venerdì 31 agosto 2012

Il Vangelo del Sabato 1 Settembre 2012

Dal Vangelo secondo Matteo (25,14-30) anno B.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
“Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio,
chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni.
A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno,

a ciascuno secondo la sua capacità, e partì.
Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito

a impiegarli e ne guadagnò altri cinque.
Così anche quello che ne aveva ricevuti due,

ne guadagnò altri due.
Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare

una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò,

e volle regolare i conti con loro.
Colui che aveva ricevuto cinque talenti,

ne presentò altri cinque, dicendo: Signore,
mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque.
Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco,

ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.
Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore,

mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due.
Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco,

ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.
Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei

un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso;
per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo.
Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto

dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare
il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse.
Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti.
Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non

ha sarà tolto anche quello che ha.
E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.

Parola del Signore.
Il regno dei cieli è come un padrone che affida ai servi i suoi beni, cinque talenti al primo,
due al secondo e uno al terzo (per capire, il talento equivaleva allora a 6.000 denari).
Tra la partenza e il ritorno del padrone i servi devono amministrare questi talenti.
Non ne sono i padroni, ma gli amministratori.
È chiesto loro non di conservare, ma di far fruttare.
Potremmo dire che questa parabola va oltre quella del servo fedele.
Non basta portare a termine un compito ben determinato, è necessario industriarsi
perché il capitale venga aumentato. Il primo servo, ricevuti i cinque talenti,
inizia a lavorare e raddoppia il capitale “trafficandolo”.
Altrettanto fa il secondo con i due talenti.
Il terzo, al contrario, fa una buca1 nel terreno e vi nasconde l’unico talento che ha ricevuto.
Quel talento, o quei talenti, sono la vita; la quale è affidata
alla nostra responsabilità perché porti frutto.
È data “a ciascuno secondo le proprie capacità”.
Nessuno è incapace di viverla e di “farla fruttare”; nessuno può avanzare
scuse circa l’incapacità di spendere la propria vita.
È frequente farla fruttare solo per se stessi; o impiegarla solo per il proprio interesse.
Il terzo servo ha fatto proprio questo; nascondere la vita nella buca dell’egocentrismo.
La paura che dice di avere verso il padrone maschera in verità il
timore di perdere la propria tranquillità.
Gesù svela questa ambiguità.
A lui, come a noi, non mancano i talenti, semmai manca la fiducia
nell’amore del Signore che moltiplica anche la nostra modestia.
Facciamo fruttare i talenti che il Signore ci ha concesso, per riuscirci meglio preghiamo.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata


 

 

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