domenica 31 marzo 2013

Il Vangelo del Lunedì 1 Aprile 2013


Dal Vangelo secondo Matteo (28,8-15) anno C.
In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande,
le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli.
Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: «Salute a voi».
Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono.
Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunziare
ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno».
Mentre esse erano per via, alcuni della guardia giunsero in città
e annunziarono ai sommi sacerdoti quanto era accaduto.
Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare
una buona somma di denaro ai soldati dicendo: «Dichiarate: i suoi discepoli
sono venuti di notte e l'hanno rubato, mentre noi dormivamo.
E se mai la cosa verrà all'orecchio del governatore noi lo persuaderemo
e vi libereremo da ogni noia».
Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute.
Così questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino ad oggi.
Parola del Signore.
Il tentativo dei capi dei Giudei e delle guardie è davvero patetico;
essi ricorrono ad un sotterfugio e ad un imbroglio pur di non ammettere l’evidenza
del fatto che la parola del Maestro si è realizzata in tutta la sua forza.
Non ci sembra di vedere tanti personaggi che parlano oggi in televisione e che,
con la loro presunta scienza, cercano di dimostrare in tutti i modi possibili
l’infondatezza del cristianesimo e della persona storica di Cristo?
Questi personaggi fanno esattamente come i loro colleghi di duemila anni fa;
cercano in tutte le maniere delle scuse e delle dimostrazioni fondate su
discutibili teorie per distruggere la fiducia nella risurrezione di Cristo.
Eppure, anch’essi passeranno, mentre Lui rimarrà, bello e potente più che mai.
La luce della risurrezione non può certamente essere offuscata
dalle parole di qualche stupido sapientone che crede di saperne più di Dio.
Non ascoltiamo chi cerca di fregarci, una sola è la verità; la Parola del Signore nostro,
Gesù Cristo, impariamo a comprenderla aiutandoci con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

Il Vangelo della Domenica di Pasqua


Dal Vangelo secondo Giovanni (20,1-9) anno C.
Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino,
quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse
loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!».
Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro.
Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce
di Pietro e giunse per primo al sepolcro.
Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide
le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra
con le bende, ma piegato in un luogo a parte.
Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro,
e vide e credette.
Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti.
Parola del Signore.
Gesù è Risorto, amici, Alleluia!
La notte di Pasqua ci siamo trovati, abbiamo acceso il fuoco simbolo della
nuova luce, ad esso abbiamo attinto la fiamma per accendere il cero pasquale
e le nostre candele battesimali e abbiamo letto il vangelo della risurrezione.
Sì, Gesù è vivo e da qui parte ogni fede, ogni gioia, ogni riflessione.
Abituati a fissare lo sguardo sul dolore del crocifisso, siamo ora invitati
a compiere un gesto molto più difficile; credere nella risurrezione.
Se è relativamente semplice credere in Dio quando condivide il nostro dolore,
è molto più difficile condividere con lui la gioia; la gioia ci obbliga a guardare oltre,
ad alzare lo sguardo, a non restare chiusi in noi stessi.
Abbiamo tutti dei buoni motivi per soffrire, ma per gioire occorre superare
la nostra natura, saper vedere le cose con gli occhi di Dio.
Pietro e Giovanni corrono al sepolcro, le donne li hanno avvisati; Gesù è scomparso.
Corrono lasciando alle spalle il proprio sordo dolore, il senso di colpa di Pietro
per avere rinnegato l’amico, per avere oltraggiato il Maestro.
Ma, ora, che importa?
Tutto è superato, tutto è oltre, tutto è al di là.
Giovanni e Pietro trovano le bende che avvolgevano Gesù; non è un segno esplicito,
non una manifestazione sfolgorante, non un gesto evidente, eclatante.
La fede obbliga a sbilanciarsi, a scegliere, a schierarsi, non s’impone; Gesù chiede
di schierarsi, di cogliere i segni, talora impalpabili, con cui si rende presente.
Gesù è vivo; non rianimato né tantomeno reincarnato, ma vivo in modo nuovo.
È Lui; mangia, sorride e parla.
È diverso; non si riconosce subito, appare all’improvviso, consola e dona Spirito.
No, gli apostoli non se lo aspettavano…se Gesù è risorto,
la loro consapevolezza su di lui cambia radicalmente; Gesù non
è solo un grande Rabbì di Israele né solo un profeta né il Messia tanto atteso.
È di più; è l’impronta di Dio, il suo volto luminoso,
è Dio diventato noi perche noi diventassimo Lui.
Da quella tomba vuota inizia il cristianesimo.
Alla luce di quella tomba vuota noi rileggiamo la vita di Gesù, le sue parole.
Per questa ragione san Paolo afferma che negare la risurrezione significa
negare la fede stessa.
Se Gesù non è risorto, è solo uno dei tanti bravi personaggi della
storia spazzati via dalla ferocia degli uomini.
Se Gesù non è risorto, è solo un grande saggio che ha
portato avanti con coraggio una bella idea.
Se Gesù non è risorto, siamo qui a celebrare un rito, a pensare a un cadavere…
Gesù è vivo, amici.
Che ci creda o no, che me ne accorga o meno, è risorto, vivo, straordinariamente
vivo e presente, ora, qui, accanto a me, accanto a te e a voi, se lo vogliamo.
La tomba vuota restituita a Giuseppe di Arimatea è il cuore della fede.
I cristiani l’hanno conservata con cura nei secoli e nei secoli l’ira dei non
credenti si è scagliata contro quel luogo, cercando di distruggerlo.
Entrare al sepolcro è sempre un tuffo al cuore, toccare con mano
quella tomba vuota, quella pietra nascosta da marmi moderni è sempre
una conferma; la morte non è riuscita a imprigionare Dio.
Gesù è risorto, e noi?
Siamo come le donne, intenti a imbalsamare un crocifisso?
Ascolteremo l’angelo che ci dice: “Perché cercate tra i morti uno che è vivo?”.
Perché la nostra fede, le nostre parrocchie, le nostre messe troppe
volte celebrano un morto e non un vivente?
Abbiamo cinquanta giorni per vedere come Gesù—ora—è raggiungibile,
attraverso quali segni si rende presente.
Apriamo il cuore alla fede; Gesù è davvero risorto!
Santa Pasqua nel Cristo Risorto, pace, gioia e serenità a tutti voi amici da Fausto. 

sabato 30 marzo 2013

Veglia Pasquale


Dal Vangelo secondo Luca (24,1-12) anno C.
Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba,
portando con sé gli aromi che avevano preparato.
Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro;
ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù.
Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti.
Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra,
essi dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo?
Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea,
dicendo che bisognava che il Figlio dell'uomo fosse consegnato in mano
ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno».
Ed esse si ricordarono delle sue parole.
E, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri.
Erano Maria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo.
Anche le altre che erano insieme lo raccontarono agli apostoli.
Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credettero ad esse.
Pietro tuttavia corse al sepolcro e chinatosi vide solo le bende.
E tornò a casa pieno di stupore per l'accaduto.
Parola del Signore.
Correte, presto, correte!
Le campane suonino a distesa, accendiamo il fuoco fuori delle Chiese,
facciamo entrare quel grande cero che rompe le tenebre, diciamolo a tutti mi
raccomando; il Nazareno che cercavamo, morto, è scomparso, non è più qui, è Risorto!
Troppo spesso il Gesù in cui crediamo è morto, e noi pensiamo di fargli
un piacere portandogli ancora degli unguenti per imbalsamarlo!
Gesù è morto quando lo teniamo fuori dalla nostra vita, morto se resta chiuso
nei tabernacoli delle chiese senza uscire in strada con noi, morto se la sua
Parola non spacca il mare di ghiaccio che soffoca il nostro cuore.
Gesù è morto e sepolto quando la nostra diventa una religione senza fede, un quieto
appartenere alla cultura cristiana senza che il fuoco della sua presenza contagi la nostra
e l’altrui vita; morto se la fede non cambia la nostra economia, la nostra politica; morto
quando ci chiudiamo nelle nostre posizioni di “cattolici” scordando il nostro essere uomini.
Morto, amici, morto.
No, Gesù non è morto. È vivo.
Non rianimato, non vivo nel nostro pensiero, no, veramente risuscitato
e presente, che ci crediamo o no, che ce ne accorgiamo o no.
Io amici, in questi ultimi dieci giorni ne ho avuto la conferma!
E da questa consapevolezza nasce la gioia cristiana.
Però, la conversione al Risorto è difficile, difficilissima.
Occorre allontanarsi dal proprio dolore.
Condividere la gioia cristiana significa superare il dolore che ci rende tristi.
Non c’è che un modo per superare il dolore; non amarlo, non affezionarvisi.
La gioia cristiana è una tristezza superata.
Ma resistenze, dubbi, mancanze di fede pesano sul nostro cuore, ad aprirti
gli occhi a volte può essere un medico; come è successo a me.
Perciò, un’esperienza dolorosa, una serie di eventi che ci hanno deluso possono davvero
impedirci di entrare nella gioia cristiana, che non è un’emozione, ma una scelta consapevole.
Le donne, tornate dagli apostoli, non sono credute, e le loro
parole “parvero loro come un vanneggiamento”!
Vedremo, nelle prossime domeniche, la fatica immensa fatta dai dodici
per staccarsi definitivamente dal loro dolore e dalla tragica esperienza
della croce e del loro fallimento…!
E pensare che, per loro, Gesù si farà vedere e li incoraggerà continuamente!
Se hanno tribolato loro, così avvantaggiati…!
Animo, cercatori di Dio, la più difficile conversione (dopo quella dal Dio che abbiamo
nella testa al Dio di Gesù) è proprio quella da una visione crocifissa della fede a una risorta!
Gli apostoli dubitano; solo Pietro va a verificare; guarda, stupito, e torna a casa meravigliato.
È già qualcosa, ma non è ancora fede; non bastano un sepolcro vuoto e le bende
per suscitare la fede.
Occorrono un’esperienza personale del Risorto; come l’ho avuta io.
E Pietro ne sa qualcosa…!
Santa Veglia Pasquale, amici da Fausto.

giovedì 21 marzo 2013

Il Vangelo del Venerdì 22 Marzo 2013


Dal Vangelo secondo Giovanni (10,31-42) anno C.
In quel tempo, i Giudei portarono di nuovo delle pietre per lapidare Gesù.
Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre mio;
per quale di esse mi volete lapidare?».
Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per
la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio».
Rispose loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dei?
Ora, se essa ha chiamato dei coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio
(e la Scrittura non può essere annullata), a colui che il Padre ha consacrato e
mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio?
Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio,
anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché
sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre».
Cercavano allora di prenderlo di nuovo, ma egli sfuggì dalle loro mani.
Ritornò quindi al di là del Giordano, nel luogo dove prima
Giovanni battezzava, e qui si fermò.
Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha fatto nessun segno,
ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero».
E in quel luogo molti credettero in lui.
Parola del Signore.
Cercare di far tacere Gesù significa non volere più ascoltare la sua Parola
che porta luce e dice, senza mezzi termini, come stanno le cose.
Significa rifiutare il Signore senza dargli un’altra possibilità per condurci alla vita eterna.
I Giudei, chiusi nella loro mentalità e nelle loro usanze vogliono adesso eliminare
fisicamente Gesù perché Egli parla con franchezza e afferma la verità;
tra Lui ed il Padre vi è assoluta intesa e comunione perfetta.
Eppure, nonostante i cuori chiusi e prevenuti, c’è sempre qualcuno disposto
a credere al Cristo e a dargli la propria fiducia; l’evangelista Giovanni ci avvisa
che al di là del Giordano molti cedettero in Lui.
Dunque, si trovano sempre cuori buoni e generosi disposti a dare fiducia a Lui.
E noi, siamo fra questi?
Coraggio, diamo fiducia al Signore e Lui ci ricompenserà attraverso i suoi doni,
aiutiamoci con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

Il Vangelo del Giovedì 21 Marzo 2013


Ciao amici, riprendiamo il dialogo con Gesù, in questi 5 giorni sono stato a Medjugorje. 
Dal Vangelo secondo Giovanni (8,51-59) anno C.
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: “In verità, in verità vi dico;
se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte”.
Gli dissero i Giudei: «Ora sappiamo che hai un demonio.
Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: "Chi osserva
la mia parola non conoscerà mai la morte".
Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto?
Anche i profeti sono morti; chi pretendi di essere?».
Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria non sarebbe nulla;
chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: "E' nostro Dio!",
e non lo conoscete. Io invece lo conosco. E se dicessi che non lo conosco,
sarei come voi, un mentitore; ma lo conosco e osservo la sua parola.
Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò».
Gli dissero allora i Giudei: «Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?».
Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono».
Allora raccolsero pietre per scagliarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.
Parola del Signore.
Se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte!
Una fantastica affermazione apre il brano evangelico di questo giorno, che ci immerge 
direttamente nella forza liberatrice della parola di Dio e ci fa comprendere
quale sia la volontà di Dio per ciascuno di noi.
Eppure di fronte a una affermazione così sconvolgente i giudei allora;
e spesso noi oggi, poniamo non pochi ostacoli.
Ed è davvero singolare che, mentre il Signore vuole donarci la vita piena, ossia una
vita che non finisce con la morte, incontra tanta resistenza da parte nostra.
Spesso si preferisce una vita sottomessa alla dura legge della morte, attraverso
il peccato, pur di non sconvolgere la tranquilla normalità delle nostre giornate.
In effetti, guardiamo con diffidenza e ostilità l’offerta generosa che il Signore
fa a ciascuno di noi, di una vita diversa, più umana e piena di significato.
C’è come un rifiuto da parte nostra dell’amore del Signore.
Si accetta anche il Vangelo, purchè non sia esigente e non disturbi troppo.
Tanta volte cerchiamo di appiattire il Vangelo, di svuotarlo della sua forza,
di abbassarlo sino alla normalità.
Ma se il Vangelo perde la sua profezia, la sua forza dirrompente, è come ucciderlo.
È vero che la scelta del Vangelo richiede l’abbandono di un modo di vivere ripiegato su
noi stessi per accettare di seguire Gesù che non è venuto per essere servito, ma per servire.
Se invece ci rassegniamo alla durezza del nostro io, saremo facilmente
simili a quegli ascoltatori che raccolsero le pietre per lapidare Gesù.
E cosa sono le pietre se non i nostri sentimenti e i nostri comportamenti che ci
scagliamo gli uni contro gli altri per offenderci e distruggerci a vicenda?
Il Signore vuole che i suoi discepoli siano segnati dalla misericordia e dal perdono.
Lasciamo stare le pietre allora, facciamoci coinvolgere dalla Parola
del Signore attraverso il Vangelo, aiutiamoci con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.
  

venerdì 15 marzo 2013

Il Vangelo del Sabato 16 Marzo 2013


Dal Vangelo secondo Giovanni (7,40-53) anno C.
In quel tempo, all'udire queste parole, alcuni fra la gente
dicevano: «Questi è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Questi è il Cristo!».
Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea?
Non dice forse la Scrittura che il Cristo verrà dalla stirpe di Davide
e da Betlemme, il villaggio di Davide?».
E nacque dissenso tra la gente riguardo a lui.
Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno gli mise le mani addosso.
Le guardie tornarono quindi dai sommi sacerdoti e dai farisei e questi
dissero loro: «Perché non lo avete condotto?».
Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato come parla quest'uomo!».
Ma i farisei replicarono loro: «Forse vi siete lasciati ingannare anche voi?
Forse gli ha creduto qualcuno fra i capi, o fra i farisei?
Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!».
Disse allora Nicodèmo, uno di loro, che era venuto precedentemente da Gesù: «La
nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?».
Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea?
Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea».
E tornarono ciascuno a casa sua.
Parola del Signore.
Tanti dicono la loro su Gesù; per qualcuno è più che un profeta; per altri è uno
dal quale non ci si può attendere assolutamente nulla, vista la sua provenienza.
Qualcun altro tira in ballo l’autorità della Legge mosaica per dimostrare che
egli non è il Messia, ma senza molto successo; alla fine, ognuno torna a casa sua,
con le idee più confuse di prima.
Però, qualcuno sembra aver fatto tesoro dell’incontro con Gesù; è proprio Nicodèmo.
Eppure, proprio lui era andato nottetempo da Gesù per farsi spiegare
i punti fondamentali della sua dottrina; a lui il Cristo aveva parlato
della necessità di nascere dall’alto.
In questo brano Nicodèmo dimostra che questa nascita presto avverrà
nuovamente in lui, grazie alla fede in Cristo.
Non facciamo confusione nella nostra testa, non ce né bisogno, crediamo
solamente che Lui è il Cristo Figlio di Dio che è venuto a donare la sua vita per
la nostra salvezza, se crediamo a questo siamo salvi, perciò preghiamo.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

giovedì 14 marzo 2013

Il Vangelo del Venerdì 15 Marzo 2013


Dal Vangelo secondo Giovanni (7,1-2.10.25-30.
In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più
andare per la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo.
Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, detta delle Capanne;
Ma andati i suoi fratelli alla festa, allora vi andò anche lui;
non apertamente però: di nascosto.
Intanto alcuni di Gerusalemme dicevano: «Non è costui
quello che cercano di uccidere?
Ecco, egli parla liberamente, e non gli dicono niente.
Che forse i capi abbiano riconosciuto davvero che egli è il Cristo?
Ma costui sappiamo di dov'è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia».
Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo,
voi mi conoscete e sapete di dove sono.
Eppure io non sono venuto da me e chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete.
Io però lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato».
Allora cercarono di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettergli le mani addosso,
perché non era ancora giunta la sua ora.
Parola del Signore.
L’evangelista Giovanni ci racconta le controversie più accese tra Gesù e  i suoi oppositori.
Si trova ancora in Galilea, ma non vuole recarsi a Gerusalemme
per non cadere nelle mani dei suoi nemici.
Ma, avvicinandosi la festa dei Giudei, decide però di recarsi nel tempio.
Probabilmente viene riconosciuto e tra la gente si apre subito un dibattito.
Era ormai noto che i capi del popolo volevano ucciderlo per impedire
che continuasse la sua predicazione.
Ironicamente  la gente si chiede se non abbiano per caso riconosciuto in lui il Cristo.
Ma, increduli, aggiungono che di Gesù conoscono le origini mentre
del Cristo non si sa da dove viene.
Allora Gesù, si mette nuovamente ad insegnare pubblicamente nel tempio
e svela la sua incredulità.
Risponde che sa bene da dove viene e conosce chi lo ha inviato tra gli uomini.
È la sostanza della sua predicazione.
Chi lo ascolta e lo segue si pone perciò sulla via della salvezza, quella della
conoscenza del Padre e dell’adesione fiduciosa a Lui.
A questo punto la verità del Vangelo viene respinta anche dagli ascoltatori
i quali, come i loro capi cercano a questo punto di arrestarlo.
È una storia che si ripete e talora siamo noi stessi coinvolti.
Quante volte cerchiamo di “mettere le mani addosso” al Vangelo, ossia di bloccarlo, di ferirlo,
di imprigionarlo nella rete delle nostre abitudini, di annullare la forza di cambiamento!
Nessuno però riuscì a bloccare Gesù.
Non sono stati i persecutori a eliminare Gesù.
Non ne avevano la forza.
Sarà Gesù stesso che si consegnerà ai suoi persecutori perché lo portino sino alla croce.
È Lui che dona la vita per noi.
È il sacramento dell’amore senza limiti del Padre per tutti gli uomini.
Riconosciamo che Gesù è il Cristo e riceveremo l’amore del Padre,aiutandoci con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.


mercoledì 13 marzo 2013

Il Vangelo del Giovedì 14 Marzo 2013


Dal Vangelo secondo Giovanni (5,31-47) anno C.
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: “Se fossi io a render testimonianza a me stesso,
la mia testimonianza non sarebbe vera; ma c'è un altro che mi rende testimonianza,
e so che la testimonianza che egli mi rende è verace.
Voi avete inviato messaggeri da Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità.
Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché possiate salvarvi.
Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento
rallegrarvi alla sua luce.
Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da 
compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.
E anche il Padre, che mi ha mandato, ha reso testimonianza di me.
Ma voi non avete mai udito la sua voce, né avete visto il suo volto,
e non avete la sua parola che dimora in voi, perché non credete a colui che egli ha mandato.
Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene,
sono proprio esse che mi rendono testimonianza.
Ma voi non volete venire a me per avere la vita.
Io non ricevo gloria dagli uomini.
Ma io vi conosco e so che non avete in voi l'amore di Dio.
Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi ricevete;
se un altro venisse nel proprio nome, lo ricevereste.
E come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri,
e non cercate la gloria che viene da Dio solo?
Non crediate che sia io ad accusarvi davanti al Padre; c'è già chi vi accusa,
Mosè, nel quale avete riposto la vostra speranza.
Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto.
Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?”.
Parola del Signore.
Le parole che dice Gesù sono come delle pietre pesantissime che cadono sulla
testa dei Giudei; per essi, la grazia di Dio è assolutamente inutile, perche essi
non vogliono andare da lui ed avere la vita.
È un’accusa terribile; sembra che Gesù voglia dire che essi si condannano
ad un vero e proprio suicidio spirituale, in quanto si rifiutano apertamente
di riconoscere nel Cristo colui che può dargli questa vita.
Gesù sottolinea la pericolosità di questo atteggiamento proprio attraverso
le sue parole; sono essi stessi che si condannano alla morte certa, poiché quando
si rifiuta Gesù non c’è che morte e buio.
Quante persone, oggi, hanno lo stesso atteggiamento dei Giudei?
È quello che il Signore, in un altro contesto, chiama il peccato contro lo Spirito Santo.
Non vergogniamoci di Gesù Cristo, andiamo da Lui e riconosciamolo, come ha fatto
ieri sera Papa Francesco, come nostra guida, e come ha chiesta il Papa, preghiamo.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

martedì 12 marzo 2013

Il Vangelo del Mercoledì 13 Marzo 2013


Dal Vangelo secondo Giovanni (5,17-30) anno C.
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce ora e anch'io agisco».
Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo: perché non soltanto
violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
Gesù riprese a parlare e disse: «In verità, in verità vi dico, il Figlio da sé non può fare
nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa.
Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà
opere ancora più grandi di queste, e voi ne resterete meravigliati.
Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole;
il Padre infatti non giudica nessuno ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio,
perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio,
non onora il Padre che lo ha mandato.
In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato,
ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita.
In verità, in verità vi dico: è venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno
la voce del Figlio di Dio, e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno.
Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la
vita in se stesso; e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo.
Non vi meravigliate di questo, poiché verrà l'ora in cui tutti coloro che sono
nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno:
quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il
male per una risurrezione di condanna.
Io non posso far nulla da me stesso; giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio
è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
Parola del Signore.
Gesù si attira le ire dei Giudei, tanto che essi vogliono eliminarlo fisicamente.
Egli chiama Dio con il nome di Padre, e questo ha un solo significato; se egli osa
fare ciò, significa che si ritiene al pari di Dio, cioè Dio lui stesso.
Eppure Gesù cerca di spiegare loro i motivi di questo legame così stretto;
sia lui che suo Padre possono dare la vita a chi vogliono.
In altri termini, Gesù partecipa dell’opera creatrice stessa di Dio; il Signore fa un’affermazione 
talmente grossa, che non poteva non suscitare le ire dei suoi contemporanei.
Noi, dal canto nostro, sappiamo che Gesù dice la verità; per questo gli chiediamo,
leggendo questo brano, che doni anche a noi la vita eterna, che è comunione con il Padre, 
attraverso di lui nello Spirito Santo.
E se gli crediamo, anche noi possiamo chiamare Padre il Signore Dio nostro,
rimaniamo perciò in sintonia con lui attraverso la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.


lunedì 11 marzo 2013

Il Vangelo del Martedì 12 Marzo 2013


Dal Vangelo secondo Giovanni (5,1-16) anno C.
Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzaetà,
con cinque portici, sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.
Un angelo infatti in certi momenti discendeva nella piscina e agitava l'acqua;
il primo ad entrarvi dopo l'agitazione dell'acqua guariva da qualsiasi malattia fosse affetto.
Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato.
Gesù vedendolo disteso e, sapendo che da molto tempo stava così,
gli disse: «Vuoi guarire?».
Gli rispose il malato: «Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando
l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me».
Gesù gli disse: «Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina».
E sull'istante quell'uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare.
Quel giorno però era un sabato.
Dissero dunque i Giudei all'uomo guarito: «E' sabato e
non ti è lecito prender su il tuo lettuccio».
Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina».
Gli chiesero allora: «Chi è stato a dirti: Prendi il tuo lettuccio e cammina?».
Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si
era allontanato, essendoci folla in quel luogo.
Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco che sei guarito;
non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio».
Quell'uomo se ne andò e disse ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo.
Per questo i Giudei cominciarono a perseguitare Gesù, perché faceva tali cose di sabato.
Parola del Signore.
Notiamo il forte contrasto in questo brano; da un lato c’è Gesù, con la sua potenza
di guarigione che manifesta tutto il suo amore verso l’umanità storpia e malata.
Dall’altro, la mentalità gretta ed asfittica dei Giudei; a loro non importa assolutamente
dello storpio, né del suo miracoloso ritorno alla vita normale, e né del segno
rappresentato da quanto ha compiuto Gesù.
Loro sono troppo legati all’osservanza delle regole, per cui a loro interessa solo
notare l’infrazione del precetto compiuto da Gesù, il quale ha fatto il miracolo
in giorno di sabato (giorno in cui notoriamente non si lavorava).
Ci scandalizza questo atteggiamento?
Eppure anche noi, spesso, ci perdiamo in tante piccolezze, e non ci accorgiamo
che in realtà Dio vuole altro da noi, ma noi non glielo diamo.
Ora non è più così; non si osserva più la Domenica, l’importante è guadagnare o divertirsi,
e magari Gesù ci passa accanto ma non ce ne accorgiamo, tanto siamo indaffarati.
Allora non si poteva fare niente di sabato (corrispondeva alla nostra Domenica),
neanche guarire un ammalato, salvo poi rifiutare Gesù.
Gesù ci guarisce anche di Domenica, non ci sono problemi, l’importante poi non
peccare più, altrimenti sono guai, perciò aiutiamoci con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

domenica 10 marzo 2013

Il Vangelo del Lunedì 11 Marzo 2013


Dal Vangelo secondo Giovanni (4,43-54) anno C.
In quel tempo, Gesù partì dalla Samaria per la Galilea.
Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non
riceve onore nella sua patria.
Quando però giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero con gioia,
poiché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme
durante la festa; anch'essi infatti erano andati alla festa.
Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino.
Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafarnao.
Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò
da lui e lo pregò di scendere a guarire suo figlio poiché stava per morire.
Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete».
Ma il funzionario del re insistette: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia».
Gesù gli risponde: «Và, tuo figlio vive».
Quell'uomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù e si mise in cammino.
Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i servi a dirgli: «Tuo figlio vive!».
S'informò poi a che ora avesse cominciato a star meglio.
Gli dissero: «Ieri, un'ora dopo mezzogiorno la febbre lo ha lasciato».
Il padre riconobbe che proprio in quell'ora Gesù gli aveva
detto: «Tuo figlio vive» e credette lui con tutta la sua famiglia.
Questo fu il secondo miracolo che Gesù fece tornando dalla Giudea in Galilea.
Parola del Signore.
L’evangelista Giovanni ci dice un particolare apparentemente trascurabile; egli ricorda
che il miracolo della guarigione del figlio del funzionario avviene dopo mezzogiorno.
È il momento in cui il sole raggiunge il massimo splendore, così come la fede
di quest’uomo raggiunge la sua pienezza davanti alle parole di Gesù.
Egli non vede nessun segno particolare e né il Signore sembra disposto a darglielo;
eppure, dietro questo comportamento del Maestro c’è la volontà di un cammino
particolare che porta quest’uomo alla pienezza della fede.
In altri termini, Gesù vuole che l’uomo si fidi della sua Parola, e nient’altro.
L’uomo fa esattamente come Gesù gli ha detto, e riceve il miracolo.
Se anche noi ci fidassimo ciecamente della parola di Gesù, vedremo miracoli ben
più grossi di questo, ed anche noi verremmo lodati per la nostra fiducia in Lui.
Purtroppo è dura per noi, abbiamo paura o vergogna a fidarci del Signore, e perdiamo
sempre l’occasione per ricevere un miracolo, cosa aspettiamo, quando Gesù chiama dobbiamo 
correre per incontrarlo, perchè Lui ha sempre qualcosa da darci, preghiamo per riuscirci.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.


sabato 9 marzo 2013

Il Vangelo della 4° Domenica di Quaresima


Dal Vangelo secondo Luca (15,1-3.11-32) anno C.
In quel tempo, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo.
I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli.
Il più giovane disse al padre; Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta.
E il padre divise tra loro le sostanze.
Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per
un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto.
Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia
ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno.
Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione,
che lo mandò nei campi a pascolare i porci.
Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava.
Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre
hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame!
Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò; Padre, ho peccato contro
il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio.
Trattami come uno dei tuoi garzoni.
Partì e si incamminò verso suo padre.
Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro,
gli si gettò al collo e lo baciò.
Il figlio gli disse; Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te;
non sono più degno di esser chiamato tuo figlio.
Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello
e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi.
Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo
mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato.
E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi.
Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze;
chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò.
Il servo gli rispose: E' tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare
il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo.
Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo.
Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un
tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici.
Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato,
per lui hai ammazzato il vitello grasso.
Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo;
ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto
ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».
Parola del Signore.
Solo nel deserto possiamo scoprire la vertigine di questa pagina.
Occorre esserci spogliati totalmente dai nostri pregiudizi e moralismi
per poter leggere davvero questa pagina col cuore aperto.
Luca costruisce tutto il suo vangelo intorno a questa pagina, intesse una raffinata
tela per potervi poi ricamare questa parabola stupefacente, inquietante.
La conosciamo? Certo, è la Parabola della Misericordia!
È la Parabola del figliol prodigo, il figlio  scapestrato che sperpera tutti i soldi
dell’eredità e che poi torna, pentito, con la coda tra le gambe e si converte!
Leggiamo di due figli (a proposito, ci stavamo dimenticando
del secondo figlio? Forse perché ci assomiglia troppo? Ma?)
che hanno entrambi una pessima idea del padre.
Il padre è una maschera, un concorrente (devo andarmene di casa per realizzarmi;
pensa il primo), un tiranno (mi tocca lavorare tutta la vita facendo il bravo
ragazzo senza una piccola soddisfazione; pensa il secondo), un fantoccio.
Come quel Dio in cui crediamo o non crediamo; quel Dio frustrazione dell’uomo,
castrazione della libertà, quel Dio a cui rendere conto, che molti,
troppi (anche cristiani!) portano nel loro cuore intristito.
Leggiamo del primo figlio, che spende tutto, che si fa dio di se stesso,
che pensa che la vita è sballo.
Bello, vero, giusto, beato lui.
Solo che la vita presenta il conto, prima o poi,la verità viene a galla
e il figlio smarrisce nel fango dei maiali il suo delirio di onnipotenza.
E pensa, riflette. Si pente? Ma scherziamo?
Leggiamo bene; la fame lo fa tornare, non il rimorso; lo stomaco lo guida, non il cuore.
E, astutamente, si prepara la scusa: “Sai, hai ragione papà,
sono stato uno stupido, non merito…”.
No, continua a non capire nulla del padre.
E leggiamo dell’altro figlio, che torna dal lavoro stanco e si offende della festa.
Come dargli torto?
La sua giustizia è grande.
Ma il suo cuore è piccolo.
Sì, è vero, il padre si comporta ingiustamente nei suoi confronti.
Bene, fermiamoci qui ora.
Niente bei finali, Luca si ferma.
Non dice se il primo figlio apprezzò il gesto del padre e, finalmente, cambiò idea.
Né dice se il fratello maggiore, inteneritosi della tenerezza del padre, entrò.
No; la parabola finisce aperta, senza soluzioni scontate, senza facili moralismi
e finali da Principe Azzurro o da commedia americana.
Possiamo stare col padre senza vederlo, possiamo lavorare con lui senza gioirne,
possiamo lasciare che la nostra fede diventi ossequio rispettoso
senza che ci faccia esplodere il cuore di gioia.
E ora, per favore, smettiamola di guardare questi due idioti, così simili a noi.
Piccoli e meschini, come noi.
E guardiamo al padre, per favore.
Vedo un padre che lascia andare il figlio anche se sa che si farà del male.
Vedo un padre che scruta l’orizzonte ogni giorno.
Vedo un padre che non rinfaccia, che non accusa, che abbraccia, che smorza
le scuse (e non le vuole), che restituisce dignità, che fa festa.
Vedo un padre ingiusto, esagerato, che ama un figlio che gli augurava la
morte: “Dammi l’eredità!” e vaneggiava nel delirio: “Mi spetta!”, un padre che
sa che questo figlio ancora non è guarito dentro, ma pazienta e fa già festa.
Vedo un padre che esce a pregare lo stizzito fratello maggiore,
che tenta di giustificarsi, di spiegare le sue buone ragioni.
Vedo questo padre che accetta la libertà dei figli, che pazienta, che indica, che stimola.
Lo vedo e impallidisco.
Allora Dio è così? Fino a qui? Così tanto?
Sì, amici. Dio è questo e non altro.
Dio è così e non diversamente.
E il Dio in cui credo è (finalmente) questo?
Gesù sta per morire per mostrare il vero volto del Padre, è disposto
a farsi scannare pur di non rinnegare questa inattesa rivelazione.
Dio è prodigo, non il figlio.
Perché di esagerato, di eccessivo, in questa storia,
c’è solo l’Amore Misericordioso di Dio!
Che dire amici, una bella lezione d’Amore.
Santa Domenica, Fausto.