In quel tempo, Gesù passando, vide un uomo,
seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo,
e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero
molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola
con lui e con i discepoli.
Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli:
«Perché il vostro maestro mangia insieme ai
pubblicani e ai peccatori?».
Gesù li udì e disse: «Non sono i sani che hanno
bisogno del medico, ma i malati.
Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e
non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Parola del Signore.
Gesù camminando vede Matteo, uno degli esattori incaricato di raccogliere
le tasse che vanno a impinguare le casse del tetrarca o del governatore della regione.
È l’autore del Vangelo che ci sta accompagnando in questo anno liturgico.
Come esattore, appartiene alla odiata classe dei pubblicani, ritenuti
imbroglioni e sfruttatori della gente e della legge. Per di più sono considerati
impuri, perché maneggiano denari e compiono loschi affari pecuniari.
Insomma, è gente da evitare.
Accomunati agli scomunicati, ai ladri e agli strozzini, non sono neppure
da salutare. Gesù, invece, si avvicina e si mette a parlare con lui.
Al termine gli rivolge persino un invito: «Seguimi».
Un pubblicano è chiamato a far parte dei discepoli.
Altro che non avvicinarsi e non dar neppure la mano!
Matteo, a differenza di tanti uomini che si ritenevano religiosi e puri,
subito si alza dal suo banco e si mette a seguire Gesù.
Da peccatore che era diviene un esempio di come si segue il Signore.
Anzi, ancor di più, con il Vangelo che porta il suo nome è divenuto guida di tanti.
Anche noi seguiamo questo antico pubblicano e peccatore che ci conduce verso
la conoscenza e l’amore del Signore Gesù.
Matteo invita subito Gesù ad un banchetto.
Vi accorrono anche i suoi amici.
È uno strano banchetto; composto, appunto, da pubblicani e peccatori.
Ma Gesù non si vergogna di stare con loro.
Alcuni farisei, scandalizzati da questa scena, dicono ai discepoli: «Perché il vostro
maestro mangia cori i pubblicani e i peccatori?», Gesù sente l’obiezione e interviene
direttamente nella polemica con un proverbio inconfutabile per la sua chiarezza:
«Non hanno bisogno del medico i sani, ma i malati».
Gesù non vuol dire che i farisei sono sani e gli altri malati.
Per lui, infatti, non c’è mai sulla terra un divisione manichea tra gente buona e gente
cattiva, tra giusti e peccatori.
Gesù vuol solo spiegare qual è la sua missione: egli è venuto per aiutare
e per guarire, per liberare e per salvare. Non è sceso dal cielo per
comminare condanne e punizioni.
Per questo, rivolgendosi direttamente ai farisei, aggiunge: «Andate e imparate
che cosa vuoi dire: Misericordia cerco non sacrificio ».
E invita tutti a essere come lui: «Imparate da me che sono mite e umile di cuore (Ma 11,29).
E, avvicinandosi ancora di più a ognuno di noi, aggiunge: «Non sono venuto a
chiamare i giusti, ma i peccatori». Per questo non è difficile sentire il Signore accanto a sé.
Siamo tutti peccatori, umiliamoci e chiediamo perdono e sentiremo
Gesù accanto a noi nella preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.
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