Dal Vangelo secondo Matteo (13,44-46) anno B.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
“Il regno dei cieli è
simile a un tesoro nascosto
in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde
di nuovo, poi va,
pieno di gioia, e vende tutti
i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile a un mercante che
va in cerca di perle preziose;
trovata una perla
di grande valore, va, vende tutti i suoi
averi e la compra.
Parola del Signore.
Cristo è il tesoro nascosto nel campo
cioè nel mondo.
Tesoro nascosto nelle Scritture, perché veniva manifestato attraverso
figure e parabole che, umanamente parlando, non potevano essere intese
prima che le profezie fossero compiute, cioè prima della venuta del
Signore.
Perciò è stato detto al profeta Daniele: «Chiudi queste parole e
sigilla questo libro,
fino al tempo della fine» (Dn 12, 4).
Anche Geremia dice: «Alla fine dei giorni comprenderete tutto!» (Ger
22, 20).
Letta dai cristiani, la legge è un tesoro, un tempo nascosto in un campo,
H
a rivelato e spiegato della croce di Cristo; essa manifesta la
sapienza di Dio,
rivela i suoi disegni di salvezza per l'uomo, prefigura il Regno di
Cristo,
preannuncia la Buona Novella dell'eredità della Gerusalemme santa,
predice che l'uomo che ama Dio progredirà fino a vederlo ed a udire la
sua parola,
e sarà glorificato da questa parola...
In questo modo, dopo la sua risurrezione, il Signore ha spiegato le Scritture
ai suoi
discepoli, dimostrando loro con esse che, bisognava che il Cristo
sopportasse
queste sofferenze per entrare nella sua gloria.
Quindi se qualcuno legge le Scritture in questo modo, sarà un discepolo
perfetto,
simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e
antiche.
Leggiamo le Sacre Scritture e vi troveremo il tesoro nascosto, che ci
farà
discepoli di Cristo, cominciando dalla preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia
santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non
ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è
con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e
sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.
Dal Vangelo secondo Matteo (13,36-43) anno
B.
In quel tempo, Gesù lasciò la folla ed entrò in casa; i suoi
discepoli gli si accostarono per dirgli: «Spiegaci la
parabola della zizzania nel
campo».
Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme
è il Figlio dell'uomo.
Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno;
la zizzania sono i figli del maligno, e il nemico
che l'ha seminata è il diavolo. La
mietitura
rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli.
Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla
fine del mondo.
Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo
regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità
e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti.
Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro.
Chi ha orecchi, intenda! Parola del Signore.
È sempre molto difficile comprendere queste parole di Gesù, soprattutto
quando
di fronte a certe situazioni o notizie che ascoltiamo dai mezzi di
comunicazione
ci verrebbe voglia di ricorrere ad una giustizia immediata e
risolutiva.
In realtà, Gesù ci insegna che uno solo è colui che ha il diritto di
giudicare e di
manifestare le vere intenzioni dell’anima, e questo perché solo Lui è
in grado
di sondare le profondità del cuore umano.
Non solo: Dio sa che in certi casi il tempo rappresenta la migliore
medicina per far seccare spontaneamente molta zizzania.
Si tratta, dunque, di attendere confidando in colui che vede tutto e
che saprà dare, alla fine,
la giusta retribuzione a tutti coloro che hanno lavorato per il bene
nonostante gli ostacoli.
Attendiamo con pazienza, senza farci prendere dalla smania di
giudicare,
per farlo uno basta e avanza: Dio, noi intanto preghiamo.
Padre nostro che sei nei cieli, sia
santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non
ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è
con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e
sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.
Dal Vangelo secondo Matteo (13,31-35) anno
B.
In quel tempo, Gesù espose alla folla un'altra parabola:
«Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa,
che un uomo prende e semina nel
suo campo.
Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto,
è più grande
degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si
annidano fra i suoi rami».
Un'altra parabola disse loro: «Il regno dei cieli si può
paragonare al lievito,
che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si
fermenti».
Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se
non in parabole,
perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta:
Aprirò la mia bocca in
parabole, proclamerò cose nascoste
fin dalla fondazione del mondo.
Parola del Signore.
La natura è piena di esempi di come certe cose, apparentemente piccole
ed insignificanti possiedono in sé una forza tale che stupiscono chi le
osserva.
Un granello di senapa ed un pugnetto di lievito sono gli esempi
più quotidiani e feriali a cui potremmo pensare.
Proprio per questo, Gesù se ne serve proprio per far capire quale
sia la caratteristica del regno di Dio.
Esso è una realtà così normale e nascosta che non attrae gli sguardi
curiosi dei più,
ma, con il tempo e la pazienza cresce a dismisura proprio
come il
granello diventa albero.
Anche noi possiamo essere fermento d’amore e di riconciliazione
per tutti coloro che ci avvicinano.
Anche loro potranno sperimentare la grande forza del regno di Dio che
ha
delle leggi e si espande con un criterio differente da quelli umani.
Se anche in noi il Signore ha piantato un piccolo seme,
aspettiamo con pazienza che cresca pregando.
Padre nostro che sei nei cieli, sia
santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non
ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è
con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e
sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.
Dal Vangelo secondo Giovanni (6,1-15) anno
B.
In quel tempo, Gesù passò all'altra riva del mare
di Galilea, cioè di
Tiberìade,
e una grande folla
lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi.
Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con
i suoi discepoli.
Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande
folla veniva da lui e disse a
Filippo:
«Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?».
Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava
per fare.
Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure
perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro:
«C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci;
ma che cos'è questo per tanta gente?».
Rispose Gesù: «Fateli sedere». C'era molta erba in quel luogo.
Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli
che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero.
E quando furono saziati, disse ai discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati,
perché nulla vada perduto».
Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo,
avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire:
«Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!».
Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re,
si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.
Parola del Signore.
La vacanza ha dato occasione agli apostoli di tirare il fiato, di
sentire vicina la presenza
del Rabbì, di superare la stanchezza infinita che abita il loro e il
nostro cuore.
Scoprire Gesù che si commuove per la folla, pecore senza pastore,
ha messo loro la ali: sì, vale la pena di annunciare la buona notizia
di
un Dio che ti abbraccia come un padre fa con il proprio figlio!
L’euforia, però, sta per finire: la folla che si è radunata per
ascoltare il Rabbì sta per
assistere al miracolo più eclatante di Gesù, miracolo che si rivelerà
il più drammatico.
Il miracolo della moltiplicazione dei pani segna l’inizio della fine di
Gesù,
l’apoteosi dell’incomprensione, il delirio di un’umanità che preferisce
lo stregone al Messia, il prodigio dell’amore.
Giovanni sceglie proprio questo miracolo per iniziare una complessa
catechesi
alle sue (e nostre) comunità su chi è Dio e su cosa siamo noi e quale
debba
essere l’atteggiamento corretto del discepolo verso il Maestro.
Gesù è a una svolta.
Il falegname di Nazareth, che lasciato la sua bottega e ora gira con un
gruppo
di discepoli parlando di Dio, è diventato famoso: Rabbì Gesù acquista
nel
giro di pochi mesi una fama insperata; folle numerose lo seguono attratti
un po’ dalle sua parole e molto dalla sua fama di guaritore potente.
A Cafarnao si consuma la tragedia, avviene la frattura, la fine di una
neonata brillante carriera politica.
Gesù moltiplica i pani e la gente lo vuole fare re: chi non
incoronerebbe
uno che distribuisce pane e pesci gratis?
Gesù è turbato da questo epilogo e fa un discorso duro, durissimo,
incomprensibile
che avrà, come vedremo nelle prossime domeniche, un esito drammatico.
Sappiamo tutti com’è andata: la folla, il gran caldo, Gesù che parla e
la gente che ripete
a quelli che stanno dietro, le ore che scorrono ad ascoltare della
bellezza di Dio,
poi Gesù si accorge dell’ora tarda, il languorino allo stomaco ha preso
anche Lui.
Sappiamo della richiesta fatta agli apostoli e della loro risposta
realistica e
disincantata: Filippo che annota che ci vorrebbero duecento denari, per
dare
un misero pezzo di pane alle cinquemila famiglie presenti.
Giovanni, il grande, aggiunge un particolare: è un ragazzo che
offre la sua merenda a Gesù per provocare il miracolo.
Un adolescente generoso sente la richiesta di Gesù rivolta ai discepoli
e tira per
la tunica il più vicino, Andrea, mostrandogli le cose che la madre previdente
gli ha
infilato nella sacca.
Gesù sorride: quando capiremo noi adulti che Dio ha bisogno
della beata incoscienza degli adolescenti?
Davide non fu forse scelto re quando ancora faceva il pastorello?
E Maria, la Madre, non fu chiamata nell’età del fidanzamento,
quando aveva tredici o quattordici anni?
Il problema di noi adulti è smarrire il sogno, essere talmente realisti
da diventare aridi.
Dio, eterno adolescente, ama il gesto ingenuo e straordinario del
ragazzo.
E sfama la folla.
Smettiamola di recitare le litanie delle nostre fragilità e delle
nostre incapacità
di fronte alle tragedie del mondo, piantiamola di inanellare
pessimistiche
analisi sul destino del mondo e della Chiesa.
Dio ha bisogno della nostra merenda per sfamare il mondo.
Non è sufficiente, ovvio.
Ciò che manca lo mette il cuore di Dio.
Gesù trasforma la merenda di questo ragazzo, il più saggio di tutti, in
abbondanza.
Dio è fatto così: non interviene al posto nostro, chiede la nostra
collaborazione,
non si sostituisce a noi, esige che ci mettiamo in gioco, che diamo del
nostro.
Davanti alla tristezza e alla devastazione del nostro mondo,
Dio si manifesta il più equilibrato e il più logico di tutti,
chiedendoci di intervenire.
Lo vogliamo davvero un Dio così?
La folla guarda stupefatta le ceste di pane che passano, mangia, mangia
ancora,
s’infila il pane nelle bisacce, le riempie, avanza ancora, un boccone,
due,
lo stomaco scoppia, ne avanza ancora.
Qualche istante di silenzio, poi il brusìo diventa grido, la gente si alza,
ora ha capito.
No, non ha capito, ha capito il contrario.
Gesù, con quel gesto, dice: “Davanti alla difficoltà, anche se non hai
le forze,
mettiti in gioco, dona quel poco che hai e diventerà un miracolo di
condivisione”.
La folla ha capito: “Gesù ci dona da mangiare, abbiamo finito di
tribolare”.
L’esatto contrario, proprio l’esatto contrario.
Gesù scappa, turbato.
È dunque così difficile spiegarsi agli uomini?
Purtroppo, sembra proprio di sì.
Santa Domenica Fausto.
Dal Vangelo secondo Matteo (13,24-30) anno
B.
In quel tempo, Gesù espose alla folla un'altra parabola dicendo: «Il regno dei cieli si può paragonare a un
uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo.
Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico,
seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò.
Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania.
Allora i servi andarono dal padrone di casa
e gli dissero: Padrone, non hai seminato
del buon seme nel tuo campo?
Da dove viene dunque la zizzania?
Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo.
E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla?
No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania,
con essa sradichiate anche il grano.
Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento
della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e
legatela in fastelli
per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio».
Parola del Signore.
Anche oggi una parabola del seme.
Anzitutto del “buon seme” seminato da Gesù
nel campo della Chiesa e del mondo.
Un rilievo importante che fa giustizia di ogni visione pessimistica della
realtà umana.
Il bene è sempre presente e opera dappertutto,
anche se non sempre e non dovunque
fa notizia. Al contrario del male che ha
sempre l’onore delle prime pagine dei giornali.
E al male fa anche riferimento la parabola: alla “zizzania” seminata dal
“nemico”,
ossia a tutto ciò che è in contrasto col
regno, l’unico progetto di vita degno dell’uomo.
Sconcerta il fatto che la zizzania venga seminata dal nemico, “mentre tutti
dormono”:
per mancanza cioè di vigilanza da parte dei
servi e dei collaboratori del padrone.
Interpella perciò la responsabilità delle
nostre omissioni: non è male soltanto il farlo
ma anche non impedirlo per quanto e come lo
dobbiamo e lo possiamo.
Conforta, tuttavia, la tolleranza e la misericordia del Signore, il quale,
nell’attesa
del giudizio e della condanna definitiva,
lascia che il bene e il male crescano insieme:
non solo nel mondo ma anche nella Chiesa e
in ciascuno di noi.
Siamo perciò capaci di attese fiduciose e pazienti: come lo è il cuore di Dio,
se vogliamo ce la possiamo fare, lasciamoci
aiutare dal Signore e preghiamo.
Padre nostro che sei nei cieli, sia
santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non
ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è
con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e
sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.
Dal Vangelo secondo Matteo (13,18-23) anno
B.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
“Voi dunque intendete la parabola
del seminatore: tutte le volte che uno ascolta la parola
del regno e
non la comprende, viene il maligno e ruba
ciò che è stato seminato nel suo
cuore:
questo è il seme seminato lungo la strada.
Quello che è stato seminato nel terreno sassoso
è l'uomo che ascolta la parola e subito l'accoglie
con gioia,
ma non ha radice in sé ed è incostante, sicché appena giunge una tribolazione
o persecuzione a causa della parola, egli ne resta scandalizzato.
Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola, ma la
preoccupazione
del mondo e l'inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non
dà frutto.
Quello seminato nella terra buona è colui che ascolta la parola e la comprende;
questi dà frutto e produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta”.
Parola del Signore.
Gesù osserva la realtà quotidiana e poi, attraverso dei semplici
racconti,
trasmette una grande verità: il cuore dell’uomo è uno spazio
misterioso,
nel quale si decidono tante cose: una delle più importanti è quale peso
ed importanza dare alla parola di Dio.
È lì, infatti, che ci decidiamo per Dio, facendo spazio alla sua
parola, oppure la
soffochiamo in mezzo a tante altre cose che prendono, man mano, il suo
posto.
Un cuore disponibile, un animo attento ed una persona semplice che le
si pone
dinanzi con l’intenzione di lasciarsi guidare da essa: ecco le
condizioni ideali
che permettono alla parabola di Dio di portare frutto.
Solo così essa, miracolosamente, germoglia ponendo
radici forti della vita di chi l’accoglie.
Apriamo la porta del nostro cuore, ascoltiamo la parola del Signore
e offriamola a chi desidera riceverla aiutandoci con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia
santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non
ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è
con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e
sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.
Dal Vangelo secondo Matteo (13,10-17) anno
B.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
“Beati i vostri occhi perché
vedono e
i vostri orecchi perché sentono.
In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato
vedere ciò che voi
vedete, e non lo videro, e ascoltare
ciò che voi ascoltate, e non l'udirono!”.
Parola del Signore.
Solo il
cuore docile può aprire l'interpretazione
della parabola, del segno della Parola.
Il cuore indurito, pur sentendo la Parola, non riesce
a interpretarla, a capire la parabola, e tutto rimane chiuso e impossibile da capire.
Beati sono quelli che possono interpretare e comprendere quello
che vedono e sentono da Gesù.
Perché la parola di Gesù non è semplicemente e letteralmente
proclamata, ma è ANNUNCIATA.
E' proprio un'annunciazione, questa Parola,
proprio come avvenne a Maria.
Così a noi, oggi: la parola non è proclamata semplicemente,
ma viene annunciata.
L'annunciazione dell'angelo a noi oggi ed in ogni momento in cui
ci mettiamo in ascolto, ascolto della Parola con il cuore aperto per
interpretarla,
tutto questo lo faremo meglio attraverso la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia
santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non
ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è
con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e
sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.
Dal Vangelo secondo Matteo (20,20-28) anno
B.
In quel tempo, si avvicinò a Gesù la madre dei figli
di Zebedèo con i suoi figli,
e si prostrò per chiedergli qualcosa.
Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose:
«Dì che questi miei figli siedano
uno
alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno».
Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete.
Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono:
«Lo possiamo».
Ed egli soggiunse: «Il mio calice lo berrete; però non
sta a me concedere che
vi sediate alla
mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per
i quali è stato
preparato dal Padre mio».
Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli; ma Gesù,
chiamatili a sé, disse: «I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i
grandi
esercitano su di esse il potere.
Non così dovrà essere tra voi; ma colui che
vorrà diventare grande tra voi, si
farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi,
si farà vostro
schiavo;
appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere
servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti». Parola del
Signore.
Uno dei discorsi più duri che Dio ci fa e che noi facciamo sempre
fatica ad accettare è il fatto
che Egli ci chiami a condividere non tanto gli
onori e la gloria,
quanto il dono di sé fino alla morte.
Anche coloro che stettero a stretto contatto con Gesù e che poterono
ascoltarne i discorsi più profondi, fecero questa fatica.
Giacomo e Giovanni, forse sentendosi in qualche modo prediletti da
Gesù, per mezzo della loro madre, gli chiedono un riconoscimento che sa ancora
troppo di umano e di trionfalistico.
Il cammino è ancora lungo, ma alla fine i due fratelli capiranno;
Giacomo sarà il primo
degli apostoli a ricevere il martirio, dimostrando di
aver compreso la lezione; con Dio
si guadagna tutto quando si ha il coraggio di
perdere tutto per Lui.
Coraggio, non cerchiamo onorificenze qui sulla terra, non servono a
niente, offriamo t
utto quello che abbiamo per la Gloria del Signore Gesù,
cominciando dalla preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia
santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non
ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è
con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e
sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.
Dal Vangelo secondo Giovanni (15,1-8) anno B.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
“Io sono la vera vite
e il
Padre mio è il vignaiolo.
Ogni tralcio che in me non porta frutto,
lo toglie e ogni tralcio che porta
frutto,
lo pota perché porti più frutto.
Voi siete gia mondi, per la parola
che vi ho annunziato.
Rimanete in me e io in voi.
Come il tralcio non può far frutto da se
stesso se non
rimane nella vite, così anche
voi se non rimanete in me.
Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto,
perché senza di me non potete far nulla.
Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca,
e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi,
chiedete quel che volete e
vi sarà dato.
In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto
frutto e diventiate
miei discepoli”.
Parola del Signore.
Senza Gesù siamo uno zero assoluto.
Nel Vangelo di oggi Gesù ci dona una parola
stupenda che illumina la nostra vita,
la libera da ogni peso inutile, mostrandoci
chi siamo realmente.
Siamo suoi, siamo fatti per essere
intimamente uniti a Lui,
non può esserci vita separandocene.
Ma con Lui, in
Lui, la nostra vita, quella che abbiamo oggi tra le mani,
semplice o complicata, afflitta da malattie,
da paure, ferita dalle tante debolezze
che ci accompagnano, questa vita è
stupenda, un'avventura irripetibile donataci
per disseminare di frutti squisiti i nostri
giorni, i frutti capaci di
mostrare Dio e il Cielo ad ogni uomo.
Ci sforziamo di capire che cosa sia meglio
fare, cerchiamo il senso delle
cose che ci riguardano, mentre è tutto così
semplice.
Rimanere in Lui,
dimorare in Cristo, ecco tutto.
Lasciarci amare, alzare bandiera bianca,
gettare via da noi il pensiero
"aiutati che Dio t'aiuta" che
troppo spesso ci accompagna.
Aggrappati a Lui, alle sue braccia distese
per amore, come la vite al tralcio.
Rimaniamo veramente attaccati a Lui,
attraverso la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia
santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non
ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è
con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e
sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.
Dal Vangelo secondo Marco (6,30-34) anno B.
In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno
a Gesù e gli
riferirono tutto quello che avevano
fatto e che avevano insegnato.
Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli,
in un luogo deserto, e
riposatevi un po».
Era infatti molta la folla che andava e veniva e
non avevano più
neanche il tempo di mangiare.
Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario,
in disparte.
Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero.
Sceso dalla barca, Egli vide molta folla si commosse
ed ebbe compassione per
loro, perché erano come
pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro
molte cose.
Parola del Signore.
Siamo stanchi esteriormente ed anche interiormente,
un periodo nero in
tutti i sensi;
il lavoro diminuisce sempre di più, le tasse e i beni di consumo
aumentano a vista d’occhio,
la televisione ed i giornali ci sparano addosso in continuazione le più
orrende notizie
e le più catastrofiche previsioni; ed il caldo non ci da tregua.
Poi problemi in famiglia, i soldi non bastano mai, i figli fanno a gara
per metterci
in difficoltà, lo spred continua a salire, le borse sono in caduta
libera.
Con questa insalatona, il nostro cervello va in tilt e rischiamo di
scoppiare, perché?
Serve la vacanza di Dio!
Allora oggi parliamo proprio di questo bisogno, parliamo del fatto che
se non
troviamo un senso alla nostra vita, se non arriviamo a capire la
ragione per
cui siamo nati, allora—prima o poi—scoppiamo.
E scoppiamo scappando o tacendo o stordendoci o illudendoci che alla
nostra felicità
manchi qualche decina di cavalli al motore della nostra auto o qualche
ruga in meno.
E Gesù vede, se ne accorge, ne prova compassione e tenerezza.
La sua non è una tenerezza sdrucciolevole e finta.
Il suo è un accorgersi pieno di autentica compassione,
di condivisione adulta del sogno e del dolore degli uomini.
Gesù conosce il dolore perché è uomo fino in fondo,
perché ama davvero questo Dio timido e pieno di esperienza.
Gesù vede che i suoi stanno scoppiando,
come tanti di noi che non ce la fanno proprio più.
Gesù vede i suoi pieni delle preoccupazioni dei malati che chiedono una
guarigione,
e penso a quelle famiglie stanche per i troppi problemi, o a quella
mamma
disperata con la figlia ricoverata in ospedale che oggi ha chiesto
tante preghiere.
Gesù sa che dentro abbiamo bisogno di pace, di luce, di vacanza.
Vacanza bella (magari un pellegrinaggio), non piena e stupida, non
stordente e chiassosa.
Non vi è mai successo?
Avete preparato un viaggio con cura, lo avete atteso, avete comprato le
cose per il viaggio,
un po’ eccitati e preoccupati, e poi vi siete trovati agli antipodi del
mondo su una spiaggia
o nella città dei grattacieli con un senso di smarrimento nel cuore, perché
voi siete sempre gli stessi, anche abbronzati sulla spiaggia e, se non trovate
senso viaggiate senza mai arrivare.
Il Signore ci propone di passare le vacanze con Lui, nel silenzio, nel
deserto, ci chiede di fidarci,
di guardarlo negli occhi, perché Lui è il pastore che si commuove della
fatica delle pecore,
il pastore che non vuole a tutti i costi venderci qualcosa.
Gesù propone ai suoi di andare in disparte, con Lui, a riposare un po’.
La vacanza è il momento in cui andare in disparte e riposarsi un po’ con
il Signore Gesù.
C’è il rischio di vedere la vacanza come un momento di euforia, di
eccesso, di esteriorità
Le vacanze, specie quelle che permettono viaggi lontani, sono sempre
più diffuse,
ma sono davvero occasioni di rispetto e confronto con culture diverse?
Di approfondimento della complessità dell’uomo.
Sappiamo cogliere la vacanza come un dono, come un momento di ascolto e
di
confronto con gli altri, uscendo dal nostro orizzonte e dai nostri
giudizi per
accogliere con dignità la vita di altri popoli?
Facciamo come Benedetto; mettiamo nella valigia un Vangelo e un libro
di spiritualità!
Abbiamo sempre pronta la scusa di non avere tempo da dedicare alla
preghiera;
perché non ricavarlo durante il tempo del riposo?
Il Signore c’invita a riposarsi, ad andarcene in disparte certo, ma con
Lui, per ritrovare
l’armonia tra il corpo e lo spirito che la frenesia del lavoro spesso
interrompe.
Il Signore guarda la folla e prova compassione, si commuove, perché,
allora come oggi,
noi uomini siamo come pecore senza pastore.
Animo, amici! Il Signore non si dimentica di noi, non ci lascia soli,
diventa nostro pastore.
A questo Dio di tenerezza e di compassione sappiamo rivolgere il nostro
sguardo e la nostra preghiera?
Santa Domenica a tutti da Fausto.
Dal Vangelo secondo Matteo (12,14-21) anno
B.
In quel tempo, I farisei però, usciti, tennero consiglio contro di lui
per toglierlo di mezzo.
Ma Gesù, saputolo, si allontanò di là.
Molti lo seguirono ed egli guarì tutti,
ordinando loro di non
divulgarlo,
perché si adempisse ciò che era stato
detto dal profeta Isaia:
Ecco il mio servo che io ho scelto; il mio prediletto, nel quale mi sono
compiaciuto.
Porrò il mio spirito sopra di lui e annunzierà
la giustizia alle genti.
Non contenderà, né griderà,
né si udrà sulle piazze la sua voce.
La canna infranta non spezzerà, non spegnerà il lucignolo fumigante,
finché abbia fatto trionfare la giustizia; nel suo nome spereranno le
genti.
Parola del Signore.
L’evangelista Matteo, applicando a Gesù la profezia del profeta Isaia,
ci offre un’immagine completa del significato della persona e d’operato
di Gesù.
Egli fugge dai farisei perché sa che la sua ora non è ancora venuta;
deve ancora camminare molto, guarendo e sanando tutti parlando del
regno
dei cieli e della bontà di Dio, prima di offrire la sua vita in
sacrificio per tutti gli uomini.
Egli insegnerà a vincere con la forza inerme dell’amore, della
misericordia e della giustizia.
Proviamo a leggere lentamente questo brano e specchiamoci in queste
caratteristiche;
abbiamo il coraggio di accettare questo modello?
Vogliamo percorrere la via della giustizia e dell’amore, anche se
questo può
costarci il buon nome, la reputazione, la stima dei nostri amici?
È difficile, ma con la preghiera possiamo riuscirci.
Padre nostro che sei nei cieli, sia
santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non
ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è
con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e
sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.
Dal Vangelo secondo Matteo (12,1-8) anno B.
In
quel tempo Gesù passò tra le messi in giorno
di sabato, e i suoi discepoli ebbero fame e
cominciarono a cogliere spighe e le mangiavano.
Ciò vedendo, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi
discepoli stanno facendo quello che non è lecito
fare in giorno di sabato».
Ed egli rispose: «Non avete letto quello che fece
Davide quando ebbe
fame insieme ai suoi compagni?
Come entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell'offerta, che non era lecito mangiare né a lui
né ai suoi compagni, ma solo ai sacerdoti?
O non avete letto nella Legge che nei giorni
di sabato i sacerdoti nel tempio
infrangono il sabato e tuttavia sono senza colpa?
Ora io vi dico che qui c'è qualcosa più grande
del tempio.
Se aveste compreso che cosa significa:
Misericordia io voglio e non sacrificio,
non avreste condannato individui senza colpa.
Perché il Figlio dell'uomo è signore del sabato».
Parola del Signore.
Il sacrificio, per sua natura, è qualcosa che ci coinvolge
profondamente,
perché in ciò che offriamo a Dio vi è parte di noi stessi; dunque,
non è possibile pensare di offrire a Dio animali e cose,
se essi non sono espressioni del dono di sé a Lui.
I farisei, purtroppo, avevano perso di vista questa verità, per cui il
loro
culto era divenuto semplicemente legalismo; per essi ciò che contava
era la correttezza del rito, non più il suo significato profondo.
Gesù rinnova ancora una volta il senso dell’offerta; sopra tutti i
sacrifici,
ha un valore estremamente più grande la misericordia e il perdono.
Da quando non offriamo più un sacrificio del genere a Dio?
Anche noi cerchiamo di stordire Dio con le nostre preghiere,
senza offrire veri sacrifici a Lui graditi?
Comunque, per agevolarci la strada, come inizio il Signore accetta
anche la nostra preghiera, se fatta con il cuore.
Padre nostro che sei nei cieli, sia
santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non
ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è
con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e
sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.
Dal Vangelo secondo Matteo (11,28-30) anno
B.
In quel tempo, Gesù disse: “Venite a me, voi tutti, che siete
affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono
mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime.
Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero».
Parola del Signore.
Sono molte le cose che ci affaticano e opprimono;
la vita con la sua
monotonia, con i suoi contrasti e le sue croci,
contribuisce ad appesantirci ogni
giorno sempre di più.
Gesù ci invita ad andare da Lui.
Però, Egli non ci promette di toglierci questi pesi dalle spalle;
piuttosto, il Signore promette il ristoro, oltre che un giogo di diversa natura.
È il suo peso, dolce e soave, che può portare con gioia solo chi si fa
come Lui,
mite ed umile.
Dunque, possiamo fare due cose; o continuare stancamente a trascinare
i nostri fardelli e le nostri croci, oppure andare da Gesù, per mezzo
della
preghiera e dell’amore, per imparare a portare queste cose.
Se ci proviamo con fede, ci accorgeremo che sono esse
a portare noi verso la pienezza dell’amore.
Coraggio, non perdiamo tempo e preghiamo.
Padre nostro che sei nei cieli, sia
santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci
indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è
con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e
sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.
Dal Vangelo secondo Matteo (11,25-27) anno
B.
In
quel tempo, Gesù disse: «Ti benedico, o Padre,
Signore del cielo e della terra,
perché hai tenuto
nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti
e le hai rivelate ai piccoli.
Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te.
Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce
il Figlio se non il Padre,
e nessuno conosce il Padre
se non il Figlio e colui al quale il Figlio
lo voglia rivelare.
Parola del Signore.
Chi sono i piccoli di cui parla Gesù?
Non dobbiamo credere che siano gli ingenui o gli ignoranti, visto che
la storia
della santità cristiana annovera anche figure di grandi sapienti ed
esperti studiosi.
Dunque, la piccolezza non è sinonimo di ignoranza.
Ma allora cosa vuole Dio da noi?
Cosa dobbiamo fare per diventare piccoli?
La via più semplice è quella di avere poche e semplici certezze attorno
alle quali
far ruotare tutta la nostra vita; ciò vuol dire fare di tutto perché Dio
sia sempre
al centro dei nostri interessi, delle nostre scelte, dei nostri
pensieri; così la vita diventa,
man mano, più serena e allora comprendiamo che l’essenziale si trova
lontano
dai riflettori o dalla confusione del mondo.
Stare in disparte, lasciare che gli altri abbiano i primi posti; ciò ci
rende piccolo.
Coraggio, noi non siamo degli stupidi, lasciamo soltanto che i super
uomini si
mettano in mostra, noi rimaniamo all’ultimo posto per avere la
rivelazione Divina,
non è facile, ci riusciremo con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia
santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non
ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è
con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e
sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.
Dal Vangelo secondo Matteo (11,20-24) anno
B.
In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali aveva
compiuto il maggior numero di miracoli, perché non si erano convertite: «Guai a
te, Corazin! Guai a te, Betsàida.
Perché, se a Tiro e a Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono
stati fatti in mezzo
a voi, già da tempo avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel cilicio e nella
cenere.
Ebbene io ve lo dico: Tiro e Sidone nel giorno del giudizio avranno una
sorte meno dura della vostra.
E tu, Cafarnao,
sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi
precipiterai!
Perché, se in Sòdoma fossero avvenuti i miracoli compiuti in te,
oggi
ancora essa esisterebbe!
Ebbene io vi dico: Nel giorno del giudizio avrà una sorte meno dura della
tua!».
Parola del Signore.
Il miracolo non è garanzia certa di salvezza o di predilezione da parte
di Dio;
anzi, certe volte questi possono essere delle autentiche
responsabilità,
delle quali Dio ci chiederà conto.
La dimostrazione di questo sta nelle accuse che Gesù scaglia contro le
città
nelle quali Egli aveva compiuto il maggior numero di miracoli; esse,
pur avendo
visto le opere di Dio, non si erano convertite.
Il miracolo, per loro, aveva il significato di semplice manifestazione
taumaturgica
di Gesù.
Quando chiediamo i miracoli e le grazie per noi e per i nostri cari,
siamo sicuri di capire la responsabilità che questo comporta?
Se essi non diventano opportunità di miglioramento e di conversione,
saranno occasioni sprecate delle quali dobbiamo rispondere davanti a
Dio.
È vero, noi non sappiamo chiedere bene le grazie che ci servono,
impariamo a farlo bene, concentrandoci nella preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia
santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non
ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è
con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e
sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.
Dal Vangelo secondo Matteo (10,34-11,1) anno
B.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
“Non crediate
che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono
venuto a portare pace, ma una
spada.
Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre,
la figlia dalla madre, la
nuora dalla suocera:
e i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa.
Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me;
chi ama il figlio o la
figlia più di me non è degno di me;
chi non prende la sua croce e non
mi segue, non è degno di me.
Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per
causa mia,
la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi
accoglie
un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto.
E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi
piccoli,
perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua
ricompensa».
Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli,
partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.
Parola del Signore.
Non riusciamo proprio ad immaginarci un Gesù che, dopo aver predicato
il
perdono e la comprensione, l’accoglienza incondizionata e la
misericordia,
venga a dirci che è venuto a portare scompiglio.
Ma ci sono tanti tipi di disordine; il suo è quello che porta movimento
e vita lì dove sembra esservi solo stagnazione.
Persino i rapporti famigliari, così forti e profondi, possono essere un
ostacolo
alla realizzazione del suo regno; c’è chi lo capisce e fa di tutto per
restargli fedele,
ma c’è chi, invece, fa fatica ad entrare in quest’ottica di idee.
Per questo motivo Gesù è venuto a dividerci e a portare guerra in quei
contesti dove sembra esservi apparente calma.
Il Vangelo porta in sé una forza che non ammette ripensamenti o
compromessi.
Dove c’è stagnazione, c’è sempre odore cattivo, movimentiamo la nostra
vita attraverso la lettura della Parola del Signore, per sentire il
profumo
della salvezza, facciamolo attraverso la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia
santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non
ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è
con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e
sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.
Dal Vangelo secondo Marco (6,7-13) anno B.
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e
prese a
mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti immondi.
E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né
pane, né bisaccia, né denaro nella borsa; ma,
calzati solo i sandali, non
indossassero due tuniche.
E diceva loro: «Entrati in una casa, rimanetevi fino a
che ve ne andiate da quel
luogo.
Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per
loro».
E partiti, predicavano che la gente si convertisse,
scacciavano molti demòni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano.
Parola del Signore.
Stupisce e scandalizza la banalità del Regno che Gesù proclama,
inascoltato,
nella sinagoga della piccola Nazareth.
Diamine, ma i profeti, non dovrebbero essere più carismatici?
Gesù non assomiglia per niente a uno dei profeti, le sue mani sono
troppo
odorose di resina e dure di calli, come i nodi del legno che ha
trasformato in sgabelli,
perché traccino nell’aria le parole dette in nome di Dio!
Allora come oggi, non c’è nulla di più difficile del parlare di Cristo
ai cristiani,
nulla di più faticoso che annunciare il vangelo a noi cattolici, spesso
asfaltati dalla
più terribile delle abitudini, la più tragica delle tentazioni; credere
di credere.
Abbiamo bisogno (urgente) di profeti e di profezie, di parole che
rompano il mare
di ghiaccio che soffoca la nostra anima, che liberino la luce nascosta
sotto il moggio.
Persone come Ezechiele, come Paolo, che non si scandalizzano della
propria evidente
fragilità, ma che mettono la propria vita e la propria autenticità a
servizio dell’annuncio.
Una cosa però mi stupisce; perché Gesù ha coinvolto i suoi discepoli
per
annunciare il vangelo, perché ha voluto correre il rischio di rendere
poco
credibile il suo messaggio attraverso il limite e la povertà dei suoi
testimoni?
Non sarebbe stato più efficace un suo diretto intervento nell’annuncio?
Che so, magari spiegare meglio senza parabole il messaggio in mezzo a
noi?
E invece no; come accadde al simpatico profeta della prima lettura, Dio
ha preso
dei pastori (in ebraico, i classici vaccari) come Amos per annunciare il suo Regno.
Povera gente, proprio come siamo noi.
Marco pone delle condizioni all’annuncio, una sintesi per ricordare ai
discepoli
con quale stile sono chiamati ad annunciare il Regno.
I discepoli sono mandati ad annunciare il Regno a due a due.
Non esistono navigatori solitari tra i credenti, tutta la credibilità
dell’annuncio
si gioca nella sfida del poter costruire comunità.
Parlare della comunità in termini astratti è bello e poetico.
Vivere nella comunità, con quel membro del gruppo, con quel
viceparroco,
con quel cantore, è un altro affare.
Non ci sentiremmo forse più a nostro agio da soli o, al limite,
in compagnia di qualcuno a noi simpatico?
Gesù ci tiene alla scommessa della convivenza, fatta per amore al
vangelo.
Al di sopra delle simpatie e dei caratteri, Gesù c’invita ad andare
all’essenziale,
a non fermarci alle sensazioni di pelle, a credere che la testimonianza
della comunione, nonostante noi, può davvero spalancare i cuori.
La Chiesa non è il club dei bravi ragazzi, non ci siamo scelti;
Gesù ci ha scelto per avere potere sugli spiriti immondi.
La Parola che professiamo e viviamo, caccia la “mondezza” dei cuori,
la parte tenebrosa che ci abita.
Gesù chiede ai suoi di essere essenziali; la Chiesa non è un’azienda
che studia
strategie di marketing adatte ai bisogni del mercato, non una
holding del sacro
che tenta di mantenere il potere, la Chiesa vive in relazione
e in funzione del
suo Maestro e Signore, attenta a occuparsi del compito
affidatole;
costruire il Regno in attesa del ritorno del Risorto.
L’organizzazione che si è venuta a creare in questi secoli è funzionale
all’annuncio del Regno e tale deve restare.
Il cristianesimo porta in sé una scandalosa fragilità (poiché i
cristiani sono fragili)
che può spalancare i cuori perché testimonianza della grandezza di Dio.
Il cristiano non è qualcuno di appartato, di particolare, vive le
stesse gioie
e gli stessi dolori di ogni uomo.
Il cristiano è, anzitutto, uomo e di un’umanità piena e dirompente,
irrequieta e profonda.
Gesù chiede di stare, di vivere, di appartenere a questo mondo,
fecondandolo e facendolo crescere come fa il lievito con il pane.
Ci è affidato il Regno, ci è consegnato l’annuncio, lasciamolo emergere
nelle
nostre comunità, nei nostri movimenti, nelle nostre associazioni,
interroghiamoci
con semplicità su quanto il Signore ci chiede di vivere.
Santa Domenica a tutti voi da Fausto.