domenica 16 settembre 2012

Il Vangelo del Lunedì 17 Settembre 2012

Dal Vangelo secondo Luca (7,1-10) anno B.
In quel tempo, quando Gesù ebbe terminato di rivolgere
tutte queste parole al popolo che stava in ascolto,
entrò in Cafarnao.
Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire.

Il centurione l'aveva molto caro.
Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni

anziani dei Giudei
a pregarlo di venire e di salvare il suo servo.
Costoro giunti da Gesù lo pregavano con insistenza: «Egli merita che tu gli faccia questa

grazia, dicevano, perché ama il nostro popolo, ed è stato lui a costruirci la sinagoga».
Gesù si incamminò con loro.

Non era ormai molto distante dalla casa quando il centurione mandò
alcuni amici a dirgli: «Signore, non stare a disturbarti, io non son
degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo non mi sono neanche ritenuto
degno di venire da te, ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito.
Anch'io infatti sono uomo sottoposto a un'autorità, e ho sotto di me dei soldati;

e dico all'uno: Và ed egli va, e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo:
Fà questo, ed egli lo fa».
All'udire questo Gesù restò ammirato e rivolgendosi alla folla che lo seguiva disse:

«Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!».
E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.

Parola del Signore.
Egli merita che tu gli faccia questa grazia, dicono gli anziani.
Il centurione dice invece: “Io non son degno”.
C’è una grande differenza fra il merito, cioè il diritto che noi avremmo su Dio,
e la povertà espressa dal centurione.
Perché mi succede questo? Io chiedo, ma non ho risposta.
 L’elenco dei nostri tentativi di mercanteggiare con Dio potrebbe essere lungo.
L’uomo, di fronte alla propria impotenza e alla propria miseria, si rivolge a Dio,
nel quale vede realizzata la totalità dei propri bisogni, e, in un atteggiamento
che è già molto bello, ma anche vicino in certo senso al paganesimo,
l’uomo si consola pensando che Dio non possa fare a meno di rispondergli
concedendogli tutto ciò di cui ha bisogno. Perciò l’uomo è sempre tentato
di mercanteggiare con Dio. L’uomo pensa spontaneamente che la preghiera
generi una sorta di “dovuto” da parte di Dio.
Dio è Padre. Conosce i nostri bisogni e, poiché ha un cuore di padre,

gli è gradito che noi li esprimiamo.
Ma si aspetta da noi un atteggiamento filiale, fatto di fiducia assoluta.
Un figlio aspetta tutto dal proprio padre.
Un adolescente rivendica dei diritti, un adulto riconosce la propria
nativa povertà di fronte a colui da cui dipende.
Questa è la nostra situazione con Dio: “Io non son degno”, per poi sentirci
rispondere: “Neanche in Israele ho trovato una fede così grande!”.
Perché la fede non è esigenza da parte dell’uomo nei confronti di Dio.
Essa è fiducia nella sua onnipotenza, capace di realizzare molto
di più di quanto è espresso nei nostri desideri.
E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.
Non siamo degni di ricevere, ma essendo Dio un Padre, possiamo ricevere
tutto quello di cui abbiamo bisogno, fidiamoci attraverso la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata



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