sabato 12 gennaio 2013

Il Vangelo del Battesimo di Gesù Domenica 13 Gennaio 2013

Dal Vangelo Luca (3,15-16.21-22) anno C.
In quel tempo, poiché il popolo era in attesa
e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo
a Giovanni, se non fosse lui il Cristo,
Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo
con acqua; ma viene uno che è più forte di me,
al quale io non son degno di sciogliere
neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà
in Spirito Santo e fuoco.
Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù,

ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera,
il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in
apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una
voce dal cielo: «Tu sei il mio figlio prediletto,
in te mi sono compiaciuto».
Parola del Signore.
Gesù è nato da tempo. A noi ora di nascere.
Passate queste due settimane intense, concludiamo il tempo natalizio
con una bella provocazione in perfetta sintonia con l’altronatale che
abbiamo voluto con forza vivere quest’anno, “noi invece siamo andati fuori
dai bagordi, siamo andati a Medjugorje”, dalla retorica melassa del buonismo.
Dio è nato, quindi. Ma Dio è nato in noi? Speriamo!
Accessibile, incontrabile, diverso, immensamente diverso dalla brutta immagine
che ne abbiamo fatto, questo Dio totalmente altro diventa un bambino, un neonato.
Stanco di essere incompreso e non cercato,
Dio diventa uomo perche l’uomo diventi Dio.
Lui è nato, e io?
Sì, per carità, vivo, respiro e cresco. Come fanno gli arbusti.
Ma sono nato? Nato alla verità, nato alla visione diversa delle cose,
al sorriso di Dio che quest’anno sono invitato a scoprire, nato nell’amore?
Esiste un modo concreto di nascere; diventare discepoli del Maestro Gesù.
Rinascere nel sacramento del battesimo, segno di conversione
e di vita nuova, traboccante presenza di Dio che ci abita.
Tutto ciò è accaduto il lontano giorno del nostro battesimo
in cui siamo stati creati discepoli, rinati a vita nuova.
Lo so, non ve ne siete accorti, qualcuno ha pensato per voi.
Ma quel gesto, purtroppo è divenuto doverosa prassi, moderno rito di iniziazione,
abitudine, il mio e il vostro battesimo resta sepolto nei fragili ricordi dell’infanzia.
Ma è accaduto, comunque, e forse possiamo riscoprirlo,
rispolverarlo, farlo scatenare in noi.
Riscoprire il proprio battesimo significa riappropriarci del cammino
di discepolato, passare da una visione della fede stanca e rassegnata,
al vedere il cammino di fede come un’avventura entusiasmante
che può “davvero” cambiare la nostra vita.
Possiamo rinascere a due atteggiamenti che derivano dal battesimo.
Giovanni dice che Gesù battezza in Spirito Santo e fuoco.
Fuoco, amici, Gesù è fuoco, la sua parola ci divora, ci inquieta, ci converte.
Fuoco, amici, non tiepidezza.
Come siamo frastornati quando ci innamoriamo, così
accade “e di più e meglio” quando incontriamo la verità dello sguardo di Cristo.
Fuoco che illumina, riscalda, consuma e incendia.
Fuoco, non tiepida adesione a un progetto intellettuale.
Se non bruciamo dentro pensando al Maestro, dobbiamo
compiere ancora un bel cammino.
Il secondo atteggiamento di rinascita parte dalla frase espressa
dal Padre nei riguardi del Figlio in preghiera:
“Tu sei il mio Figlio beneamato, in te mi sono compiaciuto”.
Tutti noi veniamo educati a meritarci di essere amati, a compiere
delle cose che ci rendono meritevoli dell’affetto altrui; sin da piccoli
siamo educati a essere buoni alunni, buoni figli,
buoni fidanzati, buoni sposi, buoni genitori…., il mondo premia le persone
che riescono, capaci, e “dentro di noi” s’insinua l’idea che Dio ci ama, certo,
ma a certe condizioni.
Tutta la nostra vita è elemosina di un apprezzamento, di un riconoscimento.
Anzi, se una persona mi contraddice, mi accusa, reagisco ma, in fondo,
penso che abbia ragione, dico: “devi arrenderti all’evidenza, tu non vali”.
La reazione spontanea “lontani da Dio” è allora di difesa e aggressività
o di eccessiva superficialità; mi omologo, do il massimo, passo la mia
vita a inseguire l’idea di me che gli altri mi restituiscono.
Dio, al contrario, mi dice che io sono amato bene, dall’inizio, prima di agire;
Dio non mi ama perché buono ma “amandomi” mi rende buono.
Dio si compiace di me perché vede il capolavoro che sono, l’opera d’arte
che posso diventare, la dignità di cui Egli mi ha rivestito.
Allora, ma solo allora, potrò guardare al percorso da fare per diventare
opera d’arte, alle fatiche che mi frenano, alle fragilità che devo superare.
Il cristianesimo è tutto qui, Dio mi ama per ciò che sono,
Dio mi svela in profondità ciò che sono; beneamato.
È difficile amare “bene”, l’amore è grandioso e ambiguo, può costruire
e distruggere, non si tratta di adorare qualcuno, ma di amarlo “bene”,
renderlo autonomo, adulto, vero e consapevole.
Così Dio fa con e con voi.
Questa consapevolezza, del fuoco che illumina e dello scoprirmi beneamato,
è possibile solo attraverso la preghiera; una preghiera quotidiana, autentica,
fatta di silenzio e di ascolto della parola del Maestro Gesù così come
ci insegna il Rabbì, assorto nella preghiera dopo il suo battesimo.
Coraggio amici, è tempo di rinascere, Santa Domenica Fausto. 

 

 

Nessun commento:

Posta un commento