sabato 29 dicembre 2012

Il Vangelo fra l'Ottava di Natale Domenica 30 Dicembre 2012

Dal Vangelo secondo Luca (2,41-52) anno C.
I genitori di Gesù si recavano ogni anno a
Gerusalemme per la festa di Pasqua.
Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo
la consuetudine della festa.
Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via
del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme,
senza che i genitori se ne accorgessero.
Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio,
e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato,
tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri,

mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano
pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse:

«Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io,
angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate?
Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?».
Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nazareth e stava loro sottomesso.

Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore.
E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
Parola del Signore.
Oggi fissiamo lo sguardo sulla famiglia di Nazareth.
Dio, dunque, si svela, si spiega, si manifesta; ora sappiamo com’è fatto Dio,
cosa pensa, cosa vuole, come sorride, il suo tono di voce,
incrociamo il suo sguardo profondo e sereno.
Dio, svelandosi, svela anche il mistero profondo dell’uomo.
Chi è l’uomo?
Perché si dibatte nelle sue contraddizioni? Qual è il suo destino?
l’uomo, che la parabola della Genesi descrive come fatto a immagine
e somiglianza di Dio, riceve dal Natale una luce nuova per capire se stesso.
Ecco perché oggi guardiamo al mistero della famiglia, a questa famiglia
decisamente originale, per riflettere sulle nostre famiglie concrete.
Non vi nascondo l’imbarazzo del dover parlare della famiglia di Nazareth,
la famiglia più originale della storia; una madre che è una vergine,
un padre che non è il padre genetico, un figlio che è il Figlio di Dio!
Oggi l’idea stessa di famiglia è in crisi; sembra una specie di retaggio culturale
di qualche vecchio cattolico, che s’immagina mogli sottomesse e greggi di figli,
tutti schierati a cantare “Noi vogliam Dio”…
Almeno così ci vuole far credere il nostro mondo; la famiglia è legata a una
cultura tradizionale, contadina, ed è, perciò, definitivamente superata.
Meglio le unioni di fatto, i legami temporanei, come si fa oggi a
stare insieme per tutta un’interminabile vita?
Sfogliamo qualche rivista o guardiamo qualche film; è tutto un inneggiare
all’anarchia affettiva, alla disillusione nei confronti dell’amore, alla fragilità
affettiva conseguenza inevitabile della modernità.
Eppure, parlando con le persone, con tante persone, mi accorgo che la
nostalgia dell’amore, del bene, della stabilità abita in tutti noi.
È vero; siamo fragili, l’affettività odierna è cinica, disincantata, si nega l’amore,
ce lo impedisce, ma tutti vorremmo essere capaci di sognare con un altro,
un’altra, costruire, sostenerci, aiutarsi; la fedeltà è difficile, dura, e allora lasciamo
perdere; finche dura, va bene, e pazienza per i sogni nel cassetto!
E Dio che dice?
Che l’uomo e la donna sono fatti per stare insieme,
che la solitudine è maledizione, è insostenibile.
Le coppie sono chiamate, oggi, a un compito epocale; cambiare la forma
mantenendo la sostanza, inventarsi un modo, qui e oggi, per rendere
visibile e possibile il vangelo dell’amore che Gesù ha predicato.
La famiglia di  Nazareth dice qualcosa di straordinario.
Nel brano di Luca troviamo Gesù dodicenne che resta a Gerusalemme a fare
la sua cresima; diventa figlio della legge di Dio, diventa adulto nella fede.
Questo episodio ricorda alla famiglia che essa è in pellegrinaggio,
che va da qualche parte insieme.
Nella logica cristiana la coppia non si guarda negli occhi,
ma guarda in un’unica direzione.
L’alleanza matrimoniale è un patto amorevole di cammino comune verso la felicità.
I coniugi non diventano il senso, il fine l’uno dell’altro (chi ne sarebbe capace!),
ma insieme cercano il fine, il senso.
E lo fanno con la consapevolezza che la coppia è in cammino, in cambiamento.
Il matrimonio cristiano non è accasarsi, sistemarsi; al contrario;
è l’inizio del cammino, è l’antisistemazione per eccellenza, il nomadismo
interiore verso la Gerusalemme celeste.
Gesù, che resta a Gerusalemme per occuparsi delle cose del Padre suo,
ci ricorda la dimensione spirituale della famiglia, lo spazio dato
al “dentro” e al “vero” di ciascuno, al fatto che la coppia si aiuta
nella sua spiritualità, che stabilisce una direzione verso cui andare.
La fuga di Gesù svela anche il ruolo del genitore che accompagna alla vita il figlio
per poi lasciarlo andare, per spingerlo all’autonomia, oggi così difficile da accettare.
L’armonia della famiglia non nasce tanto dallo sforzo e dal superamento dell’egoismo,
quanto dal mettere Dio in mezzo, dal sentirsi chiamati a realizzare un progetto.
È una vocazione sempre più impegnativa e necessaria in questo mondo disincantato.
Oggi Cristo chiede alla nostra famiglia concreta di essere testimone, missionaria
dell’amore possibile, non di quello ideale adolescenzialmente sognato.
Bella questa famiglia, dovremmo prenderne l’esempio e seguirla.
Buon pellegrinaggio a tutte le famiglie, ma oggi quando leggerete
questo messaggio, noi saremo già in viaggio per Medjugorje,
per prendere lezione proprio dalla Mamma per eccellenza;
la Regina della Pace, vi poterò tutti nel cuore, Fausto.

 

 

 

venerdì 28 dicembre 2012

Il Vangelo del Sabato 29 Dicembre 2012

Dal Vangelo secondo Luca (2,22-35) anno C.
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione
secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino
a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto
nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito
sarà sacro al Signore; e per offrire in sacrificio una
coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive
la Legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone,

uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il
conforto d'Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui,
gli aveva preannunziato che non
avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore.
Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori

vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge,
lo prese tra le braccia e benedisse Dio: «Ora lascia, o Signore,

che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi
han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli,
luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui.
Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la

rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione
perché siano svelati i pensieri di molti cuori.

E anche a te una spada trafiggerà l'anima».
Parola del Signore.
Giuseppe e Maria si recano al tempio, come ogni coppia di sposi
timorati di Dio; essi portano all’altare l’offerta dei poveri, di coloro che
non si potevano permettere nemmeno un animale da sacrificare a Dio.
Eppure, in questa scena così semplice e ordinaria, qualcuno ha gli occhi
aperti e guarda con una vista molto più acuta; è quella che proviene dallo
Spirito Santo e dall’attesa di vedere realizzata un’antica promessa fatta da Dio.
Simeone ci aiuta a capire il vero significato della venuta di Gesù;
Egli rappresenta un momento di rottura con tutto ciò che c’è stato prima di Lui.
Sarà molto amato, ma anche molto odiato e contrastato proprio dai capi del popolo.
Riflettiamo sempre sul reale significato della venuta di Gesù tra noi.
È veramente il momento di riflettere, alla luce di tutto quello che sta
succedendo attorno a noi, per riuscirci, aiutiamoci con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Santo Natale e Buona giornata.


 

giovedì 27 dicembre 2012

Il Vangelo del Venerdì 28 Dicembre 2012

Dal Vangelo secondo Matteo (2,13-18) anno C.
I Magi erano appena partiti, quando un angelo
del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse:
«Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e
fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò,
perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo».
Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua

madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase
fino alla morte di Erode, perché si adempisse
ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio.
Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò e mandò

ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù,
corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi.
Allora si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia:
Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande;

Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più.
Parola del Signore.
Nella storia umana le guerre e le stragi vi sono sempre state,
e persino ai giorni nostri proprio mentre pensiamo di aver raggiunto
un alto grado di civiltà, veniamo sconvolti da notizie fin troppo note.
Ma ciò che fa davvero male è vedere come molte volte le vittime
di queste guerre senza senso sono proprio gli innocenti,
o i bambini, o coloro che non possono difendersi.
La nascita di Gesù, assieme ad attestazioni di gioia e di luce,
è circondata anche da un alone di tenebra e di malvagità.
Eppure, Gesù e la sua famiglia non si sono sottratti al dolore della fuga
dalla propria patria e dalle proprie radici, ma come tanti profughi
del loro tempo, hanno cambiato la loro dimora.
Impariamo a proteggere gli innocenti da ogni forma di sopruso.
Cerchiamo nell’umiltà, come ha fatto la famiglia di Gesù,
di difendere i più deboli e gli innocenti, senza guardare chi
sono o da dove vengono, aiutandoci con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

 

mercoledì 26 dicembre 2012

Il Vangelo del Giovedì 27 Dicembre 2012

Dal Vangelo secondo Giovanni (20,2-8) anno C.
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala
corse e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo,
quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno
portato via il Signore dal sepolcro
e non sappiamo dove l'hanno posto!».
Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo,

e si recarono al sepolcro.
Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse

più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro.
Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva

ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra,
e il sudario, che gli era stato posto sul capo,
non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte.
Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto
per primo al sepolcro, e vide e credette.
Parola del Signore.
Dopo la memoria di Stefano, il primo martire, la liturgia ci presenta
la memoria del “discepolo che Gesù amava”.
Giovanni potremmo chiamarlo il primo nell’amore.
Il Vangelo ce lo presenta al mattino presto del giorno di Pasqua
mentre correva con Pietro verso il sepolcro.
Più giovane di Pietro, giunse prima, vide le bende per terra, ma non entrò.
Possiamo anche dire che l’amore corre più in fretta e arriva prima.
E, tuttavia, Giovanni sa attendere che giunga anche l’altro fratello per entrare assieme.
E appena entrò “vide e credette”.
La sua testimonianza, raccolta nel quarto Vangelo e nelle Lettere,
è tutta centrata nella predicazione dell’amore di Dio e dei fratelli inteso
come il cuore del messaggio del suo Maestro. E si narra che, avanti ormai negli anni,
le uniche parole che diceva fossero quelle del comandamento dell’amore.
Perciò, sul suo esempio, siano anche le nostre parole, vogliamo essere sereni?
Amiamo anche chi ci vuole male, aiutandoci con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Santo Natale e Buona giornata.


 

martedì 25 dicembre 2012

Il Vangelo del Mercoledì 26 Dicembre 2012

Dal Vangelo secondo Matteo (10,17-22) anno C.
in quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
“Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno
ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe;
e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia,

per dare testimonianza a loro e ai pagani.
E quando vi consegneranno nelle loro mani,

non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire,
perché vi sarà suggerito in quel momento
ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare,
ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio,

e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire.
E sarete odiati da tutti a causa del mio nome;

ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato”.
Parola del Signore.
Forse parole come queste possono rovinare l’atmosfera natalizia,
e quasi ti chiedi come mai la liturgia prevede la festa di Stefano
protomartire proprio nel giorno dopo il Natale.
Eppure, se ci pensiamo bene, ci accorgeremo che questa è la vera festa
che si deve celebrare nel periodo natalizio; che cosa è la nascita di Gesù,
se non l’inizio del martirio che lo ha portato progressivamente
alla sua morte cruenta?
Allora, i martiri come Stefano sono quelli che hanno capito davvero come Gesù
vuole essere amato; non a parole, o con qualche gesto di devozione emotivo.
La scena della natività deve spingerci ad amare Gesù bambino
decidendo di offrire la nostra vita per Lui, così come Lui ha fatto per noi.
Solo così possiamo celebrare davvero il Natale.
Con la celebrazione del martirio di Stefano, Gesù vuole essere
vicino a tutte le persone che sono nella sofferenza.
Offriamoci con umiltà la nostra vita a Gesù, incominciando con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Santo Natale e Buona giornata.


 

lunedì 24 dicembre 2012

Il Vangelo di Natale Messa degli sconfitti

Dal Vangelo secondo Luca (2,15-20) anno C.
Appena gli angeli si furono allontanati da loro,
verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro:
«Andiamo dunque fino a Betlemme,
vediamo questo avvenimento che il
Signore ci ha fatto conoscere».
Andarono, senza indugio, e trovarono

Maria e Giuseppe e il bambino,
adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto,
riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori.

Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto

quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Parola del Signore.
Vedo i pastori tornare a casa.
Ben lontani della brutta immagine che ne abbiamo fatto,
i pastori erano malvisti e peggio sopportati dagli ebrei del tempo.
Fare il pastore era un mestiere faticoso, scelto per assenza di alternative.
Considerati ladri (capitava di ignorare i confini alla ricerca di erba migliore),
bugiardi (non era loro consentito di testimoniare in tribunale,
perché considerati bugiardi di natura),
vivevano la loro condizione nella più cupa rassegnazione.
La notte fredda, come solo il deserto sa donare, era
solo l’ultima prova di una vita durissima.
No, il Messia, se mai fosse venuto, non l’avrebbe fatto per loro.
Il lavoro li assorbiva sempre, costringendoli a violare il riposo del Sabato.
I pii, i devoti, li consideravano parte del popolino ignorante
delle leggi e perciò dannati.
Proprio a loro Dio si rivolge.
Agli ultimi, ai perdenti, ai bastonati della storia si rivolge Dio.
È questa la strepitosa notizia del Natale, la notizia inattesa,
sconcertante; Dio viene per i perdenti, non per i vittoriosi.
Buon Dio! Se vi dicessi che Dio premia i buoni e colma i sazi,
che cavolo di buona notizia sarebbe?
Ma se vi dico che Dio accarezza i perdenti, abbraccia i delusi,
consola gli afflitti, questa sì che è una notizia straordinaria!
Vanno, i pastori, a vedere il segno, la mangiatoia.
Segno accessibile per  dei pastori, Dio non si comunica mai attraverso
dei segni misteriosi e illeggibili, ma evidenti e luminosi.
Giuseppe apre la porta; chi sarà mai?
La luce fioca delle lanterne illumina i volti assonnati e rugosi dei
pastori che parlano di angeli e di apparizioni.
Giuseppe esita a fare entrare questi sconosciuti maleodoranti,
si gira verso Maria, Maria sorride e annuisce.
Il bambino che tiene in braccio, tenerissimo volto di Dio,
è l’inaudito resosi evidente, l’assoluto di Dio rinchiuso in tre chili di vagiti.
Tornano al proprio lavoro i pastori.
Il loro cuore esplode di mistero e di gioia. Albeggia.
Che strano, è come un’altra alba che farà esplodere la gioia del risorto!
Tornano alla loro miseria, alla loro fatica, alla loro sconfitta.
Nessuno finale eclatante né cambiamenti radicali.
La loro vita è sempre uguale, la durezza immutata, il dolore indurito.
Il loro cuore però è cambiato.
Santi pastori, bastardi di Dio, benedetti dall’Altissimo,
insegnateci a tornare a casa, alla fine di questo Natale,
a tornare alle nostre fatiche e paure, col cuore pieno di stupore.
Buon Natale, amici, stupefatti dalla nuova avventura
di ritrovare un Dio accessibile.
Amici sconfitti dalle vicissitudini della vita, gioite, per voi è
venuto il Salvatore, non preoccupatevi se è piccolo,
intrigante e bisognoso di tutto, ma crescerà,
Santo Natale a tutti voi, anche se avete le lacrime agli occhi
per la vostra sofferenza, sono vicino a voi, Fausto.

domenica 23 dicembre 2012

Il Vangelo del Lunedì 24 Dicembre 2012

Dal Vangelo secondo Luca (1,67-79) anno C.
In quel tempo, Zaccarìa, padre di Giovanni, fu colmato di
Spirito Santo e profetò dicendo:«Benedetto il Signore,
Dio d'Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo,
e ha suscitato per noi un Salvatore potente nella casa di Davide,
suo servo, come aveva detto per bocca dei suoi santi profeti
d'un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti
ci odiano.
Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è

ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto
ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle
mani dei nemici, di servirlo senza timore,
in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.
E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo perché andrai

innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la
conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati.
Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un

sole che sorge dall'alto, per risplendere su quelli che stanno nelle
tenebre e nell'ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace».
Parola del Signore.

Zaccaria comprende che per mezzo della nascita di suo figlio Giovanni,
il futuro Battista, Dio ha visitato e redento il suo popolo, coloro che
camminavano nelle tenebre hanno una speranza nuova, fondata
sulle promesse di Dio che ormai stanno per realizzarsi.
L’attesa è ormai finita, ed è giunto il tempo della pienezza.
Abbiamo mai desiderato la salvezza in maniera profonda e piena?
Allora anche noi facciamo parte di quel popolo di umili che hanno
atteso il Signore nella fedeltà e nell’amore.
Il sole della giustizia si affaccia ancora nella Chiesa; facciamo
spazio alla sua luce, e in questo Natale faremo la vera esperienza di
cosa significhi godere della presenza del Salvatore che viene a cercarci.
Ecco la novità, Dio non si è stancato di noi, continua a venire
in cerca di noi, accogliamolo nella preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Santo Natale e Buona giornata.


 

sabato 22 dicembre 2012

Il Vangelo della 4° Domenica del Tempo di Avvento

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso
la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.
Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria,

il bambino le sussultò nel grembo.
Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò
a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e
benedetto il frutto del tuo grembo!
A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?
Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi,

il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo.
E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore».

Parola del Signore.
La gioia, dicevamo domenica scorsa, è nella quotidianità vissuta alla presenza
di un Dio che si è fatto vicino, è la possibilità di vivere
(e sopravvivere) al natale—melassa che sta in agguato.
È il motivo dominante della mia riflessione, quest’anno,
nella consapevolezza sconcertante, tragica, che duemila e rotti anni
di cristianesimo non hanno scalfito la tristezza di quanti vivono
il Natale come il peggior giorno dell’anno. 
E tra le luci e le copertine patinate c’è la solita retorica: “È Natale, sii felice”.
Bene, grazie. Perché mai dovrei essere felice?
Per quale dannato motivo devo essere felice se non ho nulla di ciò
che mi serve per celebrare il Natale come appare nello spot in tivù?
Molti, il ventiquattro, non faranno il cenone; per molti (troppi!) questa festa
non farà che aumentare la sofferenza, molti la passeranno da soli o con persone
che non amano o scontenti della loro piccola vita…perché cavolo
dovrebbero essere felici nel vedere ciò che essi non possiedono.
Il natale tarocco propone tutti questi valori; pace del cuore, gioia, serenità,
bontà; ma non spiega come ottenerli, si limita a venderli.
Dice: “Se fai così, se ti adegui a questo standard sarai felice”.
Natale vero dice quasi la stessa cosa.
Ricordate cosa diceva Paolo domenica scorsa? “Tu sei la gioia di Dio”.
Oggi, a pochi giorni dal Natale, torna lo stesso tema, se possibile ancora più intenso.
Leggiamo l’incontro fra le due donne nel Vangelo;
è tutto un sussulto, un complimento, Giovanni Battista che riconosce
il Messia dal grembo e scalcia; Elisabetta, anziana donna che vede
imprevedibilmente realizzato il suo sospirato sogno di maternità,
fa i complimenti alla piccola Maria.
Maria, ancora scossa da quanto le è successo,
comincia a ballare e a fare i complimenti a Dio che la salva.
Si sente la tensione, lo stupore, l’inaudito che si realizza.
È vero allora, Dio ha scelto di venire, Dio si rende presente, il Dio d’Israele è qui.
Non sono solo le promesse del vecchio rabbino di Nazareth che sospirava,
ogni sabato in sinagoga, seguendo con il dito la vecchia pergamena del rotolo di Isaia.
È vero , è tutto vero, Dio viene finalmente.
E le due donne urlano, cantano, danzano e piangono nell’assolato
cortile di casa della vecchia Elisabetta.
E quello splendido pancione col bimbo che scalcia è la presenza
del profeta che indica il Messia.
E tutto accade, accade come il più inatteso e improbabile dei sogni che
si realizza, come se la storia, la vita e l’universo danzassero nel vedere
queste donne cantare l’assoluta follia di Dio.
E questo scatena la gioia, contagia e stupisce…!
Stupisce soprattutto vedere Maria ed Elisabetta, che non si aspettavano
di essere le prescelte, loro così decisamente fuori dai canoni dell’altronatale.
Povere entrambe, nate in un tempo senza cellulari e vacanze,
senza possibilità di finire sulle copertine dei rotocalchi,
senza superstipendi da manager, Maria ed Elisabetta rappresentano
l’assoluta mediocrità, la totale normalità, proprio quella che noi rifiutiamo
continuamente cercando di uscire dal pantano dell’anonimato.
Ecco, questa sì che è una buona notizia; possiamo essere felici anche
se poveri e sfortunati, possiamo realizzare la nostra vita anche
se abitiamo in un paese arido e senza poesia, possiamo essere
ricolmi più di un re perché ascoltiamo la Parola che Dio ci vuole dare.
Dio viene per colmare il nostro cuore; questa è una buona notizia.
Se vi dicessi; hai una vita riuscita, un lavoro che ti realizza e che ti dà vagonate
di soldi, una casa da sogno, una splendida moglie, figli educati e sensibili,
il salone di casa con l’albero addobbato le luci e il clima di festa giusto,
perciò sii felice, cosa vi direi di straordinario?
Che buona notizia sarebbe?
Un Dio che dona pace elle persone già felici, che buona notizia è?
La notizia inaudita è proprio che la felicità è altrove,
è la salvezza di un Dio che ci ama talmente da consegnarsi,
come un neonato, è una felicità accessibile anche al povero,
anzi forse più ancora al povero perché più disposto, più accogliente.
La buona notizia è che Dio è accessibile, è semplice, è diverso.
Diverso dalle nostre paure, diverso dai fantasmi che ci perseguitano.
E Maria ed Elisabetta ora lo sanno e cantano, dicono, raccontano.
Raccontano l’opera di Dio, la leggono scolpita nella storia degli uomini,
la rintracciano nelle pieghe della fedeltà di un popolo di salvati—Israele—cui
noi e l’umanità dobbiamo moltissimo.
La loro gioia dilaga perché ora vedono chiaro, luminoso, evidente, da mozzafiato
il pensiero di Dio disegnarsi nella loro piccola storia, usarle e coinvolgerle.
La gioia è la dimensione essenziale del Natale.
La gioia del sentirsi ed essere veramente salvati da Dio.
Siamo veramente nel cuore e nel desiderio di Dio!
Un suggerimento, amici; regaliamoci, in questo Natale,
dieci minuti d’orologio per fermarci e aprire lo sguardo—finalmente!—su
ciò che Dio sta compiendo nella storia, nella nostra storia.
Animo amici, arrivano buone notizie!
Santa Domenica, aspettando buone notizie, Fausto.

 

venerdì 21 dicembre 2012

Il Vangelo del Sabato 22 Dicembre 2012

Dal Vangelo secondo Luca (1,46-55) anno C.
In quel tempo, Maria disse: « L'anima mia magnifica
il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
e Santo è il suo nome: di generazione in

generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso

i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato a mani vuote i ricchi.
Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia ».
come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo

e alla sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

Parola del Signore.
Il canto di Maria è proprio di chi si riconosce povero di
fronte a Dio, ma anche amato da Lui.
In questo canto vi è una vera e propria epopea dei poveri,
cioè di coloro che non contano nulla agli occhi del mondo.
I poveri sono quelli che ricevono le attenzioni di Dio, il quale non
guarda alla grandezza umana dei potenti o al loro prestigio,
ma guarda al cuore.
La Vergine è una di questi poveri; essa dà così voce a tutti i senza
volto della storia e del mondo.
Dio ha deciso di consacrare il ventre purissimo di Maria perché
si è innamorato follemente della sua semplicità e della sua umiltà.
Maria, per tutte le generazioni verrà ricordata proprio per questo,
e Lei ne è consapevole.
Guardiamo a Lei ed imitiamola; ci insegnerà ad essere poveri in spirito.
Ecco quello che manca a noi, l’umiltà di Maria, chiediamogli l’aiuto
per imparare ad essere umili come Lei, attraverso la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.


 

 

giovedì 20 dicembre 2012

Il Vangelo del Venerdì 21 Dicembre 2012

Dal Vangelo secondo Luca (1,39-45) anno C.
In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la
montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.
Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino

le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo
ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e

benedetto il frutto del tuo grembo!
A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?
Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi,

il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo.
E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore».

Parola del Signore.
Lo straordinario e l’infinito si intrecciano con il quotidiano
e la semplicità di un incontro tra parenti.
Dio si insinua nelle pieghe della vita dei poveri e degli umili,
come Elisabetta e Maria.
Proprio in questa quotidianità, lo Spirito Santo dà all’anziana parente
di Maria la possibilità di comprendere che quel momento è ricolmo della presenza
di Dio e che ella stessa è la prima testimone del miracolo dell’incarnazione.
Dio ci visita in maniera silenziosa tante volte durante la nostra giornata;
lo sappiamo riconoscere?
Certo, è molto difficile farlo, se non siamo abituati
ad ascoltare la voce dello Spirito.
Perché in questi giorni che ci separano dal Natale,
non intensifichiamo il nostro rapporto d’amicizia con Lui?
Egli stesso ci parlerà di Gesù.
Non dobbiamo farci illusione, o pretese, di sentire il Signore attorno a noi,
se non facciamo un po’ di silenzio nel nostro cuore, quasi sempre occupato
da cose vane, preghiamo allora perché lo Spirito Santo ci illumini.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.


 


mercoledì 19 dicembre 2012

Il Vangelo del Giovedì 20 Dicembre 2012

Dal Vangelo secondo Luca (1,26-38) anno C.
Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da
Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth,
a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di

Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.
Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia,

il Signore è con te».
A queste parole ella rimase turbata e si domandava

che senso avesse un tale saluto.
L'angelo le disse: «Non temere, Maria,

perché hai trovato grazia presso Dio.
Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.
Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide

suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo».
Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra

la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.
Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia,

ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile:
nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore,

avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei.
Parola del Signore.
Maria è una ragazza come tutte e vive la vita ordinaria del suo villaggio.
Eppure su di lei si era posato lo sguardo del Signore;
fin dal concepimento fu scelta per essere la madre di Gesù.
Un giorno l’angelo entrò a casa sua e lei ascoltò le sue parole.
Si turbò, come accadde anche a Zaccaria.
La Parola di Dio, infatti, non lascia mai indifferenti quando la si ascolta.
Ma a differenza di quel sacerdote, Maria, pur cosciente
della sua debolezza, dice il suo “sì” al Vangelo.
Da quel giorno la storia del mondo è cambiata; sono passati
più di duemila anni da quando “la Parola si è fatta carne”.
Maria, con il suo “sì” è diventata la prima dei credenti, la prima che ha
accolto con il cuore la Parola di Dio, al punto che è diventata carne della sua carne.
Lei sta davanti a noi e continua ad insegnarci la via della fede.
Assieme a lei anche noi possiamo dire: “Ecco la serva del Signore,
avvenga a me secondo la tua parola”.
Allora Maria è la porta d’ingresso per il paradiso.
Mettiamoci anche noi a disposizione, diamo il nostro sì,
cominciando con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.


 

martedì 18 dicembre 2012

Il Vangelo del Mercoledì 19 Dicembre 2012

Dal Vangelo secondo Luca (1,5-25) anno C.
Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un
sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa,
e aveva in moglie una discendente di Aronne
chiamata Elisabetta.
Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili

tutte le leggi e le prescrizioni del Signore.
Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile

e tutti e due erano avanti negli anni.
Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore

nel turno della sua classe,
secondo l'usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare

nel tempio per fare l'offerta dell'incenso.
Tutta l'assemblea del popolo pregava fuori nell'ora dell'incenso.
Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso.
Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore.
Ma l'angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata

esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni.
Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita,
poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti,

sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre
e ricondurrà molti figli d'Israele al Signore loro Dio.
Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, per ricondurre

i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare
al Signore un popolo ben disposto».
Zaccaria disse all'angelo: «Come posso conoscere questo?

Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni».
L'angelo gli rispose: «Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio

e sono stato mandato a portarti questo lieto annunzio.
Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno,

perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo».
Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria, e si meravigliava per il suo

indugiare nel tempio.
Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel

tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto.
Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa.
Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta

per cinque mesi e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore,
nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini».
Parola del Signore.
Che significato dare al silenzio a cui viene costretto Zaccaria?
Egli, sicuramente non ha manifestato grande fede nella parola di Dio,
per cui in qualche modo egli ha quasi ostacolato la sua volontà.
Ma quel silenzio ha anche un altro significato; per capire le cose di Dio
e la loro grandezza, c’è bisogno di tacere e di farsi avvolgere dal silenzio,
che è l’amico migliore delle opere di Dio.
Vogliamo capire qualcosa del Natale che stiamo per vivere?
Spegniamo la televisione e la radio, spegniamo il computer, chiudiamo
le orecchie ai rumori del mondo e cerchiamo di distrarci il meno possibile;
sarà quello il modo per vivere davvero un buon Natale ed evitare di cadere,
come ogni anno, nella banalità del natale tarocco; la nascita di Gesù non è un
fatto da ricreare con la magia del Natale, ma deve spingerci alla conversione.
Bene, convertiamoci al vero Natale, non perdiamo tempo, per non ritrovarci
come il povero Zaccaria, senza parola, cominciamo con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.


 

lunedì 17 dicembre 2012

Il Vangelo del Martedì 18 Dicembre 2012

Dal Vangelo secondo Matteo (1,18-24) anno C.
Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo:
sua madre Maria, essendo promessa sposa di
Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme
si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.
Giuseppe suo sposo, che era giusto e non

voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto.
Mentre però stava pensando a queste cose,

ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe,
figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa,
perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo.
Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti

salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato

detto dal Signore per mezzo del profeta:
Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato

Emmanuele, che significa Dio con noi.
Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato

l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.
Parola del Signore.
Notiamo come Matteo ci presenta il travaglio di Giuseppe.
Egli non parla mai, segno che si tratta di un uomo fortemente
abituato all’interiorità; nello stesso tempo, il suo cuore è il luogo
nel quale prende forma una decisione che manifesta tutta
la sua levatura umana e spirituale.
Egli comprende che dietro questo piano di Dio c’è una precisa
chiamata da parte del cielo nei suoi confronti.
Grandi cose ha progettato il Signore per lui; ma, anzitutto,
egli deve dare il suo assenso ad una situazione che ha ancorai
contorni molto sfumati e poco comprensibili.
L’amore per Maria da parte sua, si accresce così di grande rispetto
e nello stesso tempo di fecondità; egli avrà il privilegio di sentire
la voce di Cristo Bambino che lo chiamerà padre.
Fantastico Giuseppe, si è fidato di Dio, e Dio lo ha premiato,
facciamolo anche noi, fidiamoci di Dio, iniziando con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

domenica 16 dicembre 2012

Il Vangelo del Lunedì 17 Dicembre 2012

Dal Vangelo secondo Matteo (1,1-17) anno C.
Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide,
figlio di Abramo.
Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe,

Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli,
Giuda generò Fares e Zara da Tamar,
Fares generò Esròm, Esròm generò Aram,
Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn,
Naassòn generò Salmòn, Salmòn generò Booz da Racab,
Booz generò Obed da Rut,
Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide. Davide generò
Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa,
Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asàf,
Asàf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia,
Ozia generò Ioatam, Ioatam generò Acaz, Acaz generò Ezechia,
Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia,
Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.
Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatiel, Salatiel generò

Zorobabèle, Zorobabèle generò Abiùd, Abiùd generò Elìacim, Elìacim
generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd,
Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe,
Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria,

dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo.
La somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide, è così di quattordici;

da Davide fino alla deportazione in Babilonia è ancora di quattordici;
dalla deportazione in Babilonia a Cristo è, infine, di quattordici.
Parola del Signore.
Abbiamo visto quante persone fanno parte della genealogia di Gesù?
Forse a noi questi nomi non dicono nulla, ma per coloro che
provenivano dall’ambiente giudaico, per i quali Matteo scrive il suo
vangelo, questi personaggi erano tutt’altro che sconosciuti; anzi,
ad una lettura più attenta, ci accorgiamo che tra questi nomi si
nascondono personaggi che non sono propriamente dei santi che
possono presentare davanti a Dio una fedina penale a posto!
Perché Matteo li cita come discendenti di Gesù?
Il motivo è che il Cristo si incarna nella storia degli uomini, che come
sappiamo è una storia contradditoria e piena di passaggi non proprio chiari;
eppure Dio decide di condividere questa storia, per mostrare il suo amore in Gesù.
Non tutti siamo dei veri devoti e pieni di fede, ma Dio con il suo amore
guarda nel profondo del nostro cuore, e se c’e anche solo una piccola
scintilla lo farà esplodere e lo riempirà d’amore, perciò preghiamo.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.