martedì 30 aprile 2013

Il Vangelo del Mercoledì 1 Maggio 2013


Dal Vangelo secondo Giovanni (15,1-8) anno C.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vera
vite e il Padre mio è il vignaiolo.
Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio
che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.
Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se
stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me.
Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto,
perché senza di me non potete far nulla.
Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca,
e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi,
chiedete quel che volete e vi sarà dato.
In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto
frutto e diventiate miei discepoli.
Parola del Signore.
Può sembrare strano che Gesù parli ai suoi dicendo che essi devono
diventare suoi discepoli.
Non erano con Lui già da diverso tempo?
E non li aveva chiamati, Lui stesso, apostoli?
Ciò, evidentemente, significa che l’esperimento del discepolato
non è mai dato una volta per tutte.
Non basta essersi dichiarati amici di Cristo solo una volta, se poi all’atto pratico
non facciamo di tutto per restare uniti a Lui con una vita santa e ricca di amore.
Eppure, quando perseveriamo nella nostra scelta di essere dei suoi,
sappiamo che il Padre si compiace di noi e viene da noi glorificato.
Allora, potiamo molto frutto e conosciamo una fecondità straordinaria,
è quello che Gesù vuol dire quando ci invita a rimanere in Lui.
Si tratta di un legame profondo ed intimo, che cambia la nostra
vita e le dà un significato tutto nuovo.
Tutti agricoltori allora, ad imparare a coltivare la vite della nostra fede
alla scuola del Padre, per poter rimanere in Lui e non essere gettato nel
fuoco della perdizione, per diventare dei veri vignaioli aiutiamoci con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

lunedì 29 aprile 2013

Il Vangelo del Martedì 30 Aprile 2013


Dal Vangelo Giovanni (14,27-31a) anno C.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace.
Non come la dà il mondo, io la do a voi.
Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste,
vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me.
Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate.
Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo;
egli non ha nessun potere su di me,
ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello
che il Padre mi ha comandato. Alzatevi, andiamo via di qui”.
Parola del Signore.
Gesù non perde la vita; piuttosto la dona di sua spontanea volontà.
Il principe di questo mondo, il diavolo, ordisce le sue trame malvagie e, di lì a poco,
il Maestro sarà alla mercè dei suoi nemici, i quali lo manderanno a morte.
Ma Gesù vuole che i suoi discepoli sappiano che ciò fa
parte della sua offerta d’amore al Padre.
Nemmeno il demonio può distruggere il valore infinito di questo dono
d’amore che il Cristo fa al Padre attraverso il suo sacrificio.
L’amore costa, questo lo abbiamo sperimentato già tante volte; eppure
proprio in quel prezzo che dobbiamo pagare c’è la garanzia che nulla va
sprecato davanti agli occhi di Dio, e anche se ci sembra che noi stiamo perdendo
noi stessi, in realtà stiamo vincendo con Gesù, e nemmeno il diavolo può impedircelo.
L’amore ha sempre un prezzo, doniamo tutto questo al Padre attraverso Gesù,
aiutandoci con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.


domenica 28 aprile 2013

Il Vangelo del Lunedì 29 Aprile 2013


Dal Vangelo secondo Matteo (11,25-30) anno C.
In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché
hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.
Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te.
Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre,
e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.
Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono
mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime.
Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero».
Parola del Signore.
È la prima volta che Gesù parla del Padre suo come “Signore del cielo e della terra”.
Vuole sottolineare la solennità di questa preghiera.
Mentre riconosce e manifesta la grandezza del Padre, Gesù lo ringrazia perché
si è chinato sui piccoli rivelando loro il mistero dell’amore, quel mistero nascosto
da secoli ai sapienti e che neppure gli intelligenti comprendono.
Tale mistero è Gesù stesso inviato sulla terra a salvare gli uomini
dal potere del male e della morte.
Ed “è piaciuto a Dio” salvare gli uomini partendo dai più piccoli e dai più deboli.
C’è in tutta la Scrittura come un filo rosso; la preferenza di Dio per i poveri e i deboli.
È di qui che Dio parte per salvare il mondo.
La stessa vicenda dei discepoli è una manifestazione di questo disegno di Dio; essi,
gente semplice e disprezzata, sono stati scelti da Gesù come apostoli del regno.
Non solo ha rivelato loro il mistero della salvezza; lo ha loro
affidato perché lo manifestassero a tutti.
Gesù volge quindi lo sguardo alle folle che lo circondano
e dice: “Venite a me, voi tutti, che siete stanchi”.
Ancora una volta, mostra ai discepoli il cammino del regno;
raccogliere i deboli imparando da Lui ad essere miti ed umili di cuore.
La vita con Gesù è soave e leggera; dura e pesante è la vita secondo il mondo.
Abbiamo capito com’è la vita?
Ora sta a noi decidere quale vita intraprendere, se scegliamo di seguire Gesù,
aiutiamoci con la preghiera e ci riusciremo.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

sabato 27 aprile 2013

Il Vangelo della 5° Domenica di Pasqua


Dal Vangelo secondo Giovanni (13,31-33a.34-35) anno C.
Quando Giuda fu uscito dal cenacolo, Gesù disse : «Ora il Figlio dell'uomo
è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui.
Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà
da parte sua e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho già
detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire.
Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri;
come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri».
Parola del Signore.
Ci ricordiamo cosa dicevamo all’inizio del tempo pasquale?
Dicevamo che Gesù risorto, oggi, si riconosce solo attraverso dei segni,
degli imput grazie ai quali gli apostoli riescono a riappropriarsi del loro Signore.
Così per Maria di Magdala il segno è il tono di voce di Gesù che la chiama per nome,
per Tommaso le ferite, per i discepoli di Emmaus il pane spezzato,
per Pietro e gli altri la rete piena di pesci.
Domenica scorsa si faceva un ulteriore passo; riconosciamo Gesù risorto che ci guida
come un pastore dai piccoli segni di tenerezza con cui cosparge la nostra vita.
E oggi! Osiamo il massimo, diciamo cose inaudite, osiamo andare al cuore di Dio.
Cosa contraddistingue un cristiano?
Cosa lo identifica come tale?
Il fatto di andare a Messa?
Il fatto di non commettere peccati?
Il fatto di pregare? L’8x1000 alla Chiesa cattolica? Cosa, dunque?
Gesù dice; è l’amore che identifica un cristiano.
Un cristiano si riconosce dal modo che ha di amare, un cristiano
lo vediamo tra mille per il colore della sua passione, per lo sguardo
di tenerezza che ha sulla cose.
Dall’amore, solo dall’amore.
Non lo riconosciamo dai vestiti o dalla croce appesa al collo,
non dalle abitudini domenicali o dalle sue scelte politiche.
Dall’amore, solo dall’amore, un amore che imita Cristo.
Occorre ripeterlo, bisogna precisarlo, perché nulla di più
ambiguo—oggi—si nasconde dietro la parola “amore”.
Cos’è, allora, l’amore cristiano?
Un amore dal collo storto e lo sguardo melenso rivolto
a un improbabile Gesù con gli occhi azzurri?
Un amore fatto di sacrifici o—all’opposto—un amore che giustifica ogni sbaglio?
L’amore dei cristiani è anzitutto un amore ricevuto e accolto.
Come una fontana dei villaggi montani che riceve l’acqua dalla sorgente,
si riempie fino all’orlo e infine trasborda per lasciar correre l’acqua verso valle.
Non è uno sforzo l’amore cristiano, non facciamo parte del club dei bravi ragazzi.
Amiamo, ci amiamo, perché siamo amati.
Ci scopriamo pensati, dentro a un progetto, cercati e svelati a noi stessi,
ci scopriamo belli dentro perché illuminati dal Signore, capaci di amare
oltre il possibile perché riempiti dall’amore di Dio.
Scopriamo che è l’amore e solo l’amore che riempie il mondo e regge l’universo.
Ci possiamo amare e accogliere, perché Lui per primo ci ha amati e ci ama.
E—alla maniera dio Dio—abbiamo pazienza verso noi stessi; il Signore paziente
e misericordioso ci ha dato la vita intera perché possiamo imparare
ad amare noi stessi, sapendo che chiusure e fragilità, traumi e paure
a volte limitano la nostra possibilità
di amare, ma non la impediscono.
L’amore tra i cristiani è un amore sofferto e faticoso, come raccontano Paolo e Barnaba; un
amore che passa nel confronto reciproco (tra i litigi Pietro e Paolo hanno fondato la Chiesa!).
Amarsi tra cristiani significa dire: “Voglio il tuo bene e mi adopero per realizzarlo”.
Non siamo un club che condivide le stesse idee, ma un gruppo di persone scelte da Cristo.
Non fondiamo il nostro rapporto sulla simpatia, ma sulla fraternità e possiamo avere
il coraggio del perdono reciproco dicendo: “Voglio più bene a te che alle mie ragioni”.
Dall’amore siamo riconosciuti; fuori dalle chiese, in ufficio, al lavoro, a scuola.
Forse sarà solo un sogno!
Cristo è morto per realizzare questo sogno, il “Suo” sogno che è la Chiesa.
Costruendo il regno che Gesù ha inaugurato potremo dire
con il Signore: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose”.
Il nostro cuore è nuovo, la nostra vita è nuova perché, amati, possiamo amare.
Santa Domenica Fausto.  

venerdì 26 aprile 2013

Il Vangelo del Sabato 27 Aprile 2013


Dal Vangelo secondo Giovanni (14,7-14) anno C.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Se conoscete me,
conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto”.
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo?
Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre?
Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me?
Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre
che è con me compie le sue opere.
Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro,
credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le
opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre.
Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché
il Padre sia glorificato nel Figlio.
Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.
Parola del Signore.
Ecco la risposta di Dio a colui che decide di seguire Gesù;
l’appartenenza per sempre alla sua famiglia.
Essa costituisce il “luogo” dove Gesù dice di andare, e aggiunge: “Voi conoscete la via”.
Di fronte all’incomprensione dei discepoli, Gesù esprime con
maggiore chiarezza il suo stretto rapporto con il Padre.
Alla domanda di Filippo: “Mostraci il Padre e ci basta”, Gesù risponde, accorato e
con un rimprovero: “Da tanto tempo sono con voi e non mi hai conosciuto, Filippo?
Chi ha visto me ha visto il Padre”.
Penetriamo qui nel cuore del vangelo e della fede cristiana.
Ecco uno dei momenti più delicati, anche se talora drammatici, della vicenda umana.
Nessuno ha mai visto Dio, scrive Giovanni nella sua prima lettera.
Ma Gesù ce lo rivela.
È come dire che se vogliamo vedere il volto di Dio, basta vedere Gesù;
se vogliamo conoscere il pensiero di Dio, è sufficiente conoscere il vangelo;
se vogliamo capire il modo d’agire di Dio, dobbiamo osservare quello che Gesù faceva.
Abbiamo solo l’immagine di Gesù e questo ci basta,
per il resto, leggiamo il vangelo e preghiamo.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

giovedì 25 aprile 2013

Il Vangelo del Venerdì 26 Aprile 2013


Dal Vangelo secondo Giovanni (14,1-6) anno C.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore.
Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me.
Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto.
Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato
un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io.
E del luogo dove io vado, voi conoscete la via».
Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai e come
possiamo conoscere la via?».
Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita.
Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.
Parola del Signore.
Abbiamo notato quante volte Gesù ci invita a non aver paura?
Questo significa anzitutto che le prove e le tentazioni fanno parte
della vita di ognuno, e nessuno può toglierci queste prove.
Ma ciò che cambia deve essere il nostro atteggiamento nei confronti di esse.
Ciò che è importante non è tanto non avere tentazioni e nemmeno non avere peccati,
quanto piuttosto riconoscere che in Gesù il Padre ci ha indicato la via per arrivare a Lui.
La rivelazione che Gesù compie attraverso queste parole è davvero grande;
Egli è la via, cioè la strada che porta certamente a Dio.
È la verità, cioè quella che appaga il desiderio di tutti gli uomini di conoscere
il senso profondo della realtà; ma soprattutto, Egli è la vita, cioè la pienezza
dell’esistenza che tutti cerchiamo e che, purtroppo, molto spesso andiamo a
cercare altrove e lontano dall’Unico che può darcela davvero, senza nessuno sforzo.
La verità noi ce l’abbiamo a portata di mano, basta riconoscere che Gesù è la via,
la verità e la vita, tutto il resto non conta, per riconoscerlo dobbiamo pregare.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

mercoledì 24 aprile 2013

Il Vangelo del Giovedì 25 Aprile 2013.


Dal Vangelo secondo Marco (16,15-20) anno C.
In quel tempo, Gesù apparve agli undici e disse loro: «Andate in
tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura.
Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato.
E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono:
nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove,
prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non
recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in
cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava
insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano.
Parola del Signore.
Finalmente, Gesù appare anche agli Undici.
L’amore del Signore per gli Undici è grande e nello stesso tempo ambizioso,
sta per affidare tutto nelle loro mani.
Per questo non tarda a correggere la loro durezza; rimprovera la loro
incredulità, prima a Maria di Magdala e poi ai due discepoli di Emmaus.
Questa pagina evangelica ci fa ricordare che gli Undici—ossia l’intera Chiesa—sono
anzitutto discepoli; debbono cioè continuare ad ascoltare e a ricordare le parole del Signore.
E debbono porre la loro fiducia non in loro stessi o nei loro
piani o nei loro progetti ma solo nel Signore Risorto.
E il loro orizzonte deve essere il mondo intero.
Sono invitati a comunicare il Vangelo della risurrezione a tutti i popoli della terra.
Ma non saranno soli.
Il Signore darà loro il potere di cambiare il cuore e la vita degli uomini,
di curare le malattie e di confortare chiunque ha bisogno.
E noi se ci sentiamo suoi discepoli, dobbiamo fare la stessa cosa,
perciò aiutiamoci con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

martedì 23 aprile 2013

Il Vangelo del Mercoledì 24 Aprile 2013


Dal Vangelo secondo Giovanni (12,44-50) anno C.
In quel tempo, Gesù esclamò: «Chi crede in me, non crede in me,
ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato.
Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque
crede in me non rimanga nelle tenebre.
Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno;
perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo.
Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna:
la parola che ho annunziato lo condannerà nell'ultimo giorno.
Perché io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato,
egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare.
E io so che il suo comandamento è vita eterna.
Le cose dunque che io dico, le dico come il Padre le ha dette a me».
Parola del Signore.
A Gesù non interessa condannare nessuno, né fare la cernita
per decidere chi deve salvarsi e chi invece dannarsi.
Non è Lui che compie questa scelta; il suo unico intento
è quello di salvare tutta l’umanità.
Semmai, sta a ciascuno di noi, poi, accoglierlo oppure decidersi di rifiutarlo.
Egli è luce, e la luce splende su tutto e su tutti, indistintamente;
ma noi possiamo chiuderci e non permettere a tale luce di illuminarci.
Il comandamento di Dio è per la vita eterna; cioè per la felicità e per
la pienezza di vita; eppure, questi sono doni e come tali vanno accolti.
Non si può costringere nessuno ad accettare qualcosa che non si vuole.
È davvero triste vedere che abbiamo la salvezza a portata di mano, e tanti di noi
la rifiutano per andare dietro a voci che portano verso la morte e la distruzione.
Noi che conosciamo Gesù, facciamo fruttificare la sua Parola in noi, per evitare
che essa stessa ci condanni l’ultimo giorno, cominciando con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.



lunedì 22 aprile 2013

Il Vangelo del Martedì 23 Aprile 2013


Dal Vangelo secondo Giovanni (10,22-30) anno C.
Ricorreva in quei giorni a Gerusalemme la festa della Dedicazione.
Era d'inverno.
Gesù passeggiava nel tempio, sotto il portico di Salomone.
Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando terrai
l'animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».
Gesù rispose loro: «Ve l'ho detto e non credete; le opere che io compio
nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza;
ma voi non credete, perché non siete mie pecore.
Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano.
Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può
rapirle dalla mano del Padre mio.
Io e il Padre siamo una cosa sola».
Parola del Signore.
I Giudei sono davvero patetici.
Essi chiedono a Gesù di essere finalmente chiaro nei suoi discorsi,
e poi non lo ascoltano quando Egli dice loro la verità.
Ma il Signore spiega ancora una volta quanto avviene; è inutile che essi cerchino
di capire il suo messaggio, poiché essi non vogliono far parte del suo gregge
e delle sue pecore, per cui come potrebbero riconoscere ed ascoltare la sua voce?
Ascoltare la voce del Pastore e seguirlo, dunque,
fa parte di un unico atto di fiducia e di abbandono al suo amore.
Ma chi, di coloro che interloquiscono con Gesù,
hanno intenzione di compiere quest’atto di fede?
In realtà molto pochi, per cui il risultato è espresso nella constatazione
del Cristo; essi non credono.
Non chiediamo a Dio spiegazioni e chiarimenti, se poi non siamo disposti ad ascoltarlo quando
ci risponde, perché magari ci dice cose scomode che non sono di nostro gradimento.
Non facciamo tante domande, correremo il rischio di non capire le risposte,
crediamo e basta, aiutandoci con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

domenica 21 aprile 2013

Il Vangelo del Lunedì 22 Aprile 2013


Dal Vangelo secondo Giovanni (10,1-10) anno C.
In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto
delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante.
Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama
le sue pecore una per una e le conduce fuori.
E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro,
e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce.
Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui,
perché non conoscono la voce degli estranei».
Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono
che cosa significava ciò che diceva loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico:
io sono la porta delle pecore.
Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti;
ma le pecore non li hanno ascoltati.
Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo;
entrerà e uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere;
io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.
Parola del Signore.
La porta è un elemento architettonico assolutamente importante; immaginiamo
una casa bellissima, ma che non abbia ingressi; a cosa può servire?
Per l’ovile, cioè per il luogo che doveva proteggere il gregge durante la notte,
essa aveva un ruolo fondamentale; la sua resistenza e la sua solidità assicurava
la sopravvivenza di tutte le pecore durante la notte, nell’eventualità
di un attacco dei lupi o dei ladri.
Gesù dice che è Lui la porta dell’ovile; dunque, non si deve temere che
qualcuno possa passare o entrare per far del male al gregge, se Lui non lo vuole.
Quindi, Gesù è il pastore grande che dona alle sue pecore il dono più grande
che possa esserci; la vita, in tutta la sua pienezza ed abbondanza.
Se seguiamo altri pastori, certamente moriremo, ma se seguiamo la sua voce possiamo
stare tranquilli, perché Egli vuole solo il nostro bene e la nostra felicità eterna.
Seguiamo allora la voce di Gesù, ed entreremo con Lui nell’ovile
sicuro del Padre, aiutandoci con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

Il Vangelo della 4° Domenica di Pasqua.


Dal Vangelo secondo Giovanni (10,27-30) anno C.
In quel tempo, Gesù disse: “Le mie pecore ascoltano la mia
voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute

e nessuno le rapirà dalla mia mano.
Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno

può rapirle dalla mano del Padre mio.
Io e il Padre siamo una cosa sola”.

Parola del Signore.
Cari amici, non è facile convertirsi alla gioia.
D’altronde, scusate, se hanno tribolato gli apostoli
possiamo tribolare anche noi, o no?
Convertirsi alla gioia significa smettere di cercare un crocifisso,
uno che è morto in mezzo ai vivi, significa uscire dal dolore, non restare
parcheggiati al venerdì santo come molti di noi ancora fanno.
La gioia cristiana è una tristezza superata, e non c’è che un modo
per superare il dolore; non amarlo.
Tommaso resta sconvolto dal vedere il “suo” Gesù che è oltre, altrove,
Pietro e gli altri riprendono il largo e pescano, malgrado la tristezza
che oscura il loro fragile cuore.
È, oggi, un’altra ragione per gioire, il motivo per continuare nel lungo cammino
della conversione alla gioia, ce la suggerisce Gesù, con passione e trasporto;
nessuno ci rapirà dalla mano del Padre, siamo nel palmo della mano di Dio.
Isaia dice che Dio scrive il nostro nome sul palmo della mano.
Siamo nel palmo della mano di Dio, amici.
Non è rancido spiritualismo, ma sconcertante verità, promessa realizzata,
ascoltiamo la Parola che il Maestro ci dice.
Sia chiaro, amici; al discepolo non è risparmiata la sofferenza,
la vita non è semplificata né accorciata.
La vita è semplicemente illuminata, trasfigurata, diversa.
Altro è sbattersi tutta la vita chiedendosi qual è la misteriosa
ragione del nostro passaggio in questa valle di lacrime.
Altro scoprire che siamo inseriti nell’immenso progetto di amore
che Dio ha sull’umanità.
E di cui possiamo far parte.
Qual è il nostro destino, amici?
Abbiamo scoperto qual è il tesoro nascosto nel nostro campo?
Abbiamo capito per quale ragione siamo stati tratti all’esistenza?
Spero di sì, e che questo sogno sia lo stesso che Dio ha su ciascuno di noi.
Allora potremo essere davvero in cammino, sulla nostra strada.
Non importa se diventeremo un premio Nobel o il sommo manager
dell’universo o chissà che.
Scoprendoci nel cuore di Dio, nel suo pensiero, nella sua mano,
smetteremo di restare ripiegati sulle nostre piccole paure, finiremo
con il dimenticare le nostre fragili frustrazioni per amare.
Scoprire qual è il progetto che Dio ha su ciascuno di noi, significa scoprire la
propria vocazione, la propria chiamata all’amore.
Il Signore chiama, ha bisogno di uomini e donne che si dedichino
in maniera particolare, all’annuncio del Vangelo radunando le comunità
attorno alla mensa della Parola e dell’Eucaristia e donando a piene
mani il perdono e la tenerezza di Dio.
Quanto cammino ancora dobbiamo fare per arrivare a questo traguardo!
Gesù cerca matti disposti a seguirlo; lavoro assicurato, tanta fatica e la gioia,
inaudita, di vedere Dio che passa e stravolge i cuori.
Santa Domenica Fausto.   

venerdì 19 aprile 2013

Il Vangelo del Sabato 20 Aprile 2013


Dal Vangelo secondo Giovanni (6,60-69) anno C.
In quel tempo, molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato,
dissero: «Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?».
Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo
mormoravano, disse loro: «Questo vi scandalizza?
E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima?
E' lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla;
le parole che vi ho dette sono spirito e vita.
Ma vi sono alcuni tra voi che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio
chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito.
E continuò: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me,
se non gli è concesso dal Padre mio».
Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.
Disse allora Gesù ai Dodici: «Forse anche voi volete andarvene?».
Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna;
noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».
Parola del Signore.
Dopo il discorso di Gesù, molti non andarono più con Lui.
L’evangelista dice il  motivo di questa scelta; il suo discorso era troppo duro.
In realtà questo dà l’occasione a Gesù per confermare quanto detto prima,
cioè che se non si viene chiamati dal Padre non si può accogliere la sua rivelazione.
Il Signore si limita ad osservare con i suoi discepoli che Egli non ha paura di
restare da solo; c’è una volontà del Padre che Egli deve compiere, per cui nulla e nessuno
possono fermarlo in questo cammino, a costo di restare completamente da solo.
Ma l’affermazione di Pietro—e con lui di tutti gli altri apostoli—ha qualcosa di
straordinario; anche se le parole di Gesù sono dure ed esigenti, esse hanno una
forza tale che esse danno vita; e chi altro può dare quella pienezza di vita, se non Lui.
Certo, solo il Signore ha parole di vita vera, seguiamolo aiutandoci con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.


giovedì 18 aprile 2013

Il Vangelo del Venerdì 19 Aprile 2013


Dal Vangelo secondo Giovanni (6,52-59) anno C.
In quel tempo, i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come
può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne
del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò
nell'ultimo giorno.
Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.
Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre,
così anche colui che mangia di me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri
vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao.
Parola del Signore.
In fondo, le obiezioni dei Giudei sono comprensibili; Gesù sta dicendo loro che essi
devono nutrirsi materialmente di lui, e questo poteva facilmente creare degli equivoci.
Ma il Signore non abbassa il tiro, anzi; Egli con grande chiarezza dice ai suoi
ascoltatori che tra Lui e coloro che mangiano di Lui si crea un rapporto
così intimo che essi rimangono in Lui.
È un modo per dire che la comunione che si crea tra Lui e i suoi fedeli che vivono
del pane della vita eterna è così piena, che niente può distruggerla.
Non solo, mangiare quel pane significa smetterla di vivere per se stessi, per le proprie
idee e per i propri progetti; vuol dire assumere nella propria vita lo stile di vita di Gesù,
con i suoi desideri e la sua ansia di portare la salvezza a tutti gli uomini.
Vogliamo accettare la sua vita in noi?
Mangiamo con fede il suo Corpo e beviamo il suo Sangue, e sarà Lui a vivere in noi,
per prepararci bene a questa unione preghiamo.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

mercoledì 17 aprile 2013

Il Vangelo del Giovedì 18 Aprile 2013


Dal Vangelo secondo Giovanni (6,44-51) anno C.
In quel tempo, disse Gesù alla folla: “Nessuno può venire a me, se non lo
attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio.
Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me.
Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre.
In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita.
I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti;
questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà
in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.
Parola del Signore.
L’episodio della manna nel deserto, narrato nell’Antico Testamento,
era un fatto assolutamente importante per la tradizione giudaica.
Eppure Gesù sta dicendo a coloro che lo ascoltano, che essi sono ben più fortunati
dei loro padri, i quali poterono mangiare quel cibo che veniva direttamente da Dio;
essi infatti, nonostante tutto morirono comunque mentre chi di loro accetterà di
nutrirsi del vero pane disceso dal cielo, cioè della carne di Gesù, non conoscerà la morte.
La promessa è davvero invitante e le parole di Gesù sono cariche di speranza;
eppure, molti di loro non capirono la Parola che stava dicendo loro il Signore.
Ma noi non faremo lo stesso errore, ed approfitteremo invece del dono che
abbiamo a disposizione tutte le volte che vogliamo; il Cristo ha promesso la
vita eterna a chi si nutre del suo Corpo con fede ed amore; saremo anche
noi tra quelli che riceveranno tale premio, se riconosceremo che il suo Corpo
ed il suo Sangue è il solo nutrimento che ci salva, aiutandoci con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.