lunedì 30 aprile 2012

Il Vangelo del Martedì 1 Maggio 2012

Dal Vangelo secondo Giovanni
(10,22-30) anno B.
Ricorreva in quei giorni a Gerusalemme
la festa della Dedicazione.
Era d'inverno. Gesù passeggiava nel tempio,
sotto il portico di Salomone.
Allora i Giudei gli si fecero attorno e

gli dicevano: «Fino a quando terrai l'animo nostro sospeso?
Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».
Gesù rispose loro: «Ve l'ho detto e non credete; le opere che io

compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza;
ma voi non credete, perché non siete mie pecore.
Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e

nessuno le rapirà dalla mia mano.
Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e

nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio.
Io e il Padre siamo una cosa sola».

Parola del Signore.
Giovanni ci dice che questo dialogo tra Gesù e i Giudei avvenne
sotto la porta di Salomone, cioè uno dei colonnati che si estendevano
su tutto il lato orientale della spianata del tempio.
Ma forse Giovanni vuole dirci qualcosa di più profondo,
sottolineando questo legame tra Gesù e Salomone.
Quest’ultimo veniva considerato già dalla tradizione giudaica,
il sapiente per eccellenza.
Gesù è Colui che un giorno aveva detto agli ascoltatori increduli,
che di fronte a loro vi era ben più di Salomone;
Egli stesso è la sapienza incarnata di Dio.
Non facciamo come i giudei, per non essere ripresi in
continuazione da Gesù, crediamo che Lui è il
Cristo Figlio di Dio, per farlo abbiamo bisogno di pregare.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti

come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in
tentazione, ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il

frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.







domenica 29 aprile 2012

Il Vangelo del Lunedì 30 Aprile 2012

Dal Vangelo secondo Giovanni
(10,1-10) anno B.
In quel tempo, Gesù disse:
«In verità, in verità vi dico:
chi non entra nel recinto delle pecore
per la porta, ma vi sale da un'altra parte,
è un ladro e un brigante.
Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce:

egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori.
E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi

a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce.
Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui,

perché non conoscono la voce degli estranei».
Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono

che cosa significava ciò che diceva loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico:

io sono la porta delle pecore.
Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti;

ma le pecore non li hanno ascoltati.
Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo;

entrerà e uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere;

io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.
Parola del Signore.
Gesù sapeva bene che ricorrendo all’immagine del pastore,
avrebbe lasciato nel cuore dell’uditore un messaggio ben preciso.
In una società essenzialmente dedita alla pastorizia, il gregge
era l’unica fonte di sussistenza; per cui tra il pastore e le sue
pecore si instaurava un rapporto particolarissimo, tanto che
il pastore era anche disposto a morire per proteggerle.
Gesù utilizza questa similitudine per dire che Egli si
comporta alla stessa maniera con noi, sue pecore;
ci guida alle sorgenti della salvezza e ai pascoli eterni.
E noi abbiamo la consapevolezza che seguendo Gesù
avremo sorgenti d’acqua e pascoli erbosi?
Per riuscirci dobbiamo pregare.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in

cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i

nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il

frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei

secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.



sabato 28 aprile 2012

Il Vangelo della 4° Domenica di Pasqua

Dal Vangelo secondo Giovanni
(10,11-18) anno B.
In quel tempo, Gesù disse:
“Io sono il buon pastore.
Il buon pastore offre la vita per le pecore.
Il mercenario invece, che non è pastore

e al quale le pecore non appartengono,
vede venire il lupo, abbandona le pecore
e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; egli è un mercenario
e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie

pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io
conosco il Padre; e offro la vita per le pecore.
E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste

io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno
un solo gregge e un solo pastore.
Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita,

per poi riprenderla di nuovo.
Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il

potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo.
Questo comando ho ricevuto dal Padre mio».
Parola del Signore.
Gesù risorto spalanca il cuore di Tommaso e scioglie la
sua durezza e il suo dolore; presente in mezzo ai suoi apostoli,
apre loro la mente all’intelligenza delle Scritture,
per capire la profondità del Mistero, per svelare loro che
Egli è l’unico Pastore, che sa dove condurci,
che lo fa seriamente, che lo fa con passione.
La sua morte non è stata un incidente di percorso,
ma l’offerta della sua vita per le sue pecore.
Gli apostoli hanno vissuto con Gesù per tre lunghi anni.
Solo dopo la risurrezione superano l’approccio superficiale
che hanno avuto con Gesù e cominciano a esplorare
le profondità del Mistero.
Come noi, cristiani di antica data, che necessitiamo
della luce del Risorto per scoprire chi è veramente Gesù.
Chi conduce la nostra vita?
Non crediamo alle favole dell’autonomia e dell’indipendenza;
siamo impregnati di pregiudizi, distratti dalle
attese di chi ci sta intorno; sedotti dal modello di vita
che ci raggiunge attraverso i media.
Sono molti i pastori della nostra vita; il temperamento,
l’educazione, ciò che gli altri si aspettano da noi,
i modelli sociali…!
È normale, inevitabile che sia così; rendersene conto è il
primo passo per scegliere e cambiare.
Per scegliere quale pastore ci convenga seguire.
Gesù è caustico e ci offre un criterio di giudizio; gli altri pastori
ci guidano per un loro tornaconto, sono mercenari.
Lui, invece, offre la sua vita per amore delle sue pecore.
Il sospetto è più che legittimo; chi mi chiede di adeguarmi
agli standard della contemporaneità molto spesso mi vende
le soluzioni, chi si aspetta da me delle cose lo fa
più per sé che per me.
Gesù no, il suo interesse è il mio bene, il suo unico desiderio è che
io possa pascolare in prati erbosi e dissetarmi a sorgenti d’acqua.
Egli è morto per indicarmi la strada, ha donato la sua vita per la mia.
Non so voi, io ho deciso da tempo e mai mi sono pentito di
questa scelta; scelgo Gesù come mio pastore, il vangelo come
metro di giudizio, l’amore come percorso per arrivare a Dio.
Gesù dice di essere l’unico pastore che mi ama,
che mi conosce e mi valorizza.
Gli altri padroni sono mercenari, mi amano per avere tornaconto.
Vero, molto vero; al mio datore di lavoro sto simpatico se produco,
a volte anche i miei amici e i mie parenti mi amano a patto
di comportarmi secondo ciò che essi si aspettano.
Dio ci ama gratis, quando lo capiremo?
Non ci ama perché siamo buoni ma, amandoci, ci rende buoni.
Il suo amore senza condizioni è vero e serio;
Gesù sceglie di donare la sua vita, non vi è costretto,
lo desidera e lo fa, perché davvero mi ama.
Anche noi, a sua immagine, siamo chiamati ad amare,
a dire ai fratelli che non credono qual è il vero volto di Dio,
ad allontanare i mercenari che ci considerano validi solo
se produciamo o consumiamo.
Vivere da pecore (non da pecoroni!) significa prendere sul serio
le parole di Gesù, riferirsi a Lui nelle scelte quotidiane, amare e
amarci come Lui ci ha chiesto, insomma vivere da risorti, da salvati.
Non si tratta di salvare il mondo, il mondo è già salvo,
si tratta di creare delle zone franche, degli spazi di verità nelle
nostre città isteriche, ovunque ognuno abita.
Nel realizzare questo grande sogno, aspettando che il
Regno contagi ogni uomo e lo renda felice, aspettando
il ritorno glorioso del Maestro, gnuno scopre di essere amato
e di avere un progetto (grande) da realizzare.
Che sia un premio Nobel o una colf poco importa, ognuno
ha un destino da realizzare, una vocazione da vivere.
In questo progetto alcuni fratelli sono chiamati da Dio
e dalla comunità a rendere presente il Cristo nel ministero
della Parola (spiegare le Scritture) e nella celebrazione
dell’Eucaristia e del Perdono.
Sull’esempio del Buon Pastore, con tutti i loro difetti e i loro
limiti, diventano i pionieri di questo cammino verso il Regno.
Vogliamo bene ai nostri preti!
Belli o brutti, simpatici o scontrosi, giovani o attempati!
Chiediamogli ciò che di più prezioso hanno; Cristo.
Per il resto, aiutiamoli a camminare nella serenità del
vangelo e, soprattutto, non giudichiamoli male perché
il mistero di una chiamata al sacerdozio è quanto di più
coinvolgente e totalizzante accada in una persona e non
può mai essere banalizzato dalla nostra superficialità,
perché si è impegnato nella possibilità di diventare
raccontatore di buone notizie, distributore gratis
di perdono e gioia, luogo in cui Dio pianta la sua tenda
in mezzo al popolo che ama.
Nell’augurarvi di rimanere sempre nell’ovile del Regno,
vi auguro una Santa Domenica Fausto.    


venerdì 27 aprile 2012

Il Vangelo del Sabato 28 Aprile 2012

Dal Vangelo secondo Giovanni
(6,60-69) anno B.

In quel tempo, molti dei suoi discepoli,
dopo aver ascoltato, dissero: «Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?».
Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio
di questo mormoravano,
disse loro: «Questo vi scandalizza?
E se vedeste il Figlio dell'uomo salire

là dov'era prima?
E' lo Spirito che dà la vita, la carne non

giova a nulla; le parole che vi ho dette
sono spirito e vita.
Ma vi sono alcuni tra voi che non credono».

Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli
che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito.
E continuò: «Per questo vi ho detto che nessuno può

venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio».
Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro

e non andavano più con lui.
Disse allora Gesù ai Dodici:

«Forse anche voi volete andarvene?».
Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo?

Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e
conosciuto che tu sei il Santo di Dio».
Parola del Signore.
Le parole di Gesù turbano coloro che si dichiaravano suoi
discepoli; in questo malcontento inizia anche serpeggiare
il tradimento.
Ma Gesù non si lascia spaventare dall’insuccesso;
Egli sa che la verità non conosce limiti e che Lui
stesso è segno di contraddizione per tutti.
In questo contesto di apparente sconfitta, si innalza la
parola di Pietro che, a nome di tutti gli apostoli,
riconosce che nessuno altro, oltre Gesù, può appagarli
e offrire loro ciò che Egli dona.
E noi da chi andremo?
Chi può donarci parole di vita? Solo Gesù,
seguiamolo allora per non diventare pecore erranti,
facciamolo attraverso la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato
il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo
ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il

frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei

secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.



giovedì 26 aprile 2012

Il Vangelo del Venerdì 27 Aprile 2012

Dal Vangelo secondo Giovanni
(6,52-59) anno B.
In quel tempo, i Giudei si misero
a discutere tra di loro:
«Come può costui darci la sua carne
da mangiare?».
Gesù disse: «In verità, in verità vi dico:

se non mangiate la carne del Figlio
dell'uomo e non bevete il suo sangue,
non avrete in voi la vita.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna

e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.
Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre,

così anche colui che mangia di me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che

mangiarono i padri vostri e morirono.
Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao.

Parola del Signore.
La sinagoga è piena di gente e la maggior parte dei presenti
guarda Gesù in modo malevolo: «Come può costui darci da
mangiare la sua carne?». Parlano così perché non intendono
abbassarsi a chiedere ad uno che pensano sia loro pari,
non vogliono umiliarsi a confessare
la loro fame, a tendere la mano come fanno i poveri e i mendicanti.
Chi è sazio non chiede, chi è pieno di sé non si piega.
In verità, anche se sazi e circondati di beni, di cibo e di parole,
abbiamo fame, fame di felicità, fame di amore.
E forse i poveri possono esserci maestri nel chiedere e
nello stendere la mano.
Essi manifestano quel che noi siamo:
mendicanti di amore e di attenzione.
Hanno fame i poveri, e non solo di pane, ma anche d’amore,
e così noi. Gesù dice a tutti: «Se qualcuno mangia di
questo pane, vivrà in eterno».
Per avere la vita non basta volere, non basta capire,
è necessario mangiare.
Bisogna diventare mendicanti di un pane che il mondo non
sa produrre e ovviamente non sa dare.
Come i poveri che chiedono pane, così siamo noi quando ci
raccogliamo alla mensa eucaristica: essa anticipa il cielo sulla terra.
Qui troviamo ciò che sfama e disseta per l’eternità.
Gesù stesso, che ha camminato con i discepoli lungo i giorni della settimana, si ferma e mangia con noi come con i
due discepoli di Emmaus.
Andiamo anche noi alla mensa di Gesù, che è l’Eucaristia,
prepariamoci però prima con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in

cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri

debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il

frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.



mercoledì 25 aprile 2012

Il Vangelo del Giovedì 26 Aprile 2012

Dal Vangelo secondo Giovanni
(6,44-51) anno B.

In quel tempo, Gesù disse alle folle:
“Nessuno può venire a me,
se non lo attira il Padre che mi ha mandato;
e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
Sta scritto nei profeti:

E tutti saranno ammaestrati da Dio.
Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me.
Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene

da Dio ha visto il Padre.
In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita.
I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto

e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo,
perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.

Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane
che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.
Parola del Signore.
Ascoltare la voce di Gesù e riconoscerlo come
Figlio di Dio non è un’iniziativa umana;
coloro che lo accolgono e che diventano
suoi figli non vengono al mondo da volere di carne
né da volere di uomo, ma nascono direttamente da Lui.
È questo il motivo per cui i Giudei non comprendono
che Gesù sta offrendo loro la salvezza e il senso
della loro storia con Jahwè; essi sono ormai sordi
all’invito che il Padre gli fa di venire
a Lui per mezzo di Gesù.
Anche noi corriamo il rischio di lasciar cadere
nel vuoto gli inviti del Padre.
Non perdiamo l’occasione di perdere la salvezza,
riconosciamo che Gesù è Figlio di Dio e saliamo
sulla barca con Lui, ci riusciremo pregando.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato
il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta
la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo
ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il

frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei

secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.



martedì 24 aprile 2012

Il Vangelo del Mercoledì 25 Aprile 2012

 
Dal Vangelo secondo Marco (16,15-20) anno B.
In quel tempo, apparendo agli Undici, Gesù disse loro:
«Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura.
Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà
sarà condannato.
E questi saranno i segni che accompagneranno quelli
che credono: nel mio nome scacceranno i demòni,
parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i
serpenti e, se berranno qualche veleno,
non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e
questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto
in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto,
mentre il Signore operava insieme con loro e
confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano.
Parola del Signore.
Marco è l’evangelista che ha potuto ascoltare
direttamente i ricordi del principe degli apostoli, Pietro.
Grazie ai suoi racconti, egli potè comporre
uno dei quattro Vangeli canonici, cioè
riconosciuti dalla Chiesa come ispirati.
Quando leggiamo e ascoltiamo la lettura dei Vangeli,
ricordiamoci che essi sono stati composti da uomini che,
come noi, hanno sentito il fascino della persona di Gesù
e lo hanno seguito, quando si conosce Gesù,
non si può fare a meno di mettersi al suo servizio per
fare qualcosa di bello per Lui con la propria vita.
Se abbiamo veramente conosciuto Gesù, mettiamoci al
suo seguito, mettiamo la nostra vita a sua disposizione,
facciamolo attraverso la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato
il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la
tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo
ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il
frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei
secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.



                       




lunedì 23 aprile 2012

Il Vangelo del Martedì 24 Aprile 2012

Dal Vangelo secondo
Giovanni (6,30-35) anno B.
Allora gli dissero: «Quale segno
dunque tu fai perché vediamo
e possiamo crederti?
Quale opera compi?
I nostri padri hanno mangiato

la manna nel deserto,
come sta scritto: Diede loro
da mangiare un pane dal cielo».
Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico:

non Mosè vi ha dato
il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo,
quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo
e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».
Gesù rispose: «Io sono il pane della vita; chi viene a me

non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete.
Parola del Signore.
Del discorso sul pane di vita, Gesù si trova di fronte
ad una mente ed un cuore completamente chiuso;
quando il Signore ha tentato di dare la spiegazione
vera su quanto avvenuto, i Giudei non ne colgono
l’importanza, ma chiedono un pane che non
faccia più sentire loro la fame.
Gesù dà loro la chiave per capire chi sia veramente,
ma essi non comprendono.
L’Eucaristia è elemento di contraddizione, poiché in un
segno così umile e povero, quale quello del pane
e del vino, vi è il pegno della vita eterna,
donataci da Gesù Cristo.
Non andiamo in cerca di cose superflue per la nostra vita,
accostiamoci umilmente all’Eucaristia e avremo tutto
quello che ci serve e, ringraziamo Gesù Cristo
per questo preghiamo.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato
il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo
ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il

frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei

secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.





domenica 22 aprile 2012

Il Vangelo del Lunedì 23 Aprile 2012

Dal Vangelo secondo Giovanni
(6,22-29) anno B.
Il giorno dopo, la folla, rimasta
dall'altra parte del mare, notò che
c'era una barca sola e che Gesù non
era salito con i suoi discepoli sulla barca,
ma soltanto i suoi discepoli erano partiti.
Altre barche erano giunte nel frattempo

da Tiberìade, presso il luogo dove
avevano mangiato il pane dopo
che il Signore aveva reso grazie.
Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e

nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse
alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù.
Trovatolo di là dal mare, gli dissero: «Rabbì,

quando sei venuto qua?».
Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico,

voi mi cercate non perché avete visto dei segni,
ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.
Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura

per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà.
Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo fare per

compiere le opere di Dio?».
Gesù rispose: «Questa è l'opera di Dio: credere in

colui che egli ha mandato». Parola del Signore.

La gente, da che mondo è mondo, cerca qualcuno che
la sfami anzitutto nei suoi bisogni primari ed impellenti.
Questo, in un certo senso, è anche giusto; il rischio però
è quello di fermarsi ad essi.
Lo stesso rischio ha corso Gesù, tanto che Egli vuole
spiegare alla gente che il miracolo della moltiplicazione
dei pani e dei pesci è un segno, cioè un messaggio che
rimanda ad un significato ben più grande; Egli ci sfama
dandoci il pane della vita eterna che sazia la nostra anima.
Cerchiamo il pane della vita, quello che solo il Signore
ci può dare, cercheremo meglio pregando.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo
nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo
ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il

frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei

secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.



sabato 21 aprile 2012

Il Vangelo della 3° Domenica di Pasqua

Dal Vangelo secondo Luca (24,35-48) anno B.
In quel tempo, (i due discepoli che erano ritornati
da Emmaus) narravano (agli undici e a quelli che e
rano con loro) ciò che era accaduto lungo la via e come
avevano riconosciuto Gesù, nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona

apparve in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».
Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma.
Ma Egli disse: «Perché siete turbati, e perché sorgono

dubbi nel vostro cuore?
Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io!

Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne
e ossa come vedete che io ho».
Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.
Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed

erano stupefatti, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?».
Gli offrirono una porzione di pesce arrostito;
egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che vi dicevo quando

ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose
scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi».
Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse:
«Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai

morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati
a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati,
cominciando da Gerusalemme.
Di questo voi siete testimoni. Parola del Signore.

Convertirsi alla gioia, che faticaccia!
Come Tommaso anche noi rischiamo di non credere
all’annuncio degli apostoli, bloccati dal loro evidente limite.
Pensiamo: “Se i cristiani sono così incoerenti,
il loro messaggio è una favola!”.
E invece no, è Dio che vuole davvero affidare il suo tesoro
alle nostre mani fragili e sporche.
Tommaso si convertirà quando vedrà il proprio
dolore condiviso da Dio.
Pietro no, il principe degli apostoli sarà l’ultimo ad
abbandonare il suo dolore, la sua cocente delusione.
Il primo tra gli apostoli sarà tale proprio perché il
più duro a convertirsi, a superare l’immagine di sé
compromessa dal rinnegamento.
Gesù ha pazienza, con lui e con noi,
e ci aspetta per poterci abbracciare.
I due discepoli diretti a Emmaus tornano indietro;
quel viandante scanzonato, così straniero da non sapere
della tragedia del Nazareno (Dio è sempre così,
il dolore lo dimentica subito), li ha prima redarguiti,
poi stupiti e scaldati con la sua catechesi e la sua
capacità di leggere gli eventi sino in fondo.
Davanti al pane, nella locanda a Emmaus, ha spezzato il
pane e il loro cuore incredulo; Gesù è davvero Risorto!
Fine del viaggio, fine della depressione,
imbecilli—si dicono—imbecilli che siamo.
Tornano indietro, di corsa, Gerusalemme li aspetta,
il loro cuore è in tumulto.
I discepoli, impauriti e scossi sono chiusi nel Cenacolo,
come a conservare un brandello di memoria di quanto
è successo, ascoltano il loro racconto, stupiti.
E mentre i discepoli parlano del Risorto,
Gesù appare e porta la pace.
Forse è successo anche a noi, amici, Gesù risorto è
arrivato al nostro cuore quando un altro ce ne
ha parlato, mettendosi in gioco, aprendoci il cuore.
Succede così da duemila anni; Dio sveglia i nostri
cuori attraverso le parole infuocate di quei
suonati dei suoi apostoli.
È così che Dio ci chiede di diventare suoi testimoni
là dove viviamo, lasciando trasparire il fuoco che
divampa nel nostro cuore.
I dubbi restano, anche dopo la resurrezione,
anche se siamo degli apostoli doc.
Gesù appare sempre come un fantasma,
siamo nel dominio della fede, nessuno ci può garantire
assolutamente che tutto ciò che diciamo sia evidente.
Fede, fratelli, fede.
Solo con la fede possiamo sperimentare la concretezza
della tenerezza di Dio.
Per annunciare il Risorto, per crescere nella fede,
non abbiamo che un modo; lasciare che
la Parola illumini la nostra intelligenza.
La condivisione della Parola, riempie il cuore,
attraversa la nostra anima, illumina la nostra vita.
Siamo in tanti che cercano Dio, assetati di assoluto.
La Parola letta con passione e intelligenza,
non come turisti della cultura, ma come mendicanti
che elemosinano senso e tenerezza,
ha spalancato il cuore alla fede di tanti di noi.
Leggiamola questa Parola, approfondiamola, preghiamola,
annunciamola, che riempia e scaldi, che annunci e converta.
Gesù affida alla Chiesa il suo messaggio,
di questo siamo testimoni, del fatto che Dio abbia
deciso di diventare uomo, carne, ossa, sudore, pianto,
stanchezza, gioia per raccontare il suo vero volto.
Del fatto che Gesù, vero Dio, vero uomo,
abbia voluto annunciare il volto di Dio sino alla fine,
fino al dono totale di sé, fino al paradosso della croce.
Che Gesù è risorto, vivo tra i vivi, perennemente
presente nello sguardo della sua comunità.
Che Egli invia noi a raccontare del suo amore,
e del desiderio di Dio di amare ogni uomo.
Dio ci rende capaci di diventare discepoli,
col cuore colmo di tenerezza e di gioia,
con la consapevolezza che i nostri pur evidenti limiti
non arrestano l’annuncio che fluisce e ci travolge.
Questa è la Chiesa, il sogno di Dio, discepoli
consapevoli dei propri limiti che annunciano
il Regno e lo vivono nella loro concretezza.
Diversa dalla piccola immagine di chiesina che
portiamo nel cuore, solo Dio è capace di renderci
credibili perché veri.
Animo, amici, Dio ci chiama a essere trasparenza
del Risorto e del suo Amore Misericordioso.
Santa Domenica a tutti voi, da Fausto.   

venerdì 20 aprile 2012

Il Vangelo del Sabato 21 Aprile 2012

Dal Vangelo secondo Giovanni (6,16-21) anno B.
Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare e, saliti in
una barca, si avviarono verso l'altra riva in direzione di Cafarnao.
Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro.
il mare era agitato, perché soffiava un forte vento.
Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù che

camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura.
Ma egli disse loro: «Sono io, non temete».
Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca

toccò la riva alla quale erano diretti. Parola del Signore.

Nelle tempeste della vita è facile essere spaventati e dubbiosi.
La sofferenza ci sconcerta, i disastri naturali ci lasciano senza parole,
così come a volte l’abisso del male che può impadronirsi degli uomini
e delle donne, ci rende incapaci di avere fiducia nel nostro futuro.
Che umanità è questa, Sono domande lecite di fronte ai flutti
che sembrano sommergere
l’umanità fin dai suoi fondamenti.
È il buio totale in cui a volte ci sentiamo immersi.
Eppure il Signore non è lontano da noi, anche in questi
momenti di buio.
Cammina fra le acque tempestose, si fa strada fra i flutti e i
dubbi che ci assalgono, ma siamo noi a volte a sfuggirlo.
Dice Giovanni infatti che «Videro Gesù che camminava sul mare
e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura».
Invece di lasciarci consolare, placare e rassicurare, preferiamo
la nostra paura, sentimento così naturale e spontaneo che ci
sembra più nostro.
Più che accettare la vicinanza del Signore, che non si nega a
chi lo cerca nella tempesta, preferiamo restare aggrappati
alla barca delle nostre sicurezze illusorie, credendo orgogliosamente
che da soli possiamo farcela a dominare ogni uragano della vita.
«Sono io, non temete», sono le parole buone con le quali
Gesù riporta la bonaccia e fa toccare la riva.
La sicurezza infatti non è frutto della nostra forza ed esperienza,
ma l’abbandono al Signore che ci tende la mano e ci indica la via
per condurre la barca della nostra vita al porto sicuro del Vangelo.
Sono io non temete, ci dice Gesù, non dobbiamo avere paura,
Lui è sempre al nostro fianco, basta solo pregare.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in

cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri

debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il

frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.



giovedì 19 aprile 2012

Il Vangelo del Venerdì 20 Aprile 2012

Dal Vangelo secondo Giovanni (6,1-15) anno B.
Dopo questi fatti, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea,
cioè di Tiberìade, e una grande folla lo seguiva,
vedendo i segni che faceva sugli infermi.
Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli.
Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva
da lui e disse a Filippo: «Dove possiamo comprare il pane
perché costoro abbiano da mangiare?».
Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene
quello che stava per fare.
Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti
neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro:
«C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci;
ma che cos'è questo per tanta gente?».
Rispose Gesù: «Fateli sedere». C'era molta erba in quel luogo.
Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli
che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero.
E quando furono saziati, disse ai discepoli: «Raccogliete
i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto».
Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque
pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto,
cominciò a dire: «Questi è davvero il profeta che deve
venire nel mondo!».
Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re,
si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo. Parola del Signore.

La narrazione della moltiplicazione dei pani e dei pesci assume un significato
particolare alla luce della risurrezione di Gesù Cristo.
Infatti il Signore risorto dona il pane materiale in quanto segno efficace
di un altro nutrimento ben più importante e qualificato per sfamare
le moltitudini di ogni tempo ed ogni luogo.
Purtroppo però, l’uomo è sempre portato a fermarsi alla realtà immediata,
senza essere capace di compiere un salto nella fede.
La folla vuole eleggere Gesù come re solo perché ha risolto un problema contingente,
e Gesù si accorge che il suo gesto è stato frainteso.
Apriamo gli occhi, per non fare anche noi lo stesso errore.
Apriamo gli occhi, cerchiamo le cose del Signore e lasciamo le cose frivole,
per riuscirci meglio preghiamo.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in
cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo
ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il
frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

mercoledì 18 aprile 2012

Il Vangelo del Giovedì 19 Aprile 2012

Dal Vangelo secondo Giovanni (3,31-36) anno B.
Chi viene dall'alto è al di sopra di tutti; ma chi viene
dalla terra, appartiene alla terra e parla della terra.
Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti.
Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta
la sua testimonianza; chi però ne accetta la testimonianza,
certifica che Dio è veritiero.
Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio
e dà lo Spirito senza misura.
Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa.
Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce
al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui». Parola del Signore.

Per capire davvero il messaggio portato da Gesù, Nicodèmo è invitato a cambiare
completamente mentalità; egli deve passare da un modo di pensare secondo la terra
ed accogliere la testimonianza del Figlio che parla delle cose del cielo;
queste cose nessuno le ha mai udite.
Però, per capire e viverle, si deve credere in Gesù, che dona lo Spirito senza misura.
Ogni sforzo che compiamo nella nostra vita, deve essere rivolto a far sì che tutto ci serva ad
aprirci di più alla persona del Signore, il quale ci riempie senza limiti del suo Spirito d’amore.
Per essere riempiti dallo Spirito d’amore di Cristo, apriamoci, anzi spalanchiamo il nostro
cuore e Lui lo inonderà, per questo preghiamo.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il
frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

martedì 17 aprile 2012

Il Vangelo del Mercoledì 18 Aprile 2012

Dal Vangelo secondo Giovanni (3,16-21) anno B.
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: “Dio ha tanto amato il mondo
da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia,
ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo,
ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato,
perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno
preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie.
Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere.
Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte
in Dio”. Parola del Signore.

La catechesi di Gesù a Nicodèmo si arricchisce di nuovi temi.
Anzitutto, Gesù invita il suo ascoltatore a comprendere il vero senso della presenza
del Messia in mezzo al popolo; egli non è venuto per liberare Israele da un potere politico
opprimente, ma per manifestare l’estrema bontà del Padre, che
per amore ha mandato suo figlio nel mondo.
Eppure, la lotta fra la luce e le tenebre continua senza quartiere; molti, consapevolmente,
si chiudono all’azione benefica di Gesù, luce del mondo, e preferiscono il buio e la morte.
Non chiudiamoci all’azione salvifica di Gesù e abbracciamo la luce,
per riuscirci meglio preghiamo.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo
ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il
frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.