lontani, sono sempre più diffuse,
ma sono davvero occasioni di rispetto e confronto con culture diverse?
Di approfondimento della complessità dell’uomo.
Sappiamo cogliere la vacanza come un dono, come un momento di ascolto e di
confronto con gli altri, uscendo dal nostro orizzonte e dai nostri giudizi per
accogliere con dignità la vita di altri popoli?
Facciamo come Benedetto; mettiamo nella valigia un Vangelo e un libro di spiritualità!
Abbiamo sempre pronta la scusa di non avere tempo da dedicare alla preghiera;
perché non ricavarlo durante il tempo del riposo?
Il Signore c’invita a riposarsi, ad andarcene in disparte certo, ma con Lui, per ritrovare
l’armonia tra il corpo e lo spirito che la frenesia del lavoro spesso interrompe.
Il Signore guarda la folla e prova compassione, si commuove, perché, allora come oggi,
noi uomini siamo come pecore senza pastore.
Animo, amici! Il Signore non si dimentica di noi, non ci lascia soli, diventa nostro pastore.
A questo Dio di tenerezza e di compassione sappiamo rivolgere il nostro sguardo e la nostra preghiera?
Santa Domenica a tutti da Fausto.
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