giovedì 31 maggio 2012

Il Vangelo del Venerdì 1 Giugno 2012

Dal Vangelo secondo Marco (11,11-25) anno B.
Dopo essere stato acclamato dalla folla,
Gesù entrò a Gerusalemme, nel tempio.
E dopo aver guardato ogni cosa attorno,
essendo ormai l'ora tarda,
uscì con i Dodici diretto a Betània.
La mattina seguente, mentre uscivano da

Betània, ebbe fame.
E avendo visto di lontano un fico che aveva

delle foglie, si avvicinò per vedere
se mai vi trovasse qualche cosa; ma giuntovi
sotto, non trovò altro che foglie.
Non era infatti quella la stagione dei fichi.
E gli disse: «Nessuno possa mai più mangiare

i tuoi frutti». E i discepoli l'udirono.
Andarono intanto a Gerusalemme.
Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e comperavano
nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe
e non permetteva che si portassero cose attraverso il tempio.
Ed insegnava loro dicendo: «Non sta forse scritto: La mia casa sarà chiamata

casa di preghiera per tutte le genti? Voi invece ne avete fatto una spelonca
di ladri!».
L'udirono i sommi sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire.

Avevano infatti paura di lui, perché tutto il popolo era ammirato del suo
insegnamento.
Quando venne la sera uscirono dalla città.
La mattina seguente, passando, videro il fico seccato fin dalle radici.
Allora Pietro, ricordatosi, gli disse: «Maestro, guarda:

il fico che hai maledetto si è seccato».
Gesù allora disse loro: «Abbiate fede in Dio!
In verità vi dico: chi dicesse a questo monte: Lèvati e gettati nel mare,

senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà,
ciò gli sarà accordato.
Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera,

abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato.
Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate,

perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati».
Parola del Signore.
Terminata la giornata dell’ingresso a Gerusalemme come il Messia,
Gesù torna a Betania, probabilmente nella casa di Marta, Maria e Lazzaro.
Sono i suoi giorni più difficili e ha bisogno di una casa amica dove
fermarsi, anche se è Gerusalemme la città ove predicare.
Al mattino seguente ritorna in città.
E mentre scende verso Gerusalemme, sente fame.
C’è lungo la strada un albero di fico, molto frondoso.
Gesù si avvicina, ma non trova frutti.
Lo maledice e il fico si secca.
Non è un gesto dispettoso, ma simbolico.
È vero, Gesù aveva fame ma non di pane, come appare anche in
Altra parte del Vangelo, bensì di amore.
Gesù aveva sete, ma non di acqua, come sulla croce, bensì di affetto.
Se siamo sterili di amore, se non siamo generosi nell’affetto, se non
siamo disponibili con chi ha bisogno, se siamo, appunto, come
quell’albero pieno di foglie ma senza frutto, saremo inutili a noi e
agli altri. Siamo già secchi nel cuore.
Giunto a Gerusalemme, Gesù si reca direttamente nel tempio, cuore
della città santa, come per prendervi possesso.
Giuntovi, inizia a scacciare coloro che vendevano e compravano.
Non è un semplice gesto moralizzatore che
vuole togliere abusi e regolare l’andamento della vita del tempio.
Il gesto di Gesù è ben più radicale.
Egli caccia dal tempio, dalla comunità e dal cuore, quella religiosità
fatta solo di ritualità esteriore che si nutre di rapporti falsi e rivendicativi,
che si rapporta con Dio e con i fratelli come in un mercato
ove non c’è la gratuità dell’amore ma la compravendita dei rapporti.
Il tempio è la casa della preghiera, è il luogo del rapporto diretto con il
Padre, è il luogo ove i figli si raccolgono e sono accolti dal Padre.
Gesù stesso è il vero tempio, una casa aperta a tutti gli uomini, anche
agli stranieri, accessibile a tutti i popoli della terra. La sua casa,
il suo corpo, è il regno dell’amore e del perdono,
della fraternità e della pace.
Il tempio è luogo di preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.










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mercoledì 30 maggio 2012

Il Vangelo del Giovedì 31 Maggio 2012

Dal Vangelo secondo Luca (1,39-56) anno B.
In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.
Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta

fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto
del tuo grembo!
A che debbo che la madre del mio Signore

venga a me?
Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta

ai miei orecchi, il bambino ha esultato di
gioia nel mio grembo.
E beata colei che ha creduto nell'adempimento

delle parole del Signore».
Allora Maria disse: «L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta

in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione

in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri

del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi.
Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia,
come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza,

per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

Parola del Signore.
Uno dei complimenti più belli che sono rivolti a Maria nel Vangelo è proprio
quello di Elisabetta, che la definisce come: “Colei che ha creduto”.
Chissà perché, ma spesso dubitiamo delle promesse di Dio anche quando
esse ci annunciano progetti di gioia e di speranza che vanno al
di là di ogni immaginazione.
La Vergine, invece, non sta li a discutere o a pensare se e come quelle promesse stupende, fattele dall’Arcangelo, si avvereranno; quello che per Lei è importante
è far sapere a Dio la sua totale disponibilità.
Per questo Elisabetta, di fronte alla visita della parente, riconosce in Lei
la nuova Eva, cioè colei che si è aperta a un nuovo modello di maternità.
Il Magnificat di Maria, quindi, è l’attestazione di uno stile divino che predilige
proprio loro, i semplici che si rendono disponibili ai suoi piani.
Anche noi possiamo dire il nostro si a Dio, come ha fatto Maria,
semplicemente pregando.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.




martedì 29 maggio 2012

Il Vangelo del Mercoledì 30 Maggio 2012

Dal Vangelo secondo Marco (10,32-45) anno B.
In quel tempo, mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro
ed essi erano stupiti; coloro che venivano dietro
erano pieni di timore.
Prendendo di nuovo in disparte i Dodici,
cominciò a dir loro
quello che gli sarebbe accaduto: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme
e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi:
lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani,
lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo

uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà».
E gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli:

«Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo».
Egli disse loro: «Cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero:
«Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Gesù disse loro: «Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice

che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?».
Gli risposero: «Lo possiamo».
E Gesù disse: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete,

e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete.
Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo;

è per coloro per i quali è stato preparato».
All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni.
Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: «Voi sapete che coloro che sono ritenuti

capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere.
Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore,
e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti.
Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire

e dare la propria vita in riscatto per molti».
Parola del Signore. 
La richiesta dei due discepoli è in stridente contrasto con quanto
Gesù ha appena confidato ai discepoli.
Ma tutti sappiamo bene quanto l’amore per se stessi renda sordi
e duri di cuore.
La richiesta dei due fratelli, che seguono Gesù dalla prima ora,
sembra infatti avere buone motivazioni.
Essi non vogliono onore ma un effettivo potere: sedere, appunto,
alla sua destra e alla sua sinistra.
Al termine della vita di Gesù, saranno due ladroni a stare alla
sua destra e alla sua sinistra!
Il battesimo che Gesù deve ricevere è l’immersione piena nella morte
con la discesa negli inferi, ossia nel più profondo del dolore umano.
Questa via tracciatagli fin dall’inizio era stata da lui accettata totalmente.
I due discepoli, seguendo la logica del mondo, pensano sia sufficiente far
parte del gruppo per ottenere gli onori conseguenti.
Per Gesù l’onore nasce da un’altra logica: quella dell’amore che non
conosce alcun limite.
È qui il primato evangelico dell’amore.
Per questo Gesù, intervenendo nella disputa sorta tra i discepoli,
si allontana dal metro di giudizio del mondo e afferma: «Tra voi non è così».
La sua via è opposta: «Chi vuol essere il primo sia il servo di tutti».
E lo mostra con il suo stesso esempio: «Il Figlio dell’uomo non è
venuto per essere servito, ma per servire».
Ecco una cosa strabiliante, per essere primi dobbiamo essere servi
di tutti, non è facile, per riuscirci bisogna pregare e tanto.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.



lunedì 28 maggio 2012

Il Vangelo del Martedì 29 Maggio 2012

Dal Vangelo secondo Marco (10,28-31) anno B.
In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù:
“Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito».
Gesù gli rispose: «In verità vi dico: non c'è

nessuno che abbia lasciato casa o fratelli
o sorelle o madre o padre o figli o campi
a causa mia e a causa del vangelo,
che non riceva già ora, in questo tempo,
cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme
a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà.
Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno i primi».

Parola del Signore.
Le parole di Pietro, che si è fatto portavoce di tutti gli altri,
fanno emergere una condotta opposta a quella dell’uomo ricco.
In effetti, loro hanno lasciato tutto e lo hanno seguito.
Ma seguire Gesù è solo una scelta di sacrificio?
No, afferma con chiarezza il Maestro.
Del resto già in altra parte dice: «Misericordia voglio, non sacrificio».
In questa pagina, il Vangelo mostra chiaramente qual è la vera
ricchezza che ottengono i discepoli di Gesù.
Essi, lasciando ogni cosa per seguirlo, ricevono il centuplo di quel che
hanno lasciato ora, ossia in questa vita terrena, (insieme a persecuzioni;
e Gesù non manca di notarlo) e, nel futuro, avranno la vita eterna.
Il centuplo di cui parla il Vangelo è la ricchezza e la dolcezza della
comunità donata a chiunque sceglie Gesù come pastore della propria vita.
La comunità dei credenti diventa per ciascun discepolo, madre, fratello,
sorella e casa.
Questa fraternità non avrà mai fine.
Neppure la morte potrà distruggerla.
Lasciamo le cose frivole e seguiamo Gesù,
per avere la vera ricchezza nella preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.





domenica 27 maggio 2012

Il Vangelo del Lunedì 28 Maggio 2012

Dal Vangelo secondo Marco (10,17-27) anno B.
Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale
gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio
davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono,
che cosa devo fare per avere la vita eterna?».
Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono?

Nessuno è buono, se non Dio solo.
Tu conosci i comandamenti: Non uccidere,

non commettere adulterio, non rubare,
non dire falsa testimonianza, non frodare,
onora il padre e la madre».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin

dalla mia giovinezza».
Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca:

và, vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo;
poi vieni e seguimi».
Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto,

poiché aveva molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto

difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!».
I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese:

«Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio!
E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago,

che un ricco entri nel regno di Dio».
Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: «E chi mai si può salvare?».
Ma Gesù, guardandoli, disse: «Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio».

Parola del Signore.
Questa pagina evangelica è tra quelle che maggiormente hanno
segnato i primi passi nella fede di tanti uomini e di tante donne.
Essa risuona forte anche a noi, siamo in tanti che corriamo verso
qualcuno che possa darci la felicità o che sappia indicarci la via.
L’uomo di cui parla il Vangelo, dopo aver corso, si inginocchia davanti
a Gesù, e lo chiama buono.
Subito Gesù lo corregge: «Perché mi chiami buono? Solo Dio è buono!».
Con questa risposta, che può apparirci esagerata, Gesù ridicolizza la pretesa
Che tutti abbiamo di sentirci a posto in coscienza, di sentirci buoni.
In verità è una scusa per non cambiare il cuore e la vita.
Quell’uomo, in effetti, aveva osservato i comandamenti.
E poteva sentirsi a posto.
Il problema del credente non è sentirsi a posto, bensì seguire
il Signore con abbandono e decisione.
Gesù ogni giorno continua a fissare con amore lo sguardo su di noi perché
non tratteniamo le tante ricchezze che abbiamo accumulato, che peraltro
ci appesantiscono la vita e rallentano la conoscenza del Vangelo.
L’unica vera ricchezza per cui vale la pena vivere è diventare
discepoli di Gesù.
Quell’uomo, scegliendo le ricchezze, se ne andò triste.
Aveva scelto al ribasso.
Scegliamo sempre il rialzo, scegliamo di seguire Gesù perché ci
insegni a conoscere il Vangelo attraverso la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.





sabato 26 maggio 2012

La Domenica dello Spirito Santo, la Pentecoste

Dal Vangelo secondo Giovanni
(15,26-27—16,12-15) anno B.
Il quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
“Quando verrà il Consolatore che io vi
manderò dal Padre, lo Spirito di verità che
procede dal Padre, egli mi renderà
testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me
fin dal principio.
Molte cose ho ancora da dirvi,

ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta

intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito
e vi annunzierà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà.
Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto

che prenderà del mio e ve l'annunzierà. Parola del Signore.
VIENI LUCE DEI CUORI.
Gesù asceso al cielo è per sempre presente in mezzo ai suoi discepoli.
Invece di restare col naso per aria, come gli apostoli, gli angeli
c’invitano a riconoscere la presenza del Risorto in mezzo a noi.
Ma stanchezza, dubbi, fatiche quotidiane,
appannano la nostra già debole vista interiore.
Come rendere presente il tuo Regno, Signore,
se noi per primi stentiamo a riconoscerlo?
Il Signore ci viene in soccorso e ci dona lo Spirito Santo, la presenza
stessa di Dio che ci permette di riconoscere il volto di Cristo.
Il cammino interiore dei discepoli ci dice una verità semplice; la fede è un
evento dinamico, non statico, ci occorre tutta la vita per imparare a credere.
Gli apostoli stessi, convinti ora di avere capito, dopo tre anni di
insegnamento bruciati sotto la croce, dimostrano, pochi attimi
prima dell’ascensione al cielo di Gesù, di non avere capito nulla.
Sognano un regno terreno, guidato da Gesù.
Gesù, invece, chiede a loro di rendere presente il Regno amandosi.
La fede è in continua evoluzione, Gesù ha detto e dato tutto,
noi fatichiamo (e tanto) a stargli dietro.
La Chiesa vive in una continua tensione tra la conservazione del messaggio
di Gesù e la forza dirompente della sua interpretazione e attualizzazione.
Gesù stesso oggi ci scuote: “Molte cose ho ancora da dirvi,
ma per il momento non siete capaci di portarne il peso”.
Siamo discepoli a vita, alunni nella fede, bambini che crescono
nel cogliere l’immensa grandezza e complessità della Rivelazione.
Siamo ancora disposti a crescere?
A cambiare opinione? A convertirci?
Consapevole della fragilità e ottusità dei suoi (e nostra),
Gesù dona lo Spirito, colui che ci guida alla verità tutta intera.
Rischiamo di fermarci alla verità parziale, alla nostra piccola verità,
anche di fede.
In un crescente cammino d’illuminazione interiore e di consapevolezza,
invocando con forza lo Spirito e lasciandoci condurre, possiamo passare
attraverso una maggiore coscienza della verità fino ad arrivare,
a tutta la verità.
Oggi chiediamo allo Spirito di prendere in mano la nostra vita e di
condurci verso la pienezza della conoscenza di Dio.
Lo Spirito è presenza d’amore della Trinità, ultimo dono di Gesù agli
apostoli, invocato da Gesù come vivificatore, consolatore, ricordatore,
avvocato difensore, invocato con tenerezza e forza dai nostri fratelli
cristiani d’Oriente. Senza lo Spirito saremmo morti, esamini, spenti,
non credenti, e tristi.
Lo Spirito, discreto, impalpabile, indescrivibile, è la chiave di volta
della nostra fede, ciò che unisce tutto.
Lo Spirito, già ricevuto da ciascuno nel battesimo, è  colui che
ci rende presente qui e ora il Signore Gesù.
Colui che ci permette di accorgerci della sua presenza,
che orienta i nostri passi incrociare i suoi.
Siete soli?
Avete l’impressione che la vostra vita sia una barca che fa acqua
da tutte le parti? Vi sentite incompresi o feriti?
Invocate lo Spirito che è Consolatore che con-sola, fa compagnia a chi è solo.
Ascoltate la Parola e faticate a credere, a fare il salto definitivo?
Invocate lo Spirito che è Vivificatore, rende la vostra fede schietta
e vivace come quella dei grandi santi.
Fate fatica a iniettare Gesù nelle vene della vostra quotidianità, preferendo
tenerlo in uno scaffale bello stirato da tirare fuori di domenica?
Invocate lo Spirito che ci ricorda ciò che Gesù ha fatto per noi.
Siete rosi dai sensi di colpa, la vita vi ha chiesto un prezzo alto da pagare?
La parte oscura della vostra vita vi ossessiona?
Invocate l’avvocato difensore, il Paraclito, che si mette alla nostra destra
e sostiene le nostre ragioni di fronte a ogni accusa.
Così gli apostoli hanno dovuto essere abitati dallo Spirito, che li ha rivoltati
come un calzino, per essere finalmente, definitivamente, annunciatori e,
allora, solo allora, hanno iniziato a capire, a ricordare con il cuore.
Se avete sentito il cuore scoppiare, ascoltando la Parola, state tranquilli;
c’era lo Spirito che, finalmente, era riuscito a forzare la serratura del
nostro cuore e della nostra incredulità!
Non vi capite con chi vi sta intorno?
Invocate lo Spirito che provoca l’anti-Babele ricucendo gli strappi del nostro non capirci per suscitare comunioni sotterranee che vanno al di là delle simpatie.
Abbiamo bisogno, urgiamo, ci è indispensabile invocare lo Spirito perché ci
cambi il cuore, lo riempia, perché dia una sveglia alla nostra fede.
Non è tempo perso il tempo dedicato a invocarlo, a supplicarlo,
a fargli vedere che lo aspettiamo.
Allora, socchiudiamo gli occhi assieme e con fede, con forza,
con passione, sussurriamo ancora una volta: “Vieni, luce dei cuori!”.
Santa Domenica piena di Spirito Santo, da Fausto.




venerdì 25 maggio 2012

Il Vangelo del Sabato 26 Maggio 2012

Dal Vangelo secondo Giovanni (21,20-25) anno B.
In quel tempo, Pietro, voltatosi, vide che li seguiva quel
discepolo che Gesù amava, quello che nella cena si era
chinato sul suo petto e gli aveva domandato:
«Signore, chi è che ti tradisce?».
Pietro dunque, vedutolo, disse a Gesù: «Signore, e lui?».
Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché

io venga, che importa a te? Tu seguimi».
Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel

discepolo non sarebbe morto.
Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma:
«Se voglio che rimanga finché io venga, che importa a te?».
Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e

li ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera.
Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che,

se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non
basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.
Parola del Signore.
Quello che è importante per Pietro è seguire Gesù.
Tutto il resto passa in secondo piano; è lui ormai che deve confermare
nella fede i suoi fratelli, per cui non c’è più posto per altre domande
di alcun genere a  Gesù.
Eppure, questi versetti sono una reliquia della Chiesa primitiva,
nella quale probabilmente si era diffusa la voce che Giovanni,
discepolo amato da Gesù, non sarebbe morto fino al ritorno del Signore.
Il Vangelo di Giovanni si conclude così, con un’attestazione
riguardante ciò che Gesù ha detto ed ha fatto.
Non stiamo a guardare sempre gli altri e giudicare, seguiamo Gesù a basta,
che ce ne importa di cosa fanno gli altri e delle loro mansioni,
pensiamo solo a pregare.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

giovedì 24 maggio 2012

Il Vangelo del Venerdì 25 Maggio 2012

Dal Vangelo secondo Giovanni
(21,15-19) anno B.
In quel tempo, quando si fu manifestato
ai discepoli ed essi ebbero mangiato,
Gesù disse a Simon Pietro:
«Simone di Giovanni,
mi vuoi bene tu più di costoro?».
Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo
sai che ti voglio bene».
Gli disse: «Pasci i miei agnelli».
Gli disse di nuovo: «Simone di

Giovanni, mi vuoi bene?».
Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene».
Gli disse: «Pasci le mie pecorelle».
Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?».

Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse:
Mi vuoi bene?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene».
Gli rispose Gesù: “Pasci le mie pecorelle”.
In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo,

e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani,
e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi».
Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio.

E detto questo aggiunse: «Seguimi».
Parola del Signore.
Il rinnegamento di Pietro ha rotto qualcosa nel suo rapporto
con Gesù che va ricostruito.
Ma questa ricostruzione non può che ripartire dal Signore,
il quale conosce a fondo il cuore di Pietro e sa che ormai il
principe degli apostoli ha capito la lezione; mai confidare nelle
proprie forze o nelle proprie presunte capacità anche se si è animati
da buone intenzioni, poiché si rischia di fare rovinosi capitomboli.
Ma Pietro ormai conosce anche l’umiltà e non pretende più nulla da Gesù.
Fare dei capitomboli e sbucciarsi le ginocchia, fa parte della lezione
per apprendere l’umiltà, anche Pietro ne ha avuto bisogno,
noi siamo suoi fratelli, e per capire la lezione dobbiamo fare dei
capitomboli anche noi, sbucciarsi le ginocchia e anche il naso, per
capire cos’è l’umiltà e seguire Gesù, lo impareremo meglio pregando.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.




mercoledì 23 maggio 2012

Il Vangelo del Giovedì 24 Maggio 2012

Dal Vangelo secondo Giovanni (17,20-26) anno B.
In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, così pregò:
“Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la
loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa.
Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi
una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro,

perché siano come noi una cosa sola.
Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità

e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai
amati come hai amato me.
Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove

 sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato;
poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo.
Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto;

questi sanno che tu mi hai mandato.
E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere,

perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».
Parola del Signore.
Gesù vuole che l’unità vissuta tra Lui ed il Padre sia vissuta anche
da ognuno di noi; siamo proprio noi infatti coloro che hanno creduto
nella Parola di Gesù grazie alla predicazione degli apostoli.
Gesù non ha pensato solo ad essi, ma ad ognuno di noi.
Per ciascuno di noi Egli ha chiesto la stessa gloria e lo stesso onore
davanti al volto del Padre, l’unità perfetta nella comunione di vita
e di amore con la Santissima Trinità e la possibilità di usufruire del
riposo che si trova solo in Dio, come Gesù che si appresta
a tornare al Padre.
Grande Gesù, dopo tutta la nostra incredulità, chiede la nostra gloria,
non possiamo tirarci indietro, uniamoci a Lui nella comunione
attraverso la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.



martedì 22 maggio 2012

Il Vangelo del Mercoledì 23 Maggio 2012

Dal Vangelo secondo Giovanni (17,11b-19) anno B.
Il quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, pregò dicendo: Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro
che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi.
Quand'ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi
hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è
andato perduto, tranne il figlio della perdizione,
perché si adempisse la Scrittura.
Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre

sono ancora nel mondo,
perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia.
Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi

non sono del mondo, come io non sono del mondo.
Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno.
Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.
Consacrali nella verità. La tua parola è verità.
Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo;
per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità”.

Parola del Signore.
Quanta tenerezza nelle parole di Gesù!
Ora che Egli è in procinto di lasciare i suoi, li affida al Padre affinchè
li ami con lo stesso amore con cui è stato amato Lui, proprio perché
essi dovranno continuare nel mondo l’opera da Lui iniziata.
Il mondo non è un ambiente da fuggire, ma è un campo da seminare
e da dissodare con l’aratro della croce e con il seme della parola di vita.
Gesù chiede per loro protezione dal maligno, che cerca di confondere tutti
coloro che vogliono darsi da fare per trasformare il mondo grazie alla
presenza di Dio.
Gesù ha pregato anche per noi; su di noi riposano le stesse
grazie che erano destinate agli apostoli.
Gesù prega per ciascuno di noi, a noi essere docili strumenti nelle sue mani,
per irrorare la terra con le sue parole, vogliamo riuscirci? Preghiamo.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.



lunedì 21 maggio 2012

Il Vangelo del Martedì 22 Maggio 2012

Dal Vangelo secondo Giovanni
(17,1-11a) anno B.
In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi
al cielo, disse: «Padre, è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te.
Poiché tu gli hai dato potere sopra

ogni essere umano, perché egli
dia la vita eterna a tutti coloro che
gli hai dato.
Questa è la vita eterna: che conoscano

te, l'unico vero Dio,
e colui che hai mandato, Gesù Cristo.
Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l'opera che mi hai dato da fare.
E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo

presso di te prima che il mondo fosse.
Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo.

Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola.
Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te,
perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e

sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.
Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato,

perché sono tuoi.
Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie,

e io sono glorificato in loro.
Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo,

e io vengo a te. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che
mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi.
Parola del Signore.
La tradizione chiama il capitolo 17 del Vangelo di Giovanni
“preghiera sacerdotale” di Gesù.
L’inizio di questo capitolo è veramente mirabile,
in quanto Gesù ci dice una cosa importantissima;
fra tutte le cose che un uomo può fare nella vita,
tutti i risultati ed i successi sentimentali, professionali e di
qualsiasi altro genere non ve ne è una più alta di questa.
Conoscere il Padre ed il Figlio Gesù Cristo.
Nella vita non c’è niente di più importante.
Il resto è accessorio, e può essere addirittura dannoso,
se ci porta lontano da quest’unico fine.
Il fine deve sempre essere quello di riconoscere il Padre nel Figlio,
Gesù Cristo, riusciamoci attraverso la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.





domenica 20 maggio 2012

Il Vangelo del Lunedì 21 Maggio 2012

Dal Vangelo secondo Giovanni (16,29-33) anno B.
In quel tempo, i discepoli dissero a Gesù:
«Ecco, adesso parli chiaramente e non fai
più uso di similitudini.
Ora conosciamo che sai tutto e non hai bisogno

che alcuno t'interroghi.
Per questo crediamo che sei uscito da Dio».
Rispose loro Gesù: «Adesso credete?
Ecco, verrà l'ora, anzi è già venuta, in cui vi

disperderete ciascuno per conto proprio e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me.
Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me.

Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia;
io ho vinto il mondo!».
Parola del Signore.
Proprio quando i discepoli credono di aver capito tutto, in realtà
dimostrano di non aver colto affatto il discorso di Gesù.
Le parole da Lui pronunciate nell’ultima cena parlano di
glorificazione e di vittoria; ma è una vittoria raggiunta a caro
prezzo per mezzo della morte di croce.
Essi non hanno ancora colto questa verità, e non sanno che di lì a
poche ore essi si sperderanno come pecore senza pastore di fronte
allo scandalo della sofferenza del Figlio di Dio.
Eppure, solo così si può vincere il mondo, così come ha fatto Gesù.
Non dobbiamo mai scandalizzarci davanti alla sofferenza, ma amare
ancora di più il Signore ed offrirla a Lui, attraverso la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.



sabato 19 maggio 2012

Ascensione di Gesù al Cielo

Dal Vangelo secondo Marco (16,15-20) anno B.
In quel tempo, (Gesù apparve agli Undici) e disse loro:
«Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad
ogni creatura.
Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo,

ma chi non crederà sarà condannato.
E questi saranno i segni che accompagneranno quelli

che credono: nel mio nome scacceranno i demòni,
parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e,
se berranno qualche veleno, non recherà loro danno,
imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo

e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava

insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano.
Parola del Signore.
Diciamolo chiaramente; non poteva restare?
Ormai risorto, non poteva assicurare la sua presenza fisica concreta,
reale, anche in mezzo a noi oggi?
Non sarebbe stato più bello, in un momento di crisi, prenotare un
appuntamento con Lui, realmente, concretamente, come facciamo
con un avvocato, un medico, il nostro confessore?
Non puzza di inganno quest’assenza, non sembra una magra consolazione per ripiombarci nella fragile dimensione della fede, della fiducia, del credere?
Gesù ascende al cielo e noi siamo ancora lì, naso per aria, ad aspettare
che ci risolva i problemi, che sia Lui, infine, a gestire la baracca.
Dopo alcuni anni non riesco a cambiare idea; non riesco a trovare
i motivi di tanta gioia e giubilo.
Almeno all’apparenza.
Quella di oggi è una festa, non prevale la tristezza per la sua scomparsa,
ma la gioia della sua permanenza in un’altra dimensione.
La festa dell’Ascensione è la festa della presenza eterna di Cristo
in mezzo a noi per sempre!
Per essere definitivamente presente Gesù aveva bisogno di non
avere più limiti di tempo e di spazio.
Eterno, Egli dimora in seno al Padre e in questa eternità ha un corpo di uomo.
Se Gesù è asceso al Padre, se dimora in Lui, è raggiungibile per sempre
da ciascuno di noi qui e ora, può essere qui e adesso, comunque e dovunque
perché non ha più il tempo che  lo limita, lo spazio che lo inghiotte.
Oggi celebriamo la festa della moltiplicazione e dell’estensione dell’amore di Cristo.
Ognuno di noi può dire, nella fede, a ragione; io ho incontrato Cristo.
Lo stesso Cristo che ha camminato con i piedi impolverati duemila anni fa,
lo stesso Cristo riconosciuto presente nella comunità primitiva.
Ora in Dio c’è un uomo.
In questa pienezza di assoluto che non riusciamo a raffigurare
c’è il volto ben definito di un uomo: Gesù di Nazareth.
Lo sguardo di Dio è lo sguardo penetrante e tenero di un uomo
straordinario come era Gesù di Nazareth.
Ciò significa che da oggi, a ragione, con assoluta ragione, nessuno potrà più dire:
“Dio non conosce la mia sofferenza” oppure: “Che c’entra Dio con la mia vita?”.
Conosciamo la fatica del lavoro? Anche Dio.
Conosciamo la gioia della festa? Anche Dio.
Conosciamo il conforto dell’amicizia? Anche Dio.
Conosciamo il giudizio tagliente e inumano? Anche Dio.
Conosciamo la morte? Anche Dio.
Nulla, solo il peccato, che è l’antiumanità, è ormai estraneo a Dio.
L’Ascensione è come una cerniera nella storia di Gesù e degli apostoli;
segna il passaggio da un prima a un dopo cui gli apostoli dovranno abituarsi,
proprio come i discepoli di Emmaus che abbiamo seguito in questi giorni
di Pasqua; Gesù scompare alla loro vista sensibile, torna al Padre pur
promettendo una presenza reale.
Gli apostoli, è comprensibile, faticheranno ad abituarsi a questa nuova situazione.
Gli apostoli sono invitati, dopo aver seguito Gesù nella crocifissione e nella risurrezione, a seguirlo anche nell’ascensione.
Che significa essere “ascesi” con Cristo?
Significa anzitutto seguire l’invito di Gesù a predicare il vangelo
fino ai confini della terra.
Gesù è presente per sempre in mezzo a noi; a noi, ora,
di riconoscerlo presente nel mondo.
Uno sguardo da “asceso” riconosce i prodigi di Dio nelle culture e nelle
situazioni, abbatte gli steccati, riconosce una presenza salvifica in
ogni tentativo dell’uomo di riconoscere i segni della presenza di Dio.
Esiste un modo di avvicinare la realtà e di interpretarla usando
categorie economiche (oggi molto in voga), sociali, politiche.
Il cristiano avvicina la realtà da un punto di vista spirituale, leggendo dentro
le esperienze degli uomini il dispiegamento della potenza di Dio.
Infine, vivere da “ascesi” significa renderci conto che la nostra meta è una pienezza che trascende, che supera, e di molto, la nostra attuale esperienza di vita.
Essere orientati a un destino più grande, che va oltre, che ci attende,
significa leggere con molto realismo la nostra quotidianità
come un “già e non ancora”; sin d’ora viviamo la presenza di Dio,
ma aspettiamo che questa presenza fiorisca nel nostro cuore.
Ma come è possibile incontrare Gesù presente?
Il racconto di Marco è esplicito: riconosciamo Gesù nei prodigi,
nei gesti, che accompagnano la predicazione degli apostoli.
Come a dire: “Io sono presente, per sempre.
Leggi i segni della mia presenza, interpretali, guarda con lo sguardo interiore
e riconoscimi nelle cose, negli avvenimenti, nella storia della tua vita”.
L’ascensione segna l’inizio della Chiesa, la nascita della comunità
come luogo dove dimora il Risorto.
Non è facile, è molto più evidente notare l’assenza del Maestro,
che scoprire la gioia del Risorto.
Dio è presente, per sempre, è il nostro sguardo a dover guarire,
a doversi—finalmente—convertire alla gioia.
Perciò, ora, necessitiamo del dono dello Spirito Santo: per vedere.
Santa Domenica dell’Ascensione, da Fausto.