giovedì 30 maggio 2013

Il Vangelo del Venerdì 31 Maggio 2013

V
isitazione della Beata Vergine Maria.
Dal Vangelo secondo Luca (1,39-56) anno C.
In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse
in fretta una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.
Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo.
Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta
tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!
A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?
Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi,
il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo.
E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore».
Allora Maria disse: «L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome:
di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri
del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi.
Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia».
Come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
Parola del Signore.
Semplicemente AVE MARIA.
Pensiamo di entrare a Nazareth nel mistero dell’incarnazione.
Perché proprio Nazareth?
Perché era un paese di povera gente ignorante.
Gente in prevalenza pastori, dichiarati a quei tempi dei poco di buono;                                                                 e Gesù nella sua umiltà volle venire su questa terra proprio fra gli ultimi.
Pensiamo di respirare quell’aria particolare in un
giorno di primavera, dove con un fremito d’ali,                                                                                l’Angelo Gabriele entrò in quella povera casa,                                                          
ad annunciare a Maria che in Lei il Verbo si sarebbe
fatto carne, noi penseremo che è una follia.
Quante volte abbiamo ascoltato questo brano del Vangelo!
Credo che ad ognuno di noi verrebbe voglia,
di rivivere quei momenti misteriosi, in cui con semplicità e umiltà
l’Angelo apparve a quella fanciulla di Nazareth: “Ave Maria, piena di grazia”.
Allora da questo momento solenne, con la nostra mente inizieremo
a seguire la vita di Gesù, i passi di Gesù, col bruciante desiderio
di resuscitare in noi la sua presenza, la sua Parola, il suo Amore.
Questo cammino deve essere soprattutto un
cammino interiore, un cammino dell’anima;                                                                                                      e quello che veramente conta è la disposizione
dello spirito, e l’apertura del cuore.
L’Angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea,
chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa                                                 
di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe.
La vergine si chiamava Maria.
Entrando da lei disse: “Ti saluto o piena di grazia, il Signore è con te”. (Luca 1.26-28).
Al tempo dell’Annunciazione, Nazareth era un villaggio nascosto fra i monti,
solitario, emarginato dalle grandi vie di comunicazione, quasi sconosciuto.
Solo Dio, che si compiace di; “elevare le piccole cose e di umiliare le grandi”,                                           riguardò a questo; “fiore di Galilea”, per cercarvi; “la casa di Maria”,                                                                            dove si è compiuto il mistero dell’Incarnazione.
Da qui il Messia, ha osato irrompere nella storia umana e spezzarla in due.
Ma non è soltanto il tempo che nasce qui.
Qui nasce la preghiera che è cara a tutti, la preghiera che abbiamo cominciato
a balbettare da bambini, la prima preghiera che ci hanno insegnato:                                                                                                                               “Ave Maria piena di grazia”.
L’Ave Maria è stata pronunciata qui per la prima volta.
È la prima preghiera del tempo cristiano. È la nostra prima preghiera.
Ed è anche l’ultima preghiera, quella che i sacerdoti recitano
agli orecchi dei moribondi.
Ed è la preghiera che anche noi chiediamo spesso;                                             
quante volte a qualcuno abbiamo detto: “Dì un’Ave Maria per me”.
L’Ave Maria è diventata il simbolo della preghiera.
Il saluto dell’Angelo a quella fanciulla è diventata la prima                                         
e l’ultima preghiera di ogni credente in Cristo.
Allora possiamo dire che la nostra fede si accende a Nazareth.
E quando noi pensiamo al mistero dell’Annunciazione,                                   
sentiamo che la fede e il tempo, si incontrano su questo avvenimento.
Si può dire che gli uomini, le circostanze, la storia,                                       
acquistano il loro significato direttamente da qui.
Gli uomini dell’Antico Testamento, gli uomini dell’antica alleanza,                     
 hanno atteso con tanta speranza questo momento,                                            
che era stato promesso da Dio: “Verrà una donna”!
E quando questa donna è venuta, inconsapevole dell’attesa dei secoli,                    
la risposta alla speranza di Dio e alla speranza degli uomini è stata:
“Ave Maria”, le dice l’Angelo; e lei rispose: “Ecce Ancilla Domini”,                                                                                           che vuol dire: “Ecco l’Ancella del Signore, sia fatto di me secondo la tua parola”.
Mettiamola sempre quest’Ave!
L’ha pronunciata il messaggero di Dio, è il messaggio di Dio, è la confessione
dei sentimenti di Dio per questa fanciulla di Galilea.
Ti salutiamo, o Vergine piena di grazia, che hai suscitato la compiacenza di Dio
così pienamente, che Dio ha voluto comprimersi in Te, e con Te.
Ti salutiamo, opera di Dio, esclusivamente sua.
Ti salutiamo, Ancella di Dio, ammessa alla dolce intimità di Dio, intima in Lui.
Ti salutiamo, benedetta fra le donne…..!
Non dimentichiamo mai, non finiamo mai di meditare l’Ave Maria.


mercoledì 29 maggio 2013

Il Vangelo del Giovedì 30 Maggio 2013

Dal Vangelo secondo Marco (10,46-52) anno C.
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla,
il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare.
Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare
e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava
più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Allora Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!».
E chiamarono il cieco dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!».
Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che vuoi che io ti faccia?». E il cieco a lui: «Rabbunì,
che io riabbia la vista!».
E Gesù gli disse: «Và, la tua fede ti ha salvato».
E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.
Parola del Signore.
Il mantello, nella mentalità ebraica, era più che un semplice indumento;
soprattutto per i poveri esso rappresentava l’unico bene su cui si poteva contare.
Rubare un mantello al povero era considerato un grave peccato
che gridava vendetta al cospetto di Dio.
A questo punto, possiamo capire il grande gesto di fiducia che compie
il cieco nei confronti di Gesù; egli è talmente certo di ricevere la grazia,
che getta via la sua unica fonte di protezione.
Di fronte a questa attestazione di fiducia, a Gesù non resta che constatare
che è grazie alla sua fede che il cieco ha ricevuto nuovamente la vista.
Spesso, diciamo che Dio non ci ascolta; ma siamo in grado
di fare lo stesso atto di fede di quest’uomo?
Possiamo dimostrare al Signore di credere così tanto in Lui da lasciare anche le
nostre certezze, per abbracciare quelle che Lui ci dà ed in cui chiede di credere?
Quanti dubbi purtroppo, è faticoso lasciare le nostre certezze, ma se amiamo
veramente il Signore, possiamo farcela, soprattutto se ci aiutiamo con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come                                                  
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,                                                        
ma liberaci dal male. Amen.                                                                                                                          
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.                                                                                              
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.


martedì 28 maggio 2013

Il Vangelo del Mercoledì 29 Maggio 2013

Dal Vangelo secondo Marco (10,32-45) anno C.
In quel tempo, mentre erano in viaggio per salire a Gerusalemme,
Gesù camminava davanti a loro ed essi erano stupiti; coloro che
venivano dietro erano pieni di timore. Prendendo di nuovo in disparte
i Dodici, cominciò a dir loro quello che gli sarebbe accaduto:
«Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato
ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte,
lo consegneranno ai pagani, lo scherniranno, gli sputeranno addosso,
lo flagelleranno e lo uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà».
E gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro,
noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo».
Egli disse loro: «Cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero:
«Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Gesù disse loro: «Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo,
o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo».
E Gesù disse: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo
che io ricevo anche voi lo riceverete.
Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo;
è per coloro per i quali è stato preparato».
All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni.
Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: «Voi sapete che coloro che sono ritenuti
capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere.
Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore,
e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti.
Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito,
ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Parola del Signore.
Notiamo con quanta pazienza Gesù cerca di far comprendere quanto sia assurda
la richiesta dei figli di Zebedèo; Egli, attraverso i simboli del battesimo e del calice,
cerca di far capire loro che Egli è un Messia completamente diverso
da quello che essi aspettano.
Gesù non è venuto a promettere promozioni umane e sistemazioni in un
fantomatico regno di Israele restaurato; piuttosto, Egli è venuto a costruire
un regno in cui il più grande è colui che si china davanti agli altri per
servirli e per lavare loro i piedi.
Ora i discepoli sono ancora impreparati ad accogliere tutte le implicazioni
legate a questa parola di Gesù.
Ma arriverà il momento in cui essi la incarneranno nella loro esistenza,
a tal punto da offrire la vita per Lui.
Ma questo lo capiranno solo con il tempo.
Non cerchiamo posti di gloria sulla terra, ma mettiamoci a servizio dei fratelli ed aiutiamoli
ed avremo un posto assicurato in cielo, per poterlo fare, aiutiamoci con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come                                                  
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,                                                        
ma liberaci dal male. Amen.                                                                                                                           
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.                                                                                             
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.



lunedì 27 maggio 2013

Il Vangelo del Martedì 28 Maggio 2013

Dal Vangelo secondo Marco (10,28-31) anno C.
In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato
tutto e ti abbiamo seguito».
Gesù gli rispose: «In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato
casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia
e a causa del vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto
in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni,
e nel futuro la vita eterna.
E molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi».
Parola del Signore.
La domanda di Pietro tradisce una richiesta di rassicurazione; è come
se il Principe degli apostoli volesse mettersi al sicuro, e far notare a Gesù che,
a differenza dell’uomo ricco che aveva appena rifiutato la sua proposta
d’amore, lui e gli altri apostoli avevano accettato di seguirlo.
La risposta del Signore conferma a Pietro che essi avranno una ricompensa
particolare, proprio perché essi sono stati i primi a credere in Lui e a seguirlo.
Ma notiamo che nell’elenco delle cose che essi riceveranno
Gesù cita anche le persecuzioni?
Questo non può che significare una cosa, anche se può sembrare assurdo;
anche le persecuzioni saranno una ricompensa per loro.
Del resto, arriverà un momento in cui essi considereranno
un privilegio essere oltraggiati per amore di Cristo.
Non dobbiamo avere paura di niente quando abbiamo Gesù vicino, ma
soprattutto non dobbiamo vergognarci di Lui, aiutiamoci con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come                                                  
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,                                                        
ma liberaci dal male. Amen.                                                                                                                          
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.                                                                                              
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.


domenica 26 maggio 2013

Il Vangelo del Lunedì 27 Maggio 2013

Dal Vangelo secondo Marco (10,17-27) anno C.
In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e,
gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono,
che cosa devo fare per avere la vita eterna?».
Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo.
Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare,
non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza».
Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: và,
vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi».
Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto difficilmente
coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!».
I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: «Figlioli,
com'è difficile entrare nel regno di Dio!
E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago,
che un ricco entri nel regno di Dio».
Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: «E chi mai si può salvare?».
Ma Gesù, guardandoli, disse: «Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio!
Perché tutto è possibile presso Dio».
Parola del Signore.
Di fronte alle parole di Gesù, è facile lasciarsi prendere dallo sconforto;
cosa c’è, in fondo, di così diverso tra noi e l’uomo che non volle
seguire il Signore a causa dei suoi beni?
Anche noi, spesso, di fronte alle sue proposte d’amore così esigenti,
giriamo le spalle e ce ne andiamo.
Lo stesso sconforto prese persino il cuore dei discepoli, i quali espressero le
loro perplessità con una frase piena di sgomento: “Allora, che si può salvare?”.
Eppure, non è nell’interesse di Gesù demoralizzarli o spaventarli.
Egli vuole che noi capiamo che, nonostante il nostro limite e la durezza del
nostro cuore, Dio può tutto, persino farci fare l’esperienza della salvezza.
Dobbiamo solo avere fiducia in Lui; se l’uomo ricco avesse capito questa semplice verità,
avrebbe volentieri lasciato tutti i suoi averi per ottenere l’unico tesoro; l’amicizia di Gesù.
Non accumuliamo beni terreni, perché diventeremo come l’uomo ricco della parabola,
rimaniamo poveri, ma ricchi dell’amore di Gesù, per riuscirci aiutiamoci con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come                                                  
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,                                                        
ma liberaci dal male. Amen.                                                                                                                          
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.                                                                                              
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.


sabato 25 maggio 2013

Il Vangelo della Domenica della SS. Trinità

Dal Vangelo secondo Giovanni (16,12-15) anno C.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Molte cose ho ancora da dirvi,
ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché
non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà.
Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho
detto che prenderà del quel che è mio e ve l'annuncerà.
Parola del Signore.
Abbiamo ricevuto lo Spirito Santo (spero!) che ci abbia scossi,
spinti fuori, scaldati e illuminati.
Ed è proprio alla luce dello Spirito che possiamo oggi riflettere sul mistero di Dio.
Parto da una tragicomica considerazione che faccio spesso; in quale Dio credo?
O non credo?
Sì, perché, dopo diverso tempo che incontro tante persone nei pellegrinaggi,
mi sono accorto di un paradosso; molti cristiani in realtà non credono al
Dio che Gesù è venuto a raccontare, ma a un Dio che ha caratteristiche
apparentemente cristiane—degenerate in maschere—e che identificano
con un vago senso religioso pieno di contraddizioni!
È trite vedere come, dopo duemila anni di cristianesimo, ci troviamo incollato
addosso il volto di un Dio superstizioso, approssimativo, piuttosto antipatico.
Se crediamo che Gesù è più di un uomo, più di un profeta, più del Messia,
che Egli è la presenza stessa di Dio, possiamo fidarci di ciò che Egli dice del volto di Dio.
Gesù non parla per ragionamento o per deduzione, ma per esperienza.
Lui sa com’è Dio, perché Lui e il Padre sono una cosa sola.
Gesù ci svela qualcosa di inaudito, inimmaginabile, inatteso;
Dio è Trinità; Padre, Figlio e Spirito Santo.
Dio non è il solitario perfetto, l’infinita solitudine, l’onnipotente,
certo, ma isolato e assoluto (sommo egoista bastante a se stesso?).
No, Dio è festa, famiglia, comunione, danza, relazione e dono.
Dio è tre persone che si amano talmente, che se la intendono così bene,
che noi—da fuori—ne vediamo uno solo.
Accade come quando vediamo una coppia di sposi o di fratelli che
si vogliono talmente bene da sembrare una cosa sola.
È bello vedere realizzato in Dio ciò che noi da sempre desideriamo!
Dio è tre persone che non si confondono, che non si annullano in
un’indefinita energia cosmica, ma che si donano in un’unità assoluta.
Riusciamo addirittura a delineare l’opera, il lavoro di ognuno, il carattere
specifico di ogni persona; riconosciamo l’impronta del Padre nella creazione,
nello stupore della natura; riconosciamo l’agire del Figlio nella sua volontà
di salvezza dell’uomo; riconosciamo la potenza dello Spirito che accompagna,
porta a compimento e santifica l’umanità pellegrina.
Ma andiamo oltre!
La Genesi ci dice che Dio per crearci si guardò allo specchio.
Siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio, siamo fatti a immagine
e somiglianza della comunione.
Adesso capisco un sacco di cose!
Capisco perché la solitudine mi pesa tanto e mi fa paura; è contro la mia natura!
Capisco perché quando amo, quando sono in compagnia, quando riesco ad
accogliere e a essere accolto sto così bene; realizzo la mia vocazione comunionale!
Allora siamo seri; se ascoltiamo i profeti di sventura del nostro tempo che
ci spingono a dar retta solo al nostro ombelico, che mettono sempre
e solo il sé al centro, rischiamo di prendere delle terribili cantonate.
Siamo chiamati a investire sulla fatica dello stare insieme, sulla relazione,
perché tutto il resto è tempo perso.
La festa della Trinità è la festa del mio destino, è lo specchio della
mia attitudine profonda, è il segreto della mia felicità.
A questa comunione si ispirano le coppie che credono nel vangelo, tese a
raggiungere la pienezza nell’accoglienza reciproca che dona vita.
E a questa comunione siamo invitati a partecipare come singoli e come comunità cristiana.
È la Trinità che dobbiamo guardare nel progetto di costruzione delle nostre
comunità; la Chiesa (quella sognata da Dio, non lo sgorbio presente nelle nostre
menti, fatto di rigidezze) è lo spazio pubblicitario della Trinità nel mondo d’oggi.
Uniti nel rispetto reciproco, nell’amore semplice, concreto, benevolo, facciamo
diventare il nostro essere Chiesa splendore di quest’inatteso Dio comunione.

Santa Domenica della SS. Trinità Fausto.  

venerdì 24 maggio 2013

Il Vangelo del Sabato 25 Maggio 2013

Dal Vangelo secondo Marco (10,13-16) anno C.
In quel tempo, presentavano dei bambini perché li accarezzasse,
ma i discepoli li sgridavano.
Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini
vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro
appartiene il regno di Dio.
In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino,
non entrerà in esso».
E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva.
Parola del Signore.
Forse questo episodio si dee collocare in qualche luogo di sosta
lungo il cammino di Gesù verso Gerusalemme.
La scena è singolare e certamente mostra l’attenzione e la tenerezza
di Gesù verso i piccoli.
In essi possiamo scorgere i milioni di bambini che non sanno da
chi andare e che non sono accarezzati da nessuno.
Per questo chi si avvicina per aiutarli, per farli crescere, per difenderli,
certamente riceverà una grande ricompensa.
E quando Gesù dice: “Chi non riceve il regno di Dio come un bambino non
vi entrerà” propone un insegnamento centrale nella vita del discepolo.
Più volte nei Vangeli è ripetuto questo concetto.
Basti pensare a quello che Gesù dice a Nicodemo: “Se uno non
rinasce dall’alto non può vedere il regno di Dio”.
Proponendo l’atteggiamento del bambino come modello del discepolo
Gesù intende sottolineare la totale dipendenza del discepolo da Dio,
appunto, come un bambino che dipende in tutto dai genitori.
Il discepolo è anzitutto un figlio che tutto riceve dal Padre e in tutto a Lui si affida.
E allora, come bambino rifugiamoci fra le braccia amorose del Padre,
aiutandoci con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come                                                  
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,                                                        
ma liberaci dal male. Amen.                                                                                                                          
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.                                                                                             

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

giovedì 23 maggio 2013

Il Vangelo del Venerdì 24 Maggio 2013

Dal Vangelo secondo Marco (10,1-12) anno C.
In quel tempo, Gesù partito di là, si recò nel territorio della
Giudea e oltre il Giordano.
La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli l'ammaestrava,
come era solito fare.
E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova,
gli domandarono: «E' lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?».
Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?».
Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma.
Ma all'inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l'uomo
lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola.
Sicché non sono più due, ma una sola carne.
L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto».
Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento.
Ed egli disse: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra,
commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne
sposa un altro, commette adulterio».
Parola del Signore.
Il viaggio verso Gerusalemme prosegue e l’evangelista fa giungere il gruppo
nella regione della Giudea ad oriente del Giordano.
Gesù, sempre circondato da una grande folla, inizia a trattare alcune
questioni importanti per la vita della comunità cristiana.
La prima riguarda il matrimonio e il comando per i coniugi di essere fedeli per la vita.
Non si tratta semplicemente di ribadire un principio astratto, quanto di far comprendere
l’urgenza dell’amore, della comprensione e anche del perdono nella vita matrimoniale.
Gesù, superando le considerazioni meschine dei farisei, i quali volevano
farlo cadere in errore, interpreta le parole di Mosè e torna al giorno della
creazione quando Dio disse: “non è buono che l’uomo sia solo”.
Queste parole, al di là della casistica, mentre sottolineano il vincolo matrimoniale
come vincolo per la vita, suggeriscono altresì la vocazione originaria alla
comunione che il Signore ha iscritto nel cuore di ogni uomo.
Ciascuno ha un debito di amore verso tutti.
Ecco quello che ci insegna Gesù, dobbiamo solo amare, come Lui ama
ciascuno di noi, impariamo a farlo con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come                                                  
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,                                                        
ma liberaci dal male. Amen.                                                                                                                          
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.                                                                                             

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

mercoledì 22 maggio 2013

Il Vangelo del Giovedì 23 Maggio 2013

Dal Vangelo secondo Marco (9,41-50) anno C.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Chiunque vi darà da bere
un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in
verità che non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui
che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare.
Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco,
che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile.
Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo,
che esser gettato con due piedi nella Geènna.
Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio
con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna,
dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue.
Perché ciascuno sarà salato con il fuoco.
Buona cosa il sale; ma se il sale diventa senza sapore, con che cosa lo salerete?
Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri”.
Parola del Signore.
Il Vangelo è severissimo con chi attenta o mette in pericolo la fede dei piccoli,
ossia con chi scandalizza i poveri “scandalizzare vuol dire far inciampare”,
con chi rifiuta l’aiuto a chi ne ha bisogno.
Giunge a dire che sarebbe meglio per lui mettersi una macina d’asino al collo
e gettarsi in mare.
Altrettanta severità il Vangelo chiede verso se stessi.
In genere avviene il contrario, come sappiamo bene per esperienza personale;
siamo duri con gli altri ed indulgenti con noi stessi; pronti ad accusare gli altri
e più che solleciti a scusare i nostri errori; o, come si dice in altro brano
del Vangelo, pronti a vedere la pagliuzza nell’occhio dell’altro e a non
riconoscere la trave che è nel nostro.
La severità che Gesù mostra (è meglio per noi il taglio della mano o del piede
piuttosto che dare scandalo), indica i tagli da fare all’amore per noi stessi.
Il Vangelo comporta sempre la rinuncia al male, alla cattiveria, all’egoismo.
Solo così si conserva il sapore del Vangelo.
“Abbiate sale in voi”, ossia custodite integro il Vangelo e conserverete la
pace aiutandovi con la preghiera, dice Gesù.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come                                                  
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,                                                        
ma liberaci dal male. Amen.                                                                                                                          
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.                                                                                             

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.