lunedì 20 maggio 2013

Il Vangelo della Domenica di Pentecoste


Dal Vangelo secondo Giovanni (14,15-16.23b-26) anno C.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Se mi amate,
osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi
darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi
verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.
Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate
non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi.
Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome,
lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”.
Parola del Signore.
Lo Spirito, questo sconosciuto.
Meno noto di un santo mediamente famoso (esisterà una hit-parade
della devozione?), difficilissimo da rappresentare (fuoco o colomba, non è proprio
il massimo), quasi impossibile da pregare (che fa, a che serve, come chiamarlo?).
Non parliamo poi dei salti mortali che fanno i predicatori da strapazzo per
spiegare la sua funzione; si è ricevuto nel battesimo, ma è stato confermato
nella cresima (insomma; c’era o non c’era?).
Bene; come vedete stiamo per avventurarci in un ginepraio.
Mi ci butto a capofitto volentieri e mi ci scortico se questo otterrà,
che qualcuno tra di voi si lasci invadere.
Qui non parliamo di una festa devozionale, non parliamo di un aspetto
del tempo liturgico (la fine del tempo pasquale).
Parliamo del lubrificante della nostra fede, della presenza discreta, impalpabile,
non misurabile di colui che rende Gesù attuale, di colui che ci mette in contatto,
di Colui che spinge impercettibilmente il motore della storia, incontro a Cristo.
Lo Spirito; forse perché è così discreto, è passato quasi inosservato,
è dimenticato nelle omelie?
Chissà! Rammentiamo che è colui che assieme al Padre che crea,
al Figlio che salva, lui consola e incendia.
Quella Parola ascoltata in quel giorno a quella messa vi ha scossi? Merito suo.
Quella telefonata inaspettata ha risollevato le sorti di una giornata mediocre? C’era lui.
Quell’avvenimento vi ha avvicinato a Dio? Intrighi suoi.
Lo Spirito è donato da Gesù sulla croce, è Colui che ricorda, rigenera,
fa rivivere, rimodella, plasma, riempie, guarisce…!
Luca, quando ne parla, usa immagini straordinarie; il tuono, il fuoco, la Parola.
Grazie allo Spirito, si verifica l’antibabele; se lì l’orgoglio e la cretineria degli uomini
avevano innalzato barricate di parole, qui lo Spirito fa capire gente diversa.
C’è difficoltà a comprendersi nelle famiglie?
C’è divisione tra i gruppi delle parrocchie?
C’è lentezza e ritardo nella vostra comunità?
Invocate lo Spirito; vi capirete anche se parlate lingue diverse.
Attenti! Se invocato, lo Spirito viene, se trova un cuore socchiuso lo spalanca e lo inebria.
E Paolo incalza, affermando che lo Spirito conduce a una vita nuova, diversa,
una vita nel Regno, una vita da uomini.
Niente più divisioni, oscurità, falsità, torbidezza in chi è abitato dalla
luce abbagliante della presenza dello Spirito.
Vi sentite vincolati dal peccato?
La vostra vita è intorpidita al punto da non riconoscervi e non vedere
nel fondo limpido del vostro cuore la presenza di Dio?
Invocate lo Spirito. Giorno dopo giorno vi guiderà interiormente,
vi allontanerà dall’oscurità per guidarvi verso la luce.
E Gesù promette. Gli apostoli fino ad allora sapevano, ma non conoscevano.
Intuivano, ma non erano inebriati.
Costruivano, ma non si lasciavano ancora costruire.
E arriva lo Spirito, il Consolatore, il Vivificatore.
Colui che mi consola quando sono depresso e stanco, sconfitto e rabbuiato,
colui che fa di Gesù un Vivente, non un ricordo pallido e tenue né tanto meno il fondatore
di una noiosa e smorta religiosità da compilazione della dichiarazione dei redditi..!
Se capiremo questo, l’invocazione dello Spirito sarà continua sulle nostre labbra,
fedele nel nostro cuore; prima della preghiera, prima di prendere una decisione,
i preti prima di fare l’omelia, prima di telefonare a un amico,
prima di accostarci al perdono, sarà lui, lo Spirito, da invocare.
Perché una stazione radio può trasmettere i programmi più belli del mondo,
ma se la mia radio non è sintonizzata su quella frequenza, non sentirò solo brusìo.
Solo lo Spirito ci mette in sintonia con il Padre e il Figlio.
Cosa dobbiamo aggiungere, ancora.
Se non invitarvi, come me, a socchiudere gli occhi, in ginocchio,
le mani spalancate verso l’alto, e invocare con forza e nostalgia,
ripetendo ancora una volta con infinita dolcezza; Vieni, Luce dei cuori!
Santa Domenica di Pentecoste, inebriati dallo Spirito, Fausto.

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