In quel tempo, gli undici discepoli, intanto,
andarono in Galilea, sul monte che Gesù
aveva loro fissato.
Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi;
alcuni però dubitavano.
E Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato
dato ogni potere in cielo e in terra.
Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio
e dello Spirito santo, insegnando loro ad
osservare tutto ciò che vi ho comandato.
Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla
fine del mondo».
Parola del Signore.
La trinità, che complicazione!
Questa festa è un tuffo nell’immenso mistero di Dio.
Solo ora,dopo aver ricevuto lo Spirito, possiamo parlare di Dio.
Attenti; non il dio che c’è nella nostra testa, ma il Dio che ci è venuto
a raccontare Gesù; non il dio ragionevole e innocuo delle nostre
riflessioni moderne, ma il Dio scandaloso e inimmaginabile di Gesù.
Ci siamo fidati di Gesù, lo abbiamo seguito in questi mesi, ne abbiamo
ascoltato il messaggio affascinante e nuovo, abbiamo con stupore visto
i gesti prodigiosi della presenza di Dio, abbiamo celebrato la sua passione
e morte tragica, abbiamo stupiti, accolto l’annuncio della sua risurrezione
e della sua presenza.
Infine, domenica scorsa, abbiamo ricordato la forza dello Spirito
che ci permette di scoprire che Gesù è vivo in mezzo a noi.
Ci fidiamo di Gesù? Ora possiamo dargli retta?
Crediamo che la sua vicinanza al Padre è qualcosa di misterioso e radicale
perché, come spesso ci ha ricordato, Lui e il Padre sono una cosa sola?
Se sì, ascoltiamo ora la sua esperienza di Dio.
Lui che professiamo “Signore”, cioè Dio, può parlarci di Dio in maniera
definitiva, ci rivela nel profondo chi è Dio.
E la sorpresa è incredibile.
Gesù ci svela che Dio è Trinità, cioè comunione.
Ci dice che se noi vediamo “da fuori” che Dio è unico, in realtà questa
unità è frutto della comunione del Padre col Figlio nello Spirito Santo.
Talmente uniti da essere uno, talmente orientati l’uno verso
l’altro da essere totalmente uniti.
Che grande notizia!
Dio non è solitudine, ma è comunione, festa, famiglia, amore,
tensione dell’uno verso l’altro.
Solo Gesù poteva farci accedere alla stanza interiore di Dio, solo Gesù
poteva svelarci l’intima gioia, l’intimo tormento di Dio; la comunione.
E la Scrittura oggi ci ricorda come, a partire da Israele, quest’amicizia tra
l’uomo e Dio sia cresciuta fino al dono dello Spirito stesso di Dio in noi.
Che cosa significa questa scoperta.
Che cosa cambia nella nostra quotidianità?
Se Dio è comunione, in Lui siamo battezzati e a sua immagine
siamo stati creati; questa comunione ci abita e a immagine di
quest’immagine siamo stati creati.
La bella parabola della Genesi ci ricorda come Dio si sia guardato
allo specchio, sorridendo, per progettare l’uomo.
Ma se questo è vero, le conseguenze sono enormi.
La solitudine ci è insopportabile perché inconcepibile in una logica
di comunione.
Se giochiamo la nostra vita da solitari, non riusciremo mai a
trovare la luce interiore perché ci allontaniamo dal progetto.
E se anche fare comunione è difficile, ci è indispensabile, vitale,
e più puntiamo alla comunione e più realizziamo la nostra storia,
più ci mettiamo alla scuola di comunione di Dio, più ci realizzeremo.
Ricordiamoci che il grande sogno di Dio, la Chiesa,
va costruito a immagine della Trinità.
La nostra comunità prende ispirazione da Dio-Trinità, guarda a Lui per
intessere rapporti, per rispettare le diversità, per superare le difficoltà.
Guardando al nostro modo di essere, di relazionarci, di rispettarci, di
essere autentici, chi ci sta intorno capirà chi è Dio e per noi l’idea di
un Dio che è Trinità diventerà luce.
Unoxunoxuno fa sempre uno; non è sbagliata la moltiplicazione,
nella logica di Dio.
Il Padre è per il Figlio che è per lo Spirito Santo e insieme
sono un unico Dio.
Questo è il Dio che Gesù è venuto a raccontare.
Vogliamo ancora tenerci il nostro vecchio dio?
Non credo; benvenuta, Trinità.
Santa Domenica della Trinità da Fausto.
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