Dal Vangelo secondo Giovanni
(13,31-33a.34-35) anno C.
Quando Giuda fu uscito dal cenacolo, Gesù
disse : «Ora il Figlio dell'uomo
è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in
lui.
Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà
Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà
da parte sua e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho già
Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho già
detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io
voi non potete venire.
Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri;
Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri;
come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli
altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri».
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri».
Parola del Signore.
Ci ricordiamo cosa dicevamo all’inizio del tempo pasquale?
Dicevamo che Gesù risorto, oggi, si riconosce solo attraverso dei
segni,
degli imput grazie ai quali gli apostoli riescono a riappropriarsi del
loro Signore.
Così per Maria di Magdala il segno è il tono di voce di Gesù che la
chiama per nome,
per Tommaso le ferite, per i discepoli di Emmaus il pane spezzato,
per Pietro e gli altri la rete piena di pesci.
Domenica scorsa si faceva un ulteriore passo; riconosciamo Gesù risorto
che ci guida
come un pastore dai piccoli segni di tenerezza con cui cosparge la
nostra vita.
E oggi! Osiamo il massimo, diciamo cose inaudite, osiamo andare al
cuore di Dio.
Cosa contraddistingue un cristiano?
Cosa lo identifica come tale?
Il fatto di andare a Messa?
Il fatto di non commettere peccati?
Il fatto di pregare? L’8x1000 alla Chiesa cattolica? Cosa, dunque?
Gesù dice; è l’amore che identifica un cristiano.
Un cristiano si riconosce dal modo che ha di amare, un cristiano
lo vediamo tra mille per il colore della sua passione, per lo sguardo
di tenerezza che ha sulla cose.
Dall’amore, solo dall’amore.
Non lo riconosciamo dai vestiti o dalla croce appesa al collo,
non dalle abitudini domenicali o dalle sue scelte politiche.
Dall’amore, solo dall’amore, un amore che imita Cristo.
Occorre ripeterlo, bisogna precisarlo, perché nulla di più
ambiguo—oggi—si nasconde dietro la parola “amore”.
Cos’è, allora, l’amore cristiano?
Un amore dal collo storto e lo sguardo melenso rivolto
a un improbabile Gesù con gli occhi azzurri?
Un amore fatto di sacrifici o—all’opposto—un amore che giustifica ogni
sbaglio?
L’amore dei cristiani è anzitutto un amore ricevuto e accolto.
Come una fontana dei villaggi montani che riceve l’acqua dalla
sorgente,
si riempie fino all’orlo e infine trasborda per lasciar correre l’acqua
verso valle.
Non è uno sforzo l’amore cristiano, non facciamo parte del club dei
bravi ragazzi.
Amiamo, ci amiamo, perché siamo amati.
Ci scopriamo pensati, dentro a un progetto, cercati e svelati a noi
stessi,
ci scopriamo belli dentro perché illuminati dal Signore, capaci di
amare
oltre il possibile perché riempiti dall’amore di Dio.
Scopriamo che è l’amore e solo l’amore che riempie il mondo e regge
l’universo.
Ci possiamo amare e accogliere, perché Lui per primo ci ha amati e ci
ama.
E—alla maniera dio Dio—abbiamo pazienza verso noi stessi; il Signore
paziente
e misericordioso ci ha dato la vita intera perché possiamo imparare
ad amare noi stessi, sapendo che chiusure e fragilità, traumi e paure
a volte limitano la nostra possibilità
di amare, ma non la impediscono.
L’amore tra i cristiani è un amore sofferto e faticoso, come raccontano
Paolo e Barnaba; un
amore che passa nel confronto reciproco (tra i litigi Pietro e Paolo
hanno fondato la Chiesa!).
Amarsi tra cristiani significa dire: “Voglio il tuo bene e mi adopero
per realizzarlo”.
Non siamo un club che condivide le stesse idee, ma un gruppo di persone
scelte da Cristo.
Non fondiamo il nostro rapporto sulla simpatia, ma sulla fraternità e
possiamo avere
il coraggio del perdono reciproco dicendo: “Voglio più bene a te che
alle mie ragioni”.
Dall’amore siamo riconosciuti; fuori dalle chiese, in ufficio, al
lavoro, a scuola.
Forse sarà solo un sogno!
Cristo è morto per realizzare questo sogno, il “Suo” sogno che è la Chiesa.
Costruendo il regno che Gesù ha inaugurato potremo dire
con il Signore: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose”.
Il nostro cuore è nuovo, la nostra vita è nuova perché, amati, possiamo
amare.
Santa Domenica Fausto.
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