venerdì 7 dicembre 2012

Il Vangelo dell'Immacolata 8 Dicembre 2012

Dal Vangelo secondo Luca (1,26-38) anno C.
In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato
da Dio in una città della Galilea, chiamata
Nazareth, a una vergine, promessa sposa di
un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe.
La vergine si chiamava Maria.
Entrando da lei, disse: «Rallegrati,

o piena di grazia, il Signore è con te».
A queste parole ella rimase turbata e si

domandava che senso avesse un tale saluto.
L'angelo le disse: «Non temere, Maria,

perché hai trovato grazia presso Dio.
Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.
Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide

suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo».
Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra

la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.
Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo

è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore,

avvenga di me quello che hai detto».
E l'angelo partì da lei.
Parola del Signore.
Per preparare sul serio il nostro cammino di Natale, per fare in modo che
Dio nasca ancora nei nostri cuori, per sopravvivere al natale tarocco,
la liturgia ci presenta alcune figure importanti nel nostro cammino di Avvento;
il Battista, Giuseppe e, oggi, Maria di Nazareth.
Maria emerge dai racconti di Luca e degli altri evangelisti come una ragazza
di grande equilibrio, con un’esperienza di vita che assomiglia alla nostra.
Adolescente cresciuta in un piccolo paese di una nazione occupata,
Maria orienta il suo percorso all’interiorità, alla spiritualità,
come molte donne in Israele, in attesa spasmodica della venuta del Messia.
Dicevamo, domenica scorsa, della necessità di svegliarci, dal grosso rischio
che corriamo di vivere un po’ “addormentati”, fuori dalla vera vita;
tutti indaffarati a trovare degli spazi per riposarci, travolti dalla vita,
dimentichiamo l’essenziale.
Anche Maria, giovane credente, si ritrova nel tran tran familiare;
lavoro (che per l’epoca era casalingo), amicizie, tempo libero…!
Ed è in questo contesto che avviene l’inaudito; a Maria viene
chiesto di diventare la porta d’ingresso di Dio nel mondo.
È accaduto, amici, anche se rischiamo di leggere il racconto di Luca
come se si trattasse di una bella favoletta edificante.
Davvero Dio ha deciso di venire a raccontarsi, a dirsi, a manifestarsi,
e ha avuto bisogno di un corpo e di una madre.
Sul serio un angelo è apparso a una ragazza quattordicenne di Nazareth
e le ha chiesto la disponibilità a ospitare nel suo acerbo seno l’Assoluto di Dio.
Facile, no?  
E se fosse successo a noi, se Dio ci avesse detto: “Senti, ho bisogno di
una mano per salvare il mondo”, cosa avremmo risposto?
Non so voi; io avrei chiesto tempo, mi sarei consultato con il mio confessore,
avrei anche fatto una visita dal medico (e se si trattasse di un’allucinazione?!),
o non ne avrei parlato con nessuno, per non essere scambiato per un pazzo furioso…!
Anche Maria tentenna, fatica; come è possibile tutto questo?
Guardiamo, amici, quest’adolescente che discute con gli angeli,
che s’informa, che chiede spiegazioni.
Guardiamo la sua fermezza, la sua grandezza interiore, la sua maturità.
Maria chiede, vuole sapere di più.
Sa che la sua vita, nel caso accettasse, cambierebbe definitivamente.
L’immagine è di un grandissimo silenzio, calato dopo l’invito dell’angelo.
Un silenzio pesante in cui tutto il creato, tutta la storia, l’intera umanità
del passato e quella del futuro guarda col fiato sospeso la piccola Maria.
E se Maria avesse detto: “Fammi riflettere”, “Ne riparliamo”, “Ripassa domani?”.
Non saremmo qui a parlare del Maestro, saremmo ancora in attesa di un Salvatore.
Maria accetta, Maria crede, Maria accoglie la follia di Dio.
(Ci voleva la follia gioiosa di un’adolescente per contenere la follia di Dio).
Si resta increduli, stupiti dalla complicità della risposta: “Eccomi”.
Quante conseguenze avrà questa disponibilità!
Che razza di radicale cambiamento porterà questo “sì” a Maria!
Accettare il disegno di Dio le porterà problemi con la sua situazione familiare,
con un fidanzato che vedrà Dio come concorrente in amore, problemi a causa
di questo bambino che dovrà essere continuamente guardato come un Mistero,
problemi col Rabbì tutto preso nell’annuncio che si dimenticherà della
propria famiglia per aprirsi a una famiglia più ampia, sofferenza nel
vedere un figlio innocente condannato a morte.
Non importa; Maria si fida, crede nel Dio dell’impossibile.
E noi siamo salvi.
Maria ci insegna a credere nel Dio dell’impossibile, a gettare il cuore oltre l’ostacolo,
a prestare la nostra vita, anche se la pensiamo piccola e inutile, all’ingegno di Dio.
Dio è così; non fa da solo, allaccia relazione con noi uomini,
vuole condividere sogni e progetti.
Dio verrà, diventerà volto, sguardo, sorriso, sarà incontrabile e donato.
E chiede a Maria ospitalità; Maria che diventerà, come la venera il popolo
cristiano: “Regina dei cieli”, porta d’ingresso di Dio nel mondo.
Anche noi possiamo diventare questa porta, anche noi possiamo farci attraversare
dalla grazia immensa del Dio che viene; ad aiutare Dio a salvare il mondo.
Diamo anche noi, come ha fatto Maria, ospitalità nel nostro cuore a Dio,
perché si realizzi la salvezza del mondo.
Santa festa dell’Immacolata a tutti da Fausto.    
 

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