martedì 31 luglio 2012

Il Vangelo del Mercoledì 1 Agosto 2012

 Dal Vangelo secondo Matteo (13,44-46) anno B.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
“Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto
in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde
di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti
i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile a un mercante che

va in cerca di perle preziose; trovata una perla
di grande valore, va, vende tutti i suoi
averi e la compra.
Parola del Signore.
Cristo è il tesoro nascosto nel campo
cioè nel mondo.
Tesoro nascosto nelle Scritture, perché veniva manifestato attraverso
figure e parabole che, umanamente parlando, non potevano essere intese
prima che le profezie fossero compiute, cioè prima della venuta del Signore.
Perciò è stato detto al profeta Daniele: «Chiudi queste parole e sigilla questo libro,
fino al tempo della fine» (Dn 12, 4).
Anche Geremia dice: «Alla fine dei giorni comprenderete tutto!» (Ger 22, 20).
Letta dai cristiani, la legge è un tesoro, un tempo nascosto in un campo,

Ha rivelato e spiegato della croce di Cristo; essa manifesta la sapienza di Dio,
rivela i suoi disegni di salvezza per l'uomo, prefigura il Regno di Cristo,
preannuncia la Buona Novella dell'eredità della Gerusalemme santa,
predice che l'uomo che ama Dio progredirà fino a vederlo ed a udire la sua parola,
e sarà glorificato da questa parola...
In questo modo, dopo la sua risurrezione, il Signore ha spiegato le Scritture ai suoi

discepoli, dimostrando loro con esse che, bisognava che il Cristo sopportasse
queste sofferenze per entrare nella sua gloria.
Quindi se qualcuno legge le Scritture in questo modo, sarà un discepolo perfetto,
simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e antiche.
Leggiamo le Sacre Scritture e vi troveremo il tesoro nascosto, che ci farà
discepoli di Cristo, cominciando dalla preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.



lunedì 30 luglio 2012

Il Vangelo del Martedì 31 Luglio 2012

Dal Vangelo secondo Matteo (13,36-43) anno B.
In quel tempo, Gesù lasciò la folla ed entrò in casa; i suoi
discepoli gli si accostarono per dirgli: «Spiegaci la
parabola della zizzania nel campo».
Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme

è il Figlio dell'uomo.
Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno;

la zizzania sono i figli del maligno, e il nemico
che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura
rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli.
Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo.
Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo

regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità
e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti.
Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro.

Chi ha orecchi, intenda! Parola del Signore.
È sempre molto difficile comprendere queste parole di Gesù, soprattutto quando
di fronte a certe situazioni o notizie che ascoltiamo dai mezzi di comunicazione
ci verrebbe voglia di ricorrere ad una giustizia immediata e risolutiva.
In realtà, Gesù ci insegna che uno solo è colui che ha il diritto di giudicare e di
manifestare le vere intenzioni dell’anima, e questo perché solo Lui è in grado
di sondare le profondità del cuore umano.
Non solo: Dio sa che in certi casi il tempo rappresenta la migliore
medicina per far seccare spontaneamente molta zizzania.
Si tratta, dunque, di attendere confidando in colui che vede tutto e che saprà dare, alla fine,
la giusta retribuzione a tutti coloro che hanno lavorato per il bene nonostante gli ostacoli.
Attendiamo con pazienza, senza farci prendere dalla smania di giudicare,
per farlo uno basta e avanza: Dio, noi intanto preghiamo.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.



domenica 29 luglio 2012

Il Vangelo del Lunedì 30 Luglio 2012

Dal Vangelo secondo Matteo (13,31-35) anno B.
In quel tempo, Gesù espose alla folla un'altra parabola:
«Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa,
che un uomo prende e semina nel suo campo.
Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto,

è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami».
Un'altra parabola disse loro: «Il regno dei cieli si può

paragonare al lievito,
che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti».
Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se

non in parabole, perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta:
Aprirò la mia bocca in parabole, proclamerò cose nascoste
fin dalla fondazione del mondo.
Parola del Signore.
La natura è piena di esempi di come certe cose, apparentemente piccole
ed insignificanti possiedono in sé una forza tale che stupiscono chi le osserva.
Un granello di senapa ed un pugnetto di lievito sono gli esempi
più quotidiani e feriali a cui potremmo pensare.
Proprio per questo, Gesù se ne serve proprio per far capire quale
sia la caratteristica del regno di Dio.
Esso è una realtà così normale e nascosta che non attrae gli sguardi curiosi dei più,
ma, con il tempo e la pazienza cresce a dismisura proprio
come il granello diventa albero.
Anche noi possiamo essere fermento d’amore e di riconciliazione
per tutti coloro che ci avvicinano.
Anche loro potranno sperimentare la grande forza del regno di Dio che ha
delle leggi e si espande con un criterio differente da quelli umani.
Se anche in noi il Signore ha piantato un piccolo seme,
aspettiamo con pazienza che cresca pregando.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.



sabato 28 luglio 2012

Il Vangelo della 17° Domenica del Tempo Ordinario

Dal Vangelo secondo Giovanni (6,1-15) anno B.
In quel tempo, Gesù passò all'altra riva del mare
di Galilea, cioè di Tiberìade, e una grande folla
lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi.
Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con

i suoi discepoli.
Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande

folla veniva da lui e disse a Filippo:
«Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?».
Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare.
Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure

perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro:
«C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci;

ma che cos'è questo per tanta gente?».
Rispose Gesù: «Fateli sedere». C'era molta erba in quel luogo.

Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli

che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero.
E quando furono saziati, disse ai discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati,

perché nulla vada perduto».
Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo,

avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire:

«Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!».
Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re,

si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.
Parola del Signore.
La vacanza ha dato occasione agli apostoli di tirare il fiato, di sentire vicina la presenza
del Rabbì, di superare la stanchezza infinita che abita il loro e il nostro cuore.
Scoprire Gesù che si commuove per la folla, pecore senza pastore,
ha messo loro la ali: sì, vale la pena di annunciare la buona notizia di
un Dio che ti abbraccia come un padre fa con il proprio figlio!
L’euforia, però, sta per finire: la folla che si è radunata per ascoltare il Rabbì sta per
assistere al miracolo più eclatante di Gesù, miracolo che si rivelerà il più drammatico.
Il miracolo della moltiplicazione dei pani segna l’inizio della fine di Gesù,
l’apoteosi dell’incomprensione, il delirio di un’umanità che preferisce
lo stregone al Messia, il prodigio dell’amore.
Giovanni sceglie proprio questo miracolo per iniziare una complessa catechesi
alle sue (e nostre) comunità su chi è Dio e su cosa siamo noi e quale debba
essere l’atteggiamento corretto del discepolo verso il Maestro.
Gesù è a una svolta.
Il falegname di Nazareth, che lasciato la sua bottega e ora gira con un gruppo
di discepoli parlando di Dio, è diventato famoso: Rabbì Gesù acquista nel
giro di pochi mesi una fama insperata; folle numerose lo seguono attratti
un po’ dalle sua parole e molto dalla sua fama di guaritore potente.
A Cafarnao si consuma la tragedia, avviene la frattura, la fine di una
neonata brillante carriera politica.
Gesù moltiplica i pani e la gente lo vuole fare re: chi non incoronerebbe
uno che distribuisce pane e pesci gratis?
Gesù è turbato da questo epilogo e fa un discorso duro, durissimo, incomprensibile
che avrà, come vedremo nelle prossime domeniche, un esito drammatico.
Sappiamo tutti com’è andata: la folla, il gran caldo, Gesù che parla e la gente che ripete
a quelli che stanno dietro, le ore che scorrono ad ascoltare della bellezza di Dio,
poi Gesù si accorge dell’ora tarda, il languorino allo stomaco ha preso anche Lui.
Sappiamo della richiesta fatta agli apostoli e della loro risposta realistica e
disincantata: Filippo che annota che ci vorrebbero duecento denari, per dare
un misero pezzo di pane alle cinquemila famiglie presenti.
Giovanni, il grande, aggiunge un particolare: è un ragazzo che
offre la sua merenda a Gesù per provocare il miracolo.
Un adolescente generoso sente la richiesta di Gesù rivolta ai discepoli e tira per
la tunica il più vicino, Andrea, mostrandogli le cose che la madre previdente
gli ha infilato nella sacca.
Gesù sorride: quando capiremo noi adulti che Dio ha bisogno
della beata incoscienza degli adolescenti?
Davide non fu forse scelto re quando ancora faceva il pastorello?
E Maria, la Madre, non fu chiamata nell’età del fidanzamento,
quando aveva tredici o quattordici anni?
Il problema di noi adulti è smarrire il sogno, essere talmente realisti da diventare aridi.
Dio, eterno adolescente, ama il gesto ingenuo e straordinario del ragazzo.
E sfama la folla.
Smettiamola di recitare le litanie delle nostre fragilità e delle nostre incapacità
di fronte alle tragedie del mondo, piantiamola di inanellare pessimistiche
analisi sul destino del mondo e della Chiesa.
Dio ha bisogno della nostra merenda per sfamare il mondo.
Non è sufficiente, ovvio.
Ciò che manca lo mette il cuore di Dio.
Gesù trasforma la merenda di questo ragazzo, il più saggio di tutti, in abbondanza.
Dio è fatto così: non interviene al posto nostro, chiede la nostra collaborazione,
non si sostituisce a noi, esige che ci mettiamo in gioco, che diamo del nostro.
Davanti alla tristezza e alla devastazione del nostro mondo,
Dio si manifesta il più equilibrato e il più logico di tutti, chiedendoci di intervenire.
Lo vogliamo davvero un Dio così?
La folla guarda stupefatta le ceste di pane che passano, mangia, mangia ancora,
s’infila il pane nelle bisacce, le riempie, avanza ancora, un boccone, due,
lo stomaco scoppia, ne avanza ancora.
Qualche istante di silenzio, poi il brusìo diventa grido, la gente si alza, ora ha capito.
No, non ha capito, ha capito il contrario.
Gesù, con quel gesto, dice: “Davanti alla difficoltà, anche se non hai le forze,
mettiti in gioco, dona quel poco che hai e diventerà un miracolo di condivisione”.
La folla ha capito: “Gesù ci dona da mangiare, abbiamo finito di tribolare”.
L’esatto contrario, proprio l’esatto contrario.
Gesù scappa, turbato.
È dunque così difficile spiegarsi agli uomini?
Purtroppo, sembra proprio di sì.
Santa Domenica Fausto. 

venerdì 27 luglio 2012

Il Vangelo del Sabato 28 Luglio 2012

Dal Vangelo secondo Matteo (13,24-30) anno B.
In quel tempo, Gesù espose alla folla un'altra parabola dicendo: «Il regno dei cieli si può paragonare a un
uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo.
Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico,

seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò.
Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania.
Allora i servi andarono dal padrone di casa

e gli dissero: Padrone, non hai seminato
del buon seme nel tuo campo?
Da dove viene dunque la zizzania?
Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo.

E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla?
No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania,

con essa sradichiate anche il grano.
Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento

della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli
per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio».
Parola del Signore.
Anche oggi una parabola del seme.
Anzitutto del “buon seme” seminato da Gesù nel campo della Chiesa e del mondo.
Un rilievo importante che fa giustizia di ogni visione pessimistica della realtà umana.

Il bene è sempre presente e opera dappertutto, anche se non sempre e non dovunque
fa notizia. Al contrario del male che ha sempre l’onore delle prime pagine dei giornali.
E al male fa anche riferimento la parabola: alla “zizzania” seminata dal “nemico”,

ossia a tutto ciò che è in contrasto col regno, l’unico progetto di vita degno dell’uomo.
Sconcerta il fatto che la zizzania venga seminata dal nemico, “mentre tutti dormono”:

per mancanza cioè di vigilanza da parte dei servi e dei collaboratori del padrone.
Interpella perciò la responsabilità delle nostre omissioni: non è male soltanto il farlo
ma anche non impedirlo per quanto e come lo dobbiamo e lo possiamo.
Conforta, tuttavia, la tolleranza e la misericordia del Signore, il quale, nell’attesa

del giudizio e della condanna definitiva, lascia che il bene e il male crescano insieme:
non solo nel mondo ma anche nella Chiesa e in ciascuno di noi.
Siamo perciò capaci di attese fiduciose e pazienti: come lo è il cuore di Dio,

se vogliamo ce la possiamo fare, lasciamoci aiutare dal Signore e preghiamo.
 Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.


giovedì 26 luglio 2012

Il Vangelo del Venerdì 27 Luglio 2012

Dal Vangelo secondo Matteo (13,18-23) anno B.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
“Voi dunque intendete la parabola
del seminatore: tutte le volte che uno ascolta la parola
del regno e non la comprende, viene il maligno e ruba
ciò che è stato seminato nel suo cuore:
questo è il seme seminato lungo la strada.
Quello che è stato seminato nel terreno sassoso

è l'uomo che ascolta la parola e subito l'accoglie
con gioia, ma non ha radice in sé ed è incostante, sicché appena giunge una tribolazione
o persecuzione a causa della parola, egli ne resta scandalizzato.
Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione

del mondo e l'inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non dà frutto.
Quello seminato nella terra buona è colui che ascolta la parola e la comprende;

questi dà frutto e produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta”.
Parola del Signore.
Gesù osserva la realtà quotidiana e poi, attraverso dei semplici racconti,
trasmette una grande verità: il cuore dell’uomo è uno spazio misterioso,
nel quale si decidono tante cose: una delle più importanti è quale peso
ed importanza dare alla parola di Dio.
È lì, infatti, che ci decidiamo per Dio, facendo spazio alla sua parola, oppure la
soffochiamo in mezzo a tante altre cose che prendono, man mano, il suo posto.
Un cuore disponibile, un animo attento ed una persona semplice che le si pone
dinanzi con l’intenzione di lasciarsi guidare da essa: ecco le condizioni ideali
che permettono alla parabola di Dio di portare frutto.
Solo così essa, miracolosamente, germoglia ponendo
radici forti della vita di chi l’accoglie.
Apriamo la porta del nostro cuore, ascoltiamo la parola del Signore
e offriamola a chi desidera riceverla aiutandoci con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.



mercoledì 25 luglio 2012

Il Vangelo del Giovedì 26 Luglio 2012

Dal Vangelo secondo Matteo (13,10-17) anno B.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
“Beati i vostri occhi perché
vedono e i vostri orecchi perché sentono.
In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato

vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare
ciò che voi ascoltate, e non l'udirono!”.
Parola del Signore.
Solo il cuore docile può aprire l'interpretazione
della parabola, del segno della Parola.
Il cuore indurito, pur sentendo la Parola, non riesce

a interpretarla, a capire la parabola, e tutto rimane chiuso e impossibile da capire.
Beati sono quelli che possono interpretare e comprendere quello

che vedono e sentono da Gesù.
Perché la parola di Gesù non è semplicemente e letteralmente

proclamata, ma è ANNUNCIATA.
E' proprio un'annunciazione, questa Parola,

proprio come avvenne a Maria.
Così a noi, oggi: la parola non è proclamata semplicemente,

ma viene annunciata.
L'annunciazione dell'angelo a noi oggi ed in ogni momento in cui

ci mettiamo in ascolto, ascolto della Parola con il cuore aperto per interpretarla,
tutto questo lo faremo meglio attraverso la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.



martedì 24 luglio 2012

Il Vangelo del Mercoledì 25 Luglio 2012

Dal Vangelo secondo Matteo (20,20-28) anno B.
In quel tempo, si avvicinò a Gesù la madre dei figli
di Zebedèo con i suoi figli,
e si prostrò per chiedergli qualcosa.
Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose:

«Dì che questi miei figli siedano uno
alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno».
Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete.

Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono:
«Lo possiamo».
Ed egli soggiunse: «Il mio calice lo berrete; però non

sta a me concedere che vi sediate alla
mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per
i quali è stato preparato dal Padre mio».
Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli; ma Gesù, chiamatili a sé,
disse: «I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi
esercitano su di esse il potere.
Non così dovrà essere tra voi; ma colui che

vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi,
si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere
servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti». Parola del Signore.
Uno dei discorsi più duri che Dio ci fa e che noi facciamo sempre fatica ad accettare è il fatto
che Egli ci chiami a condividere non tanto gli onori e la gloria,
quanto il dono di sé fino alla morte.
Anche coloro che stettero a stretto contatto con Gesù e che poterono ascoltarne i discorsi più profondi, fecero questa fatica.
Giacomo e Giovanni, forse sentendosi in qualche modo prediletti da Gesù, per mezzo della loro madre, gli chiedono un riconoscimento che sa ancora troppo di umano e di trionfalistico.
Il cammino è ancora lungo, ma alla fine i due fratelli capiranno; Giacomo sarà il primo
degli apostoli a ricevere il martirio, dimostrando di aver compreso la lezione; con Dio
si guadagna tutto quando si ha il coraggio di perdere tutto per Lui.
Coraggio, non cerchiamo onorificenze qui sulla terra, non servono a niente, offriamo t
utto quello che abbiamo per la Gloria del Signore Gesù, cominciando dalla preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

domenica 22 luglio 2012

Il Vangelo del Lunedì 23 Luglio 2012

Dal Vangelo secondo Giovanni (15,1-8) anno B.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
“Io sono la vera vite
e il Padre mio è il vignaiolo.
Ogni tralcio che in me non porta frutto,

lo toglie e ogni tralcio che porta frutto,
lo pota perché porti più frutto.
Voi siete gia mondi, per la parola

che vi ho annunziato.
Rimanete in me e io in voi.

Come il tralcio non può far frutto da se
stesso se non rimane nella vite, così anche
voi se non rimanete in me.
Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto,

perché senza di me non potete far nulla.
Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca,

e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi,

chiedete quel che volete e vi sarà dato.
In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto

frutto e diventiate miei discepoli”.
Parola del Signore.
Senza Gesù siamo uno zero assoluto.
Nel Vangelo di oggi Gesù ci dona una parola stupenda che illumina la nostra vita,
la libera da ogni peso inutile, mostrandoci chi siamo realmente.
Siamo suoi, siamo fatti per essere intimamente uniti a Lui,
non può esserci vita separandocene.
Ma con Lui, in Lui, la nostra vita, quella che abbiamo oggi tra le mani,
semplice o complicata, afflitta da malattie, da paure, ferita dalle tante debolezze
che ci accompagnano, questa vita è stupenda, un'avventura irripetibile donataci
per disseminare di frutti squisiti i nostri giorni, i frutti capaci di
mostrare Dio e il Cielo ad ogni uomo.
Ci sforziamo di capire che cosa sia meglio fare, cerchiamo il senso delle
cose che ci riguardano, mentre è tutto così semplice.
Rimanere in Lui, dimorare in Cristo, ecco tutto.
Lasciarci amare, alzare bandiera bianca, gettare via da noi il pensiero
"aiutati che Dio t'aiuta" che troppo spesso ci accompagna.
Aggrappati a Lui, alle sue braccia distese per amore, come la vite al tralcio.
Rimaniamo veramente attaccati a Lui, attraverso la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

sabato 21 luglio 2012

Il Vangelo della 16° Domenica del Tempo Ordinario

Dal Vangelo secondo Marco (6,30-34) anno B.
In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno
a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano
fatto e che avevano insegnato.
Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli,

in un luogo deserto, e riposatevi un po».
Era infatti molta la folla che andava e veniva e
non avevano più neanche il tempo di mangiare.
Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario,

in disparte.
Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono
ad accorrere là a piedi e li precedettero.
Sceso dalla barca, Egli vide molta folla si commosse

 ed ebbe compassione per loro, perché erano come
pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro
molte cose.
Parola del Signore.
Siamo stanchi esteriormente ed anche interiormente,
un periodo nero in tutti i sensi;
il lavoro diminuisce sempre di più, le tasse e i beni di consumo aumentano a vista d’occhio,
la televisione ed i giornali ci sparano addosso in continuazione le più orrende notizie
e le più catastrofiche previsioni; ed il caldo non ci da tregua.
Poi problemi in famiglia, i soldi non bastano mai, i figli fanno a gara per metterci
in difficoltà, lo spred continua a salire, le borse sono in caduta libera.
Con questa insalatona, il nostro cervello va in tilt e rischiamo di scoppiare, perché?
Serve la vacanza di Dio!
Allora oggi parliamo proprio di questo bisogno, parliamo del fatto che se non
troviamo un senso alla nostra vita, se non arriviamo a capire la ragione per
cui siamo nati, allora—prima o poi—scoppiamo.
E scoppiamo scappando o tacendo o stordendoci o illudendoci che alla nostra felicità
manchi qualche decina di cavalli al motore della nostra auto o qualche ruga in meno.
E Gesù vede, se ne accorge, ne prova compassione e tenerezza.
La sua non è una tenerezza sdrucciolevole e finta.
Il suo è un accorgersi pieno di autentica compassione,
di condivisione adulta del sogno e del dolore degli uomini.
Gesù conosce il dolore perché è uomo fino in fondo,
perché ama davvero questo Dio timido e pieno di esperienza.
Gesù vede che i suoi stanno scoppiando,
come tanti di noi che non ce la fanno proprio più.
Gesù vede i suoi pieni delle preoccupazioni dei malati che chiedono una guarigione,
e penso a quelle famiglie stanche per i troppi problemi, o a quella mamma
disperata con la figlia ricoverata in ospedale che oggi ha chiesto tante preghiere.
Gesù sa che dentro abbiamo bisogno di pace, di luce, di vacanza.
Vacanza bella (magari un pellegrinaggio), non piena e stupida, non stordente e chiassosa.
Non vi è mai successo?
Avete preparato un viaggio con cura, lo avete atteso, avete comprato le cose per il viaggio,
un po’ eccitati e preoccupati, e poi vi siete trovati agli antipodi del mondo su una spiaggia
o nella città dei grattacieli con un senso di smarrimento nel cuore, perché voi siete sempre gli stessi, anche abbronzati sulla spiaggia e, se non trovate senso viaggiate senza mai arrivare.
Il Signore ci propone di passare le vacanze con Lui, nel silenzio, nel deserto, ci chiede di fidarci,
di guardarlo negli occhi, perché Lui è il pastore che si commuove della fatica delle pecore,
il pastore che non vuole a tutti i costi venderci qualcosa.
Gesù propone ai suoi di andare in disparte, con Lui, a riposare un po’.
La vacanza è il momento in cui andare in disparte e riposarsi un po’ con il Signore Gesù.
C’è il rischio di vedere la vacanza come un momento di euforia, di eccesso, di esteriorità
Le vacanze, specie quelle che permettono viaggi lontani, sono sempre più diffuse,
ma sono davvero occasioni di rispetto e confronto con culture diverse?
Di approfondimento della complessità dell’uomo.
Sappiamo cogliere la vacanza come un dono, come un momento di ascolto e di
confronto con gli altri, uscendo dal nostro orizzonte e dai nostri giudizi per
accogliere con dignità la vita di altri popoli?
Facciamo come Benedetto; mettiamo nella valigia un Vangelo e un libro di spiritualità!
Abbiamo sempre pronta la scusa di non avere tempo da dedicare alla preghiera;
perché non ricavarlo durante il tempo del riposo?
Il Signore c’invita a riposarsi, ad andarcene in disparte certo, ma con Lui, per ritrovare
l’armonia tra il corpo e lo spirito che la frenesia del lavoro spesso interrompe.
Il Signore guarda la folla e prova compassione, si commuove, perché, allora come oggi,
noi uomini siamo come pecore senza pastore.
Animo, amici! Il Signore non si dimentica di noi, non ci lascia soli, diventa nostro pastore.
A questo Dio di tenerezza e di compassione sappiamo rivolgere il nostro sguardo e la nostra preghiera?
Santa Domenica a tutti da Fausto.

venerdì 20 luglio 2012

Il Vangelo del Sabato 21 Luglio 2012

Dal Vangelo secondo Matteo (12,14-21) anno B.
In quel tempo, I farisei però, usciti, tennero consiglio contro di lui per toglierlo di mezzo.
Ma Gesù, saputolo, si allontanò di là.

Molti lo seguirono ed egli guarì tutti,
ordinando loro di non divulgarlo,
perché si adempisse ciò che era stato

detto dal profeta Isaia:
Ecco il mio servo che io ho scelto; il mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto.

Porrò il mio spirito sopra di lui e annunzierà
la giustizia alle genti.
Non contenderà, né griderà,

né si udrà sulle piazze la sua voce.
La canna infranta non spezzerà, non spegnerà il lucignolo fumigante,

finché abbia fatto trionfare la giustizia; nel suo nome spereranno le genti.
Parola del Signore.
L’evangelista Matteo, applicando a Gesù la profezia del profeta Isaia,
ci offre un’immagine completa del significato della persona e d’operato di Gesù.
Egli fugge dai farisei perché sa che la sua ora non è ancora venuta;
deve ancora camminare molto, guarendo e sanando tutti parlando del regno
dei cieli e della bontà di Dio, prima di offrire la sua vita in sacrificio per tutti gli uomini.
Egli insegnerà a vincere con la forza inerme dell’amore, della misericordia e della giustizia.
Proviamo a leggere lentamente questo brano e specchiamoci in queste caratteristiche;
abbiamo il coraggio di accettare questo modello?
Vogliamo percorrere la via della giustizia e dell’amore, anche se questo può
costarci il buon nome, la reputazione, la stima dei nostri amici?
È difficile, ma con la preghiera possiamo riuscirci.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.



giovedì 19 luglio 2012

Il Vangelo del Venerdì 20 Luglio 2012

Dal Vangelo secondo Matteo (12,1-8) anno B.
In quel tempo Gesù passò tra le messi in giorno
di sabato, e i suoi discepoli ebbero fame e
cominciarono a cogliere spighe e le mangiavano.
Ciò vedendo, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi

discepoli stanno facendo quello che non è lecito
fare in giorno di sabato».
Ed egli rispose: «Non avete letto quello che fece

Davide quando ebbe
fame insieme ai suoi compagni?
Come entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell'offerta, che non era
lecito mangiare né a lui
né ai suoi compagni, ma solo ai sacerdoti?
O non avete letto nella Legge che nei giorni

di sabato i sacerdoti nel tempio
infrangono il sabato e tuttavia sono senza colpa?
Ora io vi dico che qui c'è qualcosa più grande

del tempio.
Se aveste compreso che cosa significa:

Misericordia io voglio e non sacrificio,
non avreste condannato individui senza colpa.
Perché il Figlio dell'uomo è signore del sabato».

Parola del Signore.
Il sacrificio, per sua natura, è qualcosa che ci coinvolge profondamente,
perché in ciò che offriamo a Dio vi è parte di noi stessi; dunque,
non è possibile pensare di offrire a Dio animali e cose,
se essi non sono espressioni del dono di sé a Lui.
I farisei, purtroppo, avevano perso di vista questa verità, per cui il loro
culto era divenuto semplicemente legalismo; per essi ciò che contava
era la correttezza del rito, non più il suo significato profondo.
Gesù rinnova ancora una volta il senso dell’offerta; sopra tutti i sacrifici,
ha un valore estremamente più grande la misericordia e il perdono.
Da quando non offriamo più un sacrificio del genere a Dio?
Anche noi cerchiamo di stordire Dio con le nostre preghiere,
senza offrire veri sacrifici a Lui graditi?
Comunque, per agevolarci la strada, come inizio il Signore accetta
anche la nostra preghiera, se fatta con il cuore.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.



mercoledì 18 luglio 2012

Il Vangelo del Giovedì 19 Luglio 2012

Dal Vangelo secondo Matteo (11,28-30) anno B.
In quel tempo, Gesù disse: “Venite a me, voi tutti, che siete
affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono

mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime.
Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero».

Parola del Signore.
Sono molte le cose che ci affaticano e opprimono;
la vita con la sua monotonia, con i suoi contrasti e le sue croci,
contribuisce ad appesantirci ogni giorno sempre di più.
Gesù ci invita ad andare da Lui.
Però, Egli non ci promette di toglierci questi pesi dalle spalle;
piuttosto, il Signore promette il ristoro, oltre che un giogo di diversa natura.
È il suo peso, dolce e soave, che può portare con gioia solo chi si fa come Lui,
mite ed umile.
Dunque, possiamo fare due cose; o continuare stancamente a trascinare
i nostri fardelli e le nostri croci, oppure andare da Gesù, per mezzo della
preghiera e dell’amore, per imparare a portare queste cose.
Se ci proviamo con fede, ci accorgeremo che sono esse
a portare noi verso la pienezza dell’amore.
Coraggio, non perdiamo tempo e preghiamo.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

martedì 17 luglio 2012

Il Vangelo del Mercoledì 18 Luglio 2012

Dal Vangelo secondo Matteo (11,25-27) anno B.
In quel tempo, Gesù disse: «Ti benedico, o Padre,
Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto
nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti
e le hai rivelate ai piccoli.
Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te.
Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce

il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre
se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.
Parola del Signore.
Chi sono i piccoli di cui parla Gesù?
Non dobbiamo credere che siano gli ingenui o gli ignoranti, visto che la storia
della santità cristiana annovera anche figure di grandi sapienti ed esperti studiosi.
Dunque, la piccolezza non è sinonimo di ignoranza.
Ma allora cosa vuole Dio da noi?
Cosa dobbiamo fare per diventare piccoli?
La via più semplice è quella di avere poche e semplici certezze attorno alle quali
far ruotare tutta la nostra vita; ciò vuol dire fare di tutto perché Dio sia sempre
al centro dei nostri interessi, delle nostre scelte, dei nostri pensieri; così la vita diventa,
man mano, più serena e allora comprendiamo che l’essenziale si trova lontano
dai riflettori o dalla confusione del mondo.
Stare in disparte, lasciare che gli altri abbiano i primi posti; ciò ci rende piccolo.
Coraggio, noi non siamo degli stupidi, lasciamo soltanto che i super uomini si
mettano in mostra, noi rimaniamo all’ultimo posto per avere la rivelazione Divina,
non è facile, ci riusciremo con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.



lunedì 16 luglio 2012

Il Vangelo del Martedì 17 Luglio 2012

Dal Vangelo secondo Matteo (11,20-24) anno B.
In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli, perché non si erano convertite: «Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsàida.
Perché, se a Tiro e a Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo
a voi, già da tempo avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel cilicio e nella cenere.
Ebbene io ve lo dico: Tiro e Sidone nel giorno del giudizio avranno una

sorte meno dura della vostra.
E tu, Cafarnao,

sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai!
Perché, se in Sòdoma fossero avvenuti i miracoli compiuti in te,
oggi ancora essa esisterebbe!
Ebbene io vi dico: Nel giorno del giudizio avrà una sorte meno dura della tua!».

Parola del Signore.
Il miracolo non è garanzia certa di salvezza o di predilezione da parte di Dio;
anzi, certe volte questi possono essere delle autentiche responsabilità,
delle quali Dio ci chiederà conto.
La dimostrazione di questo sta nelle accuse che Gesù scaglia contro le città
nelle quali Egli aveva compiuto il maggior numero di miracoli; esse, pur avendo
visto le opere di Dio, non si erano convertite.
Il miracolo, per loro, aveva il significato di semplice manifestazione taumaturgica
di Gesù.
Quando chiediamo i miracoli e le grazie per noi e per i nostri cari,
siamo sicuri di capire la responsabilità che questo comporta?
Se essi non diventano opportunità di miglioramento e di conversione,
saranno occasioni sprecate delle quali dobbiamo rispondere davanti a Dio.
È vero, noi non sappiamo chiedere bene le grazie che ci servono,
impariamo a farlo bene, concentrandoci nella preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.



domenica 15 luglio 2012

Il Vangelo del Lunedì 16 Luglio 2012

Dal Vangelo secondo Matteo (10,34-11,1) anno B.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: “Non crediate
che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono
venuto a portare pace, ma una spada.
Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre,

la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera:
e i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa.
Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me;

chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me;
chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me.
Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia,

la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie

un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto.
E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli,

perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli,

partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.
Parola del Signore.
Non riusciamo proprio ad immaginarci un Gesù che, dopo aver predicato il
perdono e la comprensione, l’accoglienza incondizionata e la misericordia,
venga a dirci che è venuto a portare scompiglio.
Ma ci sono tanti tipi di disordine; il suo è quello che porta movimento
e vita lì dove sembra esservi solo stagnazione.
Persino i rapporti famigliari, così forti e profondi, possono essere un ostacolo
alla realizzazione del suo regno; c’è chi lo capisce e fa di tutto per restargli fedele,
ma c’è chi, invece, fa fatica ad entrare in quest’ottica di idee.
Per questo motivo Gesù è venuto a dividerci e a portare guerra in quei
contesti dove sembra esservi apparente calma.
Il Vangelo porta in sé una forza che non ammette ripensamenti o compromessi.
Dove c’è stagnazione, c’è sempre odore cattivo, movimentiamo la nostra
vita attraverso la lettura della Parola del Signore, per sentire il profumo
della salvezza, facciamolo attraverso la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.



sabato 14 luglio 2012

Il Vangelo della 15° Domenica del Tempo Ordinario

Dal Vangelo secondo Marco (6,7-13) anno B.
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a
mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti immondi.
E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane,
né bisaccia, né denaro nella borsa; ma,
calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche.
E diceva loro: «Entrati in una casa, rimanetevi fino a

che ve ne andiate da quel luogo.
Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene,
scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro».
E partiti, predicavano che la gente si convertisse,
scacciavano molti demòni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano.

Parola del Signore.
Stupisce e scandalizza la banalità del Regno che Gesù proclama, inascoltato,
nella sinagoga della piccola Nazareth.
Diamine, ma i profeti, non dovrebbero essere più carismatici?
Gesù non assomiglia per niente a uno dei profeti, le sue mani sono troppo
odorose di resina e dure di calli, come i nodi del legno che ha trasformato in sgabelli,
perché traccino nell’aria le parole dette in nome di Dio!
Allora come oggi, non c’è nulla di più difficile del parlare di Cristo ai cristiani,
nulla di più faticoso che annunciare il vangelo a noi cattolici, spesso asfaltati dalla
più terribile delle abitudini, la più tragica delle tentazioni; credere di credere.
Abbiamo bisogno (urgente) di profeti e di profezie, di parole che rompano il mare
di ghiaccio che soffoca la nostra anima, che liberino la luce nascosta sotto il moggio.
Persone come Ezechiele, come Paolo, che non si scandalizzano della propria evidente
fragilità, ma che mettono la propria vita e la propria autenticità a servizio dell’annuncio.
Una cosa però mi stupisce; perché Gesù ha coinvolto i suoi discepoli per
annunciare il vangelo, perché ha voluto correre il rischio di rendere poco
credibile il suo messaggio attraverso il limite e la povertà dei suoi testimoni?
Non sarebbe stato più efficace un suo diretto intervento nell’annuncio?
Che so, magari spiegare meglio senza parabole il messaggio in mezzo a noi?
E invece no; come accadde al simpatico profeta della prima lettura, Dio ha preso
dei pastori (in ebraico, i classici vaccari)  come Amos per annunciare il suo Regno.
Povera gente, proprio come siamo noi.
Marco pone delle condizioni all’annuncio, una sintesi per ricordare ai discepoli
con quale stile sono chiamati ad annunciare il Regno.
I discepoli sono mandati ad annunciare il Regno a due a due.
Non esistono navigatori solitari tra i credenti, tutta la credibilità dell’annuncio
si gioca nella sfida del poter costruire comunità.
Parlare della comunità in termini astratti è bello e poetico.
Vivere nella comunità, con quel membro del gruppo, con quel viceparroco,
con quel cantore, è un altro affare.
Non ci sentiremmo forse più a nostro agio da soli o, al limite,
in compagnia di qualcuno a noi simpatico?
Gesù ci tiene alla scommessa della convivenza, fatta per amore al vangelo.
Al di sopra delle simpatie e dei caratteri, Gesù c’invita ad andare all’essenziale,
a non fermarci alle sensazioni di pelle, a credere che la testimonianza
della comunione, nonostante noi, può davvero spalancare i cuori.
La Chiesa non è il club dei bravi ragazzi, non ci siamo scelti;
Gesù ci ha scelto per avere potere sugli spiriti immondi.
La Parola che professiamo e viviamo, caccia la “mondezza” dei cuori,
la parte tenebrosa che ci abita.
Gesù chiede ai suoi di essere essenziali; la Chiesa non è un’azienda che studia
strategie di marketing adatte ai bisogni del mercato, non una holding del sacro
che tenta di mantenere il potere, la Chiesa vive in relazione e in funzione del
suo Maestro e Signore, attenta a occuparsi del compito affidatole;
costruire il Regno in attesa del ritorno del Risorto.
L’organizzazione che si è venuta a creare in questi secoli è funzionale
all’annuncio del Regno e tale deve restare.
Il cristianesimo porta in sé una scandalosa fragilità (poiché i cristiani sono fragili)
che può spalancare i cuori perché testimonianza della grandezza di Dio.
Il cristiano non è qualcuno di appartato, di particolare, vive le stesse gioie
e gli stessi dolori di ogni uomo.
Il cristiano è, anzitutto, uomo e di un’umanità piena e dirompente, irrequieta e profonda.
Gesù chiede di stare, di vivere, di appartenere a questo mondo,
fecondandolo e facendolo crescere come fa il lievito con il pane.
Ci è affidato il Regno, ci è consegnato l’annuncio, lasciamolo emergere nelle
nostre comunità, nei nostri movimenti, nelle nostre associazioni, interroghiamoci
con semplicità su quanto il Signore ci chiede di vivere.
Santa Domenica a tutti voi da Fausto.