mercoledì 9 gennaio 2013

Il Vangelo del Giovedì 10 Gennaio 2013

Dal Vangelo secondo Luca (4,14-22) anno C.
In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con
la potenza dello Spirito Santo e la sua fama
si diffuse in tutta la regione.
Insegnava nelle loro sinagoghe e tutti

ne facevano grandi lodi.
Si recò a Nazaret, dove era stato allevato;

ed entrò, secondo il suo solito, di sabato
nella sinagoga e si alzò a leggere.
Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove

era scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha
consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai
poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri
la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi,
e predicare un anno di grazia del Signore.
Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette.

Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui.
Allora cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura

che voi avete udita con i vostri orecchi».
Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle

parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano:
«Non è il figlio di Giuseppe?».
Parola del Signore.
Dopo il passaggio nel deserto Gesù torna in Galilea e inizia a parlare.
Non parte dalla Giudea e da Gerusalemme, centro sia del potere religioso
che politico d’Israele, bensì dalla periferica Galilea, una regione che non
godeva di buona fama, abitata da gente povera e abbandonata.
Luca scrive che Gesù si muoveva “con la potenza dello Spirito Santo”, come
per sottolineare che Gesù non agisce per proprio conto o propria iniziativa.
Egli non è un protagonista che vuole apparire e far parlare di sé,
come tutti noi siamo tentati di fare.
E neppure agisce per realizzare se stesso.
Gesù opera per obbedire al disegno del Padre.
Non è venuto per fare la sua volontà, ma quella del Padre.
Per questo, il suo passaggio e le sue parole creano un clima nuovo,
di festa, che ben presto si estende in tutta la regione.
È quanto accade anche a chi lo segue.
Gesù si presenta nella sinagoga di Nazareth.
Non era certo la prima volta che vi entrava; Luca sottolinea che era solito andarci.
Dopo la lettura del brano di Isaia nel quale si annunciava l’avvento
del Messia con la narrazione delle opere di liberazione che avrebbe
compiuto, Gesù si alzò e disse: “Oggi si è adempiuta questa Scrittura”.
E tutti gli rendevano lode e testimonianza ed erano meravigliati.
Un pò come succede a noi, quando sentiamo delle belle parole, ma poi
perdiamo entusiasmo, e allora chiediamo lo Spirito Santo attraverso la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.


 

 

 

martedì 8 gennaio 2013

Il Vangelo del Mercoledì 9 Gennaio 2013


 
Dal Vangelo secondo Marco (6,45-52) anno C.
Dopo che i cinquemila uomini furono saziati, Gesù subito costrinse
i suoi discepoli a salire sulla barca e precederlo sull'altra riva,
verso Betsàida, mentre egli avrebbe licenziato la folla.
Appena li ebbe congedati, salì sul monte a pregare.
Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli solo a terra.
Vedendoli però tutti affaticati nel remare,
poiché avevano il vento contrario, sul finire della notte andò verso
di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli.
Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: «E' un fantasma»,
e cominciarono a gridare, perché tutti lo avevano visto ed erano rimasti turbati.
Ma egli subito rivolse loro la parola e disse: «Coraggio, sono io, non temete!».
Quindi salì con loro sulla barca e il vento cessò.
Ed erano enormemente stupiti in se stessi, perché non avevano capito il fatto
dei pani, essendo il loro cuore indurito.
Parola del Signore.
Marco è davvero impietoso quando ci dice che il cuore dei discepoli
era indurito, nonostante il fatto che essi avevano visto due miracoli.
Questa forte meraviglia che essi portano dentro non è quella piena di gioia che si
sperimenta come coronamento di un atto di fede premiato  dalla tolleranza di Dio.
Ci troviamo invece di fronte ad un sentimento di diffidenza che esprime tutta la durezza
di cuore di coloro che, paradossalmente, sono al momento quelli più vicini a Gesù.
È davvero brutto essere così vicini al Maestro, eppure non capire i suoi gesti.
Noi abbiamo ancora più responsabilità degli apostoli, perché sappiamo molte più cose
riguardo a Gesù ed alla sua potenza, eppure anche noi
spesso abbiamo lo stesso cuore indurito.
Quanta fatica facciamo a riconoscere le grazie che riceviamo da Dio,
per riconoscerle mettiamo in ammollo il nostro cuore con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.
 

lunedì 7 gennaio 2013

Il Vangelo del Martedì 8 Gennaio 2013

Dal Vangelo secondo Marco (6,34-44) anno C.
Il quel tempo, sceso dalla barca, Gesù vide molta
folla e si commosse per loro, perché erano come pecore
senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i

discepoli dicendo: «Questo luogo è solitario ed è
ormai tardi; congedali perciò, in modo che,
andando per le campagne e i villaggi vicini,
possano comprarsi da mangiare».
Ma egli rispose: «Voi stessi date loro da mangiare».

Gli dissero: «Dobbiamo andar noi a comprare duecento
denari di pane e dare loro da mangiare?».
Ma egli replicò loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere».

E accertatisi, riferirono: «Cinque pani e due pesci».
Allora ordinò loro di farli mettere tutti a sedere, a gruppi, sull'erba verde.
E sedettero tutti a gruppi e gruppetti di cento e di cinquanta.
Presi i cinque pani e i due pesci, levò gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione,

spezzò i pani e li dava ai discepoli perché li distribuissero; e divise i due pesci fra tutti.
Tutti mangiarono e si sfamarono, e portarono via dodici ceste piene di

pezzi di pane e anche dei pesci.
Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.

Parola del Signore.
Certe volte siamo davvero patetici.
Infatti attribuiamo a Dio certi modi di fare e di valutare le cose come lo faremmo noi,
e non ci rendiamo conto che invece Egli è disposto a fare e a dare molto di più.
È l’esempio della moltiplicazione dei pani.
Noi crediamo che a Dio piaccia farci aspettare quando gli chiediamo delle cose,
o che addirittura goda nel vederci soffrire.
In realtà Egli ci dà con una longanimità che spesso
non riusciamo nemmeno a concepire.
Perché far avanzare dodici ceste piene di cibo?
Non era necessario semplicemente sfamare tutta quella gente senza sprechi?
È proprio qui la differenza; Egli vuole donare senza misura,
per riempirci di tutti i doni che a Lui piacerà.
Ma noi, siamo abbastanza aperti da accoglierli?
Quanti dubbi; purtroppo, siamo ancora troppo umani,
svegliamoci una buona volta, apriamo il cuore e lasciamoci riempire
di doni dal Signore, prepariamoci con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.


 

domenica 6 gennaio 2013

Il Vangelo del Lunedì 7 Gennaio 2013

Dal Vangelo secondo Matteo (4,12-17.23-25) anno C.
In quel tempo, quando Gesù seppe che Giovanni era
stato arrestato, si ritirò nella Galilea
e, lasciata Nazaret, venne ad abitare a Cafarnao,

presso il mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali,
perché si adempisse ciò che era stato detto
per mezzo del profeta Isaia: Il paese di Zàbulon
e il paese di Nèftali, sulla via del mare,
al di là del Giordano, Galilea delle genti;
il popolo immerso nelle tenebre ha visto una

grande luce; su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte una luce si è levata.
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando

la buona novella del regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.
La sua fama si sparse per tutta la Siria e così condussero a lui tutti i malati, tormentati

da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guariva.
E grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme,

dalla Giudea e da oltre il Giordano.
Parola del Signore.
Ecco le prime parole che Gesù pronuncia nel Vangelo; esse parlano di conversione e di fede,
nei confronti di un regno che ormai è vicino e che sta per realizzarsi nella sua persona.
Questa semplice frase rappresenta il programma che il Cristo annuncerà andando in giro
per tutta la Galilea; alle parole, il Maestro aggiunge i fatti, guarendo molte persone
e liberandone altre da spiriti immondi; per chi ha occhi per vedere, questi segni dicono
chiaramente che l’era del Messia è ormai pienamente realizzata.
Eppure, Gesù non usa toni trionfalistici; Egli con pazienza ed amore gira per le città
ed i villaggi, per annunciare la bontà e la benevolenza di Dio.
Gesù bussa anche alla nostra porta per annunciare questa salvezza.
Lo accoglieremo?
Spalanchiamo le porte a Cristo, ci diceva Giovanni Paolo, incominciando con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.


 

sabato 5 gennaio 2013

Il Vangelo dell'Epifania 6 Gennaio 2013

Dal Vangelo secondo Matteo (2,1-12) anno C..
Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode.
Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme
e domandavano: «Dov'è il re dei Giudei che è nato?
Abbiamo visto sorgere la sua stella,
e siamo venuti per adorarlo».
All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e

con lui tutta Gerusalemme.
Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo,

s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia.
Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta;
e tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda:

da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele.
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza

da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli:
«Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato,
fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo».
Udite le parole del re, essi partirono.

Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva,
finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino.
Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia.
Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono.

Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.
Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode,

per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.
Parola del Signore.
I magi che arrivano dall’Oriente con i loro doni hanno davvero segnato
la fantasia degli uomini nella storia; forse per quel non so che di esotico
che portano con sé, tutti siamo rimasti affascinati da queste strane figure
del Natale e nel cuore portiamo l’immagine infantile delle statuine da aggiungere
il giorno dell’Epifania, come ultimo tocco al presepe.
Attenti, però, a non ridurre l’Epifania a una favoletta edificante.
Prendiamo con grande serietà il racconto di Matteo, che è anzitutto sintesi teologica,
messaggio di fede, senza però dimenticare i parecchi appigli storici che vi si riscontrano.
A chi conosce bene la Bibbia, salta subito agli occhi il mosaico di allusioni e
di riferimenti che compongono questo testo.
L’intento di Matteo è chiaro.
Lui, ebreo, scrive il suo vangelo per una comunità di ebrei-cristiani e desidera
spalancare loro lo sguardo; il Messia è venuto ed è veramente l’atteso delle genti,
non soltanto il pastore d’Israele.
Come ogni piccola comunità che deve sopravvivere in mezzo a culture aggressive,
lungo la propria storia Israele si era rinchiuso come minoranza blindata allergica
allo straniero, perdendo lo smalto primitivo e dimenticando di essere il popolo
che doveva portare a tutti i popoli il volto del Dio misterioso che si era raccontato
ad Abramo e ai padri.
E stupore!, tra i primi ad accogliere il Messia sono sì gli Israeliti, ma i dimenticati,
i poveri; Maria, Giuseppe, i pastori.
Dio non è accolto dal potente partito dei sadducei, non dal Sommo Sacerdote
o dai farisei, i devoti tra i devoti.
E stupore!, gli stranieri, i relitti, i “non-popolo”, i “cani” riconoscono il volto di Dio.
Dio vuole svelarsi a tutti, vuole raggiungere ogni uomo, ogni nazione.
L’intento di Matteo, dicevamo, è lineare; Gesù è venuto per essere riconosciuto
da ogni popolo, qui raffigurato dai misteriosi magi d’Oriente.
Ma c’è di più; il grande Levi, pubblicano diventato scriba del regno, riesce a
tirar fuori dalla sua penna alcune sottolineature per me e per voi.
I magi erano degli astrologi orientali, probabilmente ricchi, in modo tale da potersi
permettere di seguire il proprio hobby, e proprio un evento cosmico
(la nascita di una stella? Una congiunzione astrale?) li aveva fatti partire.
La teoria era semplice; a un evento siderale doveva corrispondere un evento terreno.
Così il loro viaggio li porta naturalmente a cercare un re nella vicina terra di Palestina.
E qui incontrano il re-fantoccio Erode, tanto crudele e cinico da poter vivere
suddito di Roma e costruire comunque un piccolo impero.
Erode si sbalordisce; che ne sa lui delle vecchie teorie dei creduloni?
Il Messia? Il nuovo Davide? Ma era lui adesso il re!
Erode diventa improvvisamente devoto e cerca una risposta
in chi la Scrittura la conosce bene.
Gli scribi danno la risposta esatta; il Messia doveva discendere dalla casa di Davide
e quindi nascere nella città del pane, Betlemme, pochi chilometri a sud di Gerusalemme.
Quale pensiero avrà attraversato la mente dei magi?
Un re, quindi, non c’era?
E cos’era questa storia del mandato da Dio?
La stella riappare e gioiscono!
Arrivano a Betlemme e si prostrano davanti alla madre e al bambino,
offrendo i loro doni perlomeno curiosi.
Matteo ci sta dicendo: “Se vuoi davvero scoprire la presenza devi metterti in viaggio,
anche se non è la fede che ti motiva”.
I magi sono credenti, cercano la verità, una risposta alle loro teorie,
seguono una stella che li porti a confermare le loro ricerca.
Sono onesti, si mettono in gioco, si lasciano interpellare anche da idee diverse
(le Scritture per loro erano….Arabo!) e alla fine trovano Dio.
Sono l’immagine—questi strani orientali—di tutti quegli uomini e quelle donne
che vogliono scoprire il senso della loro vita, dei tanti che nella storia hanno
cercato nell’arte, nel pensiero, nella civiltà, le tracce della verità.
E che alla fine trovano Dio.
È splendido ciò che Matteo afferma; una ricerca onesta e dinamica della verità
ci porta fin davanti alla grotta dove Dio svela il suo tenero volto di bambino.
Non troveranno mai il Messia Erode i sacerdoti e gli scribi.
Erode considera Dio un avversario, un concorrente; se Dio c’è gli ruba il posto.
Quanti ne conosco di Erodi!
Quelli che pensano che Dio sia la negazione dell’uomo e il cristianesimo
la morte della felicità umana (noi cristiani qualche responsabilità ce l’abbiamo,
ma questo è un altro penoso discorso!).
E gli scribi? Turisti del sacro, dotti conoscitori della Scrittura, vanno a messa
tutte le domeniche (anzi più volte alla settimana), fanno la preghiera
quotidiana e seguono un corso biblico.
Sanno, conoscono tutto di Dio.
Da Gerusalemme a Betlemme ci sono pochi chilometri.
E boia se escono dal loro palazzo!
Conoscono Dio sulla carta, nella loro mente illuminata, ma non nel loro cuore.
Eccoli davanti alla grotta i cercatori di Dio, che offrono…che cosa?
Offrono al bambino dei regali improbabili pieni di verità e di stupore;
offrono l’oro per chi riconosce nel bambino il re; l’incenso per chi riconosce
nel bambino la presenza di Dio; e…la mirra?
Che regalo di pessimo gusto!
L’unguento usato per imbalsamare i cadaveri!
Questo bambino già vive la contraddizione della morte, del rifiuto, del dono totale di sé.
E noi? Abbiamo voglia di essere un po’ magi?
Non rimaniamo nelle nostre case riscaldate, andiamo alla ricerca di Dio.
Santa Domenica, assieme ai Magi contempliamo la Luce Divina.  

venerdì 4 gennaio 2013

Il Vangelo del Sabato 5 Gennaio 2013

Dal Vangelo secondo Giovanni (1,43-51).
In quel tempo, Gesù volle partire per la Galilea;
incontrò Filippo e gli disse: «Seguimi».
Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro.
Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato

colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti,
Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret».
Natanaèle esclamò: «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?».

Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro,

disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità».
Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?».

Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse,
io ti ho visto quando eri sotto il fico».
Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!».
Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi?

Vedrai cose maggiori di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto

e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo».
Parola del Signore.
Natanaèle è costretto a rivedere subito le sue posizioni, frutto di convinzioni
campanilistiche e provinciali, di fronte a questo misterioso Maestro,
che con una frase sembra aver fatto centro nel suo cuore.
Ma cosa significano davvero le parole di Gesù?
Il senso è chiaro; Gesù vuole dimostrare al futuro apostolo di conoscere
tutto di lui, persino le cose più banali e personali, quale può essere
il fatto di stare seduti sotto un fico.
Ma c’è di più; in genere erano gli studiosi della Bibbia che stavano
seduti sotto gli alberi a leggere la Scrittura.
Dunque, Naaneèle, che scrutava nella Parola di Dio il senso ed il destino
del Messia, era ormai pronto a ricevere la rivelazione di colui
che portava a compimento tutte le profezie.
Scrutiamo anche noi la Parola del Signore, per entrare in sintonia con Lui,
prepariamoci però con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

giovedì 3 gennaio 2013

Il Vangelo del Venerdì 4 Gennaio 2013

Dal Vangelo secondo Giovanni (1,35-42).
In quel tempo, Giovanni stava ancora là con
due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo
su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!».
E i due discepoli, sentendolo parlare così,

seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano,

disse: «Che cercate?».
Gli risposero: «Rabbì (che significa maestro),
dove abiti?». Disse loro: «Venite e vedrete».
Andarono dunque e videro dove abitava
e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito,

era Andrea, fratello di Simon Pietro.
Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse:

«Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)»
e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse:

«Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che significa Pietro)».
Parola del Signore.
Giovanni Battista consegna definitivamente i suoi discepoli a Gesù, il vero
agnello di Dio, ed egli stesso comprende che la sua missione è ormai compiuta.
Adesso, tocca a loro scoprire quale sia l’identità del Maestro e dove egli dimori.
La prima cosa che fa Gesù è quello di proporre loro un’esperienza
viva e diretta della sua persona.
Dunque, non progetti o piani studiati a tavolino, ma una condivisione
reale e concreta del suo progetto di vita e di donazione al Padre.
Quando ci relazioniamo con Dio, non cerchiamo da
Lui assicurazioni sul futuro o garanzie.
Seguiamolo senza fare troppe domande e cerchiamo
di innamorarci del suo stile di vita.
Man mano scopriremo che essere cristiani significa crescere,
ogni giorno sempre più nella sua amicizia.
Diventare amici di Dio è la cosa più gratificante che possa esserci,
perciò seguiamolo fiduciosi, per diventare suoi amici attraverso la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.