sabato 25 febbraio 2012

Il Vangelo della Domenica del 26 Febbraio 2012

Ce lo dice anche Gesù, il tempo è compiuto,
noi invece ci comportiamo come se dovessimo
vivere 1000 anni; convertiamoci e crediamo al Vangelo.

Dal Vangelo secondo Marco (1,12-15) anno B.
In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto
ed egli vi rimase quaranta giorni, tentato da satana;
stava con le fiere e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella
Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva:
«Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino;
convertitevi e credete al vangelo».
Deserto finalmente!
Con questa domenica inizia ufficialmente l’olimpiade dello Spirito per prepararci alla Pasqua;
quaranta giorni per seguire il Maestro nel deserto, per imparare a essere discepoli,
per tornare a essere uomini.
Deserto, finalmente, scusa annuale per ritagliarci qualche minuto di preghiera,
per trovare uno spazio di silenzio nel caos del cuore e dello spirito,
per permettere alla nostra anima di raggiungere il nostro corpo, sempre di fretta,
sempre avanti (avanti, ma verso dove?).
Deposte le maschere (non quelle di carnevale), quelle che indossiamo nella vita
lugubri e false, ritroviamo il nostro vero “io” per incontrare il vero Dio.
Almeno una volta durante l’anno possiamo farlo, no?
Basta al pensare alla Quaresima come a un tempo penitenziale doloroso ma inevitabile,
come a un tempo in cui imporci delle rinunce (non sempre utili),
come a un tempo in cui metterci in volto la maschera del penitente.
La Quaresima è, al contrario, il tempo della verità, della verifica della propria vita,
della preparazione al grande evento.
Un tempo per allenarci spiritualmente.
A morte la mortificazione, allora, viva la vivificazione.
Non rendiamo più triste il nostro già triste cristianesimo,
rendiamolo più agile, più vero, più temprato, più cattolico.
Questo, certo, vorrà dire abbandonare l’uomo vecchio, ma per qualcosa di
ben più prezioso di una medaglia d’oro.
Nessun atleta fatica invano, la meta è sempre lì, il podio, la vittoria.
Gesù inizia la sua vita pubblica nel deserto.
C’è molta Bibbia, dietro questa scelta; i quarant’anni nel deserto d’Israele,
il deserto luogo d’incontro dei profeti, da Isaia a Osea, il Battista…
Ma c’è anche la voglia di capire cosa fare, come ci raccontano Matteo e Luca,
insoddisfatti dell’eccessiva stringatezza del giovane Marco.
Gesù, nel deserto, sceglie di pianificare la sua predicazione, sceglie quale Messia essere.
Nel deserto capisce che vuole essere un Messia diverso da quello che la gente si aspetta.
Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce.
Non cede alla tentazione di pensare a se stesso, né all’inciucio con il potere
civile e religioso, né alla tentazione del facile miracolo.
Gesù parlerà di Dio con il sorriso, convincerà il cuore delle persone con la predicazione.
Questa è la sua scelta.
Scelta prudente, all’apparenza; fra tre anni, nell’orto degli Ulivi, tornerà l’avversario
per sottolineare la sua infinita ingenuità e il suo clamoroso fallimento.
Anche noi seguiamo il Rabbì nel deserto per scegliere ancora che persone essere.
Non “cosa” essere, ma “come” esserlo.
Il “cosa” non dipende sempre da noi; opportunità, carattere, salute, tutto ci può
facilitare o bloccare, tutto ci può essere di supporto o di ostacolo.
Forse sei soddisfatto della vita che hai, del tuo lavoro, della tua vita affettiva,
della tua salute. O forse no.
Non è importane cosa sei diventato, ma come vuoi vivere.
Se anche fossi lo scopritore della cura contro il cancro e fossi un’orribile e
arrogante persona, agli occhi di Dio, saresti nulla.
Quaranta giorni nel deserto ci sono dati per scegliere, nonostante tutto,
se continuare ad amare.
Due i suggerimenti; il primo è percepire la fame; fame di Parola, di senso, di autenticità.
Un cuore sazio non si percepisce con autenticità, ecco allora la proposta del digiuno.
Digiuno simbolico, dalla TV, dalla fretta, ma anche digiuno autentico dall’eccesso
di cibo che, ricordiamocelo, appesantisce il nostro ciclo energetico.
Un digiuno per qualcosa, però.
Spegnere il televisore per giocare con mio figlio, rinunciare al filetto per aiutare un povero,
digiunare dal pettegolezzo per guardare agli altri con lo sguardo di Dio.
La seconda strada proposta è quella della preghiera.
Una preghiera fatta soprattutto di ascolto, più che di richiesta.
È questo il tempo di leggere la Parola, tutti i giorni, dieci minuti, con calma.
Invocare lo Spirito prima, staccare il telefono e leggere la Parola,
magari quella della domenica.
Leggerla con calma, assaporandola, lasciandola scendere nel cuore, senza fretta.
Infine spalancare il cuore, dare aria alle pareti ammuffite, fare una pulizia generale,
solo così la Parola può fruttificare dentro di noi.
Una santa Quaresima a tutti voi amici, Fausto.

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