domenica 3 giugno 2012

Il Vangelo del Lunedì 4 Giugno

Dal Vangelo secondo Marco (12,1-12) anno B.
In quel tempo, Gesù si mise a parlare loro in
parabole: «Un uomo piantò una vigna, vi pose a
ttorno una siepe, scavò un torchio, costruì una
torre, poi la diede in affitto a dei vignaioli
e se ne andò lontano.
A suo tempo inviò un servo a ritirare da quei

vignaioli i frutti della vigna.
Ma essi, afferratolo, lo bastonarono e lo rimandarono a mani vuote.
Inviò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa

e lo coprirono di insulti.
Ne inviò ancora un altro, e questo lo uccisero; e di molti altri,

che egli ancora mandò, alcuni li bastonarono, altri li uccisero.
Aveva ancora uno, il figlio prediletto: lo inviò loro per ultimo, dicendo:

Avranno rispetto per mio figlio!
Ma quei vignaioli dissero tra di loro: Questi è l'erede; su, uccidiamolo

e l'eredità sarà nostra.
E afferratolo, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna.
Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e sterminerà quei

vignaioli e darà la vigna ad altri.
Non avete forse letto questa Scrittura: La pietra che i costruttori

hanno scartata è diventata testata d'angolo;
dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri»?
Allora cercarono di catturarlo, ma ebbero paura della folla;

avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro.
E, lasciatolo, se ne andarono.
Parola del Signore.
La parabola era il modo migliore per dire delle verità profonde,
facendosi ascoltare dalla gente con interesse.
Ma i sommi sacerdoti e gli anziani comprendono subito
l’intenzione di Gesù, infatti, egli non sta soltanto criticando il
loro modo di fare; in realtà c’è molto di più.
Il Signore opera una rilettura di tutta la storia di infedeltà di
Israele e di disobbedienza a Dio, di cui essi sono, in questo
momento i principali rappresentanti.
Gli anziani sono sulla scia di tutti quegli uomini dal cuore duro che
hanno rifiutato la parola dei profeti, eliminandoli persino fisicamente,
pur di non accogliere il loro richiamo.
Anche noi spesso mettiamo a tacere le voci che ci richiamano ad una
fede più coerente; saremo davvero attenti ad esse, da ora in poi?
Senz’altro, cercheremo di ascoltare la parola del Signore con il cuore,
anzi cominciamo subito pregando.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.






sabato 2 giugno 2012

Domenica 3 Giugno 2012 Santissima Trinità

Dal Vangelo secondo Matteo (28,16-20) anno B.
In quel tempo, gli undici discepoli, intanto,
andarono in Galilea, sul monte che Gesù
aveva loro fissato.
Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi;

alcuni però dubitavano.
E Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato

dato ogni potere in cielo e in terra.
Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome
del Padre e del Figlio
e dello Spirito santo, insegnando loro ad
osservare tutto ciò che vi ho comandato.
Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla
fine del mondo».
Parola del Signore.
La trinità, che complicazione!
Questa festa è un tuffo nell’immenso mistero di Dio.
Solo ora,dopo aver ricevuto lo Spirito, possiamo parlare di Dio.
Attenti; non il dio che c’è nella nostra testa, ma il Dio che ci è venuto
a raccontare Gesù; non il dio ragionevole e innocuo delle nostre
riflessioni moderne, ma il Dio scandaloso e inimmaginabile di Gesù.
Ci siamo fidati di Gesù, lo abbiamo seguito in questi mesi, ne abbiamo
ascoltato il messaggio affascinante e nuovo, abbiamo con stupore visto
i gesti prodigiosi della presenza di Dio, abbiamo celebrato la sua passione
e morte tragica, abbiamo stupiti, accolto l’annuncio della sua risurrezione
e della sua presenza.
Infine, domenica scorsa, abbiamo ricordato la forza dello Spirito
che ci permette di scoprire che Gesù è vivo in mezzo a noi.
Ci fidiamo di Gesù? Ora possiamo dargli retta?
Crediamo che la sua vicinanza al Padre è qualcosa di misterioso e radicale
perché, come spesso ci ha ricordato, Lui e il Padre sono una cosa sola?
Se sì, ascoltiamo ora la sua esperienza di Dio.
Lui che professiamo “Signore”, cioè Dio, può parlarci di Dio in maniera
definitiva, ci rivela nel profondo chi è Dio.
E la sorpresa è incredibile.
Gesù ci svela che Dio è Trinità, cioè comunione.
Ci dice che se noi vediamo “da fuori” che Dio è unico, in realtà questa
unità è frutto della comunione del Padre col Figlio nello Spirito Santo.
Talmente uniti da essere uno, talmente orientati l’uno verso
l’altro da essere totalmente uniti.
Che grande notizia!
Dio non è solitudine, ma è comunione, festa, famiglia, amore,
tensione dell’uno verso l’altro.
Solo Gesù poteva farci accedere alla stanza interiore di Dio, solo Gesù
poteva svelarci l’intima gioia, l’intimo tormento di Dio; la comunione.
E la Scrittura oggi ci ricorda come, a partire da Israele, quest’amicizia tra
l’uomo e Dio sia cresciuta fino al dono dello Spirito stesso di Dio in noi.
Che cosa significa questa scoperta.
Che cosa cambia nella nostra quotidianità?
Se Dio è comunione, in Lui siamo battezzati e a sua immagine
siamo stati creati; questa comunione ci abita e a immagine di
quest’immagine siamo stati creati.
La bella parabola della Genesi ci ricorda come Dio si sia guardato
allo specchio, sorridendo, per progettare l’uomo.
Ma se questo è vero, le conseguenze sono enormi.
La solitudine ci è insopportabile perché inconcepibile in una logica
di comunione.
Se giochiamo la nostra vita da solitari, non riusciremo mai a
trovare la luce interiore perché ci allontaniamo dal progetto.
E se anche fare comunione è difficile, ci è indispensabile, vitale,
e più puntiamo alla comunione e più realizziamo la nostra storia,
più ci mettiamo alla scuola di comunione di Dio, più ci realizzeremo.
Ricordiamoci che il grande sogno di Dio, la Chiesa,
va costruito a immagine della Trinità.
La nostra comunità prende ispirazione da Dio-Trinità, guarda a Lui per
intessere rapporti, per rispettare le diversità, per superare le difficoltà.
Guardando al nostro modo di essere, di relazionarci, di rispettarci, di
essere autentici, chi ci sta intorno capirà chi è Dio e per noi l’idea di
un Dio che è Trinità diventerà luce.
Unoxunoxuno fa sempre uno; non è sbagliata la moltiplicazione,
nella logica di Dio.
Il Padre è per il Figlio che è per lo Spirito Santo e insieme
sono un unico Dio.
Questo è il Dio che Gesù è venuto a raccontare.
Vogliamo ancora tenerci il nostro vecchio dio?
Non credo; benvenuta, Trinità.
Santa Domenica della Trinità da Fausto.   

 

venerdì 1 giugno 2012

Il Vangelo del Sabato 2 Giugno 2012

Dal Vangelo secondo Marco (11,27-33) anno B.
In quel tempo, Gesù ei suoi discepoli andarono
di nuovo a Gerusalemme.
E mentre egli si aggirava per il tempio, gli si avvicinarono
i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero:
«Con quale autorità fai queste cose?
O chi ti ha dato l'autorità di farle?».
Ma Gesù disse loro: «Vi farò anch'io una domanda e, se mi risponderete,

vi dirò con quale potere lo faccio.
Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi».
Ed essi discutevano tra sé dicendo: «Se rispondiamo "dal cielo",

dirà: Perché allora non gli avete creduto?
Diciamo dunque "dagli uomini"?». Però temevano la folla, perché

tutti consideravano Giovanni come un vero profeta.
Allora diedero a Gesù questa risposta: «Non sappiamo».

E Gesù disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose».
Parola del Signore.
È la terza volta che Gesù entra a Gerusalemme e passeggia nel tempio,
divenuto ormai la sede abituale del suo insegnamento.
Il tempio non è più il luogo del mercato e neppure degli affari dei singoli.
Gesù l’ha purificato rendendolo lo spazio della manifestazione
della Parola di Dio.
In questo contesto affronta definitivamente i capi religiosi d’Israele
al fine di mostrare chi è il vero pastore del popolo d’Israele.
Non è a caso che i capi del popolo lo interroghino sulla sua autorità:
«Con quale autorità fai queste cose?».
Essi erano convinti - come noi siamo certi delle nostre idee e delle nostre
abitudini– di fondare la loro autorità sulla dottrina di Mosè, ma Gesù su chi
fondava la sua? Non c’è dubbio che si trattava di una questione centrale.
Per certi versi è lo stesso problema che venne fuori a Nazareth nella prima
predica di Gesù, ossia la questione dell’autorità del Vangelo sulla nostra vita.
Sia gli abitanti di Nazareth sia i capi del popolo rifiutavano che Gesù avesse
autorità su di loro: non poteva pretendere nulla da loro e tantomeno
richiedere che affidassero a lui la loro vita.
Ma sappiamo che è proprio in questo contesto che, fin da Nazareth e da Gerusalemme, si gioca la fede: non si tratta di convincimenti razionali,
ma di affidare la propria vita a Gesù e alla sua Parola.
Affidiamoci a Gesù, non ne rimarremo delusi, facciamolo con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

giovedì 31 maggio 2012

Il Vangelo del Venerdì 1 Giugno 2012

Dal Vangelo secondo Marco (11,11-25) anno B.
Dopo essere stato acclamato dalla folla,
Gesù entrò a Gerusalemme, nel tempio.
E dopo aver guardato ogni cosa attorno,
essendo ormai l'ora tarda,
uscì con i Dodici diretto a Betània.
La mattina seguente, mentre uscivano da

Betània, ebbe fame.
E avendo visto di lontano un fico che aveva

delle foglie, si avvicinò per vedere
se mai vi trovasse qualche cosa; ma giuntovi
sotto, non trovò altro che foglie.
Non era infatti quella la stagione dei fichi.
E gli disse: «Nessuno possa mai più mangiare

i tuoi frutti». E i discepoli l'udirono.
Andarono intanto a Gerusalemme.
Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e comperavano
nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe
e non permetteva che si portassero cose attraverso il tempio.
Ed insegnava loro dicendo: «Non sta forse scritto: La mia casa sarà chiamata

casa di preghiera per tutte le genti? Voi invece ne avete fatto una spelonca
di ladri!».
L'udirono i sommi sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire.

Avevano infatti paura di lui, perché tutto il popolo era ammirato del suo
insegnamento.
Quando venne la sera uscirono dalla città.
La mattina seguente, passando, videro il fico seccato fin dalle radici.
Allora Pietro, ricordatosi, gli disse: «Maestro, guarda:

il fico che hai maledetto si è seccato».
Gesù allora disse loro: «Abbiate fede in Dio!
In verità vi dico: chi dicesse a questo monte: Lèvati e gettati nel mare,

senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà,
ciò gli sarà accordato.
Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera,

abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato.
Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate,

perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati».
Parola del Signore.
Terminata la giornata dell’ingresso a Gerusalemme come il Messia,
Gesù torna a Betania, probabilmente nella casa di Marta, Maria e Lazzaro.
Sono i suoi giorni più difficili e ha bisogno di una casa amica dove
fermarsi, anche se è Gerusalemme la città ove predicare.
Al mattino seguente ritorna in città.
E mentre scende verso Gerusalemme, sente fame.
C’è lungo la strada un albero di fico, molto frondoso.
Gesù si avvicina, ma non trova frutti.
Lo maledice e il fico si secca.
Non è un gesto dispettoso, ma simbolico.
È vero, Gesù aveva fame ma non di pane, come appare anche in
Altra parte del Vangelo, bensì di amore.
Gesù aveva sete, ma non di acqua, come sulla croce, bensì di affetto.
Se siamo sterili di amore, se non siamo generosi nell’affetto, se non
siamo disponibili con chi ha bisogno, se siamo, appunto, come
quell’albero pieno di foglie ma senza frutto, saremo inutili a noi e
agli altri. Siamo già secchi nel cuore.
Giunto a Gerusalemme, Gesù si reca direttamente nel tempio, cuore
della città santa, come per prendervi possesso.
Giuntovi, inizia a scacciare coloro che vendevano e compravano.
Non è un semplice gesto moralizzatore che
vuole togliere abusi e regolare l’andamento della vita del tempio.
Il gesto di Gesù è ben più radicale.
Egli caccia dal tempio, dalla comunità e dal cuore, quella religiosità
fatta solo di ritualità esteriore che si nutre di rapporti falsi e rivendicativi,
che si rapporta con Dio e con i fratelli come in un mercato
ove non c’è la gratuità dell’amore ma la compravendita dei rapporti.
Il tempio è la casa della preghiera, è il luogo del rapporto diretto con il
Padre, è il luogo ove i figli si raccolgono e sono accolti dal Padre.
Gesù stesso è il vero tempio, una casa aperta a tutti gli uomini, anche
agli stranieri, accessibile a tutti i popoli della terra. La sua casa,
il suo corpo, è il regno dell’amore e del perdono,
della fraternità e della pace.
Il tempio è luogo di preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.










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mercoledì 30 maggio 2012

Il Vangelo del Giovedì 31 Maggio 2012

Dal Vangelo secondo Luca (1,39-56) anno B.
In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.
Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta

fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto
del tuo grembo!
A che debbo che la madre del mio Signore

venga a me?
Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta

ai miei orecchi, il bambino ha esultato di
gioia nel mio grembo.
E beata colei che ha creduto nell'adempimento

delle parole del Signore».
Allora Maria disse: «L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta

in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione

in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri

del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi.
Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia,
come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza,

per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

Parola del Signore.
Uno dei complimenti più belli che sono rivolti a Maria nel Vangelo è proprio
quello di Elisabetta, che la definisce come: “Colei che ha creduto”.
Chissà perché, ma spesso dubitiamo delle promesse di Dio anche quando
esse ci annunciano progetti di gioia e di speranza che vanno al
di là di ogni immaginazione.
La Vergine, invece, non sta li a discutere o a pensare se e come quelle promesse stupende, fattele dall’Arcangelo, si avvereranno; quello che per Lei è importante
è far sapere a Dio la sua totale disponibilità.
Per questo Elisabetta, di fronte alla visita della parente, riconosce in Lei
la nuova Eva, cioè colei che si è aperta a un nuovo modello di maternità.
Il Magnificat di Maria, quindi, è l’attestazione di uno stile divino che predilige
proprio loro, i semplici che si rendono disponibili ai suoi piani.
Anche noi possiamo dire il nostro si a Dio, come ha fatto Maria,
semplicemente pregando.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.




martedì 29 maggio 2012

Il Vangelo del Mercoledì 30 Maggio 2012

Dal Vangelo secondo Marco (10,32-45) anno B.
In quel tempo, mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro
ed essi erano stupiti; coloro che venivano dietro
erano pieni di timore.
Prendendo di nuovo in disparte i Dodici,
cominciò a dir loro
quello che gli sarebbe accaduto: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme
e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi:
lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani,
lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo

uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà».
E gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli:

«Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo».
Egli disse loro: «Cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero:
«Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Gesù disse loro: «Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice

che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?».
Gli risposero: «Lo possiamo».
E Gesù disse: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete,

e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete.
Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo;

è per coloro per i quali è stato preparato».
All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni.
Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: «Voi sapete che coloro che sono ritenuti

capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere.
Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore,
e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti.
Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire

e dare la propria vita in riscatto per molti».
Parola del Signore. 
La richiesta dei due discepoli è in stridente contrasto con quanto
Gesù ha appena confidato ai discepoli.
Ma tutti sappiamo bene quanto l’amore per se stessi renda sordi
e duri di cuore.
La richiesta dei due fratelli, che seguono Gesù dalla prima ora,
sembra infatti avere buone motivazioni.
Essi non vogliono onore ma un effettivo potere: sedere, appunto,
alla sua destra e alla sua sinistra.
Al termine della vita di Gesù, saranno due ladroni a stare alla
sua destra e alla sua sinistra!
Il battesimo che Gesù deve ricevere è l’immersione piena nella morte
con la discesa negli inferi, ossia nel più profondo del dolore umano.
Questa via tracciatagli fin dall’inizio era stata da lui accettata totalmente.
I due discepoli, seguendo la logica del mondo, pensano sia sufficiente far
parte del gruppo per ottenere gli onori conseguenti.
Per Gesù l’onore nasce da un’altra logica: quella dell’amore che non
conosce alcun limite.
È qui il primato evangelico dell’amore.
Per questo Gesù, intervenendo nella disputa sorta tra i discepoli,
si allontana dal metro di giudizio del mondo e afferma: «Tra voi non è così».
La sua via è opposta: «Chi vuol essere il primo sia il servo di tutti».
E lo mostra con il suo stesso esempio: «Il Figlio dell’uomo non è
venuto per essere servito, ma per servire».
Ecco una cosa strabiliante, per essere primi dobbiamo essere servi
di tutti, non è facile, per riuscirci bisogna pregare e tanto.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.



lunedì 28 maggio 2012

Il Vangelo del Martedì 29 Maggio 2012

Dal Vangelo secondo Marco (10,28-31) anno B.
In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù:
“Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito».
Gesù gli rispose: «In verità vi dico: non c'è

nessuno che abbia lasciato casa o fratelli
o sorelle o madre o padre o figli o campi
a causa mia e a causa del vangelo,
che non riceva già ora, in questo tempo,
cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme
a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà.
Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno i primi».

Parola del Signore.
Le parole di Pietro, che si è fatto portavoce di tutti gli altri,
fanno emergere una condotta opposta a quella dell’uomo ricco.
In effetti, loro hanno lasciato tutto e lo hanno seguito.
Ma seguire Gesù è solo una scelta di sacrificio?
No, afferma con chiarezza il Maestro.
Del resto già in altra parte dice: «Misericordia voglio, non sacrificio».
In questa pagina, il Vangelo mostra chiaramente qual è la vera
ricchezza che ottengono i discepoli di Gesù.
Essi, lasciando ogni cosa per seguirlo, ricevono il centuplo di quel che
hanno lasciato ora, ossia in questa vita terrena, (insieme a persecuzioni;
e Gesù non manca di notarlo) e, nel futuro, avranno la vita eterna.
Il centuplo di cui parla il Vangelo è la ricchezza e la dolcezza della
comunità donata a chiunque sceglie Gesù come pastore della propria vita.
La comunità dei credenti diventa per ciascun discepolo, madre, fratello,
sorella e casa.
Questa fraternità non avrà mai fine.
Neppure la morte potrà distruggerla.
Lasciamo le cose frivole e seguiamo Gesù,
per avere la vera ricchezza nella preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.