giovedì 28 febbraio 2013

Il Vangelo del Venerdì 1 Marzo 2013


Dal Vangelo secondo Matteo (21,33-43.45-46) anno C.                                                                           In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani
del popolo: “Ascoltate un'altra parabola: C'era un padrone
che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un
frantoio, vi costruì una torre, poi l'affidò a dei vignaioli e se ne andò.
Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da
quei vignaioli a ritirare il raccolto.
Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono,
l'altro lo uccisero, l'altro lo lapidarono.
Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si
comportarono nello stesso modo.
Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio!
Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l'erede; venite,
uccidiamolo, e avremo noi l'eredità.
E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero.
Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?”.
Gli rispondono: «Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna
ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
E Gesù disse loro: “Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra
che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo;
dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri?”
Perciò io vi dico: “vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a
un popolo che lo farà fruttificare”.
Udite queste parabole, i sommi sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro e
cercavano di catturarlo; ma avevano paura della folla che lo considerava un profeta.
Parola del Signore.
I farisei non sono sprovveduti, e comprendono che, dietro la parabola di Gesù,
c’è una precisa lettura della storia di infedeltà a Dio, attraverso la persecuzione
attuata nei confronti dei profeti, ed adesso nel rifiuto del Figlio di Dio, Gesù Cristo.
Essi, con il loro comportamento ostentato e falso possono ingannare gli altri,
ma non Dio, e non sono altro che falsi ed uccisori di profeti, ottusamente chiusi
nell’osservanza di una legge che ormai è ridotta a regole vuote e senza alcun senso.
Eppure, nemmeno di fronte alla verità che Gesù dice loro in forma di parabola,
essi sono disposti a fare ammenda e comprendere di essere fuori strada,
ma si danno da fare solo per eliminare il Cristo.
Anche se Gesù scopre le nostre incoerenze, non chiudiamoci
alla sua grazia; moriremmo lontano dalla sua misericordia.
Tutto come ai giorni nostri, non è cambiato niente, osserviamo bene
quello che succede nelle nostre parrocchie, a volte purtroppo viene il
voltastomaco e non è facile digerire nel vedere certe cose.
Confidiamo nella misericordia e nell’amore del Signore Gesù e preghiamo.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

mercoledì 27 febbraio 2013

Il Vangelo del Giovedì 28 Febbraio 2013


Dal Vangelo secondo Luca (16,19-31) anno C.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “C'era 
un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso 
e tutti i giorni banchettava lautamente. 
Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla 
sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi 
di quello che cadeva dalla mensa del ricco.
Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel
seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto.
Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di
lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui.
Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda
Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua,
perché questa fiamma mi tortura.
Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni
durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece
lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti.
Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui
vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi.
E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre,
perché ho cinque fratelli.
Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento.
Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro.
E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno.
Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti,
neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi».
Parola del Signore.
La durezza di cuore di questo ricco è davvero senza limiti;
pur autocondannandosi ad una perenne solitudine che lo imprigiona,
egli continua tutta la vita ad incontrare la sua felicità sull’egoismo
e sul soddisfacimento delle sue voglie.
Per questo, egli non capisce che anche i suoi fratelli, che vivono nella sua
stessa situazione, sono del tutto incapaci di comprendere la Parola
che potrebbe salvarli aprendo loro gli occhi.
Essi, in fondo, non vogliono ascoltare la Parola ammonitrice di Dio,
e per questo anche se essi vedessero i morti camminare per
proclamare loro la verità, non crederebbero.
L’ostinazione nel peccato ci rende assolutamente incapaci di cogliere
i segni che Dio semina nella nostra vita, per cui persino i miracoli più
eclatanti servono solo ad aumentare la nostra responsabilità davanti a Gesù.  
Cogliamo al volo i segni che l’amore del Signore ci dona per la nostra salvezza,
mettiamoli in pratica nel nostro cammino, per riconoscerli aiutiamoci con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

martedì 26 febbraio 2013

Il Vangelo del Mercoledì 27 Febbraio 2013


Dal Vangelo secondo Matteo (20,17-28) anno C.
In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù
prese in disparte i dodici e lungo la via disse loro:
«Ecco, noi stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio
dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi,
che lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai
pagani perché sia schernito e flagellato e crocifisso;
ma il terzo giorno risusciterà».
Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i
suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa.
Egli le disse: «Che cosa vuoi?».
Gli rispose: «Dì che questi miei figli siedano uno alla tua
destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno».
Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete.
Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo».
Ed egli soggiunse: «Il mio calice lo berrete; però non sta
a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra,
ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio».
Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli;
ma Gesù, chiamatili a sé, disse: «I capi delle nazioni, voi lo sapete,
dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere.
Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi,
si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà
vostro schiavo; appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto
per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti».
Parola del Signore.
Questo brano evangelico ha in sé qualcosa di davvero triste e deludente;
il Maestro ha appena parlato del destino che lo attende andando
a Gerusalemme, ed ecco che due degli apostoli a Lui più vicini,
Giacomo e Giovanni, gli chiedono fama ed onore.
Che sofferenza devono aver causato queste parole nel cuore di Cristo!
Egli cerca persone che siano disposte a dividere con Lui l’amaro
calice della passione, e non chi cerca fama ed onori.
Eppure, questo brano è istruttivo; sebbene Gesù abbia tanti discepoli
ed apostoli, le motivazioni che li spingono a seguirlo possono essere
davvero diverse, e non tutte così nobili quanto sembrino.
Si può stare con il Maestro non per servirlo, ma per servirsi di
Lui in modo da approfittare per il proprio tornaconto personale.
E noi, a quale categoria apparteniamo?
Ne conosco tante persone così, che si servono di Dio per
rendersi visibili agli occhi della gente.
I veri seguaci del Maestro non si mettono mai in mostra,
ma pregano incessantemente.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.


lunedì 25 febbraio 2013

Il Vangelo del Martedì 26 Febbraio 2013


Dal Vangelo secondo Matteo (23,1-12) anno C.
In quel tempo, Gesù si Gesù si rivolse alla folla e 
ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè 
si sono seduti gli scribi e i farisei. 
Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate 
secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. 
Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle
della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. 
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini:
allargano i loro filattèri e allungano le frange; amano posti d'onore
nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze,
come anche sentirsi chiamare "rabbì''dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare "rabbì'', perché uno solo è il vostro
maestro e voi siete tutti fratelli.
E non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno
solo è il Padre vostro, quello del cielo.
E non fatevi chiamare "maestri", perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo.
Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato
e chi si abbasserà sarà innalzato.
Parola del Signore.
Spesso siamo portati a criticare i farisei e a dire in cuor
nostro: “Non farei mai così!”.
In realtà essi erano davvero campioni della fede; minuziosi e scrupolosi
osservanti della legge di Dio, avrebbero sicuramente molto da insegnarci
riguardo a come si concepisce e si gestisce il rapporto con Lui.
Purtroppo, il loro guaio è che essi avevano ridotto la loro relazione
con l’Altissimo a semplici apparenze esteriori.
Per questo, il Signore dice di fare quello che dicono; piuttosto,
che agire secondo le loro opere; essi erano prigionieri della loro superbia
e orgogliosi nella loro pretesa di essere guide del popolo attraverso la loro
volontà di essere sempre al centro dell’attenzione, seppure per fini religiosi.
Purtroppo la superbia si veste anche di motivi religiosi.
Questo è un dato di fatto, tante persone vogliono solo mettersi in mostra,
poi per tutto il resto è meglio stendere un velo pietoso.
I veri cristiani tutto quello che fanno, lo fanno nell’ombra, senza farsi notare, solo per
amore del Signore, siamo onesti con noi stessi e con gli altri, aiutandoci con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.


domenica 24 febbraio 2013

Il Vangelo del Lunedì 25 Febbraio 2013


Dal Vangelo secondo Luca (6,36-38) anno C.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Siate misericordiosi,
come è misericordioso il Padre vostro.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non
sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi
sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante
vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate,
sarà misurato a voi in cambio”.
Parola del Signore.
Gesù si rivolge a coloro che lo ascoltano, e pronuncia parole
che mai nessuno ha pronunciato: “Essere Misericordiosi,
non condannare, non giudicare e perdonare,
fate del bene a coloro che vi odiano”.
Sono parole davvero estranee alla cultura di questo mondo e,
comunque, non facili da attuare.
Magari si può dire che sono parole belle ma certo non sono affatto realistiche.
Eppure solo in queste parole il mondo può trovare la sua salvezza e i motivi per
bloccare le guerre e soprattutto per costruire la pace e la convivenza tra i popoli.
Per Gesù non ci sono più nemici da odiare e da combattere,
per Lui—e quindi per ogni discepolo—ci sono solo fratelli e
sorelle da amare, semmai da correggere, e sempre da salvare.
Dio si comporta con misericordia e benevolenza verso tutti,
anche “verso gli ingrati e i malvagi”.
E Gesù presenta ai discepoli di ogni tempo, anche a noi oggi,
nonostante la nostra pochezza, un ideale che è alto come il cielo: “Siate
misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro”.
Non è un’esortazione morale, ma uno stile di vita.
Da questo dipende la nostra stessa salvezza.
Vogliamo salvarci? Seguiamo l’insegnamento di Gesù,
e come Lui aiutiamoci con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

sabato 23 febbraio 2013

Il Vangelo della 2° Domenica di Quaresima


Dal Vangelo secondo Luca (9,28b-36) anno C.
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro,
Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare.
Mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua
veste divenne candida e sfolgorante.
Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia,
apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che
avrebbe portato a compimento a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; 
tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. 
Mentre questi si separavano da lui,
Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende,
una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quel che diceva.
Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse;
all'entrare in quella nube, ebbero paura.
E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio,
l'eletto; ascoltatelo».
Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei
giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.
Parola del Signore.
La Trasfigurazione; momento in cui Gesù svela il suo mistero,
momento in cui Gesù vuole accanto a sé i suoi amici per mostrare
loro il suo vero volto; ed è luce, bagliore, gioia pura e accecante,
al punto che gli apostoli stessi faticano a descriverla.
Il Rabbì Gesù svela la gloria, la santità che ogni uomo cerca nel suo rapporto
con Dio; non più un grande uomo, ma svelamento di una realtà incredibile e inattesa.
Tabor segna, incide il cuore degli apostoli.
E il nostro.
La Trasfigurazione è la meta cui siamo chiamati in questo
cammino di Quaresima; è là che siamo diretti.
Il deserto che abbiamo iniziato a percorrere per ritrovare lucidità mentale
e verità, i gesti (preghiera, digiuno, elemosina) che stiamo compiendo
per rafforzare la nostra interiorità arrivano lì, al Tabor.
Guai se non fosse così!
Troppi pensano al cristianesimo come alla religione della penitenza e della mortificazione!
Troppi si avvicinano a Dio nella sofferenza e fermano il loro sguardo alla croce.
Non c’è salvezza nella croce se non dopo la risurrezione.
E il cristianesimo è anzitutto la religione del Tabor che ci permette di salire sul Golgota.
La sofferenza nella vita c’è, e lo sappiamo.
Vorremmo ignorarla o toglierla.
Dio fa di più; la trasfigura, la feconda, la vivifica.
In questa seconda tappa del cammino ci viene ricordato semplicemente
che siamo fatti per il Tabor, che lì arriveremo la notte di Pasqua.
Gioiamo sin d’ora per ciò che vivremo, assaporiamo da ora la gioia che ci attende.
Siamo già saliti sul Tabor nella nostra esperienza di fede?
Credo di sì, perché Dio ci dona, a volte, di assistere alla sua gloria.
Può essere stato un momento di preghiera che ci ha coinvolti, una messa
in cui siamo stati toccati dentro, l’esperienza di un pellegrinaggio che
ha cambiato il nostro modo di rapportarci con il Signore.
Attimi, barlumi in cui sentiamo l’immenso che ci abita.
E il sentimento diventa ambiguo; talmente grande da averne paura,
talmente infinito da sentircene schiacciati.
È la paura che prende Pietro e i suoi compagni, è il terrore che abita
Abramo prima di incontrare il suo Dio.
È il sentimento della bellezza di Dio, la percezione della sua maestà
che ci motiva e ci spinge.
Pietro lo sa e dice: “È bello per noi stare qui”.
Finche non giungeremo a credere grazie alla bellezza che ci avvolge,
ci mancherà sempre un tassello della fede cristiana.
Non è forse questa la fragilità della nostra fede?
Non è forse qui la ragione di tanta tiepidezza della nostra comunità?
Non abbiamo forse smarrito la bellezza nel raccontare la fede?
Nel celebrare il Risorto?
È noioso credere, è giusto—certo—ma immensamente noioso.
Il Vangelo di oggi ci dice, al contrario, che credere può essere splendido.
Varrebbe la pena ricuperare dentro di noi il senso dello stupore e della bellezza,
l’ascolto dell’interiorità che ci porta in alto, sul monte, a fissare lo sguardo su Cristo.
Certo; la vita non è sempre Tabor e si fa fatica, tanta fatica.
Ma ricordiamoci; che stiamo proprio facendo deserto per riscoprire
che siamo viandanti, pellegrini, che la nostra patria è altrove.
Come Abramo ascoltiamo la promessa di un Dio che ci invita a
guardare le stelle, ad alzare lo sguardo; come Paolo ci incoraggiamo
a vicenda guardando al nostro destino di trasfigurati.
Gesù parla con Mosè ed Elia della sua dipartita.
Gesù già vede profilarsi un altro monte, una definitività, la croce,
drammaticamente necessaria per gridare al mondo il vero volto di Dio.
Che mistero!
Dio stesso attraversa questo deserto.
Dio stesso è chiamato ad avere fede, Dio stesso ha bisogno di essere
rassicurato e incoraggiato.
Il grido del Padre per Gesù: “Ascoltatelo!” è l’atteggiamento per
continuare il cammino nel deserto che ci è donato.
Per arrivare al Tabor.
Santa Domenica da Fausto.

venerdì 22 febbraio 2013

Il Vangelo del Sabato 23 Febbraio 2013


Dal Vangelo secondo Matteo (5,43-48) anno C.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Avete inteso che
fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico;
ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori,
perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra
i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti.
Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete?
Non fanno così anche i pubblicani?
E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario?
Non fanno così anche i pagani?
Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”.
Parola del Signore.
Ci risiamo, Gesù dice una cosa inaudita; ci chiede di amare i nostri nemici, perché?
Perché sono figli di Dio anche loro, hanno solo sbagliato il cammino della loro vita.
Hanno intrapreso la via del male.
Stiamo vedendo quante vittime fa il male.
E l’unico modo per sconfiggerlo è eliminarlo là dove nasce.
La via del superamento proposta da Gesù è quella di un amore sovrabbondante.
Il male non si vince con altro male, ma con il bene.
Tutto, insomma, viene capovolto; il discepolo non solo deve eliminare
la vendetta dal suo comportamento, ma deve porgere l’altra guancia.
È semplicemente un nuovo modo di vivere, tutto concentrato sull’amore.
È l’amore che rinnova il cuore e che rende nuova la vita.
Se uno ama dona anche la sua vita; abbiamo tante esperienze su questo,
cominciando da Gesù Cristo che ha donato la sua vita per la nostra salvezza.
 Gesù giunge sino al paradosso di amare anche i nemici.
Tale sconvolgente novità Egli l’ha praticata per primo;
dall’alto della croce prega per i suoi carnefici.
Un amore così non viene da noi, nasce dall’alto.
È il Signore che ce lo dona, per questo può chiedere: “Siate perfetti
come il Padre vostro celeste”.
Non è facile, ci riusciremo soltanto con l’abbandono e la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

Il Vangelo del Venerdì 22 Febbraio 2013


Dal Vangelo secondo Matteo (16,13-19) anno C.
In quel tempo, essendo giunto Gesù nella regione 
di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: «La gente 
chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». 
Risposero: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia,
altri Geremia o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Voi chi dite che io sia?».
Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne
né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli.
E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia
chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.
A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra
sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Parola del Signore.
Gesù raduna i discepoli in un luogo appartato e si mette a parlare con loro.
Ogni comunità ha bisogno di momenti come questi, non per una vuota
e falsa intimità, ma per crescere nella conoscenza e nell’amore del Signore.
Gesù chiede cosa dice la gente di Lui; ma soprattutto vuol sapere cosa pensano i discepoli.
Sapeva bene che era molto viva l’attesa del Messia, sebbene inteso come
un uomo forte sia politicamente che militarmente; avrebbe dovuto
liberare il popolo d’Israele dalla triste schiavitù dei romani.
Era un’attesa totalmente estranea alla missione di Gesù tesa, invece,
alla liberazione radicale dalla schiavitù del peccato e del male.
Dopo le prime risposte Gesù va diritto al cuore dei discepoli: “Voi chi dite che io sia?”.
Ha bisogno che i discepoli siano in sintonia con Lui, che abbiano con Lui un “comune sentire”.
Pietro prende la parola e, rispondendo per tutti, confessa la sua fede.
E riceve subito la beatitudine.
Pietro, e con lui quel modesto gruppo di discepoli, fa parte di quei “piccoli”
ai quali il Padre rivela le cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.
E Simone, uomo come tutti, fatto di “carne e sangue”, nell’incontro con Gesù
riceve una nuova vocazione, un nuovo compito, un nuovo impegno; essere pietra,
ossia sostegno per tanti altri, con il potere di legare nuove amicizie e di
sciogliere i tanti legami di schiavitù.
Ecco anche il nostro compito, essere sostegno dei tanti nostri fratelli
in difficoltà, in nome del Signore Gesù, aiutati dalla preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.


mercoledì 20 febbraio 2013

Il Vangelo del Giovedì 21 Febbraio 2013


Dal Vangelo secondo Matteo (7,7-12) anno C.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Chiedete 
e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi 
sarà aperto; perché chiunque chiede riceve, 
e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. 
Chi tra di voi al figlio che gli chiede un pane darà una pietra?
O se gli chiede un pesce, darà una serpe?
Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone
ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà
cose buone a quelli che gliele domandano!
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi
fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti”.
Parola del Signore.
A volte non facciamo le cose più immediate e semplici.
Se abbiamo bisogno di aiuto o necessitiamo di qualcosa,
non chiediamo senza problemi?
Non ci rivolgiamo a chi può aiutarci?
Perché non facciamo la stessa cosa con Dio?
Egli, pur conoscendo già da prima quello di cui abbiamo bisogno,
vuole essere debitamente pregato da noi; è un modo per coinvolgerlo
nella nostra esistenza, dandogli il posto che merita.
Dunque, Egli non vede l’ora di ascoltare le nostre preghiere e di esaudirle
nel nome del suo Figlio Gesù; non approfittare della presenza continua di questo
divino interlocutore sarebbe davvero sciocco, oltre che controproducente.
Apriamo il nostro cuore a Lui nella preghiera semplice ed immediata
di ogni giorno, e vedremo la sollecitudine che Egli ha per noi.
Be, allora cosa aspettiamo; preghiamo.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

martedì 19 febbraio 2013

Il Vangelo del Mercoledì 20 Febbraio 2013


Dal Vangelo secondo Luca (11,29-32) anno C.
In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù
cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione
malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato
nessun segno fuorchè il segno di Giona.
Poiché come Giona fu un segno per quelli di Nìnive,
così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa generazione.
La regina del sud sorgerà nel giudizio insieme con gli uomini
di questa generazione e li condannerà; perché essa venne dalle
estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone.
Ed ecco, ben più di Salomone c'è qui.
Quelli di Nìnive sorgeranno nel giudizio insieme con questa
generazione e la condanneranno; perché essi alla predicazione
di Giona si convertirono. Ed ecco, ben più di Giona c'è qui.
Parola del Signore.
Gesù dice che la sua è una generazione malvagia.
Questa malvagità consiste essenzialmente in un atteggiamento
di totale chiusura nei confronti della sua persona.
Essi, che avrebbero dovuto riconoscere il Messia, dando compimento
alle antiche scritture, in realtà sono i suoi più accesi avversari; per questo
Gesù loda coloro che, apparentemente, sono considerati i lontani,
ma che da sempre hanno dimostrato attenzione e persino fede nelle
meraviglie compiute da Dio; quelle stesse meraviglie che Israele
non aveva saputo né voluto riconoscere.
Il risultato di questa chiusura è che proprio quei popoli pagani e senza
Dio saranno i principali giudici di coloro che avevano tutti i presupposti
per accogliere Gesù, ma non l’hanno fatto.
Attenzione a non commettere lo stesso errore anche noi, riconosciamo
Gesù che viene e seguiamolo iniziando dalla preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

lunedì 18 febbraio 2013

Il Vangelo del Martedì 19 Febbraio 2013


Dal Vangelo secondo Matteo (6,7-15) anno C.
In quel tempo, disse ai suoi discepoli: “Pregando non
sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire
ascoltati a forza di parole.
Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di
quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia 
santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. 
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro
celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini,
neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe”.
Parola del Signore.
Al tempo di Gesù, ogni pio israelita conosceva una grande quantità
di preghiere e di formule attraverso le quali potersi rivolgere a Dio.
Addirittura, esistevano preghiere per ogni occasione della giornata e della vita in
genere, che servivano a rendere l’intera esistenza un rendimento di grazie a Dio.
Ma Gesù introduce una novità inaudita; per pregare, bastano poche parole
dette con semplicità.
Tra queste, la parola più importante è quella che designa Dio con il nome
di Padre; per meglio dire, la parola originale che utilizza Gesù è quella di babbino.
Ci siamo mai rivolti a Dio chiamandolo con questo nome?
Eppure è Gesù stesso che ci pone sulle labbra questa espressione;
tutto il resto, di questa preghiera che tutti conosciamo fin da bambini,
è una esplicitazione della nostra fede nella paternità di Dio.
Rendiamoci famigliari con Dio, lasciamo da parte tante parole,
chiamiamolo semplicemente Padre, Babbo o Papà non c’è problema per Lui,
facciamolo partecipe di tutte le nostre azioni della giornata, belle o brutte
che siano non ha importanza, e cominciamo a pregare con Lui.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

domenica 17 febbraio 2013

Il Vangelo del Lunedì 18 Febbraio 2013


Dal Vangelo secondo Matteo (25,31-46) anno C.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli, quando 
il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi 
angeli, si siederà sul trono della sua gloria. 
E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli 
separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le 
pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra 
e i capri alla sinistra. 
Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: 
venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin 
dalla fondazione del mondo. 
Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi
avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito,
malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.
Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato
e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere?
Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito?
E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?
Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste
cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me.
Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno,
preparato per il diavolo e per i suoi angeli.
Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e
non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e
non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato.
Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato
o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?
Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste
cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me.
E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna».
Parola del Signore.
La scena è grandiosa; Gesù, nella funzione regale, è seduto sul trono “con tutti gli angeli”.
Davanti a Lui, come in un immenso scenario, sono raccolte “tutte le genti”.
Tutti; cristiani e non cristiani, credenti e non credenti.
C’è una sola divisione tra loro; il rapporto che ognuno ha avuto
con il Figlio dell’uomo presente in ogni povero.
Il giudice stesso, infatti, si presenta come l’assetato, l’affamato, il nudo, lo straniero, il malato,
il carcerato: “Ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere”.
Il dialogo tra il re e gli interlocutori dei due gruppi mette a fuoco questo aspetto sconcertante;
il giudice glorioso della fine dei tempi, che tutti gli interlocutori riconoscono come “Signore”,
aveva il volto di quel barbone che chiedeva l’elemosina lungo i marciapiedi delle nostre città,
di quell’anziano sbattuto in un ospizio e così via.
L’elenco potrebbe essere prolungato da ognuno di noi, magari solo descrivendo
gli incontri che capitano lungo una giornata.
Questa pagina evangelica dice a tutti—credenti e non credenti—che il confronto
decisivo tra l’uomo e Dio non avviene in   una cornice di gesti eroici e straordinari,
bensì negli incontri di tutti i giorni, nel porgere aiuto a chi ha fame e a chi ha sete,
nell’accogliere e proteggere chi è abbandonato.
L’identificazione di Gesù con i poveri—li chiama anche suoi fratelli—non dipende dalle
loro qualità morali o spirituali; Gesù non si identifica solo con i poveri buoni e onesti.
È un’identità oggettiva; essi sono il Signore perché sono poveri.
Dovunque c’è un povero, lì c’è Dio.
Attenzione, allora, non facciamo distinzioni, vogliamo bene e aiutiamo tutti indistintamente,
anche se a volte non è facile, ci riusciremo con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

sabato 16 febbraio 2013

Il Vangelo della 1° Domenica di Quarsima


Dal Vangelo secondo Luca (4,1-13) anno C.
In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò
dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto dove,
per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo.
Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando 
furono terminati ebbe fame.
Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio,
dì a questa pietra che diventi pane».
Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo».
Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un 
istante tutti i regni della terra,
gli disse: «Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni,
perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio.
Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo».
Gesù gli rispose: «Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai».
Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio
e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù; sta scritto infatti:
Ai suoi angeli darà ordine per te, perché essi ti custodiscano;
e anche: essi ti sosterranno con le mani, perché il tuo piede non inciampi in una pietra».
Gesù gli rispose: «E' stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo».
Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò
da lui per ritornare al tempo fissato.
Parola del Signore.
Giù le maschere; finito il Carnevale, deposti i costumi, siamo ormai
entrati nel grande deserto; quaranta giorni di autenticità,
di preparazione alla Pasqua, quaranta giorni in cui—come Gesù—ogni anno
facciamo il punto della situazione, guardiamo al fondo del cuore e della
vita per capire in che direzione stiamo veleggiando.
Giù le maschere; nel deserto non c’è bisogno di essere diversi da ciò che si è;
l’apparenza non serve; sono messo alle strette, senza cedere alle lusinghe
del mondo che mi propone modelli di vita impossibili.
Nel deserto devo scaricarmi di tutto il superfluo, nel deserto devo
imparare a sopportare l’inaudito frastuono del silenzio.
Nel deserto levo le maschere e mi chiedo; chi sono?
Nella professione di fede della prima lettura, Israele ricorda l’essenziale
della propria fede: “Mio padre era un arameo errante”.
Sì, siamo viandanti, pellegrini, la nostra patria è altrove.
Lasciamo stare i faraonici progetti della nostra vita, abbandoniamo ciò che
sa di sicurezza a tutti i costi, valutiamo ciò che ci appesantisce; siamo pellegrini.
Pazienza, quindi, nel raggiungere la meta (a proposito; dove stiamo andando?).
Il deserto rivela la nostra natura profonda di viandanti; e il viaggio ricorda parole
quali precarietà, essenzialità, disponibilità alla scoperta, allo stupore e alla fiducia.
Giù le maschere; Gesù nel deserto sceglie in che modo essere Messia,
rifiuta le tentazioni per giocare in pieno la sua libertà.
Gesù rifiuta la tentazione del pane, che riduce l’uomo a sopravvivere
intorno alle “cose”; denaro, lavoro, vacanze e vestiti.
Cose inutili, ottimi servi, pessimi padroni.
L’uomo non si riempie il cuore con gli zeri del suo conto in banca.
È ciò che vive Gesù.
Gesù rifiuta un messianismo fatto di gloria e di plauso, di facili consensi,
di gesti mirabolanti.
Che stupore! Gesù, uomo riuscito, ha un’autostima tale che può senza
difficoltà fare a meno del giudizio degli altri.
Gesù rifiuta il potere (ma come? rifiuta ciò che noi desideriamo?).
Gesù rifiuta l’immagine di un Dio che compie miracoli, un Dio eclatante.
Gesù toglie la maschera anche a Dio e vede un Padre, non un onnipotente da corrompere.
Giù le maschere; non è bello poter avere quaranta giorni davanti
per guardare al nostro cuore?
Ci sono dati quaranta giorni per vivere le beatitudini e riflettere
sull’essenza del vangelo, sull’essere discepoli oggi.
La Chiesa, da duemila anni, propone tre strade; la preghiera, il digiuno e l’elemosina.
La preghiera; cinque minuti di silenzio al giorno, con il vangelo della domenica
davanti agli occhi, cinque minuti per iniziare la giornata entrando nel grande
mare della pace interiore che viene da Dio.
Il digiuno; rinunciare a qualcosa per ristabilire un ordine
nella nostra volontà e nella nostra vita.
Infine l’elemosina; rinuncio a qualcosa per un gesto di solidarietà.
Giù le maschere, è iniziata la Quaresima, facciamo compagnia a Gesù e impariamo da Lui.
Santa Quaresima, Fausto.