mercoledì 31 ottobre 2012

Il Vangelo del 1 Novembre 2012

Dal Vangelo secondo Matteo (5,1-12) anno B.
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna
e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli.
Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati gli afflitti, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché erediteranno la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,

perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno

chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per causa della giustizia,

perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e,

mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.
Parola del Signore.
Le Beatitudini sono la carta di identità del cristiano perfetto,
di colui che è pienamente riuscito nel suo cammino di santità.
Si tratta di identificare tutta la propria vita in queste categorie,
finchè non siamo riusciti ad incarnarne almeno una nella nostra vita.
Ci sembra difficile, o impossibile?
Eppure tanti credenti prima di noi ci hanno provato,
e hanno sperimentato la beatitudine di cui parla Gesù nel Vangelo.
Cos’è davvero la felicità?
Quanto costa essere felici?
Cosa significa per noi vivere nella pienezza?
Solo se mettiamo in pratica le beatitudini nella semplicità e
nella quotidianità facciamo esperienza di felicità.
Perché non scegliamo una beatitudine e proviamo a viverla
con le persone che abbiamo vicino?
Potrebbe essere un buon modo per iniziare.
Proviamo, vuoi?
Non costa niente provarci e le spesa è sempre quella, preghiamo.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata


 

 

martedì 30 ottobre 2012

Il Vangelo del Mercoledì 31 Ottobre 2012

Dal Vangelo secondo Luca (13,22-30) anno B.
In quel tempo, Gesù passava per città e villaggi,
insegnando, mentre era in camminava
verso Gerusalemme.
Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli

che si salvano?».
Rispose: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta,
perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi,
ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà

la porta, rimasti fuori,
comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici.
Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete.
Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza

e tu hai insegnato nelle nostre piazze.
Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete.

Allontanatevi da me voi tutti operatori d'iniquità!
Là ci sarà pianto e stridore di denti quando vedrete Abramo,

Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno

e siederanno a mensa nel regno di Dio.
Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni

tra i primi che saranno ultimi». Parola del Signore.
Luca il tema del viaggio a Gerusalemme.
Vuole sottolineare che il cammino di Gesù tra gli uomini ha come meta
Gerusalemme, città della pace e luogo della salvezza.
In questo contesto assume rilievo la domanda circa il numero dei salvati,
visto che non si entra per appartenenza etnica ma per la fede.
E Gesù risponde che la porta è stretta.
Non che sia stretta la porta della misericordia di Dio; siamo noi che allarghiamo
a tal punto la porta dell’egocentrismo da non lasciare spazio al Vangelo e all’amore.
È facile lasciarci prendere dalle proprie abitudini, anche religiose,
e accampiamo così diritti, come viene descritto nella pagina evangelica.
E con arroganza, magari vestita di umiltà, si pretendono attenzioni e riguardi.
Gesù esorta ad attraversare la porta del Vangelo; essa è stretta per gli egoisti,
ma una volta attraversata diviene larga di misericordia e apre il cuore
a tutti coloro che aspettano la salvezza.
Allora per passare attraverso la porta stretta del cielo,
cura dimagrante, pane del Vangelo e preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata

lunedì 29 ottobre 2012

Il Vangelo del Martedì 30 Ottobre 2012

Dal Vangelo secondo Luca (13,18-21) anno B.
In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile
il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare?
E' simile a un granellino di senapa, che un uomo

ha prese e gettò nel suo giardino; crebbe e divenne
un albero, e gli uccelli del cielo
vennero a fare il nido fra i suoi rami».
E disse ancora: «A che cosa posso paragonare

il regno di Dio?
E' simile al lievito che una donna prese e mescolò in tre misure di farina,

finché non fu tutta fermentata».
Parola del Signore.
Il regno dei cieli è una realtà misteriosa, la cui natura,
Gesù volutamente lascia nel vago e nell’impreciso.
Piuttosto, Gesù usa diverse similitudini per farci capire che,
in realtà il regno è una realtà misteriosa.
Il termine mistero, forse, ci richiama una realtà nascosta ed esoterica;
in realtà, Gesù vuole farci capire un’altra cosa.
L’essenza del regno dei cieli è un mistero aperto,
che può capire solo chi lo sperimenta.
Dunque, è come se Gesù ci invitasse a provare, ad entrare in questo
mistero del suo regno; passo dopo passo ed impercettibilmente,
per chi ne vuole far parte, e capiremo cosa il Signore promette
quando parla di esso.
È un mistero, allora, perché nessuna realtà creata riesce a definire
la sua natura; scopriamolo con la nostra esperienza.
Non è facile, ma piano piano con la preghiera ci riusciremo.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata


 

domenica 28 ottobre 2012

Il Vangelo del Lunedì 29 Ottobre 2012

Dal Vangelo secondo Luca (13,10-17) anno B.
In quel tempo, Gesù stava insegnando in una
sinagoga il giorno di sabato.
C'era là una donna che aveva da diciotto anni uno spirito che la
teneva inferma; era curva e non poteva drizzarsi in nessun modo.
Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei libera
dalla tua infermità», e le impose le mani.
Subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.
Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva
operato quella guarigione di sabato, rivolgendosi alla folla disse:
«Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque
venite a farvi curare e non in giorno di sabato».
Il Signore replicò: «Ipocriti, non scioglie forse, di sabato, ciascuno
di voi il bue o l'asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi?
E questa figlia di Abramo, che satana ha tenuto legata diciott'anni,
non doveva essere sciolta da questo legame in giorno di sabato?».
Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano,
mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.
Parola del Signore.
Che tipo di vergogna provavano i farisei?
Vi può essere, infatti, una vergogna positiva, che ci fa prendere
coscienza del nostro errore e ci spinge a cambiare vita.
Ma vi è anche un altro tipo di vergogna; è il sentimento di chi si trova nelle
tenebre e, quando irrompe la luce si nasconde, e preferisce restare nell’oscurità.
La luce, dice San Giovanni, venne nelle tenebre, ma esse non l’hanno accolta;
il capo della sinagoga aveva la luce di fronte a sé, ma preferisce le tenebre
dell’ignoranza testarda e del rifiuto della salvezza, che Gesù voleva dare anche a lui.
A volte la luce ci scomoda e ci costringe a venire allo scoperto;
però è quello l’inizio della salvezza.
Se non cogliamo quest’occasione, viviamo nella morte e nella cecità.
Cogliamo l’attimo, immergiamoci nella luce che ci dona Gesù, alziamo la tapparella
che oscura i nostri occhi per poter vedere la luce, cominciando dalla preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata

sabato 27 ottobre 2012

Il Vangelo della 30° Domenica del Tempo Ordinario

Dal Vangelo secondo Marco (10,46-52) anno B.
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gerico insieme
ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo,
cieco, sedeva lungo la strada a mendicare.
Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò

a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte:

«Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Allora Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!».

E chiamarono il cieco
dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!».
Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che vuoi che io ti faccia?».

E il cieco a lui: «Rabbunì,
che io riabbia la vista!».
E Gesù gli disse: «Và, la tua fede ti ha salvato». E subito riacquistò

la vista e prese a seguirlo per la strada.
Parola del Signore.
Coraggio, alziamoci!
Dio è venuto per insegnare agli uomini a essere a servizio gli uni della gioia
degli altri, Lui, il Maestro, si è fatto servo perché imparassimo a mettere
i nostri carismi a disposizione degli altri fratelli e sorelle.
La lunga riflessione del Vangelo di Marco volge ormai al termine e Pietro, maestro di Marco,
ci ha fatto, nelle ultime settimane, una straordinaria catechesi sull’essere Chiesa.
Il mondo, il nostro mondo, stanco di maestri, ha bisogno di testimoni.
Nauseato dalle parole e dalle immagini, ha bisogno di gesti autentici e di ascolto.
In queste settimane, in cui abbiamo riflettuto su cosa Gesù chiede alla comunità
dei propri discepoli, ci siamo accorti della nostra fragilità, del grande divario tra il
desiderio e la realtà, tra le troppe lentezze e incoerenze che abitano il nostro cuore
e il grande sogno di Dio che è la Chiesa.
Eppure; è proprio a noi che il Signore chiede di essere testimoni, a noi di diventare segno,
di mostrare con la nostra vita, che la luce può attraversare i nostri cuori.
Siamo chiamati a diventare missionari, a esprimere con la nostra vita che Dio abita
l’umanità, che la trasfigura e ci rende capaci di amare.
Essere missionari è la riprova del nostro cammino di fede; più Cristo ha cambiato la
nostra vita e più la nostra missionari età diventa esplicita, chiara, percepibile.
Percepibile da ci ci sta intorno non tanto per i grossi crocifissi appesi ai nostri colli,
ma per lo stile con cui lavoriamo, accogliamo, ci appassioniamo, sempre pronti
a rendere ragione della speranza che è in noi.
Il cristiano è un cieco e un mendicante, come tutti.
Come tutti, sta ai bordi della strada della vita, tende disperatamente le mani
per avere di che vivere, attenzione, affetto, approvazione.
Spesso, però, il mondo lo invita a tacere, a non disturbare, a lasciar stare, a rassegnarsi.
Anche Dio; ci dicono, in fondo è infastidito dai nostri lamenti.
Se insistiamo, se urliamo più forte, a un certo punto sentiamo che Gesù,
il Nazareno, il Figlio di Davide, ci chiama e c’incoraggia.
Qualcuno, un discepolo, un amico, un evento, ci ripete: “Coraggio! Alzati, ti chiama”.
Ci fidiamo; (i fratelli che c’invitano ad avere coraggio lo fanno con amore
e disinteresse!), ci alziamo dalle nostre paralisi, abbandoniamo le nostre
atroci paure, gettiamo il mantello della lamentela e siamo raggiunti dal Signore.
Il Signore, oggi e sempre, ci chiede che cosa vogliamo da Lui.
Potremmo chiedere mille cose; fortuna, denaro, affetto, carriera.
Chiediamo una cosa sola; la luce della fede.
Luce; che importa avere fortuna, se non sappiamo riconoscere chi l’ha donata?
Luce; quanto denaro serve per colmare il cuore incolmabile di desiderio?
Luce; quante volte l’affetto diventa oppressione e dolore?
Luce; che importa diventare qualcuno se restiamo tenebra?
E accade; il Signore ci ridà luce agli occhi e al cuore.
Ora, illuminati, possiamo diventare discepoli.
Bertimeo è rimasto lo stesso, la sua vita non cambia, ma ora ci vede,
ora sa dove andare, ora si mette a seguire Gesù.
Il cristiano vive le difficoltà e i problemi di tutti, non è diverso ne migliore,
solo ci vede alla luce del vangelo.
E le cose non fanno paura, il buio è sopportabile, il Signore ci cambia la vita.
Ecco che cosa dobbiamo annunciare; c’è qualcuno che ci ridona luce,
che ci permette di vederci chiaro, e questo qualcuno è Dio.
I discepoli di Gesù, nei primi anni, erano chiamati in diversi modi; “I Nazareni”,
“Coloro che seguono la via” e, ancora, gli “Illuminati”.
Non dobbiamo portare una nostra luce, solo restare accesi, abbracciare
stretti il Vangelo e il Maestro per ricevere da Lui luce e pace.
Nelle tenebre fitte del dolore diventiamo capaci di comunicare luce,
non la nostra ma quella del Maestro.
Il cristiano diviene, come Bertimeo, colui che grida che Gesù,
il Figlio di Davide, l’ha guarito, incurante dei rimproveri di chi gli sta intorno.
Il cristiano racconta, narra, le opere di guarigione interiore che ha avuto, attento più
a testimoniare la straordinaria generosità di Cristo che a soffermarsi sulle proprie povertà.
Il cristiano è attento alle mille cecità, ai mille mendicanti di senso
e di felicità che incontra sulla strada.
Il tempo è gravido e, come Gesù, sentiamo compassione della folla che
vaga come pecore senza pastore.
Nella nostra povertà, nelle nostre debolezze, popolo di riconciliati, non di professionisti
del sacro, raccontiamo, mettendoci in gioco, dell’incontro che segna la nostra vita.
Solo così Gesù arriverà a scaldare i cuori di altra gente.
Non bastano e non devono bastare i preti, a servizio della comunità,
certo, ma non detentori dell’annuncio.
No; nelle fabbriche, nei bar, nelle discoteche, nelle scuole, nei condomini, là dove la gente
vive, soffre, lavora, discute, ama, là dev’esserci un cristiano che illumina con la sua presenza.
Là può esserci un cristiano che con i suoi gesti smonta la falsa idea di un Dio
noioso e rompiscatole che purtroppo abita la coscienza di molti battezzati, per lasciare spazio
alla seducente immagine del Dio di Gesù Cristo, Padre ricco di tenerezza e di perdono.
Dobbiamo renderci disponibili, noi che ci professiamo cristiani, di recuperare l’essenziale dell’annuncio, senza salire sulle barricate, ma dicendo ancora all’uomo
mendicante di bene, di senso, di felicità: “Coraggio, alzati, il Signore ti chiama!”.
Santa Domenica, Fausto.  

venerdì 26 ottobre 2012

Il Vangelo del Sabato 27 Ottobre 2012

Dal Vangelo secondo Luca (13,1-9) anno B.
In quel tempo, si presentarono alcuni a riferirgli
circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva
mescolato con quello dei loro sacrifici.
Prendendo la parola, Gesù rispose:

«Credete che quei Galilei fossero più peccatori
di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte?
No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.
O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise,

credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme?
No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Disse anche questa parabola: «Un tale aveva un fico piantato nella vigna

e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò.
Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su

questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno?
Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest'anno finché io gli zappi

attorno e vi metta il concime e vedremo se porterà frutto per l'avvenire;
se no, lo taglierai». Parola del Signore.
Certe catastrofi nelle quali perdono la vita tante migliaia di persone
ci interrogano; la tentazione è quella di vedere in esse un significato
apocalittico da fine del mondo o da punizione divina.
In realtà, dobbiamo ricordare che Dio non punisce nessuno, ne tantomeno
fa morire grandi quantità di persone per placare la sua rabbia.
Gesù, in questo brano evangelico, smonta questa tesi, ed invita piuttosto
coloro che lo ascoltano a porre attenzione al loro comportamento.
Il suo è un invito ad una vita santa, in modo da essere sempre pronti,
qualunque cosa accada, ad incontrarlo.
La vita è troppo fugace e veloce per potersi permettere di trascurare anche
solo un minuto; essa è sprecata se non ce serve per amare di più il Signore.
Solo se sappiamo amare possiamo essere sereni anche nelle difficoltà,
perché l’amore è la fonte della gioia, impariamo allora ad amare di più
il Signore in questa vita, per assicurarsi un pezzo di paradiso,
cominciando con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata

giovedì 25 ottobre 2012

Il Vangelo del Venerdì 26 Ottobre 2012

Dal Vangelo secondo Luca (12,54-59) anno B.
In quel tempo, Gesù diceva alle folle: “Diceva ancora
alle folle: «Quando vedete una nuvola salire da ponente,
subito dite: Viene la pioggia, e così accade.
E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade.
Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo,

come mai questo tempo non sapete giudicarlo?
E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?
Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato,

lungo la strada procura di accordarti con lui, perché non ti trascini davanti al giudice
e il giudice ti consegni all'esecutore e questi ti getti in prigione.
Ti assicuro, non ne uscirai finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo».

Parola del Signore.
Oggi molti studiosi si danno da fare per operare una lettera scientifica e qualificata
della società contemporanea, dei suoi progressi e delle sue problematiche.
Ma ciò che man mano abbiamo perso è la capacità di guardare
alla storia e a noi stessi con gli occhi di Dio.
Per questo motivo, sappiamo tutto della terra e del cielo, ma non riusciamo a leggervi in
essi i segni di una presenza e di un’opera che, silenziosa ma potente, si svolge e costruisce.
Dunque, il problema è che non sappiamo più guardare il cielo, alla sua immensità,
e vedere in esso la presenza maestosa di Dio che ci abbraccia con il suo sguardo amorevole.
Quando riacquistiamo questo sguardo di fede?
Solo allora usciremo da quella ipocrisia che rende inautentico il nostro sguardo.
Cerchiamo di guardare il mondo che ci circonda con gli occhi di Dio, solo
allora scopriremo il suo vero amore, però per riuscirci bisogna pregare.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata

mercoledì 24 ottobre 2012

Il Vangelo del Giovedì 25 Ottobre 2012

Dal Vangelo secondo Luca (12,49-53 anno B.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Sono venuto a portare il fuoco
sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!
C'è un battesimo che devo ricevere; e come

sono angosciato, finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare la

pace sulla terra?
No, vi dico, ma la divisione.
D'ora innanzi in una casa di cinque persone

si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre,
madre contro figlia e figlia contro madre,
suocera contro nuora e nuora contro suocera».
Parola del Signore.
La pace e la gioia che Gesù promette a coloro che lo seguono non deve
essere fraintesa; essa è risultato di una lotta aspra e continua che si svolge
continuamente, dentro di noi e attorno a noi.
Non tutti sono in grado di capire ciò; a volte, proprio quelli che noi vorremmo
vicini in questa buona battaglia della fede, sono i primi ad ostacolarci.
Nella storia della Chiesa, quanti santi e sante sono stati ostacolati proprio
dai loro cari; dunque, Gesù ci dice che dobbiamo imparare a scegliere.
E scegliere, lo sappiamo bene, è faticoso e spesso provoca degli strappi dolorosi.
Ma non dobbiamo temere; il Signore stesso ci è vicino
e ci dà la forza di superare ogni difficoltà.
Dopo, Egli ci restituisce i rapporti con le persone più care, più forti e approfonditi.
Ecco allora, se qualche volta dobbiamo soffrire perche non siamo capiti,
pazienza, lasciamo fare al Signore, fidiamoci e tuffiamoci nella preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata


 

martedì 23 ottobre 2012

Il Vangelo del Mercoledì 24 Ottobre 2012

Dal Vangelo secondo Luca (12,39-48) anno B.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
“Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse
a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa.
Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo

verrà nell'ora che non pensate».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici

per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Qual’è dunque l'amministratore

fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della
sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo?
Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro.
In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse

a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi,
il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora

che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito

secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che,
non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto;
a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.
Parola del Signore.
La responsabilità di coloro a cui viene affidato un compito è davvero
molto grande; di esso si risponderà direttamente al Signore, il quale nella
successione degli eventi ha voluto fidarsi di essi donando loro un ruolo importante.
Come si gestisce tale responsabilità?
Gesù dice che bisogna sempre essere vigilanti, per essere attenti a fare
solo ciò che piace al padrone; anche le proprie iniziative personali devono
far crescere nei fratelli affidatici l’amore per Dio e la comunione fra loro.
Guai a coloro che cercano il proprio interesse personale;
sono destinati a fallire miseramente.
Abbiamo delle responsabilità?
Ricordiamoci che il Signore ci ha dato tutte le grazie che ci servono
per svolgere quel compito e per questo ci chiederà di più.
Ci sentiamo responsabilizzati a fare qualcosa per il Signore,
non dobbiamo avere paura, fidiamoci di Lui e preghiamo.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata

lunedì 22 ottobre 2012

Il Vangelo del Martedì 23 Ottobre 2012

Dal Vangelo secondo Luca (12,35-38) anno B.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Siate pronti,
con la cintura ai fianchi e le lucerne ccese; siate simili a
coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze,
per aprirgli subito, appena arriva e bussa.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà

ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti,
li farà mettere a tavola e passerà a servirli.
E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro!

Parola del Signore.
L’atteso è un elemento chiave della vita cristiana.
I primi credenti in Cristo, memori di questa necessità di vigilare per il ritorno
di Gesù, pregavano dicendo “Maranathà!”, che significa “Vieni Signore Gesù!”.
Forse noi abbiamo perso questa tensione verso il compimento della
promessa di Gesù il quale ha detto che tornerà.
Di fronte a questa notizia del suo ritorno certo, forse dovremmo preoccuparci
un po’ meno degli aspetti apocalittici per capire quando arriverà.
Ci troverà svegli e fedeli?
Oppure troverà una massa di cristiani con una fede anemica ed incapace
di contagiare con questa attesa gioiosa?
L’esito di questa attesa dipende anche da noi.
Stringiamoci bene le cinture ai fianchi, teniamo ben salda in mano la lampada del
Vangelo, ed attendiamo con la porta del cuore aperta lo sposo dalle nozze, pregando.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata


 

 

giovedì 18 ottobre 2012

Il Vangelo del Venerdì 19 Ottobre 2012

Dal Vangelo secondo Luca (12,1-7) anno B.
In quel tempo, radunatesi migliaia di persone che si
calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a
dire anzitutto ai discepoli:
«Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia.
Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di

segreto che non sarà conosciuto.
Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre,

sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all'orecchio
nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti.
A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono

il corpo e dopo non possono far più nulla.
Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso,

ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui.
Cinque passeri non si vendono forse per due soldi?

Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio.
Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati.

Non temete, voi valete più di molti passeri.
Parole del Signore.
Gesù, dopo aver discusso aspramente con i farisei, sente il dovere di avvertire
tutti coloro che erano presenti del pericolo costituito dal lievito dei farisei;
è un autentico veleno, che può distruggere i frutti più belli di una
religiosità semplice e genuina.
Questo lievito è l’ipocrisia; eppure, dice Gesù che questa pianta
cattiva ha i giorni contati.
Infatti, c’è qualcosa di fronte al quale ogni religiosità fondata sull’ipocrisia
è destinata ad essere smascherata; la coerenza.
Di fronte alla coerenza, anche la facciata più curata di finta fede
è destinata a crollare miseramente.
Dunque, Gesù ci invita a temere soprattutto l’ipocrisia,
perché essa può minare e rendere vana persino la fede più forte e la
pratica religiosa più convinta, minandone i frutti.
Dobbiamo essere allora sempre coerenti e non ipocriti, non vergognarsi di essere
seguaci di Gesù, sempre e dovunque senza vergogna cominciando dalla preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata

mercoledì 17 ottobre 2012

Il Vangelo del Giovedì 18 Ottobre 2012

Dal Vangelo secondo Luca (10,1-9) anno B.
Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue
discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni
città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi.

Pregate dunque il padrone della messe perché mandi
operai per la sua messe.
Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi;
non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non

salutate nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa.
Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui,

altrimenti ritornerà su di voi.
Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno,

perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno,

mangiate quello che vi sarà messo dinanzi,
curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio.

Parola del Signore.
Oggi, festa dell’evangelista San Luca, il vangelo ci presenta
l’invio dei settantadue discepoli
che devono annunciare la Buona Novella di Dio nei villaggi e nelle città della Galilea.
I settantadue siamo tutti noi che veniamo dopo i Dodici.
Mediante la missione dei discepoli Gesù cerca di riscattare i valori comunitari
della tradizione della gente che si sentiva schiacciata dalla duplice schiavitù
della dominazione romana e dalla religione ufficiale.
Gesù cerca di rinnovare e di riorganizzare le comunità in modo che siano di
nuovo un’espressione dell’Alleanza, una dimostrazione del Regno di Dio.
Per questo insiste sull’ospitalità, nella condivisione, sulla comunione,
sull’accoglienza agli esclusi.
Questa insistenza di Gesù appare nei consigli che dava ai discepoli quando
li mandava in missione.
Gesù manda i discepoli nei luoghi dove lui voleva andare.
Il discepolo è il portavoce di Gesù. Lui li manda due a due.
Ciò favorisce l’aiuto reciproco, poiché la missione non è individuale, bensì comunitaria.
Due persone rappresentano meglio la comunità.
Il primo compito è pregare affinché Dio mandi operai.

Tutti i discepoli devono sentirsi responsabili della missione.
Per questo devono pregare il Padre per la continuità della missione.
Gesù manda i suoi discepoli come agnelli in mezzo ai lupi.
La missione è un compito difficile e pericoloso.
Perché il sistema in cui vivono i discepoli ed in cui viviamo era e continua
ad essere contrario alla riorganizzazione della gente in comunità attive.
I discepoli di Gesù non dovevano portare nulla, né bisaccia, né sandali.

Ma dovevano portare la pace.
Ciò significa che devono aver fiducia nell’ospitalità della gente.
Perché il discepolo che va senza nulla, portando solo la pace,
dimostra di avere fiducia nella gente.
I discepoli non devono andare di casa in casa, ma rimanere nella stessa casa.
Cioè devono convivere in modo stabile, partecipare alla vita ed al lavoro della gente
e vivere con ciò che ricevono in cambio, perché l’operaio è degno della sua mercede.
Ciò significa che devono aver fiducia nella condivisione.
I discepoli devono occuparsi degli infermi, curare i lebbrosi e scacciare i demoni.
Ciò significa che devono accogliere dentro la comunità coloro che ne sono stati esclusi.
Questa pratica solidale critica la società che esclude ed indica soluzioni concrete.
Se queste esigenze vengono rispettate, allora i discepoli possono e devono
gridare ai quattro venti: Il Regno è venuto!
Annunciare il Regno non è in primo luogo insegnare verità e dottrine,
ma condurre verso un nuovo modo di vivere e di convivere da fratelli e
sorelle partendo dalla Buona Novella che Gesù ci ha proclamato:
Dio è Padre e Madre di tutti noi.
Facciamoci discepoli di Gesù e trasmettiamo la buona novella,
cominciando dalla preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata

martedì 16 ottobre 2012

Il Vangelo del Mercoledì 17 Ottobre 2012


Dal Vangelo secondo Luca (11,42-46) anno B.
In quel tempo,Gesù disse: “Ma guai a voi, farisei, che pagate la decima della menta,
della ruta e di ogni erbaggio, e poi trasgredite la giustizia e l'amore di Dio.
Queste cose bisognava curare senza trascurare le altre.
Guai a voi, farisei, che avete cari i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze.
Guai a voi perché siete come quei sepolcri che non si vedono

e la gente vi passa sopra senza saperlo”.
Uno dei dottori della legge intervenne: «Maestro, dicendo questo, offendi anche noi».
Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della legge, che caricate gli uomini

di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!
Parola del Signore.
Uno dei guai più grossi che ci possa capitare è quello di pensare e di convincerci
di avere qualcosa da insegnare agli altri; ci sentiamo così bravi, così a posto,
da poterci proporre a modello per i nostri fratelli.
Di fronte a ciò, ci sembrerebbe che tale situazione non ci riguardi, umili come siamo.
In realtà, andando più a fondo, scopriamo con amarezza che anche noi ci sentiamo
puliti, a posto e bravi quando facciamo le nostre offerte ai poveri, quando lasciamo
una cospicua donazione al parroco della nostra chiesa, e così via.
Ma in realtà non ci accorgiamo che, secondo quanto dice Gesù, ci diamo da fare per
mantenere un’apparenza accettabile, mentre dentro non vi è che morte e putridume.
Noi abbiamo solo da imparare, seguiamo umilmente Gesù e il suo insegnamento,
puliamo il nostro cuore attraverso la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata

lunedì 15 ottobre 2012

Il Vangelo del Martedì 16 Ottobre 2012

Dal Vangelo secondo Luca (11,37-41) anno B.
In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, un
fariseo lo invitò a pranzo.
Egli entrò e si mise a tavola.
Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse

fatto le abluzioni prima del pranzo.
Allora il Signore gli disse: «Voi farisei purificate

l'esterno della coppa e del piatto,
ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria.
Stolti! Colui che ha fatto l'esterno non ha forse fatto anche l'interno?
Piuttosto date in elemosina quel che c'è dentro, ed ecco, tutto per voi sarà puro.

Parola del Signore.
La meraviglia del fariseo nasce dal fatto che Gesù, maestro versato nella legge
dei padri, avrebbe dovuto conoscere i minuziosi rituali legati al pranzo.
Dunque è una meraviglia ed è anche uno scandalo ai suoi occhi; ma il Cristo
apostrofa con parole molto dure questo atteggiamento, definendolo da stolti.
La stoltezza stava nel fatto che ormai i farisei erano così concentrati
sull’aspetto esteriore della religiosità, che avevano perso del tutto
il contatto con l’essenza della fede, che è decisamente altrove.
Il rischio è presente anche per noi, tutte le volte che ci convinciamo
del fatto che per vivere bene il culto e la fede basti partecipare a liturgie
impeccabili, trascurando il comandamento della misericordia.
Misericordia io voglio dice il Signore, non è facile essere misericordiosi,
per riuscirci sforziamoci e preghiamo.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata


 

domenica 14 ottobre 2012

Il Vangelo del Lunedì 15 Ottobre 2012

Dal Vangelo secondo Luca (11,29-32) anno B.
In quel tempo, mentre le folle si accalcavano,
Gesù cominciò a dire: «Questa generazione
è una generazione malvagia; essa cerca
un segno, ma non le sarà dato nessun segno
fuorchè il segno di Giona.
Poiché come Giona fu un segno per quelli di Nìnive,

così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa
generazione.
La regina del sud sorgerà nel giudizio insieme

con gli uomini di questa generazione e li condannerà;
perché essa venne dalle estremità della
terra per ascoltare la sapienza di Salomone.
Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. 
Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive alzeranno contro questa generazione

e la condanneranno; perché essi alla predicazione di Giona si convertirono.
Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona.
Parola del Signore.
Perché le folle si accalcavano attorno a Gesù?
I motivi erano tanti; sicuramente erano molto pochi quelli che lo
cercavano per la sua parola di vita.
La maggior parte andava dietro a Lui per saziare una fame di
meraviglioso e di miracoloso che da sempre alberga nel cuore dell’uomo,
e che attrae la sua attenzione in maniera così prepotente.
Eppure, Gesù non concede nessun segno straordinario, almeno secondo
quello che volevano vedere i presenti.
L’unico vero miracolo che Egli concederà è quello di Giona,
che è figura del mistero della sua morte e resurrezione.
Queste parole di Gesù ci invitano ad essere vigilanti.
Perché andiamo da Gesù?
Per avere miracoli, oppure perché ci aiuti a credere
nell’unico vero segno, quello di Giona?
Non andiamo in cerca di miracoli come fanno tante persone che vanno
a Medjugorje, noi siamo appena ritornati e vi assicuro che l’unico miracolo
che abbiamo trovato, è stata la gioia di riscoprire che Gesù ci ama
di un amore vero, facciamo fatica a riconoscere l’amore di Gesù?
Allora preghiamo con il cuore.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata


 

sabato 13 ottobre 2012

Il Vangelo della 28° Domenica del Tempo Ordinario

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada,
un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio
davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono,
che cosa devo fare per avere la vita eterna?».
Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono?

Nessuno è buono, se non Dio solo.
Tu conosci i comandamenti: Non uccidere,

non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose

le ho osservate fin dalla mia giovinezza».
Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse:

«Una cosa sola ti manca: và, vendi quello
che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi».
Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto

difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!».
I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese:

«Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio!
E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago,

che un ricco entri nel regno di Dio».
Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: «E chi mai si può salvare?».
Ma Gesù, guardandoli, disse: «Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio!

Perché tutto è possibile presso Dio».
Pietro allora gli disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito».
Gesù gli rispose: «In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli

o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo,
che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle

e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna.
Parola del Signore.
“Fra voi non sia così”. È il tema che ricorre in queste ultime settimane
dell’anno di Marco e che c’invita a riflettere sul nostro modo di essere Chiesa.
Il Signore ha descritto bene l’atteggiamento naturale, spontaneo,
che abbiamo rispetto ad alcuni temi spinosi; il potere (chi è il più grande?),
la diversità (non è dei nostri), l’affettività (è lecito ripudiare la propria mogli?)
e invita i discepoli a ragionare e vivere in  maniera radicalmente diversa.
Se è normale agire istintivamente, è evangelico scegliere di orientare le
proprie scelte alla luce degli insegnamenti di Gesù.
Quella che il Nazareno chiede non è un’opprimente cappa moralistica ma, piuttosto,
lo svelamento di una bella possibilità di vita alternativa che portiamo nel cuore.
Oggi, dobbiamo parlare del tema del denaro e del possesso; tema assai attuale.
Tema delicato perché; (ne abbiamo le prove in questo periodo di crisi) affonda
le sue radici in esperienze e desideri radicati nell’inconscio.
Che cosa pensa il mondo della ricchezza?
Senza cadere nel populismo o nel moralismo possiamo affermare con crudezza e realismo
che in questo terzo millennio a comandare ogni scelta, a orientarla, è ormai l’economia.
Crollata l’epoca delle ideologie che hanno caratterizzato il secolo appena finito,
siamo rimasti con un pugno di mosche in mano, e la teoria del turbo capitalismo,
del liberalismo assoluto, della globalizzazione, portatrice di benessere per l’umanità,
è rimasta, di fatto, l’unica ideologia imperante.
L’economia gestisce il potere e le scelte, anche nel nostro piccolo mondo.
Se siete come me, cittadini senza grandi passioni per Borsa e vicende del genere,
siete però consapevoli di come l’aspetto economico sia diventato determinante
nella nostra vita quotidiana, e l’ipotetico e mai raggiunto livello di benessere,
in realtà, condizioni la nostra vita in maniera assurda.
Occorre lavorare per produrre, per guadagnare e comperare cose (spesso inutili),
per tenere in piedi un’economia gonfiata, ora dovendo pagare gli sprechi e, non avendo
soldi a sufficienza non possiamo più comperare a vanvera è crollata l’economia.
In questo periodo di diseducazione contagiosa; basta sentire i giovani cosa dicono;
il lavoro che vogliamo, è anzitutto un lavoro che faccia guadagnare molti soldi,
magari facendo fatica il meno possibile, il resto viene dopo.
Il nostro vecchi Papa inascoltato, ha fortemente criticato questa impostazione,
svelandone la fragilità e l’ingiustizia.
Ora per mantenere la famiglia dobbiamo lavorare in due in famiglia,
per comperare un alloggio occorre contrarre un mutuo, se te lo concedono, di vent’anni,
molti anziani, dopo una vita passata a lavorare, faticano ad arrivare alla fine del mese.
Non ho mai conosciuto nessuno che mi dicesse; io vivo per far soldi; tutti santi siamo.
Ma, allora, da dove vengono tutte le liti furibonde per questioni di eredità?
E le amicizie definitivamente affossate per un prestito mai restituito?
Dobbiamo ammetterlo; il possesso fa parte della nostra natura, l’accumulo ci è
connaturale, la soddisfazione dei bisogni, veri o presunti che siano, muove la nostra vita.
E Gesù cosa dice?
Gesù non condanna la ricchezza né esalta la povertà.
Lo dico perché spesso noi cattolici scivoliamo volentieri nel moralismo,
criticando i soldi degli altri e, invitando a generosità, sempre gli altri.
Gesù ama il giovane ricco, lo guarda con tenerezza, vede in lui una
grande forza e la possibilità di crescere nella fede.
Gli chiede di liberarsi di tutto per avere di più, di fare il miglio investimento della sua vita.
Gesù frequenta persone ricche e persone povere, è estremamente libero.
Ma ammonisce noi, suoi discepoli; la ricchezza è pericolosa perché
promette ciò che non può in alcun modo mantenere.
M’impressiona parlare con persone realizzate, lavoro redditizio,
benefici a non finire, ambienti di qualità altolocata, per poi scoprire in loro le
stesse ansie e le stesse preoccupazioni di chi fa fatica ad arrivare alla fine del mese.
Dunque, dice Gesù, la ricchezza può ingannare, può far fallire miseramente una vita,
la pienezza è altrove, non nella fugace emozione di avere realizzato il sogno
di possedere il giocattolo prezioso a cui aspiro.
Ma la povertà non è augurabile, la miseria non avvicina a Dio, ma precipita nella disperazione.
Perciò il Signore ci chiede di avere un cuore libero e solidale, la povertà è scelta dai
discepoli perché ci è insopportabile vedere un fratello nella miseria, tutto lì.
Ancora una volta il Signore ci chiede di essere diversi, il “fra voi non sia così”,
che è caratterizzato, in questo caso, dalla scelta della condivisione e dell’essenzialità,
nel soccorrere le povertà e accontentarsi dell’essenziale,
senza finire nella spirale dell’arricchimento.
Elemosina, condivisione, dono, sono ancora i protagonisti di una sana vita da discepolo,
chiamato a non affannarsi nell’accumulo ma, coscienziosamente, ad affidarsi a
quel Dio che veste splendidamente l’erba del campo.
E questa logica deve aiutarci anche nei rapporti con chi è in difficoltà, senza ambiguità.
Se scopriamo chi non ce la fa economicamente, aiutiamolo senza opprimerlo,
ma sotto una forma soft.
Facciamoci dono, facciamo della nostra vita un dono e
avremo—stupore—cento volte tanto, come esperimenta Pietro.
Santa Domenica, Fausto.