giovedì 7 marzo 2013

Il Vangelo del Venerdì 8 Febbraio 2013


Dal Vangelo secondo Marco (12,28b-34) anno C.
In quel tempo,si avvicinò a Gesù uno degli scribi che li
aveva uditi discutere, e, visto come aveva loro ben risposto,
gli domandò: «Qual’è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro
è l'unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il
tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza.
E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso.
Non c'è altro comandamento più importante di questi».
Allora lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità
che Egli è unico e non v'è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore,
con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come
se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: «Non sei lontano
dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
Parola del Signore.
La figura di questo scriba riscatta tutta una serie di personaggi antipatici e gretti
di cui ci parlano a più riprese i Vangeli; ma egli ci dà anche una grande lezione.
Essere discepoli di Gesù non significa fare parte di una categoria; ci sono scribi
e farisei che diventeranno autentici discepoli del Maestro, e ci saranno apostoli
che lo venderanno per una somma di denaro irrisoria…
Invece, quello che conta, è aprire davvero il cuore al suo messaggio ed alla sua
persona, lasciando che la verità parli direttamente alla nostra coscienza.
E come dicevamo ieri a proposito del cuore di pietra, anche oggi,
Gesù ci invita ad aprire il cuore al suo messaggio, un cuore aperto
sarà fecondato dalla sua presenza, aiutiamoci perciò con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.


mercoledì 6 marzo 2013

Il Vangelo del Giovedì 7 Marzo 2013


Dal Vangelo secondo Luca (11,14-23) anno C.
In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto.
Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle rimasero meravigliate.
Ma alcuni dissero: «E' in nome di Beelzebùl,
capo dei demòni, che egli scaccia i demòni».
Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.
Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: «Ogni regno diviso in
se stesso va in rovina e una casa cade sull'altra.
Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno?
Voi dite che io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl.
Ma se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome
di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i vostri giudici.
Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio.
Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo,
tutti i suoi beni stanno al sicuro.
Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l'armatura
nella quale confidava e ne distribuisce il bottino.
Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde.
Parola del Signore.
Quel’è il vero peccato davanti a Dio?
Paradossalmente, peccato non è l’incredulità, e nemmeno l’infedeltà;
di fronte a questo atteggiamenti Dio più volte manifesta
la sua misericordia ed il suo perdono.
Quello che è davvero drammatico e peccaminoso è l’atteggiamento di
cocciutaggine, di ostinazione e di testardaggine che manifestano i
contemporanei di Gesù, tanto che di fronte ad un miracolo evidente
essi continuano a mettere in dubbio l’identità e la missione del Cristo.
Gesù fa un discorso sull’azione del demonio, ma sotto sotto dice loro che
i veri indemoniati sono proprio loro, che non vogliono farsi liberare dall’unico
vero spirito cattivo che impedisce la comunione con Dio, la durezza del cuore.
È vero, tanti pensano di possedere Dio, ma non si accorgono che è illusione,
perché, perché il loro cuore è di pietra, parlano di Dio, ma solo per proprio
tornaconto, dicono di Dio, per crearsi seguaci da spennare.
I veri cristiani riconoscono il Signore attraverso la il loro cuore infiammato
d’amore, chiamiamo allora lo Spirito Santo che venga in nostro aiuto,
solo Lui lo può infiammare, anche attraverso la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.


martedì 5 marzo 2013

Il Vangelo del Mercoledì 6 Marzo 2013


Dal Vangelo secondo Matteo (5,17-19) anno C.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: " Non pensate
che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti;
non son venuto per abolire, ma per dare compimento.
In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, 
non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, 
senza che tutto sia compiuto. 
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, 
anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, 
sarà considerato minimo nel regno dei cieli.
Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini,
sarà considerato grande nel regno dei cieli.
Parola del Signore.
In questo brano, Matteo solleva il problema del rapporto
tra Gesù e la legge, tra il Vangelo e le norme morali.
La frase “avete inteso che fu detto,….io invece vi dico”, che scandisce
come un ritornello questa pagina del Vangelo, potrebbe indurre a pensare
che si riferisca ad una sorta di abolizione della Legge.
Ma Gesù fin dall’inizio chiarisce: “Non sono venuto ad abrogare, ma a compiere”.
Ed è proprio il “compimento” della Legge il centro di questo brano evangelico.
E il compimento è l’amore.
“Siate perfetti come perfetto è il vostro Padre che è nei cieli” dice Gesù
ai discepoli, richiamando la frase analoga del Levitico: “Siate santi, perché
sono io Santo, il Signore vostro Dio!” (Lv 19,2).
Egli stesso è il completamento della Parola di Dio che risuona sulla terra
sin dal tempo di Abramo, Gesù, infatti, non cancella le disposizioni date da Dio,
semmai le esalta nel loro senso più pieno; non cambia, infatti, neppure
uno “iota” (la lettera più piccola dell’alfabeto ebraico), perché nessuna
parola della Scrittura va disattesa, anche la più piccola.
Il discepolo, seguendo il Maestro, deve anche lui portare a
compimento nella vita di ogni giorno quanto è scritto nella Bibbia.
Ecco quello che dobbiamo fare, seguire gli insegnamenti della Sacra Scrittura,
la quale ci insegna come deve essere il nostro cammino all’interno della Chiesa
cattolica, per assimilare meglio quanto Gesù ci ha detto, preghiamo.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

lunedì 4 marzo 2013

Il Vangelo del Martedì 5 Marzo 2013


Dal Vangelo secondo Matteo (18,21-35) anno C.
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli
disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello,
se pecca contro di me? Fino a sette volte?».
E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.
A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi.
Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti.
Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto
lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito.
Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore,
abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa.
Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva
cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi!
Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo:
Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito.
Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere,
fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono
a riferire al loro padrone tutto l'accaduto.
Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio,
io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato.
Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno,
così come io ho avuto pietà di te?
E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini,
finché non gli avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi,
se non perdonerete di cuore al vostro fratello».
Parola del Signore.
Pietro credeva di aver fatto bella figura con Gesù, esprimendo un
numero che secondo lui era abbastanza alto per concedere il perdono.
Ma Gesù, come al solito, lo spiazza; con un gioco di parole, il Maestro gli fa
comprendere la necessità di perdonare praticamente sempre, senza limitazione.
Non è forse un po’ eccessivo?
Non è che Gesù non si renda conto, nella concretezza della vita, delle
situazioni che ci sono e che spesso rendono impossibile il vero perdono?
In realtà, Cristo Signore sa benissimo quello che ci chiede.
Egli vuole farci capire una grande realtà; non c’è cosa così grande da non poter
perdonare, visto che Dio ha perdonato a noi per primi delle colpe davvero grandi?
E noi siamo indecisi se perdonare qualcuno che ci ha fatto del male e ci chiede perdono?
Perdoniamo sempre, come ha fatto Gesù che ha perdonato
chi lo ha messo in croce, aiutandoci con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

domenica 3 marzo 2013

Il Vangelo del Lunedì 4 Marzo 2013


Dal Vangelo secondo Luca (4,24-30) anno C.
In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga a Nazareth:
«In verità io vi dico; nessun profeta è bene accetto in patria.
Anzi, in verità io vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele
al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi
e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse 
fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone.
C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo,
ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro».
All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno;
si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del
monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio.
Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò.
Parola del Signore.
È difficile pensare ad un insulto più pesante di quello che Gesù aveva
detto ai suoi concittadini.
Essi, così orgogliosi della loro appartenenza al popolo eletto,
scelto da Dio tra tutti i popoli della terra, si sentono dire che il Signore ha fatto
miracoli per i pagani proprio perché essi si sono aperti alla fede nel Dio vero.
Paradossalmente l’Altissimo ha trovato in loro quella fede che
Egli si aspettava di trovare nel popolo di Israele, ma invano.
La reazione è violentissima; essi tentano di eliminare Gesù, ma Egli compie un gesto
drammatico che viene sottolineato dall’evangelista Luca in tutta la sua gravità.
Egli se ne andò; c’è qualcosa di definitivo e di inappellabile in questo gesto di Gesù,
che ci dice come, di fronte al rifiuto, Egli se ne va e non torna più;
i nàzaretani hanno perso l’occasione della loro vita.
Si diceva che il treno bisogna prenderlo al volo quando passa, forse non ripasserà più,
attenzione allora, pensiamoci prima di rifiutare la chiamata, magari non ce
ne saranno altre, cominciamo adesso con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.


sabato 2 marzo 2013

Il Vangelo della 3° Domenica di Quaresima


Dal Vangelo secondo Luca (13,1-9) anno C.
In quel tempo si presentarono alcuni a riferire Gesù il fatto di quei
Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere con quello dei loro sacrifici.
Prendendo la parola, Gesù rispose: «Credete che quei Galilei fossero

più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte?
No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.
O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete

che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme?
No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Disse anche questa parabola: «Un tale aveva un fico piantato

nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò.
Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su

questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno?
Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest'anno finché io gli zappi attorno

e vi metta il concime e vedremo se porterà frutto per l'avvenire; se no, lo taglierai».
Parola del Signore.
Quaresima è il tempo del deserto, dicevamo nelle scorse domeniche, seguendo
le orme del Signore Gesù e quelle del popolo d’Israele liberato dall’Egitto.
Nel deserto della vita mettiamo in gioco la nostra libertà di vivere o di
lasciarci vivere, di essere protagonisti, cercando il senso e la misura di quello
che facciamo, oppure di lasciarci un po’ andare, seguendo la corrente.
Anche noi—come gli israeliti—talvolta preferiamo la sicurezza della
schiavitù piuttosto che diventare cercatori di Dio.
Siamo sinceri; non è più semplice lasciar pensare gli altri al posto nostro?
Non è più immediato e gradevole seguire mode e costumi
che ci rendono accettabili e piacevoli?
Il nostro Dio è silenzioso e nascosto, la nostra vita è un mistero che può essere
abbracciato o ignorato, la nostra fede può essere fragile e inutile o riempire la vita.
Quaresima è questo; cogliere l’occasione, giocarsi bene la libertà, vivere bene
il tempo che ci è dato, pensare con la nostra testa, puntare in alto, guardare oltre.
La pagina del Vangelo ci presenta Gesù che commenta due episodi di cronaca
successi in quel periodo a Gerusalemme; una repressione brutale nel Tempio
da parte dei soldati romani e il crollo della torre di Siloe.
Gesù—a sorpresa—afferma che gli uomini uccisi durante questi fatti
non erano più o meno peccatori degli altri.
Una frase detta con semplicità e che pure scardina molte nostre false sicurezze.
Quante volte mi sento dire: “Cosa ho fatto di male per meritarmi questo?”.
Malgrado l’apparenza ci spinge a pensare che la disgrazia è una punizione di Dio,
la Bibbia afferma il contrario; disgrazia e fortuna non sono legate al nostro comportamento,
ma diventano l’occasione, come ci dice Gesù, di accorgerci che la vita è un soffio
e che occorre davvero cogliere ogni momento pur guardare al Tabor.
La vita—ci ricorda il Maestro—è l’unica occasione che ci è data per scoprire la verità in noi.
La vita, fortunata o tragica che sia, non è che lo strumento con
cui impariamo a scoprire la pienezza nascosta nelle cose.
A Mosè che tentenna nell’andare a parlare di Dio al popolo, Dio racconta di sé,
dice il suo nome, e si svela come un Dio che conosce le sofferenze del popolo.
Se anche la nostra vita attraversa momenti di fatica, Dio non è lontano
e interviene, chiedendo a qualcuno di agire in nome suo.
Dio non guarda indifferente alle tragedie del mondo, ma chiede a noi,
come a Mosè, di renderlo presente accanto a chi soffre.
Al popolo che aspetta la liberazione Dio manda un pastore pauroso,
Mose, come liberatore.
La vita è un’opportunità da cogliere per scoprire chi è Dio e chi
siamo noi e il deserto è il luogo in cui esercitiamo la nostra libertà.
Non esiste una vita più o meno semplice, ma ogni vita è un soffio
breve che siamo chiamati a vivere con intensità e gioia.
Gesù ci svela il volto di un Dio che pazienta, che insiste perché il fico produca frutti.
La conversione, il cambiare atteggiamento, il riorientare
la nostra vita è il frutto che ci è chiesto.
Fermiamoci davanti agli eventi tristi della vita senza incolpare Dio
né scuotere la testa e tirare innanzi, ma guardiamoli come un monito
che la vita stessa ci rivolge per giocare bene la nostra partita.
Dio—da parte sua—è un Dio che conosce, che interviene, ma che rispetta,
trattandoci da adulti, le nostre scelte, anche se catastrofiche e schiavizzanti.
Sapremo svegliarci?
Allora non aspettiamo che la vita ci travolga, svegliamoci in tempo!
Santa Domenica Fausto.

venerdì 1 marzo 2013

Il Vangelo del Sabato 2 Marzo 2013


Dal Vangelo secondo Luca (15,1-3.11-32) anno C.
In quel tempo, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo.
I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro».
Allora egli disse loro questa parabola: Disse ancora: «Un uomo aveva due figli.
Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta.
E il padre divise tra loro le sostanze.
Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per
un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto.
Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia
ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno.
Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione,
che lo mandò nei campi a pascolare i porci.
Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava.
Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre
hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame!
Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo
e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio.
Trattami come uno dei tuoi garzoni.
Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre
lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.
Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te;
non sono più degno di esser chiamato tuo figlio.
Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo,
mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi.
Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio
era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa,
udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò.
Il servo gli rispose: E' tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare
il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo.
Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo.
Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito
un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici.
Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato,
per lui hai ammazzato il vitello grasso.
Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo;
ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto
ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».
Parola del Signore.
Ecco la splendida Parabola della Misericordia.
L’uomo è sempre uguale a se stesso, nonostante i tempi cambino e le civiltà si alternino.
L’egoismo ed il tornaconto personale sono sempre al primo posto nella testa
e nel cuore degli uomini, che per questo motivo sono in grado di calpestare
quanto di più sacro hanno nella loro vita.
Proprio questo è il motivo per cui la parabola del padre misericordioso continua
a stupirci ed a farci versare lacrime di commozione; nonostante l’uomo non sia
cambiato affatto e sia sempre egoista e duro di cuore, Dio continua ad aspettarlo
sulla soglia della sua casa, pronto ad accoglierlo ed a ridargli una nuova dignità.
Dunque, egli non si spaventa affatto dell’abisso e della tenebra in cui siamo finiti;
aspetta da noi semplicemente un cenno, una parola, o anche semplicemente
la nostra disponibilità, e Lui farà il resto.
Fantastico Dio, un pò meno noi, sempre recalcitranti, fortunatamente Dio
ha una pazienza immensa, attenzione però, c’è un ma da mettere nel conto,
abbiamo forse stipulato un contratto al momento della nostra nascita con
il Signore di quanti anni dobbiamo rimanere su questa terra?
Credo di no, neanche Gesù, fortunatamente è un segreto per tutti!
Allora è meglio farci un pensiero, perciò cominciamo a pregare.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.