sabato 31 agosto 2013

Il Vangelo della 22° Domenica del Tempo Ordinario

Dal Vangelo secondo Luca (14,1.7-14) anno C.
Un sabato era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare
e la gente stava ad osservarlo.
Osservando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro una
parabola: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto,
perché non ci sia un altro invitato più ragguardevole di te
e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: Cedigli il posto!
Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto.
Invece quando sei invitato, và a metterti all'ultimo posto, perché venendo colui che ti ha
invitato ti dica: Amico, passa più avanti. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali.
Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
Disse poi a colui che l'aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena,
non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini,
perché anch'essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio.
Al contrario, quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi;
e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua
ricompensa alla risurrezione dei giusti».
Parola del Signore.
Oggi la Parola mette a fuoco due atteggiamenti indispensabili nel discepolato
di Gesù, tema che stiamo sviluppando in questa lunga estate, l’umiltà e la gratuità.
Parlare di umiltà in questi tempi in cui una certa visione dell’uomo spinge
a esaltarne le potenzialità e l’autorealizzazione è perlomeno ardito,
ma, a scanso di equivoci, sgomberiamo prima la mente da false interpretazioni,
suscitate—spesso—da una non corretta visione della fede.
Umiltà significa verità di sé, e deriva dalla parola latina humus, terra.
Terra significa realismo, stabilità, fecondità, potremmo dire che l’umiltà
è la virtù della concretezza che porta frutti.
L’umiltà, non è in alcun modo un atteggiamento autolesionista che mi porta
a svalutarmi.
Non è umile chi dice a Dio: “Non valgo a nulla, faccio schifo”.
È una persona depressa, non una persona umile!
Pensate davvero di far piacere a Dio dicendo che non valete nulla? Vien da ridere!
Il Signore mi ha creato come un capolavoro e io, in risposta,
gli dico che mi ha fatto come uno sgorbio!
No: esiste una parte distruttiva, tenebrosa della realtà che giustamente
mi fa paura, è l’ansia del non valere, di non contare.
Viviamo in un mondo in cui—continuamente—dobbiamo dimostrare ciò che valiamo.
Anzi, se le cose non funzionano, siamo noi per primi a darci addosso,
a non accettare i nostri difetti e un giudizio negativo detto da un altro vale
più di mille pensieri positivi e ci mette di malumore per tutta la giornata.
Siamo sinceri; la più grossa fatica che facciamo è proprio quella di amarci,
senza condizioni (come Dio ci ama, senza condizioni).
Manca di umiltà chi non riesce a vedere il positivo che Dio gli ha messo
nel cuore e, tutto ripiegato sui suoi difetti, non sa far fiorire quel tanto di
bello e di grandioso che Dio ha dato a ciascuno a servizio del bene di tutti.
Ed è ovviamente lontano anni luce dall’umiltà quell’atteggiamento di esteriorità
esasperata, di egocentrismo, così esaltato in questi tempi.
Sei ciò che appari, sei ciò che guadagni, sei ciò che guidi, sei il tuo corpo,
suggerisce insistente il mondo dei media.
(Sei mio figlio, suggerisce Dio).
L’umiltà, quindi, è prendere coscienza di ciò che valgo; è equilibrio,
con lo sguardo costantemente rivolto verso Dio.
Purtroppo raramente ho trovato persone che non cadano in due eccessi;
o costantemente scoraggiati di sé o esaltati nell’apparire migliori di ciò che sono.
Il discepoli può permettersi di essere ciò che è veramente,
senza maschere, senza falsità.
So ciò che valgo perché Dio me lo ha svelato; non ho bisogno di essere
il nano delle mie paure o il gigante dei miei sogni.
Sono; e ciò mi basta.
E sono per una ragione che devo scoprire.
Il nostro mondo insiste sull’autorealizzazione.
In un mondo esasperato dal concetto di collettività, di massa, di popolo,
la reazione è quella di esistere come singolo a tutti i costi.
Il Vangelo va ben oltre; ti realizzi se ti perdi, guadagni se dai, così come
Gesù stesso ha vissuto in prima persona.
Dio ha fiducia in me, mi chiede solo di lasciarmi amare e il suo amore mi trasforma.
Dio non mi ama perché sono amabile, ma—amandomi—mi rende amabile.
Scoprire di essere amato mi mette le ali, cambio vita, il mondo ha senso
e mi sorride e io ho un progetto che voglio e posso realizzare.
La gratuità è lo stile con cui vivo; amato gratis, senza condizioni, amo senza condizioni.
Amo e basta, in un mondo monetizzato in cui tutto è commercio io vivo gratis,
gioisco gratis, aiuto gratis.
E la vita—credete—diventa un banchetto di nuziale!

Santa Domenica Fausto.  

venerdì 30 agosto 2013

Il Vangelo del Sabato 31 Agosto 2013

Dal Vangelo secondo Matteo (25,14-30) anno C.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: <<Avverrà come di un uomo che,
partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni.
A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno
secondo la sua capacità, e partì.
Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli
e ne guadagnò altri cinque.
Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due.
Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca
nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro.
Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo:
Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque.
Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco,
ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.
Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore,
mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due.
Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco,
ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.
Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei
un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso;
per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo.
Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto
dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso;
avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando,
avrei ritirato il mio con l'interesse.
Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti.
Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha
sarà tolto anche quello che ha.
E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti>>.
Parola del Signore.
Essere discepoli di Cristo significa anche accettare il rischio e l’incognita;
questo non deve incutere paura, poiché fa proprio parte dello stile
del Maestro proporre un’esperienza con Lui che, pur comprendendosi
man mano che si va avanti, richiede una grande capacità di fidarsi.
Questo, da un punto di vista umano, è un grande rischio.
Ma il rischio più grande è proprio quello di lasciarsi prendere dalla paura e
dalla codardia, e cercare di giungere a compromessi con un
messaggio—quello evangelico—che ha in sé proprio qualcosa di esplosivo.
Per questo si capisce la reazione così dura del padrone nei confronti
del servo codardo e  pigro.
Non si può annunciare il Vangelo senza che ciò ci costi qualcosa; ma è
proprio allora che iniziamo davvero a portare frutto per il regno dei cieli.
Altrimenti, siamo davvero inutili per Lui.
Non possiamo ricevere il messaggio attraverso il Vangelo e poi tenerlo nascosto,
gratuitamente abbiamo ricevuto, gratuitamente ma con gli interessi dobbiamo donare,
ce la facciamo se ci aiutiamo con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come                                                  
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,                                                        
ma liberaci dal male. Amen.                                                                                                                          
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.                                                                                              
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.


giovedì 29 agosto 2013

Il Vangelo del Venerdì 30 Agosto 2013

Dal Vangelo secondo Matteo (25,1-13) anno C.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: “Il regno dei cieli è
simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo.
Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le lampade,
ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade,
presero anche dell'olio in piccoli vasi.
Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono.
A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro!
Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade.
E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le
nostre lampade si spengono.
Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi;
andate piuttosto dai venditori e compratevene.
Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini
che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa.
Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire:
Signore, signore, aprici!
Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora”.
Parola del Signore.
I matrimoni, al tempo di Gesù, si svolgevano secondo un rituale
complesso e carico di simboli particolari.
Le amiche della sposa attendevano lo sposo, che poi veniva accompagnato
a casa della sposa, e qui erano celebrati gli sponsali.
Il Signore si serve di quest’usanza tipica del suo tempo per spiegare
quali errori non si devono fare per vivere come suoi veri discepoli.
Può capitare a tutti di addormentarsi nell’attesa dello sposo; ma ciò
che è davvero importante è tenersi pronti con le lampade accese della
vigilanza e l’olio della fede, che serve a tenere desta proprio quella
fiduciosa attesa dello Sposo, qualora dovesse tardare.
Anche noi possiamo vivere questi atteggiamenti nella nostra vita,
e lo faremo con profitto ogni volta che ci rendiamo attenti alla
voce di Dio che ci parla nella nostra quotidianità.
Attenzione allora a non addormentarci e a non rimanere senza olio
per le nostre lampade, per non perdere l’incontro con lo sposo,
facciamo una bella scorta d’olio attraverso la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come                                                  
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,                                                        
ma liberaci dal male. Amen.                                                                                                                          
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.                                                                                             

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

mercoledì 28 agosto 2013

Il Vangelo del Giovedì 29 Agosto 2013

Dal Vangelo secondo Marco (6,17-29) anno C.
In quel tempo, Erode infatti aveva fatto arrestare Giovanni e lo aveva messo in
prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata.
Giovanni diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello».
Per questo Erodìade gli portava rancore e avrebbe voluto farlo uccidere, ma non poteva,
perché Erode temeva Giovanni, sapendolo giusto e santo, e vigilava su di lui;
e anche se nell'ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode per il suo compleanno fece un
banchetto per i grandi della sua corte, gli ufficiali e i notabili della Galilea.
Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali.
Allora il re disse alla ragazza: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò».
E le fece questo giuramento: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò,
fosse anche la metà del mio regno».
La ragazza uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?».
Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista».
Ed entrata di corsa dal re fece la richiesta dicendo: «Voglio che tu mi
dia subito su un vassoio la testa di Giovanni il Battista».
Il re divenne triste; tuttavia, a motivo del giuramento e dei commensali,
non volle opporle un rifiuto.
Subito il re mandò una guardia con l'ordine che gli fosse portata la testa.
La guardia andò, lo decapitò in prigione e portò la testa su un vassoio,
la diede alla ragazza e la ragazza la diede a sua madre.
I discepoli di Giovanni, saputa la cosa, vennero, ne presero il
cadavere e lo posero in un sepolcro.
Parola del Signore.
Erode cercava di far tacere Giovanni perché le sue parole lo interpellavano,
giudicavano i suoi comportamenti e pretendevano da lui un cambiamento di vita.
Il suo cuore, a forza di rifiutare l’esortazione del profeta, man mano si induriva sino
a cadere vittima delle pretese omicide della figlia, istigata da Erodiade.
E fece uccidere il Battista, chiudendo per sempre la sua bocca per non
sentire più la sua voce.
Ma non riuscì ad eliminare la Parola.
Gesù portò a compimento la predicazione del Battista, si che davvero si
poteva dire: “Quel Giovanni che ho fatto decapitare è risuscitato”.
La predicazione del Vangelo riprendeva il suo cammino per le strade
del mondo senza nessun’altra forza che se stessa.
Per questo il Vangelo non chiede altro che di essere ascoltato e accolto nel cuore.
Noi possiamo anche ritenerci più forti ed allontanarlo, come ha fatto Erode con il Battista.
Ma saremo colpevoli di privare della luce noi stessi e gli altri.
L’evangelista torna a ripeterci che il Vangelo è più forte della forza
dei tanti Erode di questo mondo.
Accogliamo la Parola, meditiamola affinchè infiammi il nostro cuore, poi prendiamola
come insegnamento per la nostra vita, aiutandoci con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come                                                  
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,                                                        
ma liberaci dal male. Amen.                                                                                                                          
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.                                                                                             
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

            

martedì 27 agosto 2013

Il Vangelo del Mercoledì 28 Agosto 2013

Dal Vangelo secondo Matteo (23,27-32) anno C.
In quel tempo, Gesù parlò dicendo: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti,
che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all'esterno son belli a vedersi,
ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume.
Così anche voi apparite giusti all'esterno davanti agli uomini,
ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate
le tombe dei giusti, e dite: Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri,
non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei profeti;
e così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori dei profeti.
Ebbene, colmate la misura dei vostri padri”.
Parola del Signore.
Essere ipocriti, secondo Gesù, significa essenzialmente voler sembrare
qualcosa o qualcuno che non si è realmente.
In altri termini, ciò vuol dire darsi da fare per costruire un’immagine
di sé che trasmetta santità o profetismo, quando in realtà le intenzioni
che ci animano sono tutt’altre.
Questo è quanto cercavano di apparire i farisei.
Purtroppo anche noi spesso siamo più preoccupati di apparire di fronte agli altri,
piuttosto che essere veramente davanti a Dio, senza maschere.
Disgraziatamente a volte la religione può diventare un paravento che nasconde
il nostro desiderio di apparire e di sembrare ciò che in realtà non siamo affatto.
L’invettiva di Gesù nei confronti dei farisei del suo tempo ci aiuta proprio
a capire la necessità di tornare ad una fede più pura ed essenziale,
che sia espressione del nostro reale rapporto con Dio.
Cerchiamo di essere umili e reali, di fronte a Dio ed ai nostri fratelli,
ne troveremo beneficio in cielo, per riuscirci bene preghiamo.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come                                                   
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,                                                        
ma liberaci dal male. Amen.                                                                                                                         Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.                                                                                             
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.



lunedì 26 agosto 2013

Il Vangelo del Martedì 27 Agosto 2013

Dal Vangelo secondo Matteo (23,23-26) anno C.
In quel tempo, Gesù parlò dicendo: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti,
che pagate la decima della menta, dell'anèto e del cumìno, e trasgredite le
prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà.
Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle.
Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l'esterno del bicchiere e del
piatto mentre all'interno sono pieni di rapina e d'intemperanza.
Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere,
perché anche l'esterno diventi netto”!
Parola del Signore.
Gesù sta parlando contro gli scribi e i farisei; non ha di mira le loro persone,
bensì il loro comportamento e la loro pretesa di essere le guide religiose del popolo.
Il vero pastore è colui che dà la vita per le pecore, non chi pretende
di rovesciare pesi e tradizioni esteriori sulle spalle della gente.
L’amore di Gesù per la gente è davvero grande e non può sopportare che il popolo sia
schiacciato dal peso delle tradizioni esteriori che gli scribi e i farisei, impongono su tutti.
L’evangelista ci dice che è facile lasciarsi prendere dallo spirito farisaico; il nostro io,
porta a pensare solo alla propria felicità bloccando quella degli altri; l’attaccamento
al denaro fa perdere di vista il Signore; l’amore per se stessi fa dimenticare
la misericordia e spinge a “filtrare il moscerino e ingoiare il cammello”;
l’orgoglio porta ad essere come “sepolcri imbiancati” e “guide cieche”.
La salvezza dal fariseismo sta nell’accogliere prontamente la Parola di Dio
custodendola nel proprio cuore e mettendola in pratica.
Accogliamo la Parola di Dio con amore, mastichiamola per bene,
poi quando riusciamo a digerirla senza farci venire male allo stomaco,
mettiamola in pratica, aiutandoci con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come                                                  
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,                                                        
ma liberaci dal male. Amen.                                                                                                                         
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.                                                                                             
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.


domenica 25 agosto 2013

Dal Vangelo secondo Matteo (23,13-22) anno C.
In quel tempo, Gesù parlò dicendo: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti,
che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non
vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare
un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi.
Guai a voi, guide cieche, che dite: Se si giura per il tempio non vale,
ma se si giura per l'oro del tempio si è obbligati.
Stolti e ciechi: che cosa è più grande, l'oro o il tempio che rende sacro l'oro?
E dite ancora: Se si giura per l'altare non vale, ma se si giura per l'offerta
che vi sta sopra, si resta obbligati.
Ciechi! Che cosa è più grande, l'offerta o l'altare che rende sacra l'offerta?
Ebbene, chi giura per l'altare, giura per l'altare e per quanto vi sta sopra;
e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che l'abita.
E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso”.
Parola del Signore.
A volte siamo davvero molto scaltri nell’eludere i comandamenti
di Dio, proprio come facevano i farisei.
Essi, per restare con la coscienza a posto, pur continuando con le loro ingiustizie,
si erano creati un intero sistema di leggi e precetti che annullavano
i comandamenti più importanti—quale quello dell’amore
reciproco—per giustificare persino i delitti più gravi.
Ma il Signore scopre la loro ipocrisia e dice loro semplicemente che essi,
con quell’atteggiamento, non fanno altro che prendere in giro se stessi;
Dio non si lascia incantare da belle parole o da liturgie solenni,
se esse non sono espressione di giustizia e di amore.
E noi? Non è che anche noi, a volte, ci creiamo tante giustificazioni che,
in realtà, non servono altro che ad annullare i precetti più importanti
della legge evangelica a cui Dio ci chiama?
Non facciamo scherzi, seguiamo i comandamenti che Dio ci ha donato
e troveremo il Regno della Gloria, è faticoso? Certo! Allora aiutiamoci pregando.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come                                                  
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,                                                        
ma liberaci dal male. Amen.                                                                                                                          
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.                                                                                              

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

sabato 24 agosto 2013

Il Vangelo della 21° Domenica del Tempo Ordinario

Dal Vangelo secondo Luca (13,22-30) anno C.
In quel tempo, Gesù passava per città e villaggi, insegnando,
mentre era in cammino verso Gerusalemme.
Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Rispose: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti,
vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori,
comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici.
Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete.
Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza
e tu hai insegnato nelle nostre piazze.
Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete.
Allontanatevi da me voi tutti operatori d'iniquità!
Là ci sarà pianto e stridore di denti quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe
e tutti i profeti nel regno di Dio e voi cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno
e siederanno a mensa nel regno di Dio.
Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni
tra i primi che saranno ultimi».
Parola del Signore.
“Sono molti quelli che si salvano?”.
Il devoto fedele che pone la domanda, evidentemente mettendosi
tra il gruppo dei salvati, non sa in quale vespaio si è ficcato.
Gesù, con durezza, sta per richiamarlo a verità.
È la tentazione di sempre, la tentazione dei nostri fratelli ebrei,
contemporanei di Gesù, specialmente i migliori tra loro, i farisei,
ma, molto di più, è la nostra tentazione; sapere se siamo in regola o no,
se i punti accumulati per la promozione sono a posto, se—insomma—possiamo
stare al sicuro, se il posto in paradiso è prenotato.
È la tentazione che colpisce noi discepoli, noi cattolici di lungo corso,
quando smarriamo la dimensione dell’attesa, l’ansia del discepolo,
quando crediamo che le mura della città siano talmente robuste
da non necessitare, in fondo, della veglia della sentinella.
Colpisce come un cancro noi discepoli, quando, dopo una strepitosa e
travolgente esperienza di Dio, sentiamo d’improvviso di essere entrati
in un gruppo a parte, e guardiamo con sufficienza “gli altri”, quelli che
non capiscono, che non conoscono, quelli che hanno fatto altri percorsi di Chiesa,
quelli che la domenica, a messa, si annoiano e non colgono la dimensione dell’interiorità.
A noi, oggi, Dio rivolge la sua urticante parola.
Mantenere la vita di fede necessita sforzo, dice il Signore, occorre passare
per una porta stretta.
E non pensiamo, subito, alla vita morale, per favore, non pensiamo agli impegni che
ci siamo assunti nella preghiera, ai consigli per diventare santi e a cose del genere, no.
E neppure, la “porta stretta” si riferisce alla sofferenza; smettiamola di coltivare
quella triste abitudine dei cattolici a prendersi troppo sul serio, a sottolineare,
della vita, l’aspetto doloroso.
Gesù non parla di “sforzo” buttando benzina al sacro fuoco della
nostra pia devozione, parla di “sforzo” come di vigilanza nel salire la montagna,
concentrazione su dove metti i piedi, per non perdere l’equilibrio, parla della
continua attenzione alle cose che stiamo vivendo, come esplicitazione
di consapevolezza del nostro cammino interiore.
Ci vuole tutta la vita per diventare cristiani, tutta la vita per diventare
uomini, tutta la vita per liberarci dai troppi condizionamenti che ci
impediscono di cogliere l’assoluto di Dio in noi.
Attenti, allora, al rischio dell’abitudine, al modo più triste di essere cristiani,
che è quello di credere di credere, di confondere la propria sensibilità,
il proprio stile di preghiera, la propria esperienza in un gruppo con
l’unico modo di essere cristiani.
Gesù dice che esiste un modo troppo semplice di essere discepoli, un modo
che rischia di farci scivolare nell’abitudine, di ridurre la fede a una (bella) convenzione.
E allora la lettera agli Ebrei (2° lettura) ci richiama alla lettura
evangelica della prova, della correzione.
Talora nella vita ci ostiniamo a fare di testa nostra, e Dio permette
che camminiamo sulle nostre gambe….inciampando.
Solo sbattendo il naso possiamo ravvederci e svegliarci dal torpore e
dal delirio di onnipotenza che falsa la nostra prospettiva sulla vita.
Ciò che il Signore chiede a noi discepoli è l’autenticità della ricerca,
il sapere che non esistono posti privilegiati, che la vigilanza è l’unica
dimensione che ci fa seguire le orme del Signore.
Niente primi della classe, nella comunità, niente tessera a premi,
niente diritti acquisiti, ma ricerca umile e autentica. Sempre.
Avremo delle sorprese, ammonisce il Signore.
Persone che giudichiamo lontane da Dio, persone che in cuor nostro
devotamente giudichiamo come peccatori, le vedremo a mensa col Signore.
Perché l’uomo guarda l’apparenza, Dio guarda il cuore.
Sarà divertente incontrare nel Regno persone che mai avremmo immaginato!
Dio solo conosce nel cuore la fede degli uomini, lasciamo a Lui il giudizio, noi,
per quanto possiamo, pensiamo a convertire noi stessi; basta e avanza.
Animo, amici, Dio ci vuole bene e ci prende sul serio, ci scuote se necessario,
ci invita ora e sempre a diventare veramente discepoli secondo il suo cuore.
Perciò preghiamo.

Santa Domenica Fausto. 

venerdì 23 agosto 2013

Il Vangelo del Sabato 24 Agosto 2013

Dal Vangelo secondo Giovanni (1,45-51) anno C.
In quel tempo, Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del
quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret».
Natanaèle esclamò: «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?».
Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero
un Israelita in cui non c'è falsità».
Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima
che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico».
Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!».
Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi?
Vedrai cose maggiori di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli
di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo».
Parola del Signore.
Natanaèle si stupisce della chiaroveggenza di Gesù, e d’altro canto
il Signore gli annuncia cose che lo stupiranno ben più di quelle parole
che egli gli ha rivolto e che rivelavano un aspetto importante della vita
del futuro apostolo; infatti secondo un’usanza tipica al tempo di Gesù,
i rabbini sedevano sotto gli alberi per insegnare e studiare la sacra Scrittura.
Dunque Natanaèle era uno che conosceva la parola di Dio, e quindi
sapeva anche delle profezie riguardanti il figlio dell’uomo.
Quello che il Signore vuole far capire all’uomo è che egli conosce ogni particolare
della sua vita, anche quelli che apparentemente sembrano più banali.
Gesù conosce perfettamente la nostra vita, anche in quegli aspetti che
a noi possono sembrare più comuni e insignificanti.
Non c’è nulla in noi che non gli interessi; per questo egli ci sceglie
conoscendo anche i nostri limiti.
Perciò offriamo la nostra vita al Signore, anche quando ci sembra di essere
sporchi, non dobbiamo temere ma ripuliamoci con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come                                                  
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,                                                        
ma liberaci dal male. Amen.                                                                                                                          
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.                                                                                              
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.


giovedì 22 agosto 2013

Il Vangelo del Venerdì 23 Agosto 2013

Dal Vangelo secondo Matteo (22,34-40) anno C.
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai
sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della legge,
lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, qual è il più grande
comandamento della legge?».
Gli rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore,
con tutta la tua anima e con tutta la tua mente.
Questo è il più grande e il primo dei comandamenti.
E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso.
Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
Parola del Signore.
Al tempo di Cristo, questa domanda non era affatto fuori luogo; infatti,
ciò che per noi oggi è assolutamente scontato, non lo era a quei tempi,
nei quali le interpretazioni rabbiniche riguardo alla Legge di Mosè erano
talmente tante, che non si riusciva più a capire cosa fosse essenziale in
essa e cosa, invece, soltanto accessorio.
Gesù riporta l’essenza di questa legge in due soli precetti, che sono poi
complementari tra di loro; l’amore verso Dio e verso il prossimo.
Non importa se non si conoscono e mettono in pratica quelle miriadi di regole
che servono a stabilire le minuzie; ciò che invece è davvero grave è disattendere
al precetto dell’amore, che è l’unico davvero importante.
Facciamo attenzione a non perdere anche noi di vista l’essenziale,
nella nostra vita cristiana; rischieremo di costruire la nostra religiosità
su cose assolutamente trascurabili.
Attenzione allora, perché saremo giudicati solo sull’amore che sapremo dare,
i particolare ai nostri nemici, non è facile, ci riusciremo solo con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come                                                  
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,                                                        
ma liberaci dal male. Amen.                                                                                                                          
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.                                                                                              

Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

mercoledì 21 agosto 2013

Il Vangelo del Giovedì 22 Agosto 2013

Dal Vangelo secondo Matteo (22,1-14) anno C.
In quel tempo, Gesù riprese a parlar loro in parabole e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio.
Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire.
Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi
e i miei animali ingrassati sono gia macellati e tutto è pronto; venite alle nozze.
Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai
propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.
Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini
e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non
ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete,
chiamateli alle nozze.
Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi,
e la sala si riempì di commensali.
Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale,
gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì.
Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre;
là sarà pianto e stridore di denti.
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».
Parola del Signore.
Coloro che si rifiutarono di partecipare alle nozze del figlio del re non avevano
capito che loro erano interessati in prima persona a quel matrimonio, visto che
Dio mandava suo Figlio a sposare l’umanità proprio nel popolo eletto, cioè loro.
Per questo Egli si rivolge a qualcun altro, che sia disponibile a fare festa
con lui ed a lasciarsi coinvolgere dalla sua gioia senza fine.
Dio ci fa tante promesse di felicità e di amore; ma Egli vuole anche
vedere la nostra collaborazione e la nostra accoglienza.
Se ciò, in qualche modo non avviene, Dio si rivolge a qualcuno più
disponibile ed aperto a ricevere tale grazia.
Per questo, non sottovalutiamo l’operato di Dio e non trinceriamoci
dietro alla misericordia dell’Altissimo che tutto scusa.
Egli perdona, certamente; ma noi abbiamo sicuramente perso la nostra
occasione di essere felici con Lui.
Non decliniamo gli inviti del Signore, potrebbe costarci caro, rispondiamo
sempre sì ai suoi inviti, se facciamo fatica; aiutiamoci pregando.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come                                                  
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,                                                        
ma liberaci dal male. Amen.                                                                                                                          
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.                                                                                              
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.