lunedì 9 luglio 2012

Il Vangelo del Martedì 10 Luglio 2012

Dal Vangelo secondo Matteo (9,32-38) anno B.
In quel tempo, presentarono a Gesù un muto indemoniato.
Scacciato il demonio, quel muto cominciò a parlare 

e la folla presa da stupore diceva:
«Non si è mai vista una cosa simile in Israele!».
Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per

opera del principe dei demòni».
Gesù andava attorno per tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe,

predicando il vangelo del regno e curando
ogni malattia e infermità.
Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite,

come pecore senza pastore.
Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi!
Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!».

Parola del Signore.
Assistere a dei miracoli di Gesù è una grande responsabilità; vuol dire trovarsi di fronte
alla potenza di Dio che comanda al maligno e alle malattie, e dare un assenso di fede.
Purtroppo ci si può chiudere anche di fronte a questi segni straordinari della potenza di Dio
e accusare Gesù di essere anch’Egli un demonio, così come fecero i farisei quel giorno.
Quante volte anche noi desideriamo vedere, nella nostra vita, per tante situazioni
e sofferenze, un miracolo eclatante: ma siamo sicuri di saperne farne tesoro?
Anche noi potremmo reagire come i farisei di tutti i tempi, chiuderci nel nostro
egoismo e rifiutare il significato profondo che ogni miracolo porta con sé.
Chiediamo, dunque, a Dio la fede, che ci fa accorgere dei piccoli miracoli quotidiani
che Egli compie per noi, facciamolo attraverso la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

domenica 8 luglio 2012

Il Vangelo del Lunedì 9 Luglio 2012

Dal Vangelo secondo Matteo (9,18-26) anno B.
In quel tempo, mentre Gesù parlava, giunse
uno dei capi, gli si prostrò innanzi e gli disse:
«Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni,
imponi la tua mano sopra di lei ed essa vivrà».
Alzatosi, Gesù lo seguiva con i suoi discepoli.
Ed ecco una donna, che soffriva d'emorragia

da dodici anni, gli si accostò alle spalle e toccò il
lembo del suo mantello.
Pensava infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello,

sarò guarita».
Gesù, voltatosi, la vide e disse: «Coraggio, figliola,

la tua fede ti ha guarita».
E in quell'istante la donna guarì.
Arrivato poi Gesù nella casa del capo e veduti i flautisti e la gente in agitazione,
disse: «Ritiratevi, perché la fanciulla non è morta, ma dorme».
Quelli si misero a deriderlo.
Ma dopo che fu cacciata via la gente egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò.
E se ne sparse la fama in tutta quella regione.

Parola del Signore.
Gesù incrocia la sua strada con due storie di dolore e di speranza;
alla sofferenza e alla malattia, alla morte ed al buio del sepolcro,
Egli oppone la forza della fede di coloro che credono in Lui.
Quante persone toccarono Gesù in quel giorno?
Eppure il tocco della donna sofferente richiama la sua attenzione,
perché essa lo ha sfiorato con fede; essa è una vera figlia di Dio, perché
ha il coraggio di credere in colui che l’Altissimo ha inviato nel mondo.
Notiamo quanto è falsa la compassione degli uomini; gli stessi, che in
casa della piccola defunta piangono e strepitano, deridono Gesù,
incuranti del dolore e della speranza dei genitori; la compassione
di Gesù, invece, è autentica.
Egli prende la bambina per mano, riaccompagnandola nel mondo dei vivi.
Crediamo in Gesù Cristo, e anche se siamo caduti nel più profondo abisso
di peccato, Egli ci prenderà per mano e ci accompagnerà alla vita, facciamolo con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.



sabato 7 luglio 2012

Il Vangelo della 14° Domenica del tempo ordinario

8 Luglio 2012.
Dal Vangelo secondo Marco (6,1-6) anno B.
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria
e i suoi discepoli lo seguirono.
Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella
sinagoga.
E molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano:
«Da dove gli vengono queste cose?
E che sapienza è mai questa che gli è stata data?
E questi prodigi compiuti dalle sue mani?
Non è costui il falegname, il figlio di Maria,

il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone?
E le sue sorelle non stanno qui da noi?». E si scandalizzavano di lui.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato che nella sua patria,

tra i suoi parenti e in casa sua».
E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani

a pochi ammalati e li guarì.
E si meravigliava della loro incredulità.

Gesù andava attorno per i villaggi, insegnando.
Parola del Signore.
È tutto uno stupore il vangelo di oggi.
Lo stupore della gente di Nazareth che vede il piccolo Gesù tornato come
un Profeta dalla sua esperienza a Cafarnao, la città sul lago; lo stupore di
Gesù che si meraviglia della loro incredulità.
Uno stupore negativo, un dolore condiviso, un’incomprensione che si consuma
proprio in casa del Nazareno, proprio in mezzo ai suoi compagni di giochi.
Tra la folla divertita si trova gente che da Giuseppe, quel brav’uomo,
ha comprato un solido tavolo di cedro e che resta senza parola dalla pretesa
del figlio del falegname che, pur non avendo studiato in una scuola rabbinica
di Gerusalemme e, pur provenendo da una famiglia onesta, ma povera,
si è messo in testa di fare il Profeta.
Succede così anche a noi, vero?
Siamo scandalizzati dal fatto che la parola di Dio, la Parola di salvezza,
che converte e riempie, sia stata affidata alle fragili mani dei discepoli.
Vorrei parlarvi della fragilità, allora.
Della fragilità degli uomini di fede e dei nuovi profeti che sono gli uomini di Chiesa.
Una fragilità reale, documentata, un’infedeltà fin troppo evidente nel corso della
storia; tutti conosciamo, gli errori commessi da papi, vescovi e semplici cristiani.
Il ragionamento è semplice e disarmante; gli uomini di fede, spesso, non danno
una gran testimonianza di coerenza nella loro vita, non nella preghiera,
non nella tolleranza, non nella vita evangelica.
Quindi, si conclude, il vangelo è una montatura e chi ne parla un
presuntuoso in malafede, magari pure moralista.
Il ragionamento non fa una grinza, specie in questo tempo in cui si esige dagli
altri un’integra rettitudine morale, salvo essere pronti a giustificare sempre
se stessi davanti ai piccoli compromessi e alle piccole ruberie quotidiane.
Gesù, non viene accolto perché conosciuto, banale, normale, privo di quel
curriculum che dovrebbe accompagnare gli uomini religiosi.
Ecco, diciamolo chiaramente; Gesù è poco religioso per pretendere di parlare di Dio!
Non c’è nulla di più difficile di parlare di Gesù e dei cristiani, qui in occidente.
Tutti sanno già tutto, il prete parla di Dio perché è il suo mestiere e così il vangelo viene dato per scontato e, perciò, drammaticamente abbandonato.
I cristiani non sono perfetti e forse neanche più buoni degli altri
e forse nemmeno tanto coerenti.
Ma questo non basta a fermare la Parola, non basta a fermare il Cristo,
non sgambetta il contagioso annuncio della Parola.
Stupiti? Leggetevi il Vangelo; gli apostoli, ben lontani dal nostro modello di vita
e idealista di uomo di fede, vivono la loro pesantezza con realismo e tragicità.
Ma Gesù li ha scelti, perché sappiano comprendere le miserie degli altri,
accettando anzitutto le proprie.
La Chiesa, non è la comunità dei perfetti, dei giusti, dei puri,
ma dei riconciliati, dei figli.
Fatichiamo ad accettarlo, rischiamo di voler correggere il vangelo perché noi,
in fondo in fondo, siamo un po’ meglio della gente che critichiamo.
Sogno il sogno di Dio; una comunità di persone che si accolgono per ciò che sono,
che hanno il coraggio del proprio limite, che non hanno bisogno di umiliare
l’altro per sentirsi migliori.
Gesù è rifiutato, e con Lui è rifiutato il vangelo e la presenza di Dio;
troppo umano questo Messia, troppo pesante il suo passo,
banale il suo vivere, troppo povero, troppo fragile.
Talora anche noi siamo talmente attenti a sottolineare l’incoerenza dei discepoli
da non accogliere il vangelo, talmente scandalizzati dai presunti difetti degli altri
da non voler entrare a un altro livello di autenticità e vedere che l’essenziale
non è la coerenza costi quel che costi, ma la misericordia.
Così Israele, nella sua splendida e luminosa storia, ci parla di questi uomini
di Dio—i profeti—capaci di leggere il presente, non di indovinare il futuro,
e di richiamare a Dio la realtà.
Ma il destino dei profeti, lo stesso Gesù lo sperimenta, è di essere ignorati
in vita e celebrati da morti.
Ancora intorno a noi uomini e donne profetizzano, leggono la realtà, ci richiamano all’essenziale, innalzano la loro voce nel deserto mediatico che ci circonda.
Ascoltiamo da vivi i profeti, non da morti.
Riconosciamo i profeti, diventiamo profeti, lasciamo che la Parola ci
aiuti a leggere questi tempi e raccontiamolo; questo vangelo.
Nonostante la nostra fragilità.
Santa Domenica con la Parola del Signore Gesù, da Fausto.




venerdì 6 luglio 2012

Il Vangelo del Sabato 7 Luglio 2012

Dal Vangelo secondo Matteo (9,14-17) anno B.
In quel tempo, si accostarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché, mentre noi e i
farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?».
E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze

essere in lutto mentre lo sposo è con loro?
Verranno però i giorni quando lo
sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno.
Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza

su un vestito vecchio,
perché il rattoppo squarcia il vestito e si fa
uno strappo peggiore.
Né si mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti

si rompono gli otri
e il vino si versa e gli otri van perduti.
Ma si mette vino nuovo in otri nuovi, e così l'uno e gli altri si conservano».
Parola del Signore.
Gli otri che si tenevano in casa, al tempo di Gesù,
erano fatti di pelle di pecora o di capra conciata.
Per questo motivo, essi non potevano essere utilizzati per più di una
volta poiché deterioravano e facevano perdere il loro contenuto.
Questi otri sono l’esempio migliore di quella carica di novità che è necessaria
per accogliere la parola e la persona di Gesù.
Non si può pretendere di chiudere Gesù nei nostri schemi angusti e incapaci di cogliere
la gioia e la letizia dell’annuncio di salvezza che egli porta a tutta l’umanità.
Allora, o decidiamo di mettere da parte le nostre rigide certezze per abbracciare la
novità di Gesù, oppure noi stessi ci condanniamo a non poter vivere pienamente
quella novità che Dio vuole donarci.
Mettiamo da parte le nostre certezze, accogliamo l’invito di Gesù e abbracciamo
le novità dell’amore misericordioso, aiutandoci con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.



giovedì 5 luglio 2012

Il Vangelo del Venerdì 6 Luglio 2012

Dal Vangelo secondo Matteo ( 9,9-13) anno B.
In quel tempo, Gesù passando, vide un uomo,
seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo,
e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero

molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola
con lui e con i discepoli.
Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli:

«Perché il vostro maestro mangia insieme ai
pubblicani e ai peccatori?».
Gesù li udì e disse: «Non sono i sani che hanno

bisogno del medico, ma i malati.
Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e

non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Parola del Signore.
Gesù camminando vede Matteo, uno degli esattori incaricato di raccogliere
le tasse che vanno a impinguare le casse del tetrarca o del governatore della regione.
È l’autore del Vangelo che ci sta accompagnando in questo anno liturgico.
Come esattore, appartiene alla odiata classe dei pubblicani, ritenuti
imbroglioni e sfruttatori della gente e della legge. Per di più sono considerati
impuri, perché maneggiano denari e compiono loschi affari pecuniari.
Insomma, è gente da evitare.
Accomunati agli scomunicati, ai ladri e agli strozzini, non sono neppure
da salutare. Gesù, invece, si avvicina e si mette a parlare con lui.
Al termine gli rivolge persino un invito: «Seguimi».
Un pubblicano è chiamato a far parte dei discepoli.
Altro che non avvicinarsi e non dar neppure la mano!
Matteo, a differenza di tanti uomini che si ritenevano religiosi e puri,
subito si alza dal suo banco e si mette a seguire Gesù.
Da peccatore che era diviene un esempio di come si segue il Signore.
Anzi, ancor di più, con il Vangelo che porta il suo nome è divenuto guida di tanti.
Anche noi seguiamo questo antico pubblicano e peccatore che ci conduce verso
la conoscenza e l’amore del Signore Gesù.
Matteo invita subito Gesù ad un banchetto.
Vi accorrono anche i suoi amici.
È uno strano banchetto; composto, appunto, da pubblicani e peccatori.
Ma Gesù non si vergogna di stare con loro.
Alcuni farisei, scandalizzati da questa scena, dicono ai discepoli: «Perché il vostro
maestro mangia cori i pubblicani e i peccatori?», Gesù sente l’obiezione e interviene
direttamente nella polemica con un proverbio inconfutabile per la sua chiarezza:
«Non hanno bisogno del medico i sani, ma i malati».
Gesù non vuol dire che i farisei sono sani e gli altri malati.
Per lui, infatti, non c’è mai sulla terra un divisione manichea tra gente buona e gente
cattiva, tra giusti e peccatori.
Gesù vuol solo spiegare qual è la sua missione: egli è venuto per aiutare
e per guarire, per liberare e per salvare. Non è sceso dal cielo per
comminare condanne e punizioni.
Per questo, rivolgendosi direttamente ai farisei, aggiunge: «Andate e imparate
che cosa vuoi dire: Misericordia cerco non sacrificio ».
E invita tutti a essere come lui: «Imparate da me che sono mite e umile di cuore (Ma 11,29).
E, avvicinandosi ancora di più a ognuno di noi, aggiunge: «Non sono venuto a
chiamare i giusti, ma i peccatori». Per questo non è difficile sentire il Signore accanto a sé.
Siamo tutti peccatori, umiliamoci e chiediamo perdono e sentiremo
Gesù accanto a noi nella preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.



mercoledì 4 luglio 2012

Il Vangelo del Giovedì 5 Luglio 2012

Dal Vangelo secondo Matteo (9,1-8) anno B.
In quel tempo, salito su una barca, Gesù passò all'altra
riva e giunse nella sua città.
Ed ecco, gli portarono un paralitico steso su un letto.

Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio,
figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati».
Allora alcuni scribi cominciarono a pensare:

«Costui bestemmia».
Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse:

«Perché mai pensate cose malvagie nel vostro cuore?
Che cosa dunque è più facile, dire: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati e cammina?
Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati:

alzati, disse allora al paralitico, prendi il tuo letto e va' a casa tua».
Ed egli si alzò e andò a casa sua.
A quella vista, la folla fu presa da timore e rese gloria a Dio che aveva

dato un tale potere agli uomini. Parola del Signore.
Per i farisei non era poi così difficile credere nei miracoli di Gesù, ma era davvero
inaudito che questo sedicente maestro perdonasse i peccati; non bisognava essere degli esperti
di sacra Scrittura per comprendere che questa era una prerogativa di Dio, e di Lui soltanto.
Eppure Gesù non si lascia intimorire; Egli, forte dell’autorità del Padre che lo ha mandato,
vuole salvare tutto l’uomo, nel corpo prostrato dalla malattia, ma soprattutto
nell’anima ferita dal peccato.
Il perdono di Dio, dunque, è il vero balsamo che può guarire tutte le malattie,
comprese quelle fisiche; disponiamoci a chiedere sempre questo balsamo rigenerante,
in modo che anche noi possiamo fare la gioiosa esperienza di essere salvati da Lui.
Chiediamo il perdono dei nostri peccati, per essere liberati dal male,
soprattutto attraverso la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.



lunedì 2 luglio 2012

Il Vangelo del Martedì 3 Luglio 2012

Dal Vangelo secondo Giovanni (20,24-29) anno B.
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo,
non era con loro quando venne Gesù.
Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo

visto il Signore!».
Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani
il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto
dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato,
non crederò».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in

casa e c'era con loro anche Tommaso.
Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in
mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».
Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano,

e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!».
Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!».
Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non

avendo visto crederanno!».
Parola del Signore.
La ricerca dell’evidenza a tutti i costi, a volte, può giocare brutti scherzi.
Tommaso pensava che si può credere solo in ciò che è evidente e dimostrabile.
I miracoli di Gesù erano verificabili, ma come si fa a credere nella sua risurrezione,
senza aver posto le proprie dita nel suo costato?
Nel celebre dipinto del Caravaggio, Tommaso introduce con sguardo stupito le sue
dita nel costato di Gesù, sperimentando con meraviglia la concretezza del suo corpo glorioso;
quel dipinto vuole trasmetterci la fisicità di Gesù il quale porta l’apostolo incredulo
a fare esperienza del suo corpo risuscitato.
Ci sono tanti modi per sperimentare la presenza del Signore Gesù risorto
nella nostra vita; apriamoci alla beatitudine della fede, ed anche noi lo vedremo
come Tommaso, attraverso la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.