Appena gli angeli si furono allontanati da loro,
verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro:
«Andiamo dunque fino a Betlemme,
vediamo questo avvenimento che il
Signore ci ha fatto conoscere».
Andarono, senza indugio, e trovarono
Maria e Giuseppe e il bambino,
adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto,
riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori.
Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto
quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Parola del Signore.
Vedo i pastori tornare a casa.
Ben lontani della brutta immagine che ne abbiamo fatto,
i pastori erano malvisti e peggio sopportati dagli ebrei del tempo.
Fare il pastore era un mestiere faticoso, scelto per assenza di alternative.
Considerati ladri (capitava di ignorare i confini alla ricerca di erba migliore),
bugiardi (non era loro consentito di testimoniare in tribunale,
perché considerati bugiardi di natura),
vivevano la loro condizione nella più cupa rassegnazione.
La notte fredda, come solo il deserto sa donare, era
solo l’ultima prova di una vita durissima.
No, il Messia, se mai fosse venuto, non l’avrebbe fatto per loro.
Il lavoro li assorbiva sempre, costringendoli a violare il riposo del Sabato.
I pii, i devoti, li consideravano parte del popolino ignorante
delle leggi e perciò dannati.
Proprio a loro Dio si rivolge.
Agli ultimi, ai perdenti, ai bastonati della storia si rivolge Dio.
È questa la strepitosa notizia del Natale, la notizia inattesa,
sconcertante; Dio viene per i perdenti, non per i vittoriosi.
Buon Dio! Se vi dicessi che Dio premia i buoni e colma i sazi,
che cavolo di buona notizia sarebbe?
Ma se vi dico che Dio accarezza i perdenti, abbraccia i delusi,
consola gli afflitti, questa sì che è una notizia straordinaria!
Vanno, i pastori, a vedere il segno, la mangiatoia.
Segno accessibile per dei pastori, Dio non si comunica mai attraverso
dei segni misteriosi e illeggibili, ma evidenti e luminosi.
Giuseppe apre la porta; chi sarà mai?
La luce fioca delle lanterne illumina i volti assonnati e rugosi dei
pastori che parlano di angeli e di apparizioni.
Giuseppe esita a fare entrare questi sconosciuti maleodoranti,
si gira verso Maria, Maria sorride e annuisce.
Il bambino che tiene in braccio, tenerissimo volto di Dio,
è l’inaudito resosi evidente, l’assoluto di Dio rinchiuso in tre chili di vagiti.
Tornano al proprio lavoro i pastori.
Il loro cuore esplode di mistero e di gioia. Albeggia.
Che strano, è come un’altra alba che farà esplodere la gioia del risorto!
Tornano alla loro miseria, alla loro fatica, alla loro sconfitta.
Nessuno finale eclatante né cambiamenti radicali.
La loro vita è sempre uguale, la durezza immutata, il dolore indurito.
Il loro cuore però è cambiato.
Santi pastori, bastardi di Dio, benedetti dall’Altissimo,
insegnateci a tornare a casa, alla fine di questo Natale,
a tornare alle nostre fatiche e paure, col cuore pieno di stupore.
Buon Natale, amici, stupefatti dalla nuova avventura
di ritrovare un Dio accessibile.
Amici sconfitti dalle vicissitudini della vita, gioite, per voi è
venuto il Salvatore, non preoccupatevi se è piccolo,
intrigante e bisognoso di tutto, ma crescerà,
Santo Natale a tutti voi, anche se avete le lacrime agli occhi
per la vostra sofferenza, sono vicino a voi, Fausto.
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