sabato 29 settembre 2012

Il Vangelo della 26° Domenica del Tempo Ordinario

Dal Vangelo secondo (Marco 9,38-43.45.47-48) anno B.
Giovanni gli disse: «Maestro, abbiamo visto uno che
scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato,
perché non era dei nostri».
Ma Gesù disse: «Non glielo proibite, perché non c'è

nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito
dopo possa parlare male di me.
Chi non è contro di noi è per noi.
Chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio

nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli

si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare.
Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco,

che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile.
Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare

nella vita zoppo, che esser gettato con due piedi nella Geenna.
Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio

con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna,
dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue.

Parola del Signore.
Fra voi non sia così; domenica scorsa il Maestro ci ricordava come tra i fratelli
cristiani le relazioni, i rapporti sono diversi dalla logica del mondo.
Se è normale al lavoro, nello sport, in politica ambire a successi, primeggiare,
anche a scapito degli altri, questa violenza che nasce dentro,
è bandita tra i fratelli cristiani.
È normale ambire a successi e gratificazioni, anche a scapito degli altri.
È evangelico decidere di mettere la relazione fra le persone prima di ogni cosa.
È normale che anche nella Chiesa si difendano piccoli privilegi.
È evangelico scegliere di servire i fratelli con verità e umiltà.
È normale fuggire la sofferenza e la croce.
È evangelico vedere come, a volte, la sofferenza diventa strumento
inevitabile per testimoniare la misura dell’amore.
Non è dei nostri; quante volte l’ho sentito dire nei paesi, tra i tifosi,
in ambito politico, riguardo alla spinosa questione dell’immigrazione e,
ahimè, quante volte l’ho sentito dire tra le comunità dei discepoli del Signore Gesù.
Non è dei nostri; abbiamo bisogno di distinguerci, di essere in qualche
modo riconoscibili, identificabili.
Nel mondo globalizzato sentiamo di non valere nulla, di non contare nulla,
di essere un numero, una virgola , abbiamo bisogno di emergere,
fosse anche fare gli imbecilli in un reality show.
Questo legittimo bisogno, che può e deve esistere anche nelle comunità,
e che diventa legittimo senso di orgoglio e appartenenza, storia di una qualsiasi
parrocchia con le sue vicissitudini, col senso di familiarità, che ci dona la gioia
di essere accolti e riconosciuti in ambito fraterno, può degenerare in una sorta
di distinguo che contraddice il vangelo.
Negli ultimi decenni lo Spirito Santo ha suscitato nella Chiesa cattolica numerose
e innovative esperienze di fede; movimenti e associazioni hanno saputo cogliere
di più e meglio, rispetto alla consolidata e però talora stanca esperienza
delle parrocchie, la novità dell’annuncio.
Esperienze di preghiera forti e carismatiche, riflessioni e impegni concreti,
una forte appartenenza a un’intuizione che oltrepassa i confini delle parrocchie.
Ritengo seriamente che tale abbondanza di intuizioni sia un dono del Signore, ma che
come ogni dono, non ci sentiamo padroni assoluti, per poi creare distinguo e malumori.
Ho visto gruppi dividersi in gruppi e gruppetti, ho visto zelantissimi neoconvertiti
creare caos per guadagnare qualche persona da incorporare nel proprio gruppo a
scapito dell’altro gruppo, ho visto persone diventate devote grazie alla conversione,
tranne poi sentirsi piene dei dio in terra e snobbare gli altri fratelli, praticamente
sentirsi degli ultras della fede.
Non ci sono solo gli ultras sugli spalti, ma anche quelli che vanno allo stadio una
volta all’anno e i nostri gruppi anche con persone impegnate, devono fuggire
la tentazione forte di diventare selettivi.
I gruppi, assieme alla parrocchia, devono accogliere senza sentirsi superiori,
tutti quelli che bussano alla porta della Chiesa, nella disarmante semplicità che allarga
le maglie delle proprie sicurezze ed entra nella logica del seminatore che non
controlla il tipo di terreno su cui semina.
In questo mondo che sempre meno capisce e tollera la presenza cristiana, dobbiamo
impegnarci a fondo, senza paura, e far trasparire la nostra logica cristiana.
Uno sguardo ottimista sulla realtà e sul cammino dell’uomo, sguardo del Nazareno,
ci permette di riconoscere e valorizzare i tanti semi di bene e di luce che lo Spirito
semina nel cuore dei non credenti.
Noi siamo lo spazio pubblicitario di Dio per il mondo, chiamati a vivere rapporti
al nostro interno da salvati, e a far diventare le nostre piccole e acciaccate comunità,
segno di speranza per i cercatori di verità.
Viviamo con leggerezza evangelica, è Dio che converte e salva il mondo,
non noi, al massimo possiamo metterci a disposizione, cercando di non ostacolarlo.
Santa Domenica Fausto.

venerdì 28 settembre 2012

Il Vangelo del Sabato 29 Settembre 2012

Dal Vangelo secondo Giovanni (1,47-51) anno B.
In quel tempo, Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro,
disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità».
Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?».

Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse,
io ti ho visto quando eri sotto il fico».
Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio,

tu sei il re d'Israele!».
Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo

visto sotto il fico, credi?
Vedrai cose maggiori di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli

angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo».
Parola del Signore.
Con l’ultima frase detta da Gesù a Natanaèle, Egli promette al futuro discepolo
ben più che una semplice prova della sua potenza; gli apostoli potranno assistere,
stando con Gesù, a quei miracoli che manifesteranno più la piena
comunione tra il Cristo e suo Padre.
Anche noi siamo chiamati a questa comunione vitale con la Santissima Trinità;
per questo motivo, il Signore affida la storia degli uomini alla custodia degli arcangeli;
Egli infatti sa quanto bisogno abbiamo di essere guidati nel cammino.
Non solo; Dio sa quanto siamo inclini alle suggestioni del male, per questo c’è necessità
di sperimentare la forza di spiriti beati che ci proteggano e ci liberino dal male.
Gli arcangeli ci curano, ci guidano e ci rendono liberi.
Chiamiamo durante la nostra giornata questi santi protettori, che ci sono stati
donati dal Signore senza stancarci e assecondiamo la loro guida attraverso la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata


 

giovedì 27 settembre 2012

Il Vangelo del Venerdì 28 Settembre 2012

Dal Vangelo secondo Luca (9,18-22) anno B.
Un giorno, mentre Gesù si trovava in un luogo appartato
a pregare e i discepoli erano con lui, ed egli pose loro
questa domanda: «Chi sono io secondo la gente?».
Essi risposero: «Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia,

per altri uno degli antichi profeti che è risorto».
Allora domandò: «Ma voi chi dite che io sia?». Pietro,

prendendo la parola, rispose: «Il Cristo di Dio».
Egli allora ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno.
«Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere

riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi,
esser messo a morte e risorgere il terzo giorno».
Parola del Signore.
Avere un’intuizione, per quanto illuminata possa essere, non significa aver
compreso tutta la verità; essa, per essere capita ed accolta necessita di una
grande capacità di leggere la volontà di Dio.
Lo stesso avvenne per Pietro; egli provocato dalla domanda di Gesù, diede una risposta
esemplare; solo una rivelazione dall’alto avrebbe potuto fargli dare quel riscontro.
Eppure, Gesù gli intima di non dire a nessuno quanto aveva detto;
la preoccupazione del Maestro che essi, che non avevano ancora capito il
mistero del Figlio di Dio e della sua sofferenza, potessero dare un’immagine
di Lui distorta dai loro desideri di grandezza e di rivalsa politica.
Quando parliamo del Signore, siamo sicuri di non dare un’immagine sbagliata di Lui?
Per non  sbagliare, meditiamo per bene la parola del Signore,
facciamo una profonda riflessione, chiediamo il suo aiuto e poi preghiamo,
poi potremo rivelare la sua immagine perfetta.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata


 

mercoledì 26 settembre 2012

Il Vangelo del Giovedì 27 Settembre 2012



 
Dal Vangelo secondo Luca (9,7-9) anno B.
N quel tempo, il tetrarca Erode sentì parlare di
tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare,
perché alcuni dicevano: «Giovanni è risuscitato dai morti»,
altri: «E' apparso Elia», e altri ancora:

«E' risorto uno degli antichi profeti».
Ma Erode diceva: «Giovanni l'ho fatto decapitare io;

chi è dunque costui, del quale sento dire tali cose?».
E cercava di vederlo.
Parola del Signore.
Ci possono essere tanti motivi per voler vedere Gesù; tanti, negli anni in
cui il Signore camminò ed operò per le vie della Palestina, ebbero la possibilità
di osservarlo, di avvicinarlo e di sentirlo parlare.
Eppure, non tutti decisero di fare l’unica cosa davvero utile per la loro esistenza
dopo aver sentito parlare il Maestro; cambiare vita e convertirsi.
La curiosità, l’ammirazione o la ricerca di conoscenza non basta per entrare in
relazione profonda con Gesù; lo stesso Pilato, di fronte alla Verità incarnata,
non seppe riconoscere colui che aveva di fronte, ed esclamò: “Cos’è la verità?”.
Erode appartiene proprio a quella folla anonima e senza volto di persone che,
pur avendo cercato di vedere Gesù, non colse il significato della sua presenza.
Non facciamo come Erode, teniamolo dentro di noi Gesù e lasciamolo trasparire
nella nostra persona, anche attraverso la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata


 

Il Vangelo del Mercoledì 26 Settembre 2012

Dal Vangelo secondo Luca (9,1-6) anno B.
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e diede loro
potere e autorità su tutti i demòni e di curare le malattie.
E li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi.
Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone,

né bisaccia, né pane, né denaro, né due tuniche per ciascuno.
In qualunque casa entriate, là rimanete e di là poi riprendete

il cammino.
Quanto a coloro che non vi accolgono, nell'uscire dalla

loro città, scuotete la polvere dai vostri piedi, a
testimonianza contro di essi».
Allora essi partirono e giravano di villaggio in villaggio, annunziando

dovunque la buona novella e operando guarigioni.
Parola del Signore.
I discepoli non hanno ancora capito fino in fondo il motivo di queste parole di Gesù.
Egli vuole che essi possano continuare la sua missione in mezzo alle genti.
Ma non solo; essi devono ricordare che le persone, guardando loro,
devono poter riconoscere Lui stesso che continua a camminare per le
strade del mondo insegnando e guarendo.
Ciò è valido ancor oggi per quei discepoli che Egli continua a mandare nel mondo.
Grazie ad essi Egli può continuare la sua opera di evangelizzazione e Lui
stesso continua ad accompagnarli con il suo amore e la sua assistenza.
Quando vediamo dei sacerdoti o dei laici che si prodigano per far
comprendere la Parola di Dio, tante volte anche derisi, pensiamo di vedere
ancora Gesù alle prese con il suo popolo per salvarlo.
Non scoraggiamoci se a volte non ci sentiamo compresi, anche Gesù ha
avuto i suoi problemi, fidiamoci di Lui e preghiamo come faceva Lui.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata


 

 

lunedì 24 settembre 2012

Il Vangelo del Martedì 25 Settembre 2012

Dal Vangelo secondo Luca (8,19-21) anno B.
In quel tempo, andarono da Gesù la madre e i fratelli,
ma non potevano avvicinarlo a causa della folla.
Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli sono

qui fuori e desiderano vederti».
Ma egli rispose: «Mia madre e miei fratelli sono questi;

coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».
Parola del Signore.
Essere discepoli di Gesù crea dei legami molto particolari
con Lui, che addirittura superano quelli naturali e più
immediati; quelli con i propri genitori.
Gesù, in realtà non ne disconosce il valore ne critica
la loro validità, ma essi passano in secondo piano; infatti, con il Signore si può entrare
in una comunione ancora più profonda e tutto sta nel come ci poniamo di fronte alla sua parola.
Se noi facciamo spazio nella nostra vita a questa parola e la mettiamo in pratica,
possiamo dire di avere con Lui un rapporto di parentela vero e proprio.
Mettere in pratica la parola; questo è l’impegno per far si che non dobbiamo illuderci.
Solo il nostro comportamento può dimostrare quanto il nostro legame
con Gesù Cristo sia vero ed autentico, e non una farsa.
Lasciamo che la Parola del Signore entri veramente nei nostri cuori, solo così possiamo
sentirci, fratelli, figli di Gesù Cristo e ci riusciremo solo attraverso la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata


 

domenica 23 settembre 2012

Il Vangelo del Lunedì 24 Settembre 2012

Dal Vangelo secondo Luca (8,16-18) anno B.
In quel tempo, Gesù disse alla folla: “Nessuno accende
una lampada e la copre con un vaso o la pone sotto un letto;
la pone invece su un lampadario, perché chi entra veda la luce.
Non c'è nulla di nascosto che non debba essere manifestato,

nulla di segreto che non debba essere conosciuto e venire
in piena luce.
Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi

ha sarà dato, ma a chi non ha sarà tolto anche ciò che
crede di avere».
Parola del Signore.
La fede non è mai un affare privato o riservato ad un piccolo gruppo.
Come la luce non è per se stessa, ma per illuminare ciò che sta intorno,
così il credente e ogni comunità non vivono per se stessi
ma per manifestare a tutti il Vangelo.
Dice Gesù: “Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso
o la pone sotto un letto; la pone invece su un lampadario”.
Il Vangelo ci è stato dato perché a nostra volta lo donassimo ai nostri fratelli.
Ogni credente, può essere paragonato al lampadario; deve essere posto
in alto in modo da far risplendere a tutti la luce del Vangelo.
Non si tratta, ovviamente, di mostrare se stessi, bensì di manifestare il Signore.
Per questo è necessario anzitutto ascoltare la Parola di Dio; solo chi la possiede
può donarla agli altri e aiutarli perciò sulla via della salvezza.
Mastichiamo per bene la Parola, approfondiamola per bene,
sicuramente ci dirà tante cose, poi doniamo agli altri quello che abbiamo
appreso, cominciamo con l’aiuto della preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata


 

sabato 22 settembre 2012

Il Vangelo della 25° Domenica del Tempo Ordinario

Dal Vangelo secondo Marco (9,30-37) anno B.
In quel tempo,Gesù e i suoi discepoli attraversavano
la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse.
Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio

dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli
uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso,
dopo tre giorni, risusciterà».
Essi però non comprendevano queste parole e avevano

timore di chiedergli spiegazioni.
Giunsero intanto a Cafarnao.

E quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate
discutendo lungo la via?».
Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande.
Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuol essere il primo,

sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro:
«Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me;

chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
Parola del Signore.
Pietro ha assaporato l’amarezza nel suo cuore; la sua spregiudica e generosa
professione di fede, ci ricordiamo domenica scorsa (Tu sei il Cristo) non ha tenuto
in conto in che modo Rabbì Gesù vuole essere Messia, perdendo la sua vita.
Pietro, abbiamo visto, prende da parte Dio e gli insegna a fare Dio, a non
scoraggiare il morale delle truppe, a evitare, lui che può, la sofferenza.
Pietro pensa ciò che pensiamo tutti; la sofferenza è una tragedia,
beato Dio che la può evitare.
“No—dice Gesù--, la sofferenza può diventare un modo di esprimere l’amore.
Gesù ha deciso; andrà in fondo alla sua missione, costi quel che costi.
Pietro è sbalordito, così gli altri.
Gesù insiste; essere discepoli del Dio che egli annuncia significa
prendere la propria croce e seguirlo.
Prendere la croce, non subirla.
Prendere la croce, non cercarla, perché Dio non ama la sofferenza,
ma la sofferenza, a volte è inevitabile.
Prendere la croce e seguirlo; Gesù per primo ha voluto portare su
di sé lo sconcerto del dolore dell’innocente.
Gesù, oggi, si confida con i suoi, parla delle sue preoccupazioni;
ormai sa che le cose potrebbero precipitare.
Non sono bastati i suoi discorsi, il suo modo nuovo e sereno di parlare di Dio,
non sono bastati i segni eclatanti, non è bastato il suo volto sorridente perché
la gente, infine, capisse che Dio non è quello sgorbio che portiamo nel cuore.
La folla, dopo i primi entusiasmi, si è raffreddata; Gesù è un bidone, un bleff.
I romani sono ancora lì, il regno nuovo di David, inesistente, i miracoli, pochi e ambigui.
Le cose hanno preso una piega inattesa, devastante; Gesù, turbato,
è disposto ad andare sino in fondo al suo disegno d’amore, a donare la sua
vita e ne parla con i suoi, cerca conferma, conforto, incoraggiamento.
Intorno a sé Gesù ha gli apostoli; con loro ha condiviso
tre anni della sua vita, giorno e notte.
Sono amici, discepoli, compagni di sogni e di Mistero, cercatori di Dio;
da loro Gesù si aspetta una parola.
E invece nulla, Gesù riceve in risposta dai suoi un imbarazzato silenzio e,
subito dopo, Marco annota un fatto da far accapponare la pelle:
“Avevano discusso tra loro chi fosse il più grande”.
Gesù parla della sua morte e loro stanno distribuendosi i posti,
litigano sui privilegi, misurano le priorità.
Gesù cerca conforto e riceve meschinità, attende un consiglio e annega nell’indifferenza.
E Gesù, l’immenso Gesù, il Rabbì Gesù, questo Dio paziente e misericordioso,
ancora una volta si mette da parte, non pensa al suo dolore, insegna:
“Tra voi non sia così”.
Che emozione, amici! Che tristezza!
Tristezza, sì,  perché gli apostoli ci assomigliano, siamo loro simili
anche in questa piccolezza insostenibile.
Gesù si mette da parte.
Non è l’esatto contrario di ciò che immaginiamo di Dio?
Un Dio autosufficiente e certo, un Dio che mette la sua eternità al centro,
un Dio sommo egoista bastante a se stesso?
Dio è bisognoso di ascolto, Dio sa mettersi da parte perché
Dio è amore assoluto, l’amore finalmente realizzato.
Gesù condivide in tutto la fatica e la fragilità degli uomini,
ma non lascia che la paura soffochi l’amore.
Vedo Gesù mettersi da parte e penso alle tante volte che ho visto uno sposo
farsi da parte, una madre passare sopra alla sua stanchezza per donare
ancora e amare, segno fecondo di un’umanità nuova.
Gli apostoli: “Principi della Chiesa?”.
No, miseri peccatori sono, miseri e meschini, come me, come tutti noi.
Che ce ne saremmo fatti di splendidi discepoli?
Che cosa avremmo capito, noi discepoli, dalle loro vite perfette?
Nelle loro fragilità scopriamo le nostre, nelle loro piccole miserie
rispecchiamo le nostre e ne proviamo vergogna.
Al Rabbì dobbiamo guardare, non a  noi, non alle nostre rivendicazioni, al
nostro metterci a confronto per individuare chi abbia il carisma più efficace.
La Chiesa non è la comunità dei perfetti, ma dei perdonati.
Caramente gli apostoli pagheranno il non accettare lo scandalo della croce e
davanti alla loro paura ritroveranno l’autenticità del loro cuore e diventeranno,
finalmente, capaci di amare.
Non scoraggiamoci dei limiti della Chiesa, dei limiti della nostra esperienza cristiana;
al Signore dobbiamo guardare, non alle nostre più o meno evidenti coerenze.
Se come comunità fossimo capaci di ascoltare il Maestro, e anche la sua sofferenza,
e capaci di superare gli inevitabili piccoli conflitti che sorgono al proprio interno.
Ma non dobbiamo aspettare troppo, la conversione bussa alla porta,
l’esperienza quotidiana ci dice che viviamo in un tempo in cui essere
davvero discepoli può costare fatica e persecuzione.
Alla persecuzione; alla presa in giro non rispondiamo con violenza ne
con paura o vergogna; scegliamo di essere discepoli di quel Maestro
che preferì morire piuttosto che usare violenza.
Anche noi, a partire da noi stessi, dice Giacomo, possiamo
diventare costruttori di bene, edificatori di pace.
Infantile questo discorso? Pieno d’illusione? Ingenuo?
Sì, certamente, per l’appunto il Signore ci chiede di imitare i bambini!
Santa Domenica, Fausto.     
 

venerdì 21 settembre 2012

Il Vangelo del Sabato 22 Settembre 2012

Dal Vangelo secondo Luca (8,4-15) anno B.
In quel tempo, poiché una gran folla si radunava
e accorreva a lui gente da ogni città, disse con una
parabola: «Il seminatore uscì a seminare la sua semente.
Mentre seminava, parte cadde lungo la strada e fu
calpestata, e gli uccelli del cielo la divorarono.
Un'altra parte cadde sulla pietra e appena germogliata

inaridì per mancanza di umidità.
Un'altra cadde in mezzo alle spine e le spine, cresciute insieme con essa, la soffocarono.
Un'altra cadde sulla terra buona, germogliò e fruttò

cento volte tanto».
Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per intendere, intenda!».
I suoi discepoli lo interrogarono sul significato della parabola.
Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri

solo in parabole, perche vedendo non vedano e udendo non intendano.
Il significato della parabola è questo: Il seme è la parola di Dio.
I semi caduti lungo la strada sono coloro che l'hanno ascoltata, ma poi viene il

diavolo e porta via la parola dai loro cuori, perché non credano e così siano salvati.
Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, accolgono con

gioia la parola, ma non hanno radice; credono per un certo tempo,
ma nell'ora della tentazione vengono meno.
Il seme caduto in mezzo alle spine sono coloro che, dopo aver ascoltato,

strada facendo si lasciano sopraffare dalle preoccupazioni, dalla ricchezza
e dai piaceri della vita e non giungono a maturazione.
Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con

cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza.
Parola del Signore.
L’entusiasmo, la gioia e il trasporto verso un’ideale sono sentimenti molto belli;
però non sempre essi sono garanzia di perseveranza e di riuscita.
Siccome Gesù conosce perfettamente il cuore umano, Egli sa che il seme
della parola di Dio, che pure contiene in se una forza travolgente, deve fare i conti con
la libertà dell’uomo, che può diminuire o addirittura neutralizzare del tutto il suo potere.
Per questo Gesù racconta in forma parabolica quanto avviene
della parola ogniqualvolta il credente si accosta ad essa.
Dunque, il segreto sta nella disponibilità che ognuno pone nell’accoglienza
di essa; quanto più siamo disponibili al cambiamento ed alla conversione
all’ideale evangelico e rinnoviamo la nostra vita, tanto più portiamo frutto.
Accogliamo con gioia la parola del Signore, mastichiamola per bene,
poi ne vedremo i frutti, cominciamo intanto con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata

giovedì 20 settembre 2012

Il Vangelo del Venerdì 21 Settembre 2012

Dal Vangelo secondo Matteo (9,9-13) anno B.
In quel tempo, Gesù passando, vide un uomo,
seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo,
e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero

molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola
con lui e con i discepoli.
Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli:

«Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani
e ai peccatori?».
Gesù li udì e disse: «Non sono i sani che hanno

bisogno del medico, ma i malati.
Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non

sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Parola del Signore.
Contrariamente a quanto fanno gli uomini, il Signore Gesù, quando chiama
qualcuno a lavorare nella sua Chiesa, non guarda mai al suo curriculum.
Del resto, se lo avesse fatto con Matteo, ben poco di buono,
ci sarebbe stato da elencare; pubblicano, cioè peccatore,
malvisto ed odiato sia dai romani che dai suoi stessi concittadini.
Ma le credenziali che servono a Dio non sono quelle che si vedono fuori;
Egli le va a cercare direttamente nel profondo del cuore.
Così,  Matteo si lascia dietro un passato poco rispettabile e diventa apostolo
ed evangelista; la fiducia che Dio mette in lui sarà ben ricompensata.
Non preoccupiamoci, se anche le nostre credenziali non sono buone,
a Dio interessa quanto siamo disponibili a lavorare per Lui e con Lui.
Mettiamoci a disposizione del Signore, non guardiamo il nostro passato,
ma offriamogli il nostro cuore così com’è e preghiamo.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata


 

 

mercoledì 19 settembre 2012

Il Vangelo del Giovedì 20 Settembre 2012

Dal Vangelo secondo Luca (7,36-50) anno B.
In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui.
Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola.
Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città,

saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne
con un vasetto di olio profumato; e fermatasi dietro
si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò
a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli,
li baciava e li cospargeva di olio profumato.
A quella vista il fariseo che l'aveva invitato pensò tra sé.

«Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca:
è una peccatrice».
Gesù allora gli disse: «Simone, ho una cosa da dirti».

Ed egli: «Maestro, dì pure».
«Un creditore aveva due debitori: l'uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta.
Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due.

Chi dunque di loro lo amerà di più?».
Simone rispose: «Suppongo quello a cui ha condonato di più».

Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene».
E volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna?

Sono entrato nella tua casa e tu non m'hai dato l'acqua per i piedi;
lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli.
Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono

entrato non ha cessato di baciarmi i piedi.
Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato,

ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi.
Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato.

Invece quello a cui si perdona poco, ama poco».
Poi disse a lei: «Ti sono perdonati i tuoi peccati».
Allora i commensali cominciarono a dire tra sé:

«Chi è quest'uomo che perdona anche i peccati?».
Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; và in pace!».

Parola del Signore.
In questo Vangelo ci sono persone che hanno molto da imparare
ed altre che hanno molto da insegnare.
Il bello è che l’apparenza inganna moltissimo, per cui quello che, in teoria,
avrebbe da insegnare su Dio, in realtà, ha capito ben poco di Lui;
viceversa, una donna disprezzabile e peccatrice ha capito il segreto del cuore
di Dio, e Gesù non ha paura di indicare in lei un’autentica discepola.
Il fariseo è rimasto legato ad un’immagine di religiosità che si ferma su particolari
assolutamente trascurabili, mentre non entra nel cuore di un autentico rapporto con Dio.
La donna, invece, ha capito che non è importante quanto si è peccato nella vita,
quanto l’amore con cui si è disposti a riparare per ricominciare da capo con Lui.
E allora, anche se siamo peccatori, uniamoci a Lui ed offriamogli la
nostra preghiera dal profondo del nostro cuore.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata


 

martedì 18 settembre 2012

Il Vangelo del Mercoledì 19 Settembre 2012

Dal Vangelo secondo Luca (7,31-35) anno B.
In quel tempo, il Signore disse: “ A chi dunque paragonerò gli
uomini di questa generazione, a chi sono simili?
Sono simili a quei bambini che stando in piazza

gridano gli uni agli altri:
Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato;
vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!
E' venuto infatti Giovanni il Battista che non mangia pane e non beve vino,
e voi dite: Ha un demonio.
E' venuto il Figlio dell'uomo che mangia e beve,

e voi dite: Ecco un mangione e un beone, amico
dei pubblicani e dei peccatori.
Ma alla sapienza è stata resa giustizia

da tutti i suoi figli”.
Parola del Signore.
A volte siamo così capricciosi che nemmeno
Dio sembra essere in
grado di accontentarci.
Soprattutto quando non vogliamo ascoltare la sua parola ed accogliere
l’annuncio urgente alla conversione, siamo in grado di trovare tanti di
quei cavilli da vanificare la sua opera.
Gesù accusa i suoi contemporanei proprio di questa durezza di cuore;
essi pretendevano di insegnare a Dio in che modo avrebbe dovuto comportarsi,
per cui né Giovanni Battista né Gesù rispondevano alle loro presunte aspettative.
Quando Dio ci chiede qualcosa, manifestiamo subito nel nostro atteggiamento
grande disponibilità ed abbandono; sarà la maniera migliore per essere vero
discepolo di Gesù,
con i fatti e non solo con le parole, anche attraverso la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata




lunedì 17 settembre 2012

Il Vangelo del Martedì 18 Settembre 2012

Dal Vangelo secondo Luca (7,11-17) anno B.
In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata
Nain e facevano la strada con lui i discepoli e grande folla.
Quando fu vicino alla porta della città, ecco che

veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico
di madre vedova; e molta gente della città era con lei.
Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse:

«Non piangere!».
E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono.

Poi disse: «Giovinetto, dico a te, alzati!».
Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre.
Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo:

«Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo».
La fama di questi fatti si diffuse in tutta la Giudea e per tutta la regione.

Parola del Signore.
Ragazzo, dico a te, alzati.
Anche l’episodio della vedova di Nain è semplicemente straordinario.
Colpisce che in questo caso nessuno chieda a Gesù di intervenire
(come era avvenuto per il servo del centurione, per il sordomuto,
per la suocera di Pietro): la gente di Nain che è con la madre piangente
non muove verso Gesù per implorarlo, è Gesù stesso che vedendo la donna
prova una grande compassione e si accosta per ridare vita al ragazzo.
Quel “Non piangere!”risonante di vicinanza, di premura, di familiarità richiama
in un certo modo il “Non abbiate paura!” che diventa l’imperativo-chiave del Risorto:
lo sguardo di Gesù che si posa sull’umanità dolente o spaventata è uno sguardo
che ridà coraggio, speranza, vita. “Dio ha visitato il suo popolo”:
come nell’AT ogni vittoria di Israele è attribuita alla presenza dell’unico Dio
che marcia insieme al suo popolo (ed è un rapporto mai visto, un amore geloso,
che sempre però sa perdonare e ricominciare insieme il cammino),
così ora l’atteso, il Messia, il Figlio di Dio cammina con il suo popolo
(non più solo Israele, ma, lo scoprirà lo stesso Gesù nel suo
percorso terreno, anche i lontani, i pagani, che in Lui crederanno).
Anche noi crediamo in Lui, sicuri che si chinerà sulle nostre
miserie e ci dirà “alzati”, per questo preghiamo.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata

domenica 16 settembre 2012

Il Vangelo del Lunedì 17 Settembre 2012

Dal Vangelo secondo Luca (7,1-10) anno B.
In quel tempo, quando Gesù ebbe terminato di rivolgere
tutte queste parole al popolo che stava in ascolto,
entrò in Cafarnao.
Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire.

Il centurione l'aveva molto caro.
Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni

anziani dei Giudei
a pregarlo di venire e di salvare il suo servo.
Costoro giunti da Gesù lo pregavano con insistenza: «Egli merita che tu gli faccia questa

grazia, dicevano, perché ama il nostro popolo, ed è stato lui a costruirci la sinagoga».
Gesù si incamminò con loro.

Non era ormai molto distante dalla casa quando il centurione mandò
alcuni amici a dirgli: «Signore, non stare a disturbarti, io non son
degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo non mi sono neanche ritenuto
degno di venire da te, ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito.
Anch'io infatti sono uomo sottoposto a un'autorità, e ho sotto di me dei soldati;

e dico all'uno: Và ed egli va, e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo:
Fà questo, ed egli lo fa».
All'udire questo Gesù restò ammirato e rivolgendosi alla folla che lo seguiva disse:

«Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!».
E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.

Parola del Signore.
Egli merita che tu gli faccia questa grazia, dicono gli anziani.
Il centurione dice invece: “Io non son degno”.
C’è una grande differenza fra il merito, cioè il diritto che noi avremmo su Dio,
e la povertà espressa dal centurione.
Perché mi succede questo? Io chiedo, ma non ho risposta.
 L’elenco dei nostri tentativi di mercanteggiare con Dio potrebbe essere lungo.
L’uomo, di fronte alla propria impotenza e alla propria miseria, si rivolge a Dio,
nel quale vede realizzata la totalità dei propri bisogni, e, in un atteggiamento
che è già molto bello, ma anche vicino in certo senso al paganesimo,
l’uomo si consola pensando che Dio non possa fare a meno di rispondergli
concedendogli tutto ciò di cui ha bisogno. Perciò l’uomo è sempre tentato
di mercanteggiare con Dio. L’uomo pensa spontaneamente che la preghiera
generi una sorta di “dovuto” da parte di Dio.
Dio è Padre. Conosce i nostri bisogni e, poiché ha un cuore di padre,

gli è gradito che noi li esprimiamo.
Ma si aspetta da noi un atteggiamento filiale, fatto di fiducia assoluta.
Un figlio aspetta tutto dal proprio padre.
Un adolescente rivendica dei diritti, un adulto riconosce la propria
nativa povertà di fronte a colui da cui dipende.
Questa è la nostra situazione con Dio: “Io non son degno”, per poi sentirci
rispondere: “Neanche in Israele ho trovato una fede così grande!”.
Perché la fede non è esigenza da parte dell’uomo nei confronti di Dio.
Essa è fiducia nella sua onnipotenza, capace di realizzare molto
di più di quanto è espresso nei nostri desideri.
E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.
Non siamo degni di ricevere, ma essendo Dio un Padre, possiamo ricevere
tutto quello di cui abbiamo bisogno, fidiamoci attraverso la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata



sabato 15 settembre 2012

Il Vangelo della 24° Domenica del Tempo Ordinario

Dal Vangelo secondo Marco (8,27-35) anno B.
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i
villaggi intorno a Cesarèa di Filippo; e per la strada
interrogava i suoi discepoli dicendo:
«Chi dice la gente che io sia?».
Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista,

altri poi Elia e altri uno dei profeti».
Ma egli replicò: «E voi chi dite che io sia?».

Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo».
E impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno.
E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell'uomo doveva

molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani,
dai sommi sacerdoti e dagli scribi,
poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare.
Gesù faceva questo discorso apertamente.

Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimproverarlo.
Ma egli, voltatosi e guardando i discepoli,

rimproverò Pietro e gli disse:
«Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio,
ma secondo gli uomini».
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire

dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.
Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria

vita per causa mia e del vangelo, la salverà.
Parola del Signore.
Questa nostra domenica rappresenta senz’altro un nodo della tela dell’anno
liturgico, uno di quei punti su cui soffermarsi con attenzione, perché Gesù
ci fa passare da un piano di riflessione superficiale (a cui spesso adeguiamo la nostra
fede ridotta a moralità o a moralismo) a uno scontro diretto con ciò che siamo nel profondo.
Il contesto del Vangelo di Marco lo sapete, ormai; l’evangelista vuole dimostrare
che Gesù è Figlio di Dio, e qui, a metà del suo vangelo, dopo miracoli, prodigi,
discorsi, moltiplicazione dei pani, pone l’interrogativo ai suoi seguaci.
C’immaginiamo la scena.
I Dodici, gongolano, hanno tra le mani un futuro di grande carriera politica
e religiosa; Gesù piace, è credibile, ha successo e gratifica.
Ma Gesù non ci sta, vuole di più e pone la domanda: “Chi dice la gente che io sia?”.
Allora, come oggi, si parla molto di Gesù, sui giornali, nei dibattiti e tra amici.
Chissà perché la fede è un argomento che emerge timidamente,
quasi con vergogna, alla fine di una cena tra amici…!
E Gesù ci sta. Chi dice che io sia, la gente?
Le risposte le sappiamo; un grand’uomo, un uomo mite, un messaggero di pace.
Tutto vero, ma ci si ferma qui; difficilmente si accetta la testimonianza
della comunità dei suoi discepoli; Gesù è Cristo, Gesù è Dio stesso.
È meglio mantenersi nel vago e rassicurante convincimento che Gesù
è una personalità della storia da ammirare, ma che nulla ha a che
vedere con la mia vita, meglio gestire il rapporto con Gesù riducendolo
a memoria storica, invece che ammettere un’inquietante presenza.
Meglio dar retta alla teoria di moda per dire sempre e solo una cosa, da duemila anni;
il Gesù vero non è quello (sconcertante) che vi hanno raccontato…!
Gesù non ci sta e, a bruciapelo oggi a ciascuno di noi la domanda: “Voi chi dite che io sia?”.
Già….e per me?
Per me solo, dentro, senza l’assillo di dare risposte sensate o alla moda,
senza la facciata e l’immagine da tenere in piedi?
A me, nudo dentro, Gesù che dice? Quante risposte!
Gesù diventa una speranza, una nostalgia, una tenerezza, la tenerezza del
sogno dell’uomo che vorrebbe credere in un Dio vicino, che condivide, che partecipa.
Oppure, attenti al rischio catechismo, abbiamo la risposta
confezionata: “Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio”.
Affermazione “corretta”, ma così lontana dal cuore!
La folla l’aveva riconosciuto il Messia.
Così i discepoli, così gli apostoli, così la comunità di Roma a
cui Marco indirizza il suo vangelo. Ma, in realtà?
Gesù subito presenta ciò che significa essere Cristo; donarsi fino alla morte.
E qui restiamo sgomenti, sbalorditi, scandalizzati.
Ma come…e allora il Dio onnipotente, efficiente,
che interviene a sanare le nostre malattie, dov’è?
Sicuramente c’è, ma dopo essere passato nella scandalosa logica della croce.
Non diciamo che Gesù è Cristo, se prima non siamo saliti con Lui sulla croce.
Non osiamo fare questa affermazione, se prima non abbiamo assaporato
l’esagerazione e la sofferenza del dono, se prima la nostra vita non è stata
arata e scavata dal solco della croce, se prima non abbiamo amato fino a star male,
se il nostro cuore non è stato convertito dal dono della compassione.
La croce diventa misura del dono, giudizio sul mondo,
unità di misura del nuovo sistema di amare il fratello.
Anche Pietro e gli altri dovranno passare per il Golgota prima di
entrare definitivamente nella logica del Regno.
Isaia intuisce e profetizza questa nuova prospettiva di un Messia sofferente,
e Giacomo ci ricorda che la nostra fede non si ferma alle parole, ma diventa gesto,
e che solo così testimoniamo di avere incontrato il Cristo Signore.
Basta così amici.
Prendetevi il vangelo e lasciatevelo entrare nel cuore e nella pelle,
per affermare con verità che Gesù è davvero il nostro Signore, il nostro Cristo.
Santa Domenica a tutti, Fausto.