sabato 31 marzo 2012

Il Vangelo della Domenica 1 Aprile 2012

Il Vangelo della Domenica delle Palme.
Dal Vangelo secondo Marco (15,1-39) anno B.
Al mattino i sommi sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio,
dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo condussero e lo
consegnarono a Pilato.
Allora Pilato prese a interrogarlo: «Sei tu il re dei Giudei?».
Ed egli rispose: «Tu lo dici».
I sommi sacerdoti frattanto gli muovevano molte accuse.
Pilato lo interrogò di nuovo: «Non rispondi nulla?
Vedi di quante cose ti accusano!».
Ma Gesù non rispose più nulla, sicché Pilato ne restò meravigliato.
Per la festa egli era solito rilasciare un carcerato a loro richiesta.
Un tale chiamato Barabba si trovava in carcere insieme ai ribelli
che nel tumulto avevano commesso un omicidio.
La folla, accorsa, cominciò a chiedere ciò che sempre egli le concedeva.
Allora Pilato rispose loro: «Volete che vi rilasci il re dei Giudei?».
Sapeva infatti che i sommi sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia.
Ma i sommi sacerdoti sobillarono la folla perché egli rilasciasse loro piuttosto Barabba.
Pilato replicò: «Che farò dunque di quello che voi chiamate il re dei Giudei?».
Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!».
Ma Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?».
Allora essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!».
E Pilato, volendo dar soddisfazione alla moltitudine, rilasciò loro Barabba e,
dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio,
e convocarono tutta la coorte.
Lo rivestirono di porpora e, dopo aver intrecciato una corona di spine,
gliela misero sul capo.
Cominciarono poi a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!».
E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e,
piegando le ginocchia, si prostravano a lui.
Dopo averlo schernito, lo spogliarono della porpora e gli rimisero le sue vesti,
poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.
Allora costrinsero un tale che passava, un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna,
padre di Alessandro e Rufo, a portare la croce.
Condussero dunque Gesù al luogo del Gòlgota, che significa luogo del cranio,
e gli offrirono vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.
Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse quello che ciascuno dovesse prendere.
Erano le nove del mattino quando lo crocifissero.
E l'iscrizione con il motivo della condanna diceva: Il re dei Giudei.
Con lui crocifissero anche due ladroni, uno alla sua destra e uno alla sinistra.
I passanti lo insultavano e, scuotendo il capo, esclamavano:
«Ehi, tu che distruggi il tempio e lo riedifichi in tre giorni,
salva te stesso scendendo dalla croce!».
Ugualmente anche i sommi sacerdoti con gli scribi, facendosi beffe di lui, dicevano:
«Ha salvato altri, non può salvare se stesso!
Il Cristo, il re d'Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo».
E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.
Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra,
fino alle tre del pomeriggio.
Alle tre Gesù gridò con voce forte: Eloì, Eloì, lemà sabactàni?, che significa:
Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: «Ecco, chiama Elia!».
Uno corse a inzuppare di aceto una spugna e, postala su una canna, gli dava da bere, dicendo:
«Aspettate, vediamo se viene Elia a toglierlo dalla croce».
Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.
Il velo del tempio si squarciò in due, dall'alto in basso.
Allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo,
disse: «Veramente quest'uomo era Figlio di Dio!».
C'erano anche alcune donne, che stavano ad osservare da lontano,
tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di ioses,
e Salome, che lo seguivano e servivano quando era ancora in Galilea,
e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.
Sopraggiunta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato,
Giuseppe d'Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anche lui il regno di Dio,
andò coraggiosamente da Pilato per chiedere il corpo di Gesù.
Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione,
lo interrogò se fosse morto da tempo.
Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe.
Egli allora, comprato un lenzuolo, lo calò giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo,
lo depose in un sepolcro scavato nella roccia.
Poi fece rotolare un masso contro l'entrata del sepolcro.
Intanto Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano ad osservare dove veniva deposto.
Parola del Signore.

Il deserto, ormai, volge al termine.
Abbiamo seguito il Rabbì nei quaranta giorni della Quaresima, cercando di convertire il nostro cuore,
sforzandoci di cambiare l’immagine mediamente orribile di Dio che portiamo nel cuore.
Vorremmo un Messia muscoloso e trionfante.
Gesù è un Messia mite e mediocre.
Abbiamo idea che la fede sia doverosa ma mortalmente noiosa.
Gesù ci parla dell’immensa bellezza di Dio.
Ci rivolgiamo a Dio come quando contrattiamo un favore.
Gesù ribalta i banchetti dei nostri mercati per svelarci il volto di un Padre che sa di che cosa hanno
bisogno i propri figli.
A volte pensiamo che Dio sia misterioso e incomprensibile, che ci mandi delle prove nella vita.
Gesù dice che l’unico desiderio di Dio è la mia salvezza.
Ci avviciniamo alla croce con superficialità; Gesù morirà in croce, Dio nudo e consegnato,
per svelare in maniera inequivocabile il vero volto di Dio.
Siamo pronti ormai, alla fine di questo percorso, a sederci e guardare lo scandaloso evento della croce.
E scandalizzati e inorriditi, siamo chiamati a seguire il Maestro nel suo dono d’amore. L’ultimo, il più grande.
La settimana che oggi iniziamo, così grande, così importante da essere chiamata “santa”, è il gioiello dell’anno liturgico, ma noi cristiani preferiamo altre feste meno impegnative, più melense, piene di finto buonismo.
Qui no. Un uomo in croce non suscita sentimenti di bontà.
Anzi; se ne parla poco e male di questo Dio che sale sulla croce e muore.
Rimane difficile da capire un mistero di una tomba vuota e del significato profondo della parola “risurrezione”.
Così è; la Chiesa si ferma stupita a meditare sulla misura dell’amore di Dio.
Normalmente l’hanno liturgico sintetizza la storia della salvezza in poco tempo;
in dodici mesi ripercorriamo la vita di Gesù.
In questa settimana santa, invece, ci si ferma, giorno per giorno, ora per ora, e in quel momento
cruciale per la storia dell’umanità, ci sediamo, spettatori, ad ammirare il volto di Dio. Fermi tutti!
Dio si prepara a morire, Cristo celebra la sua presenza nell’ultima Pasqua,
la nuova, viene arrestato, condannato, ucciso, sepolto, poi vivo.
In questa preziosa settimana, qualunque cosa faremo, in qualsiasi posto saremo, potremo fermarci,
socchiudere gli occhi e pensare a Cristo, ai suoi sentimenti, alla sua angoscia, alla sua bruciante passione,
al suo desiderio.
Ora per ora assisteremo, con gli occhi della fede, allo spettacolo di un Dio che muore per amore.
E questa settimana inizia oggi, Domenica delle Palme, nella gioia dello sventolio dei ramoscelli d’ulivo
per l’entrata trionfale di Gesù a Gerusalemme, nella gioia di incontrare Dio diciamo noi.
Ironia dell’incoerenza umana; le stesse voci, le stesse braccia, non più con le palme verso il cielo,
ma con i pugni serrati, trasformeranno la loro gioia per il Messia, figlio di David,
in un’invocazione terrificante, in un’agghiacciante sete di morte: “Crocifiggilo”.
Uomo sciocco, come sciocchi e tardi nel credere siamo noi,
ancora inconsapevoli del tesoro che abbiamo tra le mani,
così disposti anche noi a trasformare la nostra preghiera
di benedizione in invocazione di morte!
Eppure da quella croce pende il destino dell’uomo, con quel sangue è firmato il
patto dell’Amicizia eterna di Dio, in quel pane è conservato il Cuore di Colui che desidera
ardentemente mangiare la Pasqua con noi.
Ci ritroviamo in questo racconto? Ci siamo? E dove?
Forse quest’anno ci sentiamo un po’ come gli apostoli paurosi e
sconcertati, o come Pilato, ossessionato dal potere, o ci ritroviamo
nella trama intrigante e sconclusionata di Giuda, o nella sofferenza
cruenta del Cireneo che porta la croce, o nel desiderio di salvezza
del ladro o, Dio non voglia, ci ritroviamo nell’indifferenza di quei pii ebrei che, entrando in città,
affrettando il passo per l’imminente temporale, gettarono uno sguardo di disprezzo verso
gli ennesimi condannati a morte, rifiuto della società, che venivano esemplarmente puniti.
Tra questi condannati, Dio moriva.
Su quella croce si consumava la follia di un uomo che inchioda Dio perché in Lui vede un concorrente,
non un compagno; la fragilità dell’essere umano, che rifiuta un Dio così arrendevole, è ormai manifesta.
Che razza di re, amici, che razza di Dio ci siamo scelti!
Un re da burla che entra a Gerusalemme cavalcando un ciuchino e non un cavallo bianco come
le belle storie, un re oltraggiato e preso in giro da annoiati soldati romani, un re che suscita la
compassione e il disprezzo dell’irrequieto governatore Pilato.
Che razza di re, senza armata, senza potere, senza rabbia, senza delirio di onnipotenza.
Dio ha scelto di stare dalla parte degli sconfitti, dei dimenticati,
re—certo—ma dei perdenti e re senza riscatto, re senza trionfi,
re senza improbabili finali da commedia americana.
Un re nudo, appeso a una croce, crudele trono, cinto da una corona di spine, un re talmente
sconvolto da avere necessità di un cartello che lo identifichi, che lo renda riconoscibile,
almeno dalle persone che l’anno amato.
Questa è la non festa che celebriamo, che abbandona i trionfalismi per lasciare
spazio alla meditazione, allo stupore.
Questo è il nostro re, discepoli del Nazareno.
Lo vogliamo davvero un Dio così?
Un Dio che rischia, un Dio che—per amore—accetta di farsi spazzare via dall’odio e dalla violenza?
Lo vogliamo davvero un Dio che rischia tutto, anche di essere per sempre dimenticato,
pur di mostrare il suo volto?
In Dio che accetta di restare nudo, cioè leggibile, incontrabile, osteso, palese, evidente perché
ogni uomo la smetta di costruirsi improbabili devozioni, scure visioni di Dio?
Questo è il nostro Dio, un Dio amante, un Dio ferito, un Dio che fa dell’amore l’unica misura,
l’ultima ragione, la sola speranza.
L’augurio che mi faccio e che vi faccio è di identificarci—un poco almeno—in quel centurione straordinario,
di cui la storia ha taciuto il nome, che davanti al modo di morire di Gesù, di fronte al dono di sé sino alla fine,
rimane stupito, turbato, scosso fino nell’intimo e riconosce in Lui il Figlio di Dio.
Ecco la fede, la grande fede, che può sgorgare nel cuore di ciascuno di noi; davanti all’uomo crocifisso,
davanti alla sconfitta più assurda, davanti alla delusione di un sogno massacrato,
riconoscere la potenza del Dio immortale.
Allora potremo cantare, con la liturgia del venerdì santo: “Dio santo, Dio forte, Dio immortale,
abbi pietà di noi!”.
Santa Domenica delle Palme a tutti voi amici da Fausto.

venerdì 30 marzo 2012

Il Vangelo del Sabato 31 Marzo 2012

Dal Vangelo secondo Giovanni (11,45-56) anno B.
In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria,
alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui.
Ma alcuni andarono dai farisei e riferirono loro quel che Gesù aveva fatto.
Allora i sommi sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano:
«Che facciamo? Quest'uomo compie molti segni.
Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e
distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione».
Ma uno di loro, di nome Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno, disse loro:
«Voi non capite nulla e non considerate come sia meglio che muoia
un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera».
Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò
che Gesù doveva morire per la nazione e non per la nazione soltanto,
ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi.
Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.
Gesù pertanto non si faceva più vedere in pubblico tra i Giudei;
egli si ritirò di là nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Efraim, dove si trattenne
con i suoi discepoli.
Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione andarono a Gerusalemme prima
della Pasqua per purificarsi.
Essi cercavano Gesù e stando nel tempio dicevano tra di loro:
«Che ve ne pare? Non verrà egli alla festa?». Parola del Signore.
Il destino di Gesù ormai è all’epilogo, e qualcuno ha deciso la sua morte, nell’ipocrisia
e nella sua idea meschina mascherata con la ragione politica.
Ma l’evangelista ci dice un fatto importante; anche Càifa, in fondo, non fa altro che compiere
la volontà di Dio, che si serve di lui per donare Gesù a tutto il mondo.
Che ci piaccia o no, esiste un piano d’amore, nel quale anche noi abbiamo una parte attiva.
Non facciamo come Càifa, ma impegnaimoci a donare la nostra
volontà a Lui per la sua Gloria ed il suo onore.
Ecco, appunto, sempre a tirar fuori storielle per giustificarci, lasciamo perdere Càifa,
ma riconosciamo il suo piano attraverso il suo grande gesto d’Amore attraverso la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in
cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come noi li
rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il
frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

giovedì 29 marzo 2012

Il Vangelo del Venerdì 30 Marzo 2012

Dal Vangelo secondo Giovanni (10,31-42) anno B.
In quel tempo, i Giudei portarono di nuovo delle pietre per lapidarlo.
Gesù rispose loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da
parte del Padre mio; per quale di esse mi volete lapidare?».
Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un'opera buona,
ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio».
Rispose loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge:
Io ho detto: voi siete dei?
Ora, se essa ha chiamato dei coloro ai quali fu rivolta la parola
di Dio (e la Scrittura non può essere annullata),
a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo,
voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio?
Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi;
ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate
e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre».
Cercavano allora di prenderlo di nuovo, ma egli sfuggì dalle loro mani.
Ritornò quindi al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui si fermò.
Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha fatto nessun segno, ma tutto quello che
Giovanni ha detto di costui era vero».
E in quel luogo molti credettero in lui. Parola del Signore.

Il destino di Gesù si ripete; Egli è destinato a chiamare attorno a sé una grande folla di persone.
Ma quando ad esse il Signore esprime le esigenze della legge evangelica, si tirano indietro
sfiduciate per l’eccessiva esigenza del suo messaggio.
Si può anche credere nella potenza taumaturgica di un uomo; ma Gesù chiedeva loro qualcos’altro.
Egli voleva da loro fede cieca nel fatto che Egli si proclamava ed era davvero Figlio di Dio.
Per i Giudei ciò era davvero una bestemmia intollerabile.
Ancora non riusciamo a riconoscere in Gesù Cristo il Figlio di Dio, a riconoscere in Lui Dio stesso,
perché non accettiamo la sua Croce che è segno di debolezza, invece Lui ci vuol far
comprendere che è segno di potenza salvifica e allora continuiamo a pregare.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in
cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai
nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il
frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

mercoledì 28 marzo 2012

Il Vangelo del Giovedì 29 Marzo 2012

Dal Vangelo secondo Giovanni (8,51-59) anno B.
In quel tempo Gesù disse ai Giudei: “In verità, in verità vi dico:
se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte”.
Gli dissero i Giudei: «Ora sappiamo che hai un demonio.
Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: "Chi osserva
la mia parola non conoscerà mai la morte".
Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto?
Anche i profeti sono morti; chi pretendi di essere?».
Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria non
sarebbe nulla; chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite:
"E' nostro Dio!", e non lo conoscete. Io invece lo conosco.
E se dicessi che non lo conosco, sarei come voi, un mentitore;
ma lo conosco e osservo la sua parola.
Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò».
Gli dissero allora i Giudei: «Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?».
Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono».
Allora raccolsero pietre per scagliarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.
Parola del Signore.
Abramo e Gesù, due figure così lontane nel tempo, eppure così legate tra loro.
Abramo è il padre della fede, e Gesù è colui che porta a compimento la promessa fatta
da Dio a tutti gli uomini.
Ma Abramo è morto, mentre Gesù si riconosce uguale a Dio,
attribuendosi davanti ai Giudei il nome stesso di Dio, l’impronunziabile.
Gesù è Dio; non dobbiamo avere paura di proclamarlo con la vita a coloro
che incontriamo sulla nostra strada.
La gente ha bisogno di conoscere Gesù il Figlio unigenito del Dio Santo.
Affrettiamoci a riconoscere in quell’Uomo che darà la Sua vita sula Croce per salvare la nostra,
Gesù il Figlio di Dio; cioè, Dio stesso, per riuscirci serve solo pregare.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in
cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il
frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

martedì 27 marzo 2012

Il Vangelo del Mercoledì 28 Marzo 2012

Dal Vangelo secondo Giovanni (8,31-42) anno B.
Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui:
«Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli;
conoscerete la verità e la verità vi farà liberi».
Gli risposero: «Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo
mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?».
Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico: chiunque commette
il peccato è schiavo del peccato.
Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi
resta sempre; se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero.
So che siete discendenza di Abramo.
Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi.
Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete
ascoltato dal padre vostro!».
Gli risposero: «Il nostro padre è Abramo».
Rispose Gesù: «Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo!
Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udita da Dio;
questo, Abramo non l'ha fatto.
Voi fate le opere del padre vostro».
Gli risposero: «Noi non siamo nati da prostituzione, noi abbiamo un solo Padre, Dio!».
Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste,
perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me
stesso, ma lui mi ha mandato. Parola del Signore.
Gesù e i Giudei parlano di due tipi diversi di libertà.
Per essi la libertà consiste nell’essere figli da Abramo,
godendo di una serie di presunti privilegi da parte di Dio; essi non sentono il bisogno
di essere liberati, perché sono convinti di esserlo già.
La libertà di cui parla Gesù è di altro genere; è la libertà dal peccato,
che solo Lui può donare.
Il più grande dramma della nostra epoca è quello di credersi liberi,
e non ci accorgiamo di essere schiavi del peccato, dal quale solo Gesù può liberarci.
Per non rimanere degli schiavi per tutta la vita rivolgiamo a Gesù la nostra preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo
ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il
frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

lunedì 26 marzo 2012

Il Vangelo del Martedì 27 Marzo 2012

Dal Vangelo secondo Giovanni (8,21-30) anno B.
Di nuovo Gesù disse loro: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete
nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire».
Dicevano allora i Giudei: «Forse si ucciderà, dal momento che dice:
Dove vado io, voi non potete venire?».
E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di
questo mondo, io non sono di questo mondo.
Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete
che io sono, morirete nei vostri peccati».
Gli dissero allora: «Tu chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che vi dico.
Avrei molte cose da dire e da giudicare sul vostro conto; ma colui che mi ha mandato è veritiero,
ed io dico al mondo le cose che ho udito da lui».
Non capirono che egli parlava loro del Padre.
Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io
Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo.
Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose
che gli sono gradite».
A queste sue parole, molti credettero in lui. Parola del Signore.

La Croce sarà il vero momento nel quale si comprenderà davvero l’opera ed il significato
di tutta l’opera e dell’insegnamento di Gesù.
Chiunque guarderà a Lui con fede e con speranza, verrà guarito dal peccato e dalle sue ferite devastanti.
Purtroppo i giudei non comprendono e continuano ad ostacolare Gesù.
Sappiamo bene anche noi che un solo sguardo pieno di fede e di amore rivolto a
Gesù crocifisso può salvare da tutti i nostri peccati e donarci guarigione e perdono.
Non facciamo come i Giudei, crediamo nel perdono, volgiamo lo sguardo alla Croce,
per riuscirci meglio bisogna pregare.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come noi li
rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il
frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

domenica 25 marzo 2012

Il Vangelo del Lunedì 26 Marzo 2012

Dal Vangelo secondo Luca (1,26-38) anno B.

Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una
città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa
sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe.
La vergine si chiamava Maria.
Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te».
A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso
avesse un tale saluto.
L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.
Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.
Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio
gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre
sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo».
Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te,
su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo.
Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.
Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia,
ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei,
che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore,
avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei. Parola del Signore.
Nulla è impossibile a Dio, soprattutto quando lo si lascia fare senza porre ostacoli
alla sua azione salvifica; Maria viene chiamata a partecipare ad un progetto dai
contorni non ben definiti, ma nel quale Dio vuole operare cose davvero grandi;
Lei glielo permette, donandogli la cosa più preziosa che possedeva, cioè la libertà.
I suoi progetti, i suoi sogni e le sue attese; tutto ormai è subordinato a questo
piano di Dio, al quale Maria, con coraggio, ha saputo dire di sì.
Impariamo da Lei a pronunciare ogni giorno il nostro sì al Signore Dio.
Per riuscirci, che non è facile, bisogna pregare.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il
frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

sabato 24 marzo 2012

Il Vangelo della 5° Domenica di Quaresima

Dal Vangelo secondo Giovanni (12,20-33) anno B.
Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa,
c'erano anche alcuni Greci.
Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea,
e gli chiesero: «Signore, vogliamo vedere Gesù».
Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo
andarono a dirlo a Gesù.
Gesù rispose: «E' giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo.
In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra
non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.
Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo
mondo la conserverà per la vita eterna.
Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io,
là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà.
Ora l'anima mia è turbata; e che devo dire?
Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo sono giunto a quest'ora!
Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo:
«L'ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!».
La folla che era presente e aveva udito diceva che era stato un tuono. Altri dicevano:
«Un angelo gli ha parlato».
Rispose Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi.
Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori.
Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me».
Questo diceva per indicare di qual morte doveva morire. Parola del Signore
Dio ha un solo desiderio; salvarmi, rendermi felice,
colmare il mio tiepido cuore di ogni tenerezza.
Dio si è scomodato per venire a dirmelo di persona, Gesù, Figlio di Dio,
svela compiutamente il disegno di Dio e, dice, che è disposto per questo.
Ci è chiesta, in questo percorso di vita che è la Quaresima, un’ennesima conversione;
passare dalla visione di un Messia trionfante a un Messia mediocre, da un Dio da
corrompere e con cui mercanteggiare, al Padre che sa di che cosa hanno bisogno i propri figli,
da un Dio misterioso e lunatico che mi giudica con severità, al Dio che desidera la mia
felicità più di quanto io stesso la desideri.
Siamo liberi, splendidamente, drammaticamente, perché l’amore è libero e rende liberi.
Dio corre il rischio del rifiuto, accetta che io possa restare
nelle tenebre, per non svelare che le mie opere vengano alla luce.
Ma noi, discepoli fragili e appassionati del Maestro, dimoriamo nella verità che è il vangelo.
Di fronte alla libertà dell’uomo, Gesù resta spiazzato; il grande progetto di annuncio del Regno,
portato avanti con passione in tre anni, si sta rivelando un fiasco.
Dopo gli entusiasmi degli inizi, la folla considera Gesù un bidone; i romani sono ancora lì,
i malati sono sempre numerosi, il regno messianico ingenuo e trionfante non è venuto.
No, non se l’aspettavano un Rabbì così, i greci.
Forse si aspettavano un grande profeta o, meglio, un filosofo
saggio disposto a condividere con loro la sua dottrina.
Invece trovano un uomo turbato e dubbioso, che vede in quell’interessamento
da parte dei pagani una specie di segnale, un’intuizione della propria fine.
Tutto si sta compiendo, dunque, forse davvero sta per suonare l’ultima campana.
Non è bastato quanto detto né i segni né il volto svelato del Padre.
Tutto inutile; l’uomo non sembra in grado di cambiare, preferisce tenersi un Dio severo e scostante,
un Dio da servire con sfarzose cerimonie e da corrompere con sacrifici.
Forse, siamo sinceri, hanno ragione i suoi contemporanei; troppo esigente
un Dio che ti ama, troppo diverso, troppo.
È meglio una religiosità fatta di regole rassicuranti, meglio una
religiosità equilibrata, con i suoi limiti e le sue promesse.
Che cos’ha tanto da arrabbiarsi, il Nazareno? Si è sempre fatto così!
E anche i suoi discepoli, noi, ora lo sappiamo, corrono lo stesso rischio.
Gesù è incupito, le cose sono diverse, ora, impreviste.
Sì, certo; alcuni lo hanno seguito, anzi sono entusiasti, ma durerà?
E i suoi amici, quelli che ha scelto, che ha seguito, che ha istruito,
che ha amato, saranno capaci?
Gesù pensa a quei quaranta giorni passati nel deserto di Giuda, tre anni prima.
Nel silenzio assordante del deserto, con il vento che faceva socchiudere gli occhi,
vagando tra le rocce spigolose e colorate, nella preghiera aveva scelto, aveva scoperto
dentro di sé il sentiero da seguire; non gesti eclatanti né muscoli, ma un amore offerto e,
quindi, disarmato.
Non era stato forse lo stile fino allora scelto dal Padre?
Non era forse l’esperienza d’Israele quella di un Dio grande e misericordioso,
pieno di attenzione e di premure?
Se non era bastato, se l’uomo continuamente oscillava tra
quella e la visione di un Dio così meschino e simile agli uomini,
non era forse per un difetto di comunicazione?
Ma ora, finalmente, Lui era lì.
Il Padre aveva talmente amato il mondo da mandare il proprio
figlio a dire agli uomini che Dio vuole la salvezza e quella soltanto!
Che fare ora? Arrendersi? Lasciar perdere, sparire? Abbandonare l’uomo al suo destino?
Una scelta, l’ultima, assurda, paradossale, esiste; la sconfitta.
Forse lasciarsi andare, forse consegnarsi, forse sparire,
forse servirà a far capire che parlava sul serio.
Forse. Come esserne certi?
È in gioco la libertà degli uomini, non quella di Dio.
Forse morire, come il chicco di frumento.
Scommessa ardita, rischio inaudito, follia.
Davanti alla morte donata, davanti a un Dio morto e nudo, l’uomo davvero capirà?
Uscirà dalle tenebre, finalmente?
Sì, Signore, ora possiamo dirtelo, rassicurarti.
Sì, Signore, davanti a quel gesto il nostro cuore si ferma, il respiro mozzo.
Dunque questa è la misura del tuo amore?
Dunque questo è il tuo volto, Dio sconfitto?
Tu mi ami fino a questo punto?
E noi discepoli, sconcertati, meditiamo questa parola luminosa e inquietante; per vivere,
spesso, dobbiamo affrontare una morte. E questo ci spaventa.
Non siamo forse convinti che la miglior vita possibile sia quella senza guai?
Senza intoppi? Senza sofferenza?
Non ci viene ripetuto nelle mille immagini ingannevoli del quotidiano?
Il Signore ci dice che se vogliamo avanzare, rinascere, dobbiamo prepararci a morire a qualcosa.
Vero; lo sposo “muore” al suo egoismo per dedicarsi alla sposa.
La sposa “muore” sacrificando la sua libertà per dare alla luce un figlio.
Il volontario “muore” dedicando il suo tempo libero all’ammalato.
Eppure tutti questi gesti danno luce a una dimensione nuova,
all’amore, a una nuova creatura, alla solidarietà.
L’immagine del parto dice bene questa logica intessuta nelle cose;
le doglie sono necessarie per dare alla luce una nuova creatura.
Ma, è certo, accettare questo discorso è difficile.
Quando stiamo soffrendo non pensiamo alla vita che ne scaturirà.
Quando stiamo male, facciamo fatica a intravvedere il dopo.
Quando siamo come il chicco al buio e al freddo della terra,
non pensiamo a n Dio misericordioso, ma a un despota che permette la nostra sofferenza.
Gesù ha paura di questo momento, quanto è umano questo Dio impaurito!
Eppure ne capisce il disegno, la necessitò, e accetta di morire.
Per amore, solo per amore.
Sconfitti nell’essere pacificatori, stupiti e illusi nella terribile logica
di questo mondo che mostra i muscoli e manipola Dio.
Eppure anche qui, se il chicco non muore, rimane senza frutto.
Abbiamo il coraggio di morire a noi stessi, come ha fatto il Signore Gesù.
Allora, e solo allora, nel nostro cammino di desertificazione, di essenzialità,
deposti i pesi, scopriremo quanto Dio ci ama, e vedremo, oggi, nel cuore,
con lo sguardo della fede, il Signore Gesù.
Buona Domenica da Fausto.

venerdì 23 marzo 2012

Il Vangelo del Sabato 24 Marzo 2012

Dal Vangelo secondo Giovanni (7,40-53) anno B.
In quel tempo, all’udire le parole di Gesù, alcuni
fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!».
Altri dicevano: «Costui è il Cristo!».
Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea?
Non dice la Scrittura: “Dalla stirpe di Davide e da Betlemme,
il villaggio di Davide, verrà il Cristo”?».
E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui.
Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno
mise le mani su di lui. Le guardie tornarono quindi
dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro:
«Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!».
Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi?
Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei?
Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!».
Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse:
«La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?».
Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che
dalla Galilea non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua.
Uno dei difetti più grossi dei capi del popolo è quello del pregiudizio.
Essi hanno incastrato l’azione di Dio in una serie di schemi, e secondo loro nemmeno
Lui può sfuggire a questi schemi rigidi.
Il Messia non poteva, secondo le loro conoscenze della Bibbia, venire dalla Galilea,
luogo di confine con le terre pagane.
Quindi Gesù non può essere assolutamente il Messia, e nemmeno le proteste degli anziani
o le costatazioni ammirate dei soldati valgono a distoglierli dalla loro convinzione.
Quando ci mettiamo in testa una convinzione non permettiamo a nessuno di riuscire
a convincerci del contrario, quante volte pensiamo che la venuta di Gesù sulla terra
sia una pia favoletta inventata dalla Chiesa per manovrarci a suo piacere, no!
Dobbiamo convincerci che Gesù è sceso sulla terra per salvarci,
per renderci convinti serve solo pregare.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo
ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

giovedì 22 marzo 2012

Il Vangelo del Venerdì 23 Marzo 2012

Dal Vangelo secondo Giovanni (7,1-2 10,25-30) anno B.
Dopo questi fatti Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva
più andare per la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo.
Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, detta delle Capanne;
Ma andati i suoi fratelli alla festa, allora vi andò anche lui;
non apertamente però: di nascosto.
Intanto alcuni di Gerusalemme dicevano:
«Non è costui quello che cercano di uccidere?
Ecco, egli parla liberamente, e non gli dicono niente.
Che forse i capi abbiano riconosciuto davvero che egli è il Cristo?
Ma costui sappiamo di dov'è; il Cristo invece, quando verrà,
nessuno saprà di dove sia».
Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo,
voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure io non sono venuto
da me e chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete.
Io però lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato».
Allora cercarono di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettergli
le mani addosso, perché non era ancora giunta la sua ora.
I Giudei che pensano di conoscere Gesù, in realtà non
hanno capito affatto l’essenza del suo mistero.
Essi moriranno nell’ignoranza e nella convinzione assurda
di essere nel giusto.
Da parte sua Gesù comprende che la sua ora si sta avvicinando,
e il suo sacrificio presto sarà compiuto.
La Quaresima volge al culmine; sforziamoci anche noi di non lasciar
passare invano questo tempo di grazia ed impegniamoci con tutte le
forze a conoscere il Signore, per poter essere in comunione con Lui.
È giunta l’ora di impegnarsi a fondo non perdiamo tempo inutilmente,
affrettiamoci a fare il possibile per conoscere il Signore,
per riuscirci bene dobbiamo pregare.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo
ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

mercoledì 21 marzo 2012

Il Vangelo del Giovedì 22 Marzo 2012

Dal Vangelo secondo Giovanni (5,31-47).
Se fossi io a render testimonianza a me stesso,
la mia testimonianza non sarebbe vera; ma c'è un
altro che mi rende testimonianza, e so che la
testimonianza che egli mi rende è verace.
Voi avete inviato messaggeri da Giovanni ed egli ha
reso testimonianza alla verità.
Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico
queste cose perché possiate salvarvi.
Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete
voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce.
Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha
dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.
E anche il Padre, che mi ha mandato, ha reso testimonianza di me.
Ma voi non avete mai udito la sua voce, né avete visto il suo volto,
e non avete la sua parola che dimora in voi, perché non credete a colui che egli ha mandato.
Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene,
sono proprio esse che mi rendono testimonianza.
Ma voi non volete venire a me per avere la vita.
Io non ricevo gloria dagli uomini.
Ma io vi conosco e so che non avete in voi l'amore di Dio.
Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi ricevete; se un altro venisse
nel proprio nome, lo ricevereste.
E come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la
gloria che viene da Dio solo?
Non crediate che sia io ad accusarvi davanti al Padre; c'è gia chi vi accusa,
Mosè, nel quale avete riposto la vostra speranza.
Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto.
Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».
Le Scritture, dice il Signore, rendono testimonianza che veramente
la sua vita è la via di salvezza per tutti gli uomini.
È la sapienza antica che ha guidato il popolo d'Israele, salvandolo dalla
schiavitù e dal deserto, che si è voluta fare ancora più vicina
agli uomini, tanto da diventare carne e parole come loro.
Se non abbiamo fiducia in quella Parola, dice il Signore, che esprime tutto il suo
amore per noi, come potremmo essere salvati?
Cosa potrebbe convincerci se a smuoverci non basta la sua
vita morte e resurrezione tramandata nel Vangelo?
È l'essenzialità di un messaggio che Dio ha voluto affidare tutto intero
alla debolezza umana, senza cercare di imporlo con la forza della potenza.
È invece delicato e convincente come il consiglio di un amico, entra nel
cuore perché conosce il suo linguaggio, vince la nostra chiusura
perché percorre le vie della nostra stessa vita.
Sta a noi non serrare definitivamente le porte e lasciare aperto lo spiraglio
dal quale con fiducia far entrare la luce della misericordia di Dio che salva.
Lasciamoci trovare amici, apriamo il nostro cuore a Cristo per essere salvati,
per riuscire a farlo dobbiamo pregare.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo
ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

mercoledì 14 marzo 2012

Il Vangelo del Giovedì 15 Marzo 2012

Dobbiamo stare attenti a condannare, siamo sempre
pronti a condannare, per poi magari pentirci perché scopriamo
di avere sbagliato, soppesiamo bene le parole prima di giudicare.

Dal Vangelo secondo Luca (11,14-23) anno B.
In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto.
Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle
furono prese da stupore.
Ma alcuni dissero: “È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni,
che egli scaccia i demòni”.
Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.
Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: “Ogni regno divino in se
stesso va in rovina e una casa cade sull’altra.
Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in
piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl.
Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano?
Per questo saranno loro i vostri giudici.
Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.
Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro.
Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle
quali confidava e ne spartisce il bottino.
Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde”.
Parola del Signore.
Ancora una volta il Vangelo ci mostra Gesù che lotta contro il male,
contro il principe del male che teneva schiavo un uomo
rendendolo muto, incapace di comunicare con gli altri.
Gesù libera quest'uomo dalla sua schiavitù.
E tutti, appena sentono parlare quest'uomo, si meravigliano.
Lo spirito del male non si arrende e, se possibile,
rafforza la sua resistenza e la sua opposizione a Gesù e al Vangelo.
È una storia di opposizione e di lotta che continua ancora oggi.
L'incomunicabilità è davvero frequente: è difficile comunicare
tra persone, tra etnie, tra popoli, tra nazioni.
E l'incomunicabilità crea tensioni e conflitti, talora drammatici.
Il principe del male opera perché la divisione e l'inimicizia si allarghino.
I discepoli, anche oggi, sono invitati a essere attenti e vigilanti,
a non abbassare la guardia, perché non siano sconfitti dagli spiriti del male e della divisione.
E soprattutto debbono sapere che Gesù è davvero il più forte che può
custodire la casa di cui parla il Vangelo.
Questa casa è il cuore di ciascuno, è la comunità cristiana, è il mondo.
Gesù non tiene conto da dove veniamo e che ruolo abbiamo ma
scruta i cuori per leggere il profondo della nostra vita.
Impariamo ad aprire il cuore, senza guardare attorno a noi, senza farci
cogliere di sorpresa dal nemico, per riuscire ad essere sempre fermi
nelle nostre decisioni aiutiamoci con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo
ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

martedì 13 marzo 2012

Il Vangelo del Mercoledì 14 Marzo 2012

Quanta fatica facciamo ad osservare le varie leggi,
cerchiamo sempre il modo di aggirarle, di trasgredirle,
vogliamo sempre fare di testa nostra, per poi,
dopo aver sbagliato piangerci sopra.

Dal Vangelo secondo Matteo (5,17-19) anno B.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
“Non pensate cheio sia venuto ad abolire,
ma per dare compimento.
In verità vi dico; finche non siano passati il cielo e la terra, non passerà dalla
legge neppure un iota o un segno senza che tutto sia compiuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà
agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli.
Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato
grande nel regno dei cieli”. Parola del Signore.
Non si deve assolutamente pensare che Gesù sia venuto a sconvolgere
o a cambiare la legge che Dio aveva dato a Mosè sul monte Sinai;
semmai, Egli è venuto per riportare l’attenzione degli uomini sulla corretta interpretazione.
A Gesù non interessa la lettera o la fama, ma il cuore stesso della legge.
Non è l’osservanza scrupolosa dei comandamenti che ti salva, quanto il fatto
che ti impegni a metterli in pratica con amore.
L’amore è l’essenza di tutti i comandamenti di Dio.
Impariamo allora, a mettere in pratica gli insegnamenti del Signore Gesù,
come Lui ha fatto su questa terra, tutto per amore, riusciremo a farlo solamente pregando.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo
ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

lunedì 12 marzo 2012

Il Vangelo del Martedì 13 Marzo 2012

Stiamo vedendo quanta fatica facciamo a perdonare
chi ci ha procurato qualche dispiacere, anzi, siamo sempre
pronti a vendicarci, vediamo quanti delitti assurdi stanno
compiendo ormai come fosse una prassi normale per
sistemare la faccenda e mettersi il cuore in pace.

Dal Vangelo secondo Matteo (18,21-35) anno B.
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse:
"Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello,
se pecca contro di me? Fino a sette volte?".
E Gesù gli rispose: "Non ti dico fino a sette,
ma fino a settanta volte sette.
A questo proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi.
Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti.
Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui
con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito.
Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza
con me e ti restituirò ogni cosa.
Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e,
afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! Il suo compagno, gettatosi a terra,
lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rofonderò il debito.
Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a
riferire al loro padrone tutto l'accaduto.
Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio,
io ti ho condonato tutto il debito perchè mi hai pregato.
Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?
E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finchè non gli avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di
cuore al vostro fratello". Parola del Signore.
Gesù spinge i suoi ascoltatori a riflettere sull'importanza del perdono per la vita di
ogni credente discepolo di Cristo.
Quando sembra proprio impossibile perdonare le offese subite, il Signore ci invita
a guardare al perdono che noi stessi, per primi, abbiamo ricevuto da Dio;
la cifra detta da Gesù è volutamente astronomica, per farci comprendere che
se Dio ci ha perdonato un debito immenso, anche noi possiamo perdonare
quei piccoli o grandi debiti che gli altri hanno con noi.
Impariamo a perdonare, come Dio perdona i nostri peccati,
per riuscirci immergiamoci nella preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo
ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

giovedì 8 marzo 2012

Il Vangelo del Venerdì 9 Marzo 2012

Il Signore ci dona la vita e tutto quello che ci serve per coltivarla,
noi purtroppo la facciamo nostra in un modo meschino e
quando ce ne chiede conto non lo ascoltiamo, anzi, ci da fastidio,
e lo gettiamo fuori dalla nostra esistenza.

Dal Vangelo secondo Matteo (21,33-43,45-46) anno B.
In quel tempo, Gesù disse ai principi dei sacerdoti e agli
anziani del popolo: “Ascoltate un’altra parabola:
C’era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe,
vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l’affidò
a dei vignaioli e se ne andò.
Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto.
Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l’altro lo uccisero, l’altro lo lapidarono.
Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo.
Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio! Ma quei vignaioli,
visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l’erede; venite uccidiamolo, e avremo noi l’eredità. E, presolo,
lo cacciarono fuori della vigna e l’uccisero. Quando dunque verrà il padrone della vigna che
farà a quei vignaioli?”. Gli risposero: “Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna
ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo”.
E Gesù disse loro: “Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata testata d’angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri?
Perciò io vi dico; vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare”.
Udite queste parabole, i sommi sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro e cercavano di
catturarlo; ma avevano paura della folla che lo considerava un profeta. Parola del Signore.
La vigna è uno dei simboli eloquenti per il popolo d’Israele; i profeti avevano più volte paragonato
Israele ad una vigna, piantata e curata da Dio con ogni attenzione,
ma che purtroppo aveva dato frutti acerbi.
Gesù, di fronte ai farisei gretti ed ottusi, narra tutta la storia tra Dio ed il suo popolo in
questi termini terribili; coloro che avevano ricevuto maggior affetto da Dio
si sono comportati come degli assassini.
Anche noi abbiamo ricevuto da Lui tanto amore;
dobbiamo fare attenzione a non diventare come i farisei.
Dobbiamo pregare davanti a un crocifisso per meglio comprendere la gravità
del peccato e le sue radici.
Al termine rinnovare l’impegno a vivere in grazia di Dio e a corrispondere al suo amore.
Con la sua vita, Maria ci insegna a gioire con il nostro prossimo quando è colmato di amore,
di affetto da parte degli altri.
Se oggi cogliamo questa corrente di amore, ringraziamo il Signore.
Con la preghiera sapremo farlo meglio.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come
in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

mercoledì 7 marzo 2012

Il Vangelo del Giovedì 8 Marzo 2012

Ecco il nostro problema, quando non ci sono problemi
di nessun genere, ci diamo alla pazza gioia, salvo poi,
quando la vita cambia in peggio, piangere a destra
e a manca come bambini e raccomandarci l’anima.

Dal Vangelo secondo Luca (16,19-31) anno B.
In quel tempo, Gesù disse ai farisei: “C’era un uomo ricco,
che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente.
Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta,
coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che
cadeva dalla mensa del ricco.
Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo.
Morì anche il ricco e fu sepolto.
Stando nell’inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui.
Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere
nell’acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura.
Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e
Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti.
Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso; coloro che di qui vogliono passare
da voi non possono, né di lì possono venire a noi.
E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli.
Li ammonisca, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento.
Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro.
E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno.
Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai
morti sarebbero persuasi”. Parola del Signore.
Nota un particolare; nonostante la ricchezza e il lusso, l’uomo ricco non ha né
un nome e né degli amici con cui condividere ciò che ha.
Egli è talmente egoista che non vede nulla e nessuno attorno a sé, e preferisce
chiudersi nella sua dorata solitudine e nel suo egoismo incorreggibile.
Nella vita dopo la morte, egli non fa che raccogliere il frutto del suo egoismo;
la solitudine che ha contrassegnato la sua vita gretta ed egocentrica,
sarà il suo eterno destino, che si è costruito da solo.
Come trattiamo i poveri? Hanno un nome per noi?
Negli atteggiamenti che assumiamo nella vita, siamo come Lazzaro o come il ricco?
Signore Gesù, aiutaci a vivere la nostra vita come mezzo privilegiato
per conoscerti e avere accesso alla vita eterna.
Cerchiamo di aiutare i vari “Lazzaro” che attraversano la nostra giornata;
fosse anche solo con il sorriso, l’ascolto, un piccolo aiuto.
Maria sia il nostro modello.
Sforzandoci di essere dei buoni cristiani, aiutiamo chi si trova in difficoltà,
fosse anche un nostro nemico, lo faremo più facilmente pregando.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come
in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

martedì 6 marzo 2012

Il Vangelo del Mercoledì 7 Marzo 2012

Il Signore ci mette in continuazione davanti alle nostre
responsabilità, ma noi non lo ascoltiamo, tutti presi dalla
voglia di primeggiare, di essere i primi, sempre in evidenza.

Dal Vangelo secondo Matteo (20,17-28) anno B.
In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte
i Dodici e lungo la via disse loro: “Ecco, noi stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio
dell’uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che lo condanneranno
a morte e lo consegneranno ai pagani perché sia schernito, flagellato e crocifisso;
ma il terzo giorno risusciterà”.
Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si
prostrò per chiedergli qualcosa.
Egli le disse: “Che cosa vuoi?”. Gli rispose: “Dì che questi miei figli siedano
uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno”.
Rispose Gesù: “Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?”.
Gli dicono: “Lo possiamo”. Ed Egli soggiunse: “Il mio calice lo berrete; però non sta
a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra,
ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio”.
Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli; ma Gesù,
chiamatili a sé, disse: “I capi delle nazioni, voi lo sapete,
dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere.
Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi,
si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo;
appunto come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per essere servito, ma per
servire e dare la sua vita in riscatto per molti. Parola del Signore.

Sentire Gesù che parla di persecuzione e morte è troppo duro per gli apostoli;
essi preferiscono andare dietro le loro chimere e ai loro sogni di grandezza.
Per questo due apostoli chiedono addirittura una raccomandazione a Gesù
nel nuovo Regno che Egli verrà ad instaurare, giusto per assicurarsi il futuro.
Ma Gesù è perentorio; ciò che li aspetta è una sorte simile alla sua, quando essi saranno
in grado di rendergli testimonianza con la loro stessa vita; essi devono imparare a servire.
Giacomo e Giovanni chiedono favori, Gesù promette la sofferenza.
E noi, cosa chiediamo a Gesù nella preghiera?
Come accogliamo la sofferenza e il dolore nella nostra vita?
Vogliamo allora, come Maria, accompagnare Gesù lungo il cammino
verso Gerusalemme, con la preghiera.
Vogliamo consolarlo con la nostra presenza, la nostra amicizia, la nostra volontà
di partecipare, nel nostro piccolo, alla sua passione e morte per la salvezza del mondo.
Non perdiamo tempo inutile, cominciamo a pregare.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come noi li
rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

lunedì 5 marzo 2012

Il Vangelo del Martedì 6 Marzo 2012

Al giorno d’oggi purtroppo, cerchiamo in tutti i modi
di fare delle cose talvolta anche a rischio della vita,
nostra e degli altri, per metterci in mostra, per metterci
in evidenza, solo per essere qualcuno agli occhi della gente.

Dal Vangelo secondo Matteo (23,1-12) anno B.
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli
dicendo: Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei.
Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro
opere, perché dicono e non fanno.
Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della
gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini;
allargano i loro filatteri e allungano le frange; amano posti d’onore nei conviti,
i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche
sentirsi chiamare “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro maestro
e voi siete tutti fratelli.
E non chiamate nessuno “padre” sulla terra, perché uno solo è il Padre
vostro, quello del cielo.
E non fatevi chiamare “maestri”, perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo.
Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi
si abbasserà sarà innalzato. Parola del Signore.
Gli uomini, purtroppo, sono sempre attratti dalle cose esteriori,
a scapito di ciò che è autentico e degno di attenzione.
Questo atteggiamento è presente anche in ambito religioso;
Gesù indica ai suoi discepoli un modo di fare tipico del suo tempo, quello dei farisei.
La loro dottrina è buona e degna di essere ascoltata.
Ciò che invece non va è il loro modo di fare.
Proviamo a rivedere, in Quaresima, la nostra fede, per cercare di viverla
in maniera autentica e senza finzioni, come invece facevano i farisei.
Rivediamo la nostra vita una buona volta, cerchiamo di capire se il nostro
cammino di fede è in linea con quello di Gesù o se ci siamo adornati
di fronzoli per essere adulati, per riuscire a capirlo serve pregare.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come noi li
rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.


domenica 4 marzo 2012

Il Vangelo del Lunedì 5 Marzo 2012

Purtroppo siamo sempre pronti a giudicare,
ancora prima di conoscere le cose, pronti a
puntare il dito sempre e comunque,
un colpevole deve per forza esserci.

Dal Vangelo secondo Luca (6,36-38) anno B.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e
non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato;
date e vi sarà dato; una buona misura,
pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate,
sarà misurato a voi in cambio. Parola del Signore.

Il giudizio è una cosa inevitabile, e fa parte della nostra vita; il raziocinio di cui il Signore
ci ha fornito ci porta naturalmente a giudicare.
Dunque, quello che Dio vuole non è tanto che non giudichiamo,
quanto che non giudichiamo con durezza.
La misericordia è il miglior criterio con il quale valutare, se non altro perché conviene
anzitutto a noi; sarà la stessa misericordia che Dio userà a noi quando ci troveremo
davanti a Lui, e non ci sarà sembrata troppa quella che abbiamo usato agli altri.
E allora, la misericordia e il perdono, devono essere il distintivo dei figli di Dio.
Quando la tentazione del rancore si affaccerà alla porta del nostro cuore,
rivolgiamo il pensiero a Maria chiedendoci come Lei avrebbe pensato e agito.
Allora, per mettere in pratica da parte nostra la stessa misericordia e perdono di Dio,
ci può aiutare la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo
ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.

sabato 3 marzo 2012

Il Vangelo della 2° Domenica di Quaresima

Gesù è come il lavandaio, siamo talmente sporchi
che ha dovuto scendere sulla terra per lavarci tutti
dalla testa ai piedi, bella storia oggi, sembra di stare
in una casa dove sono in atto le pulizie di primavera.

Dal Vangelo secondo Marco (9,2-10) anno B.
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto,
in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti,
bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche.
E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù.
Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui;
facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia!» .
Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento.
Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube:
«Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!» .
E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto,
se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti.
Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
Parola del Signore.
Storie di lavandai.
La mente, va al Tabor, il monte della bellezza di Dio.
Quando ero giovane e sentivo questo brano del Vangelo, ero convinto che tutti i cristiani
conoscessero la bellezza di Dio e che fosse la bellezza a spingerli a credere. Beata stupidità.
Crescendo, ed approfondendo la mia conoscenza della fede, mi sono accorto,
invece, che la stragrande maggioranza dei cristiani non trovi nulla di bello nella fede.
Molti la trovano giusta, o doverosa, o necessaria ma bella no.
Anzi, le leggende metropolitane (dure a morire) ci fanno credere che, al contrario,
è proprio la trasgressione a essere bella. Beata stupidità.
No, non credo che una religione così complessa come il cristianesimo avrebbe attraversato
duemila anni di vicissitudini basandosi sul senso di colpa e sul senso del dovere.
Non credo che dodici paurosi pescatori e peccatori di un buco di paese occupato avrebbero
potuto scavalcare lo steccato d’Israele per giungere fino a noi.
Forse abbiamo smarrito il Tabor, prendendoci troppo sul serio.
Lo so, Dio solo sa quanto, che ci sono persone che nascono e muoiono in Quaresima.
Lo so che ci sono periodi nella vita sanguinanti in cui tutto sembra perso e Dio assente o crudele.
Lo so. Ma mi rifiuto di credere che tutti i cristiani siano sempre in croce e
che rimandino la gioia a un ipotetico aldilà.
La Chiesa, briccona, nella quaresimale c’invita a non prenderci troppo sul serio.
Se entriamo nel deserto, è per salire sul Tabor, non per indossare la maschera seriosa del penitente.
Pietro e gli altri sono esterrefatti da quanto accade; Gesù maestro, profeta affascinante,
si rivela per quello che è; ed è un’esperienza travolgente, di bellezza sconfinata.
Gli apostoli, inaspettatamente, si ritrovano a contemplare Gesù di Nazareth che si rivela
loro nella sua forma più autentica di Figlio di Dio, quasi un’anticipazione della risurrezione che,
forse, nell’intento del Signore, serve a dare agli ignari apostoli quel po’ di coraggio necessario
per affrontare il grande scandalo della croce.
Alla fine della trasfigurazione gli apostoli non vedono che “Gesù solo”.
Quando raggiungiamo, attraverso la preghiera e la contemplazione, il volto di Gesù risorto,
vivo qui e adesso, e siamo travolti, scossi e scombussolati da una tale manifestazione,
non vediamo che Gesù solo.
Solo Lui nelle nostre scelte, nei nostri fratelli, nelle nostre giornate.
La fede non è semplice adesione intellettuale, è coinvolgimento radicale, non stanca e
rispettosa osservanza di un’abitudine culturale; è esperienza misteriosa di Dio che
è altro da noi (non sentimento, non impressione, non scelta ma manifestazione).
Senza Tabor, il cristianesimo manca della sua dimensione essenziale; la bellezza di Dio.
Sapete perché credo? Perché, nella mia vita, non ho trovato nulla di più bello di Cristo.
Dovremo forse ricuperare questo aspetto nella nostra vita cristiana, e ripartire dalla bellezza.
Le nostre periferie sono orrende, orrende le città, orribili le finte—vacanze che ci sono
proposte in mezzo a finti paesaggi immacolati (guardiamo l’esperienza delle concordia),
orribili il linguaggio e le persone che ci raggiungono dal mondo della politica e dello spettacolo.
Abbiamo urgente bisogno di bellezza, della bellezza di Dio che è verità, bene e bontà.
Varrebbe la pena di recuperare il senso dello stupore e della bellezza, l’ascolto dell’interiorità
che ci porta in alto, sul monte, a fissare lo sguardo su Cristo.
Facciamo delle nostre messe dei luoghi di bellezza; il silenzio, il canto, la fede,
il luogo in cui preghiamo, può riportare un briciolo di bellezza nella nostra quotidianità.
Belli sono i gesti di gratuità e di gentilezza, di attenzione e di compassione, belli i gesti autentici
e di amore, belle le carezze e i giochi, bella la verità e la tenerezza di Dio.
Bella la vita, quando impariamo a viverla e a donarla.
Vivete una bella Domenica ed una bella settimana in Cristo.
Con affetto Fausto.

venerdì 2 marzo 2012

Il Vangelo del Sabato 3 Marzo 2012

Bella lezione di vita, ma molto difficile da imparare,
è molto difficile perdonare chi ci ha fatto del male
magari volontariamente; eppure chi è riuscito a
farlo ha trovato la pace interiore.

Dal Vangelo secondo Matteo (5,43-48) anno B.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
“Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo
e odierai il tuo nemico; ma io vi dico; amate i vostri
nemici e pregate per i vostri persecutori, perché
siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra
i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti.
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete?
Non fanno così anche i pubblicani?
E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario?
Non fanno così anche i pagani?
Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”.
Parola del Signore.
Gli uomini sono sempre molto attenti a catalogare le persone in base
ai loro meriti o demeriti, e riesce loro molto facile incasellare i
loro simili in base a presunte capacità o meno.
Ma lo stile di Dio è decisamente diverso; Egli dona a tutti la sua
misericordia e la sua protezione, anche se l’elenco delle buone
azioni non è propriamente invidiabile.
Impariamo anche noi a non giudicare nessuno,
ma piuttosto a donare a tutti il nostro cuore, senza attendere
nulla in cambio; e saremo come Dio.
Una bella lezione di stile di vita, non è facile assimilarla,
ma almeno cerchiamo di riuscirci, lo faremo meglio pregando.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata.