Dal Vangelo secondo Matteo (8,5-17) anno B.
In
quel tempo, entrato Gesù in Cafarnao, gli venne
incontro un centurione che lo scongiurava: «Signore,
il mio servo giace in casa paralizzato e soffre
terribilmente».
Gesù gli rispose: «Io verrò e lo curerò».
Ma il centurione riprese: «Signore, io non son degno
che tu entri sotto il mio
tetto, dì soltanto una parola e
il mio servo sarà guarito.
Perché anch'io, che sono un subalterno,
ho soldati sotto di me e dico a uno: Fà questo, ed egli lo fa».
All'udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: «In
verità vi dico,
presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande.
Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a
mensa
con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli,
mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto
e stridore di denti».
E Gesù disse al centurione: «Và, e sia fatto secondo la tua fede». In
quell'istante il servo guarì.
Entrato Gesù nella casa di Pietro, vide la suocera di lui che giaceva a letto
con la febbre.
Le toccò la mano e la febbre scomparve; poi essa si alzò e si mise a servirlo.
Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti
con la sua parola e guarì tutti i malati,
perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:
Egli ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie.
Parola del Signore.
Il merito del centurione sta nel fatto di aver avuto così tanta fede in
Gesù, da
comprendere che la sua Parola bastava a compiere il miracolo da lui
richiesto.
Egli, abituato ad una vita militare, sa che la parola di un capo detta
con autorità, anche
da lontano, vale più di tanti discorsi; lo stesso vale per Gesù.
Ma ascolta cosa dice il Signore; infatti, non solo compie il miracolo,
ma esalta questo uomo sconosciuto come appartenente ad un nuovo popolo di
credenti, per i quali il rapporto
con Dio non è più un fatto di razza, ma di fede in Lui.
Proprio uomini e donne come lui saranno gli abitanti del regno che Gesù
viene ad instaurare.
Offriamo a Gesù il nostro assenso di fede, e lasciamoci guarire con
l’autorità della sua
Parola di vita, non dobbiamo essere più increduli, ma credenti e
fiduciosi come il centurione,
attraverso la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia
santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non
ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è
con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e
sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.
Dal Vangelo secondo Matteo (16,13-19)
anno B.
In quel tempo, essendo giunto Gesù nella regione
di Cesarèa di
Filippo, chiese ai suoi discepoli:
«La gente chi dice che sia il Figlio
dell'uomo?».
Risposero: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia,
altri Geremia o qualcuno
dei profeti».
Disse loro: «Voi chi dite che io sia?».
Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio
del Dio vivente».
E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il
sangue te
l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli.
E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa
e le
porte degli inferi non prevarranno contro di essa.
A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra
sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei
cieli».
Parola del Signore.
In realtà, Pietro non ha ancora capito bene cosa significhi
riconoscere
in Gesù il Figlio del Dio vivente, il Cristo.
Però, Gesù riconosce in Pietro l’intervento dello Spirito Santo,
perché nessuno avrebbe potuto suggerirgli quella verità.
Leggendo questo brano, possiamo quasi respirare la solennità con
cui Gesù
profetizza il futuro ruolo di primaria importanza di Pietro per tutta
la Chiesa.
Inoltre, Gesù dà a Pietro e a tutti i suoi successori il potere
spirituale di
continuare la sua opera nel mondo per mezzo del perdono dei
peccati
e della confermazione di ogni credente sulle vie del Vangelo.
Questo compito di Pietro non è mai finito, ma continua ancora
oggi;
Pietro ha la responsabilità anche su di noi e sulla nostra
salvezza eterna.
Grande Pietro, la sua è vera fede, impariamo da lui, ci riusciremo
pregando.
Padre nostro che sei nei cieli, sia
santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e
non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il
Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il
frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora
e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.
Dal Vangelo secondo Matteo (7,21-29) anno B.
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
“Non chiunque mi dice: Signore, Signore,
entrerà nel
regno dei cieli, ma colui che fa
la volontà del Padre mio che è nei cieli.
Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore,
non abbiamo noi profetato
nel tuo nome
e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto
molti miracoli nel tuo
nome?
Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me,
voi
operatori di iniquità.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile
a un
uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia.
Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono
su
quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia.
Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile
a un
uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia.
Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su
quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande».
Quando Gesù ebbe finito questi discorsi, le folle restarono stupite del suo
insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non
come i
loro scribi.
Parola del Signore.
Le parole di Gesù ci invitano oggi ad andare all’essenziale; guai a
soffermarsi sugli aspetti più eclatanti della fede per poi perdere
di vista il
centro, che consiste nel fare la volontà di Dio.
L’importante, dunque, è costruire le fondamenta del proprio edificio
spirituale di credente, basato sulla pratica costante della virtù e del
rinnegamento di se stessi,
in una continua ricerca di come si possa davvero rendere felice il
Signore.
Dunque, mai dimenticare che per essere davvero discepoli di Gesù è molto
più
utile prendere con fede ed amore la propria croce che fare miracoli di
qualsiasi genere; con la croce, prima o poi, si arriva sempre alla meta,
mentre
tutto il resto rischia di portarci fuori strada e allontanarci da Lui,
unico
sommo bene.
Prendiamo la nostra croce e portiamola con amore, resteremo sempre
attaccati a Cristo, facciamolo attraverso la preghiera ci riusciremo meglio.
Padre nostro che sei nei cieli, sia
santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non
ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è
con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e
sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.
Dal Vangelo secondo Matteo (7,15-20) anno B.
In
quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
"Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi
in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci.
Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse
uva dalle spine, o fichi
dai rovi?
Così ogni albero buono produce frutti buoni
e ogni albero cattivo
produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti
cattivi,
né un albero cattivo produrre frutti buoni.
Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco.
Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere.
Parola del Signore.
Gesù mette in guardia dal pericolo di
lasciarsi attrarre dai falsi profeti,
cioè da quel modo di vivere che sembra più
facile e immediato,
ma in realtà ci porta via la vita come un
lupo rapace.
Con facilità gli uomini si lasciano
attrarre dalla vita apparentemente
normale, in realtà con poco amore.
Gesù vuol dire che le tentazioni del mondo
si presentano lusinghiere
e ragionevoli, e quindi capaci di attrarre
tanti.
C’è un criterio che ci aiuta a riconoscere
le false profezie.
Esse infatti immiseriscono il cuore e le
vita rendendola senza
frutti buoni per sé e per gli altri.
Se il cuore è pieno di sé non potrà dare frutti
di amore.
Al contrario, tagliando i rami dell’egoismo
e lasciando operare il Vangelo,
si porteranno frutti di opere buone.
Lasciamoci potare dal Signore, e da noi
ricaverà buoni frutti,
ci riusciremo con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia
santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non
ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è
con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e
sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.
Dal Vangelo secondo Matteo (6,24-34) anno B.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
“Nessuno
può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro,
o preferirà l'uno e disprezzerà
l'altro:
non potete servire a Dio e a mammona.
Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di
quello che mangerete o
berrete, e neanche per il vostro corpo,
di quello che indosserete; la vita forse
non vale più del cibo e il
corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono,
né ammassano nei
granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre.
Non contate voi forse più di
loro?
E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua
vita?
E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del
campo:
non lavorano e non filano.
Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria,
vestiva come uno di loro.
Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà
gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede?
Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo?
Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?
Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste
infatti sa che ne avete bisogno.
Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste
cose vi saranno date in aggiunta.
Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le
sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.
Parola del Signore.
Non è possibile seguire due padroni, essere cioè servi del Vangelo
e
delle cose del mondo. Il cuore non può dividersi.
Il Signore richiede ai discepoli un amore esclusivo come il suo.
Il nostro Dio è un Dio geloso e pieno d’amore.
Essere liberi dalla schiavitù delle cose, vuol dire affidarsi
totalmente a lui,
mettersi nelle sue mani.
È un Padre vero che ha cura dei suoi figli e provvede alle loro
necessità.
Il Vangelo sembra dirci: «Voi siete nati per il Signore.
La vostra vita gli sta molto a cuore, più di quanto stia a cuore a voi
stessi.
Voi siete fatti per lui e per i fratelli».
Eppure, di questa fondamentale verità, che è il senso stesso della
vita,
noi ce ne occupiamo davvero poco (tanto meno ce ne preoccupiamo).
E se molti restano senza cibo e vestito è perché altri non cercano il
regno
di Dio e la sua giustizia, ma solo il proprio tornaconto.
La vera
preoccupazione dei discepoli, dice Gesù, deve essere
quella del regno, ossia della
comunicazione del Vangelo,
della edificazione della comunità e del servizio verso i
poveri.
Il discepolo che cerca questa giustizia, che è quella del regno,
è sostenuto e difeso dal Signore in tutta la sua vita.
Non dobbiamo essere servi, ma figli di Dio, ci riusciremo pregando.
Padre nostro che sei nei cieli, sia
santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non
ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è
con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e
sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.
Dal Vangelo secondo Matteo (6,19-23) anno B.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
“Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e
rubano;
accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola
né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano
e non rubano.
Perché là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore.
La lucerna del corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro,
tutto il tuo corpo sarà nella luce;
ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso.
Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!
Parola del Signore.
Gesù esorta i discepoli a digiunare dalle
cose del mondo.
È un insegnamento di grande saggezza,
soprattutto in una società
ricca e opulenta come la nostra.
Abbiamo bisogno di liberarci dalla
schiavitù del possesso e del consumo.
Il digiuno, prima di essere una pratica esteriore,
è un atteggiamento
del cuore, un modo di porsi di fronte alla
vita.
Il vero tesoro – continua Gesù – è là dov’è
diretto il cuore.
Digiunare dalle cose del mondo non solo
libera dalla schiavitù
consumista ma rende capaci di accumulare tesori
nel cielo.
E il cielo è la vita con il Signore, con i
fratelli e con i poveri.
Chi spende così la propria vita accumula
tesori che non gli saranno
rubati dai ladri di questo mondo; al
contrario, frutteranno
abbondantemente in amore e in bontà.
Avere l’occhio chiaro significa avere
attenzione e preoccupazione al vero
tesoro della vita che è appunto l’amore
per il Signore e per gli altri.
Chi vive ripiegato su se stesso si
autocondanna a passare le sue
giornate senza luce, chiuso nel proprio
piccolo e triste orizzonte.
Accendiamo la luce, apriamo le finestre
del nostro cuore perché
vi entri, accendiamola con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia
santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non
ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è
con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e
sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.
Dal Vangelo secondo Matteo (6,7-15) anno B.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
“Pregando, non sprecate parole come i pagani,
i quali credono di venire ascoltati a forza di parole.
Non siate dunque come loro, perché il Padre
vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima
che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo
nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così
in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi
li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci
dal male.
Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste
perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure
il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.
Parola del Signore.
La preghiera, secondo l’insegnamento di Gesù, non è tanto un
fatto di parole, quanto di essenzialità e di cuore.
Si deve partire dal presupposto che Dio sa già di cosa abbiamo bisogno
ancor prima che glielo chiediamo; Gesù si fa maestro di preghiera per
farci capire quale sia la maniera per commuovere il cuore di Dio.
Il modo più immediato è quello di chiamarlo con l’appellativo di Padre.
Di fronte a questo titolo, il Creatore non può non commuoversi e
non rispondere con premurosa sollecitudine.
Quanto più preghiamo con queste parole, tanto meglio riusciamo
ad
avvertire, accanto a noi, la presenza del Padre che ci dona questa
consapevolezza; tutte le nostre richieste vengono esaudite dal suo
cuore
paterno ed allora preghiamo.
Padre nostro che sei nei cieli, sia
santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non
ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è
con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e
sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.
Dal Vangelo secondo Matteo (6,1-6,16-18)
anno B.
In
quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “State attenti
a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per
essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa
presso il Padre vostro che è nei
cieli.
Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba
davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e
nelle strade per essere
lodati dagli uomini. In verità vi dico:
hanno gia ricevuto la loro ricompensa.
Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra
ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre
tuo,
che vede nel segreto, ti ricompenserà.
Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando
ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti
dagli uomini.
In verità vi dico: hanno gia ricevuto la loro ricompensa.
Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il
Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti
ricompenserà.
E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si
sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità
vi dico:
hanno già ricevuto la loro ricompensa.
Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto,
perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel
segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
Parola del Signore.
Molte volte ci accontentiamo di ricompense molto misere; ci basta
sapere che
qualcuno ha notato le nostre virtù, come sappiamo pregare bene,
quanto siamo
bravi a digiunare e quanto mettiamo nel cestino delle offerte
durante la Messa,
per essere felici.
E non pensiamo che in quel momento, abbiamo perso l’opportunità di
ricevere
una ricompensa ben più grande; lo sguardo di Dio che vede nel segreto.
Dio vede nel segreto anche le intenzioni nascoste che si muovono nell’intimo,
per cui conosce cosa veramente ci spinge a compiere
anche certe pratiche religiose.
Di fronte alle parole di Gesù, anche noi dobbiamo interrogarci per
capire
quali sono le vere motivazioni della nostra religiosità; è il modo
migliore
per vivere con serietà il Vangelo.
Viviamo veramente e seriamente il Vangelo e scopriremo l’amore
Paterno di Dio, anche attraverso la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia
santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non
ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è
con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e
sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.
Dal Vangelo secondo Matteo (5,43-48) anno B.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
“Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i
vostri
nemici e pregate per quelli che vi perseguitano,
affinchè siate figli
del Padre vostro che è nei cieli,
Egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui
buoni,
e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti.
Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete?
Non fanno così anche i pubblicani?
E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di
straordinario?
Non fanno così anche i pagani?
Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”.
Parola del Signore.
L’invito che Gesù rivolge a ciascuno di noi per mezzo di queste parole
non lasciano adito a nessun dubbio; per essere come il Signore ci
vuole,
dobbiamo essere perfetti come il Padre che è nel cielo.
Il segreto sta nel guardare al modo in cui Dio ci ama:
Egli fa sorgere il suo sole sui buoni e sui cattivi.
È un modo per dire che Dio dona il suo amore a tutti, senza aspettarsi
il
contraccambio e senza fare preferenze; per fare ciò è necessario entrare
in una logica completamente diversa da quella a cui siamo abituati.
Di fronte a questa parola di Gesù, anche noi scopriamo la nostra
incapacità
e il nostro limite nell’amore: chiediamo a Dio che ci dia il suo
cuore perché
la nostra capacità di amare non conosca limiti e non si fermi di
fronte a nessuno.
Amiamo come ama Dio, sentiremo in noi la sua grazia,
per farlo bene aiutiamoci con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia
santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non
ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è
con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e
sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.
Dal Vangelo secondo Matteo (5,38-42) anno B.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
“Avete inteso che fu
detto: Occhio per occhio
e dente per dente; ma io vi dico non opporvi
al
malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia
destra, tu porgigli anche l'altra;
e a chi ti vuol
chiamare in giudizio per toglierti la tunica,
tu lascia anche il mantello.
E se uno ti costringerà a fare un miglio,
tu fanne con lui due.
Dà a chi ti domanda e a chi desidera da te
un prestito non volgere le spalle.
Parola del Signore.
Le esigenze della logica evangelica, a prima vista,
possono sembrare completamente differenti rispetto
a quello che noi chiamiamo generalmente buon senso.
Ora, se in molte situazioni l’equilibrio e la prudenza sono dovute, d’altro
canto esse non devono spegnere l’originalità del messaggio di Gesù.
Questo vuol dire che il cristiano deve sottostare alle ingiustizie e
chiudere
gli occhi di fronte alla cattiveria?
Gesù desidera che il cristiano assuma un modo di comportarsi
completamente diverso; di fronte all’ingiustizia e al sopruso,
egli deve saper brillare per sconfiggere la cattiveria con la forza
inerme dell’amore.
L’amore vince sempre, anche se passa attraverso strade differenti
rispetto ad ogni logica umana; è quella la vera vittoria.
Prendiamo allora la strada illogica dell’amore per incontrare il
Signore,
lo possiamo fare attraverso la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia
santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non
ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è
con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e
sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.
Dal Vangelo secondo Marco (4,26-34) anno B.
In quel tempo, Gesù diceva alla folla: «Così è
il regno di Dio; come un uomo che getta il seme
sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno,
il seme germoglia e cresce.
Come, egli stesso non lo sa.
il terreno produce spontaneamente, prima lo stelo,
poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga;
e quando il frutto è maturo,
subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale
parabola possiamo descriverlo?
È come un granellino di senapa che, quando viene
seminato sul terreno,
è il più piccolo di tutti semi che sono sul terreno; ma, quando viene
seminato,
cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così
grandi
che gli uccelli del cielo possono farsi il nido alla sua ombra».
Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo
quello che potevano intendere.
Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli,
spiegava ogni cosa.
Parola del Signore.
Questioni di semi.
Gesù, che ben conosce l’ambiente contadino da cui proviene,
usa spesso immagini semplici per spiegare le realtà profonde di Dio.
La realtà dello Spirito ha le sue dinamiche, i suoi ritmi,
che vale la pena di conoscere.
E per farlo, conviene mettersi alla scuola di Colui che conosce ciò
che c’è in ogni uomo: il Signore Gesù.
Il Vangelo di oggi ci propone due parabole che parlano di semi,
a indicare una duplice realtà; quella della nostra crescita interiore
e quella dello sviluppo del Regno.
La prima parabola c’invita alla pazienza, a lasciar stare l’ansia,
la
voglia di tenere tutto sotto controllo, il voler programmare
e capire tutto
nella nostra vita spirituale.
È la nostra vita che ci porta a pensare che le cose dipendano da noi,
dalla nostra buona volontà; ci tocca programmare tutto, anche il
riposo!
E il rischio di applicare questo schema alle cose dello Spirito
è
quanto mai presente.
Entusiasti, ci siamo avviati sulle strade del vangelo e vi abbiamo
intuito la verità, magari emotivamente in un’esperienza, in una comunità,
in un percorso di preghiera.
Poi, dopo qualche tempo; maretta.
Fatica a pregare, dubbi e inquietudine.
E abbiamo pensato; starò sbagliando? Che cosa posso fare?
Gesù risponde con la parabola dell’essere, del lasciarsi;
se il seme è piantato, stai tranquillo, lascia fare al Signore.
È una prospettiva molto diversa dal nostro efficientismo; fidarsi e
lasciare
tutto in mano a Dio, credere che Dio, se lo lascio fare, opera e cresce
in me.
La vita interiore richiede tempo e ritmo che non possiamo pretendere
di manipolare e nella fede la priorità è sempre di Dio.
La seconda parabola ci ricorda la stupefacente proprietà del seme di
senapa,
piccolo al punto da rassomigliare alla polvere, e che pure diventa un
arbusto alto più di un metro.
La realtà del Regno è così, sia in noi sia intorno a noi.
In noi: un piccolo gesto, un piccolo impegno, una piccola apertura nei
confronti
del Signore può spalancare la diga della fede che tutto irriga e
feconda.
Anche se la nostra vita è colma di distrazioni, il seme può crescere,
nella mia vita e intorno a me, con piccoli gesti di testimonianza,
talora insignificanti, che producono risultati sorprendenti.
E il Regno intorno a noi è così: una piccola comunità di uomini e donne
che hanno solcato bene o male l’oceano della storia, fecondando il
mondo della speranza del vangelo.
Non si ha l’impressione, a volte, che sia tutto inutile?
Che dopo duemila anni dal cristianesimo il mondo non sia cambiato?
No: allo sguardo della fede non sfugge il fatto che milioni di uomini e
donne si riconoscono fratelli e figli e cambiano la storia indirizzandola
su
sentieri di luce.
Non temiamo, dunque: la nostra comunità, i nostri gesti, le nostre
celebrazioni, fecondano la realtà, la inseminano, lasciando al Signore
il
compito di far crescere il suo Regno in mezzo a noi.
Diventiamo tutti agricoltori, seminiamo la semente dell’amore
nell’orticello
del nostro cuore e lasciamo che diventi grande.
Buona Domenica seminatori, da Fausto.
Dal Vangelo secondo Marco
(14,12-16**16,22-26) anno B.
Il primo giorno degli Àzzimi,
quando si immolava
la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi
che
andiamo a preparare, perché tu possa
mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà
incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo. Là dove entrerà,
dite al
padrone di casa: "Il Maestro dice:
Dov'è la mia stanza, in cui io possa
mangiare
la Pasqua con i miei discepoli?. Egli vi mostrerà al piano superiore
una
grande sala arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».
I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro
e
prepararono la Pasqua.
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede
loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese
grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue
dell'alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai
più del frutto della vite fino
al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di
Dio».
Dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
Parola del Signore.
Provo gioia e dolore in questa festa.
Gioia per la profonda fede che nutro nei confronti della presenza di
Cristo
nel mistero dell’Eucaristia, per la consapevolezza che ho acquisito, in
questi
lunghi anni, della profondità sconcertante di quel povero gesto, della
bizzarria
di Dio, dell’ingenuità di Gesù.
Gioia per l’amore che più di una volta mi ha travolto partecipando
all’eucaristia.
Gioia per la presenza di Cristo tangibile, evidente, palpabile che ho
avuto la grazia immensa di sperimentare in alcuni momenti della mia vita, in un
contesto
di preghiera e di ascolto della Parola.
Dolore acuto, imbarazzante, ostinato, perché, quando parlo di questa
cosa
alle persone che con me condividono la fede nel Risorto, ai discepoli,
sento
troppo spesso incomprensione.
Dolore per come fatichiamo a credere che durante la celebrazione
dell’Eucaristia, Gesù viene a rinnovare i ll suo gesto d’amore.
Dolore per il clima per niente fraterno che ho colto in più di una
comunità
stanca e depressa, chiusa e impermeabile.
Dolore perché la sommità della montagna, che è l’Eucaristia e che
dovrebbe
essere fonte e culmine della nostra vita di fede, rischia di essere
l’unica flebile appartenenza al cristianesimo per molte persone, una cima senza
base.
Migliaia di volte ho partecipato alla Messa nella mia vita, migliaia di
volte
mi sono reso presente—incredulo, indegno, distratto—all’immensità di Dio.
E ancora mi stupisco.
Ricordati dice Mosè al popolo, fa memoria del tuo cammino.
Della schiavitù e della libertà, e di quanto costi diventare liberi, di
quanto deserto occorra attraversare per spogliarsi di tutte le
sovrastrutture—sociali, caratteriali, religiose—che t’impediscono di credere e
di amare nella nudità dell’essere.
Fa memoria, dice Mosè al popolo, della fame che hai patito e del pane
che hai ricevuto, il pane del cammino.
La domenica ci raduniamo in obbedienza al comandamento del Signore, a
quell’imperioso “Fate questo in memoria di me” pronunciato durante la Cena,
per
dare un senso alla nostra settimana, per orientarla verso il vero e il bene,
per leggere le mille vicende della nostra vita in una prospettiva di vangelo.
Fare memoria significa aprire il tombino che sta sotto i nostri piedi
per scorgere,
sotto il piano stradale, l’oceano.
Questo è anzitutto l’Eucaristia; una terapia contro la dimenticanza,
una consapevole
ed energica scossa che ci permette di rientrare in noi stessi
per trovare, in noi stessi,
il sorriso di Dio. Nonostante tutto.
E questa partecipazione, questo celebrare insieme, questo radunarsi,
questo essere convocati ci rende uno, perché uno è il pane che mangiamo, dice
Paolo ai litigiosi Corinzi.
Vero, verissimo; niente e nessuno potrebbe radunare ogni domenica in
Italia quasi dieci milioni di persone, anziani, coppie, giovani (pochi),
persone di cultura diversa,
di fede politica e calcistica diversa, tutti, in
qualche modo, sedotti dal Nazareno.
Ci rende uno quello spezzare il pane, un’unità che non mi dispiacerebbe
ritrovare, almeno un poco, fuori, nel mondo, là dove l’Eucaristia diventa vita,
là dove mettiamo alla prova la verità del gesto che abbiamo fatto.
Il nostro mondo ha urgente bisogno, immenso bisogno di unità, di
speranza, di diversità armonizzata intorno a un sogno, il sogno del regno di
Dio.
E i cristiani latitano, gli illuminati languono.
Facendo memoria, facendo unità, incontriamo interiormente,
spiritualmente, l’immensità di Dio.
Quel pane che ci è donato, dice Gesù, è presenza di Dio, ci cristi
fica, ci fa nuovi,
ci unisce a Lui, avviene uno scambio intimo, profondo,
misterioso, fra la nostra povertà e la sua immensa grandezza.
Non possiamo fare a meno di partecipare all’Eucaristia; dicevano i
martiri di
Abitene a uno sconcertato procuratore romano che li voleva salvare
dalla pena
di morte invitandoli a non radunarsi alla domenica.
Mio Dio, quanta distanza….
Forse ciò che abbiamo perso nelle nostre messe non è il fascino della
ritualità o la solennità delle funzioni, l’equilibrio o l’armonia del
celebrare, o l’eccessiva enfasi
data dall’omelia, forse quello che manca è
proprio solo la fede.
Non ci sono santi, se credo che che davvero Dio è presente, non riesco
a mancare neanche sforzandomi…
Preghiamo per la nostra conversione, perché ogni discepolo si apra allo
stupore,
perché ogni prete diventi trasparenza di Dio.
Preghiamo perché non “banalizziamo” l’Eucaristia, che sia una forza
dirompente all’interno della nostra settimana, un salubre stimolo a essere
maggiormente discepolo, più autentici e veri, più consapevoli dell’immensità di
Dio.
In qualsiasi posto andiamo; l’Eucaristia resta il dono più misterioso e
arricchente della nostra vita interiore.
Non spegniamo lo Spirito in noi. Lasciamo che la grazia ci raggiunga e
ci cambi.
Lasciamo che Gesù accenda la fiamma della speranza in ognuno di noi.
Santa Domenica del Corpus Domini da Fausto.
Dal Vangelo secondo Marco (12,38-44) anno B.
In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla
nel suo
insegnamento: «Guardatevi dagli scribi,
che amano passeggiare in lunghe vesti,
ricevere
saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle
sinagoghe e i primi posti nei
banchetti.
Divorano le case delle vedove e pregano
a lungo per farsi vedere.
Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come
la folla vi gettava monete.
Tanti ricchi ne gettavano molte.
Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un
soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico:
questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri.
Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo.
Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva,
tutto quanto aveva per vivere».
Parola del Signore.
La vedova e i farisei: Gesù contrappone questi personaggi per far
comprendere
ai discepoli un insegnamento importante.
A Dio non interessa quanto gli si dà, ma come glielo si dà.
I farisei davano a Dio il superfluo; questo sanno farlo tutti e non c’è
bisogno di particolare spirito di fede per questo tipo di gesti.
Ma dare il necessario, cioè ciò che serve per vivere e dal quale sai
che
dipende la tua sopravvivenza, questo è veramente eroico.
La vedova dunque, diventa il modello del vero discepolo di Gesù,
perché
insegna cosa significhi fidarsi davvero di Dio.
Essa, proprio come Gesù, ha donato tutta se stessa in quella piccola
offerta,
per questo Gesù la indica come esempio di sua vera,
anche se
inconsapevole, imitatrice.
Imitiamo Gesù, non diamo solo il tempo in cui non sappiamo cosa fare,
doniamoci
letteralmente con amore cominciando con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia
santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non
ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è
con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e
sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.
Dal Vangelo secondo Marco (12,35-37) anno B.
In quel tempo, insegnando nel tempio, Gesù diceva: «Come mai gli scribi
dicono che il Cristo è figlio i Davide?
Disse infatti Davide stesso, mosso dallo Spirito Santo: “Disse il
Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici
sotto i tuoi piedi”.
Davide stesso lo chiama Signore: da dove risulta che è suo figlio?».
E la folla numerosa lo ascoltava volentieri.
Parola del Signore.
Il re Davide era, per il popolo di Israele, ben più che un personaggio
storico.
Era l’incarnazione del re unto da Dio che ha con Lui un rapporto di
intimità unico.
Davide, nel corso dei secoli, era stato idealizzato e presentato come
modello
di fedeltà e di amicizia con Dio, anche se poi leggendo la sua storia
ci
accorgiamo che anche lui fece delle scelte discutibili.
In ogni caso, l’immaginario comune era talmente centrato su questa
figura da convincere tutti che il Messia sarebbe stato suo figlio e degno
continuatore.
Ma Gesù ci tiene a precisare che il vero Messia ha delle altre
prerogative,
e che non è un condottiero valoroso né un re restauratore.
Il Signore prende le distanze dalla figura di Davide, per insegnare
loro chi sia veramente il Messia.
Ascoltiamo Gesù per quello che è, e per il suo insegnamento, tutto il
resto non conta, anzi ci fa deviare dalla verità, preghiamo per comprendere
meglio la sua Parola.
Padre nostro che sei nei cieli, sia
santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non
ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è
con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e
sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.
Dal Vangelo secondo Marco (12,28b-34) anno
B.
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi
e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele!
Il Signore nostro Dio è l’unico
Signore;
amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore
e con tutta la tua
anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”.
Il secondo è questo:
“Amerai il tuo prossimo come te stesso”.
Non c’è altro comandamento più grande
di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è
unico
e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con
tutta l’intelligenza
e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di
tutti gli
olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse:
«Non sei lontano dal regno di Dio».
E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
Parola del Signore.
Essere vicini o meno al regno di Dio è legato non tanto a quanto
si è convinti di credere, quanto all’apertura del proprio cuore e
della propria vita alla Parola di Gesù.
Lo scriba del Vangelo si lasciò guidare dalla propria sete di
comprendere
davvero Dio, per cui non poteva che incontrare, alla fine del
cammino,
la persona di Gesù.
In effetti, ci si apre a Dio e alla persona di Gesù nella misura in cui
si
fa proprio il comandamento dell’amore.
Quanto più ci si impegna ad amare, tanto più è vicino il momento in cui
si
troverà il Signore Gesù, che ci porta nel regno del Padre.
Dunque, siamo invitati a raggiungere la saggezza che proviene
dall’amore
di Dio e del prossimo.
Quindi, più si ama, più si è amati, non è facile possiamo provarci con
la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia
santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non
ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è
con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e
sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.
Dal Vangelo secondo Marco (12,18-27) anno B.
In
quel tempo, vennero a lui dei sadducei, i quali
dicono che non c'è
risurrezione, e lo interrogarono dicendo: «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che
se muore il fratello di uno e lascia la moglie
senza figli, il fratello ne
prenda la moglie per
dare discendenti al fratello.
C'erano sette fratelli: il primo prese moglie e morì
senza lasciare
discendenza;
allora la prese il secondo,
ma morì senza lasciare discendenza; e il terzo
egualmente,
e nessuno dei sette
lasciò discendenza. Infine, dopo tutti, morì anche la
donna.
Nella risurrezione, quando risorgeranno, a chi di loro apparterrà la donna?
Poiché in sette l'hanno avuta come moglie».
Rispose loro Gesù: «Non siete voi forse in errore dal momento che non
conoscete le Scritture, né la potenza di Dio?
Quando risusciteranno dai morti, infatti, non prenderanno moglie né marito,
ma saranno come angeli nei cieli.
A riguardo poi dei morti che devono risorgere, non avete letto nel libro di
Mosè,
a proposito del roveto, come Dio gli parlò dicendo: Io sono il Dio di
Abramo,
il Dio di Isacco e di Giacobbe?
Non è un Dio dei morti ma dei viventi! Voi siete in grande errore».
Parola del Signore.
È sempre molto difficile per l’uomo capire quale sia la natura della
vita eterna;
per questo motivo è molto facile che egli cerchi di immaginarsi un
aldilà
che ricalchi il modo di vivere terreno.
Ma Gesù ci mette in guardia riguardo a questo pericolo; sarebbe un
grosso
errore pensare che la vita eterna sia una semplice continuazione di
quella terrena;
essa è ben altro.
Però, per comprenderne il reale significato si deve avere fiducia nella
Parola
di Gesù, lasciandosi condurre dal suo insegnamento.
I sadducei erano prevenuti nei confronti del Signore, per cui cercano
semplicemente di trarlo in errore.
Non cercando davvero la verità, non sono disposti a comprendere la
realtà del Paradiso, felicità senza fine, uniti a Dio.
Dio ci ama, ecco perché non dobbiamo avere paura della vita eterna,
cerchiamo la verità, che ci porta ad un’unione reale con Cristo,
attraverso la
preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia
santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non
ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è
con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e
sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.